pagoPA e la cessione a Poste Italiane

29 marzo 2024
Alessandro Sessa
Alessandro Sessa Direttore delle pubblicazioni

È notizia dei giorni scorsi che pagoPA, la società che gestisce i pagamenti verso la pubblica amministrazione e le società pubbliche, potrebbe essere ceduta e una quota rilevante delle sue attività passerebbe a Poste Italiane. Una cessione che però come chiesto da Antitrust deve rispettare le regole di mercato per evitare ripercussioni negative su operatori e cittadini. Ecco cosa sta succedendo e che cosa ne pensiamo noi di Altroconsumo.

Alessandro Sessa
Alessandro Sessa Direttore delle pubblicazioni
primo piano schermo smartphone con pagoPA

Nel Decreto-legge 2 marzo 2024 n. 19, che contiene disposizioni urgenti per l'attuazione del PNRR, è stato inserito un articolo che prevede l’ingresso nel capitale di pagoPA dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. in misura non inferiore al 51% e di Poste Italiane per un massimo del 49%.

Una quota rilevante del capitale della società andrebbe quindi in mano a Poste Italiane, che è sì una partecipata del vero è una partecipata del ministero dell’Economia e delle Finanze, ma è anche un operatore molto importante del mercato dei pagamenti e di fatto concorrente di banche e altri operatori di servizi di pagamento. Rilievo evidenziato dall’autorità Antitrust, che è intervenuta evidenziando che pagoPA è un “mero tramite” dei pagamenti e dunque questa operazione “minerebbe questo carattere di neutralità” in quanto Poste “è presente anche nel mercato a valle, dove opera in concorrenza con gli altri soggetti che si avvalgono della piattaforma”.

Aggiunge l’Authority: “in una prospettiva di garanzia del mercato e dei diritti degli operatori potenzialmente interessati, l’individuazione del cessionario della quota del 49% dovrebbe avvenire ad esito di un’asta competitiva o comunque di una procedura che valuti e metta a confronto più manifestazioni di interesse”.

Sono le stesse preoccupazioni sollevate anche da ABI, l’associazione bancaria italiana, in merito al rischio che l’attuale meccanismo pagoPA possa cambiare, riducendo per i cittadini la possibilità di confronto tra operatori per il pagamento di tasse, bollettini, spese della pubblica amministrazione.

Più volte, anche in passato, abbiamo criticato le elevate commissioni di pagamento del sistema pagoPA, ma riteniamo che una concentrazione delle attività in un solo operatore possa comportare effetti distorsivi del mercato, che si possono ripercuotono su tutti, in primis i clienti.

Bene ha fatto dunque Antitrust a intervenire per il rispetto delle regole della concorrenza, attraverso il richiamo a una asta competitiva.
È opportuno che il Governo dia seguito con una procedura trasparente, aperta a tutti gli operatori interessati, in modo tale che venga garantito un contenimento delle spese per i cittadini.

La digitalizzazione della gestione dei pagamenti nella pubblica amministrazione porta enormi benefici a molti livelli, per esempio una riduzione dei costi gestionali e amministrativi della Pa stessa. Ma questi benefici devono estendersi, di conseguenza, anche ai cittadini, che invece sono costretti a sobbarcarsi commissioni aggiuntive per pagare tasse, contributi, mense scolastiche, ticket sanitari. L’auspicata digitalizzazione deve portare benefici a tutti.

Ricorda che...

La digitalizzazione della pubblica amministrazione è importante, a beneficiarne devono essere tutti, in primis i cittadini.