Un bicchiere di vino a tavola fa male? Tutti i rischi degli alcolici
Quanto è dannoso bere? Che effetti può avere l'alcol sulla nostra salute? Esistono livelli di consumi senza rischi o che fanno addirittura "bene al cuore" ? E bevande che fanno meno male di altre? Bere, in realtà, non è mai totalmente privo di rischi: ecco le quantità di vino, birra & Co. che è meglio non superare al giorno. Elevati i possibili danni, invece, se si eccede regolarmente. Attenzione soprattutto ai più giovani.
- contributo tecnico di
- Daniele Caldara

Lo scorso autunno ha fatto discutere quella che è stata definita una “dichiarazione di guerra nei confronti del mondo del vino” da parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità: l’Oms aveva approvato l’”European framework for action onalcohol 2022-2025”, un documento che - ribadendo i rischi dell’alcol per la salute - ha come obiettivo la riduzione del consumo pro-capite del 10% entro il 2025 (rispetto al 2010).
Tra le aree di azione proposte ai paesi europei c’è l’aumento della tassazione, il divieto di qualsiasi forma di promozione e l’allerta sulle etichette dei prodotti (come già avviene per il fumo). Il documento ha subito provocato la levata di scudi dei produttori di vino, che hanno accusato l’Oms di non fare una corretta distinzione tra consumo e abuso.
Ma è davvero possibile fare una distinzione tra tipi di consumo e tipi di alcolici? Bere fa sempre e comunque male? O esiste un modo di bere innocuo o persino “sano”, con effetti benefici per la salute?
Bere poco ai pasti fa male?
La convinzione comune è che un bicchiere di vino a tavola non provochi alcun rischio. Purtroppo per chi ha questa abitudine, così non è. Una mole importante di studi dimostra che non esiste un livello di consumo di alcolici privo di rischi.
Esiste un consumo a basso rischio, cioè con una bassa probabilità di sviluppare malattie correlate all’alcol, poco più alta rispetto a quella di chi non beve. Ma si tratta di un modo di bere molto preciso: poco e durante i pasti (che rallentano l’assorbimento dell’alcol tenendone bassi i livelli nel sangue). Si tratta di quello che una volta veniva definito bere “moderato”, un aggettivo che però trasmetteva un falso messaggio di innocuità. Oggi si parla appunto di consumo a basso rischio, perché un rischio comunque c’è, anche se non elevato; e aumenta esponenzialmente dopo ogni bicchiere in più.
Cosa significa bere poco? Quanti bicchieri al giorno?
L’abitudine di bere poco durante il pasto, dunque, probabilmente non è molto dannosa. Diventa fondamentale, però, sapere cosa significa “bere poco”: il consumo da non superare per tenere bassi i rischi è pari a due unità alcoliche al giorno per gli uomini e una per donne e anziani over 65 (le indicazioni cambiano perché ci sono differenze nella composizione corporea, peso medio e capacità metabolica dell’alcol).
Nella pratica un’unità alcolica corrisponde a 12 grammi di alcol (o etanolo), che sono quelli contenuti, ad esempio, in un bicchiere di vino piccolo da 125 ml (come mezzo bicchiere della Nutella, per intenderci), in una birra media chiara da 33 cl o in uno Spritz. Quindi, per tenere bassi i rischi, donne e over 65 potranno avere l’abitudine di bere al massimo un bicchiere al giorno durante il pasto; per un uomo si può salire a due.
Le statistiche ci dicono che il modo di consumare alcolici attualmente non è più così e si è trasformato da un consumo quotidiano ma limitato a un consumo occasionale ma elevato, più rischioso.
Il vino fa meno male dei superalcolici?
Spesso si è convinti che a far male sia solo l’alcol “di bassa qualità”. In realtà quello che conta è quanto etanolo si ingerisce e l’etanolo è contenuto in tutti gli alcolici, di qualsiasi qualità (in questo speciale le caratteristiche di varie bevande alcoliche)
Vodka o whisky non fanno più male di birra o vino in quanto tali. Hanno però una concentrazione di alcol maggiore (tenore o grado alcolico, espresso in “% vol.”), cioè c’è più etanolo a pari quantità di bevanda. Se in un bicchiere di vino (13% vol. in etichetta) da 125 ml ci sono 12,8 grammi di alcol (e si supera di poco il limite dell’unità alcolica), con la stessa quantità di vodka da 40% vol. si arriva a 39,5 grammi di alcol e si superano le tre unità alcoliche (per restare nell’unità alcolica il bicchiere dovrà essere da 40 ml nel caso di un superalcolico da 40 % vol.).
A sostenere la falsa credenza che il vino sia meglio dei superalcolici c’è anche la sostanza antiossidante contenuta nel rosso, il resveratrolo, a cui si associano diversi effetti salutistici. Questi effetti, però, sono sostanzialmente indimostrati e, comunque, anche se ci fossero, nel vino ne è presente così poco che bisognerebbe berne qualche damigiama per trarne dei benefici, con un danno alla salute che nessuna microquantità di resveratrolo potrebbe mai compensare.
Un bicchiere di vino ai pasti fa bene al cuore?
“Il vino rosso fa buon sangue” si è sempre detto. In effetti, in passato, diversi studi epidemiologici hanno rilevato che bere poco si assocerebbe a un minor rischio di morte per infarto e ictus rispetto a chi si astiene del tutto (vale in particolare per le persone di mezza età e gli anziani). L’ipotesi era che, a basse dosi, l’etanolo potesse proteggere il cuore riducendo il rischio di coaguli sanguigni, aumentando il livello del colesterolo buono e riducendo quello cattivo.
In realtà, studi più recenti, in grado di scavare più a fondo nella relazione tra caratteristiche e comportamenti della popolazione e malattie, suggeriscono che il beneficio rilevato da queste ricerche potrebbe essere solo un’“illusione ottica”. Sembra che i bevitori moderati, infatti, abbiano di base una salute migliore e comportamenti più salutari (niente fumo, dieta equilibrata e attività fisica) rispetto a chi esagera con gli alcolici e anche a chi si astiene. Non solo: sembrano avere anche caratteristiche genetiche associate a minori rischi cardiovascolari. È possibile, quindi, che i benefici osservati dalle prime indagini non siano imputabili al bere poco, ma alle caratteristiche di fondo di chi è solito moderarsi, che non si riescono facilmente a scremare negli studi epidemiologici.
Quali sono i rischi se si beve troppo regolarmente?
Bere in modo eccessivo, dalle 3-4 unità alcoliche al giorno in su, può provocare vari tipi di danni. L’alcol agisce sul sistema nervoso centrale alterando la coordinazione, le capacità cognitive, la percezione del rischio...: si tratta di effetti che sono alla base di comportamenti incoscienti, anche violenti, che possono causare ad esempio incidenti stradali; un rischio che vale anche per consumi non così elevati di bevande alcoliche (vai al nostro alcol test per sapere quanto aspettare prima di mettersi al volante).
Poi ci sono tutti gli effetti nel lungo termine dell’etanolo e dell’acetaldeide, la sostanza che l’organismo produce quando metabolizza l’etanolo: è ciò che provoca i sintomi della sbornia ed è neurotossica e cancerogena. Il metabolismo dell’etanolo avviene soprattutto a livello del fegato, che infatti è l’organo più danneggiato: si rischiano fegato grasso (steatosi), infiammazioni (epatiti) e la degenerazione dei tessuti (cirrosi), che può portare anche al tumore. Il consumo di alcol è stato associato anche ad altri tumori dell’apparato digerente (bocca, faringe, stomaco, colon...), ma anche a quello della mammella: maggiori rischi si vedono anche con meno di una unità alcolica al giorno, anche se gran parte dei casi è attribuibile a consumi superiori alle due unità. Stimolando l’acidità e irritando le pareti di esofago e stomaco, l’alcol può anche causare esofagiti e gastriti.
Quanto al cuore, bere troppo regolarmente porta a un innalzamento di trigliceridi e colesterolo cattivo, che possono accrescere il rischio di infarto e ictus; aumenta la possibilità di ipertensione, che alla lunga danneggia vasi sanguigni e cuore e, in generale, indebolisce il muscolo cardiaco.
Inoltre, ci sono i danni per il sistema nervoso: l’acetaldeide ne danneggia le cellule, portando, a lungo andare, a deficit cognitivi. Infine, indebolisce anche i muscoli e riduce la massa ossea e può causare infertilità e impotenza. Secondo i dati dell’Oms, una morte su dieci in Europa è riconducibile all’alcol: si tratta di un milione di morti all’anno.
L'alcol può provocare tumori?
Il consumo di alcol è considerato un fattore di rischio per cancro per via degli effetti cancerogeni dell’etanolo e dell’acetaldeide prodotta dal suo metabolismo. In numerosi studi epidemiologici il consumo di bevande alcoliche è stato associato ad un maggior rischio di sviluppare tumori di cavo orale, laringe, faringe, esofago, fegato e colon, ma anche al seno. Alcune associazioni sono state osservate anche con il cancro a stomaco, cistifellea e pancreas.
Secondo i dati dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro il 4-5% dei tumori diagnosticati ogni anno in Europa è dovuto all’alcol, ma l’85-90% dei casi è attribuibile a consumi superiori alle due unità alcoliche al giorno (che equivale a 12 grammi di etanolo, più o meno quelli di una lattina di birra chiara o in un piccolo bicchiere di vino), rischio che cresce al crescere del consumo. Il 5-10% dei casi è quindi associato ad un consumo più moderato, al di sotto dell’una o due unità alcolica al giorno, con più rischi per la donna che per l’uomo. Il consumo di una sola unità alcolica al giorno è stato infatti associato ad un aumento di rischio di cancro al seno. Insomma, anche i bevitori moderati corrono qualche rischio in più rispetto a chi non beve.
Gli anziani rischiano di più con l'alcol?
La capacità di metabolizzare l’etanolo si riduce con gli anni: se un anziano, uomo o donna over 65, è in buona salute la raccomandazione è di non superare un’unità alcolica al giorno ai pasti. Ma per chi ha malattie croniche e assume farmaci, potrebbe essere meglio evitare gli alcolici: in questo caso è preferibile discuterne con il proprio medico.
Per i giovani è più dannoso bere?
Sì, per i giovani bere è potenzialmente più dannoso. Da un lato, per il rischio di incidenti stradali dovuti all’abuso di alcol, che i giovani tendono a consumare in dosi elevate in brevi lassi di tempo: da una relazione del ministero della Salute emerge che il 3% degli under 18 e il 18% dei 18-24enni dichiara di avere questo tipo di consumo, detto anche binge drinking (letteralmente “abbuffata di alcolici”); in generale il 18% degli 11- 18enni dichiara di bere occasionalmente.
Ma ci sono anche i potenziali danni allo sviluppo psico-fisico: l’alcol è in grado di influire negativamente sullo sviluppo corretto di varie aree cerebrali implicate in attività come il linguaggio, l’attenzione, la memoria, l’orientamento nello spazio e così via. I giovani bevitori hanno un rischio maggiore di danni neurologici e sono più a rischio di diventare dipendenti dall’alcol e di abusarne abitualmente in futuro. Senza contare che, negli adolescenti, le capacità di metabolismo dell’alcol non sono ancora pienamente mature, il peso corporeo è mediamente inferiore a quello degli adulti e tutto questo non fa che rendere più pesanti gli effetti negativi dell’etanolo.
Visti i rischi e le tendenze tra i giovanissimi, quasi tutti i paesi del mondo mettono in atto strategie per limitare il consumo di alcol da parte dei ragazzi, ad esempio vietandone la vendita almeno fino alla maggiore età. In Italia è anche vietata la pubblicità diretta o indiretta di alcolici e superalcolici nei luoghi frequentati da minorenni, sulla stampa rivolta ai più piccoli e, per quanto riguarda radio e tv, nella fascia oraria dalle 16 alle 19. Eppure, in particolare con la diffusione dei social, questi limiti si perdono e - anche in ambienti molto frequentati dai giovani, come TikTok e Instagram - si trovano produttori che fanno promozione, influencer e recensioni. La legge, del 2001, non prevede limiti espliciti per i social, dove i contenuti sono meno controllabili, ma la sua ratio - di massima tutela per i giovani - è molto chiara: facciamo attenzione, quindi, ai contenuti a cui possono essere esposti i ragazzi. La loro sicurezza dovrebbe essere sempre prioritaria, offiline e anche online.
Quanto si può bere in gravidanza e durante l'allattamento?
Durante la gravidanza, anche un consumo minimo di alcol può pregiudicare lo sviluppo del cervello e di altri organi del feto. L’alcol assunto dalla madre attraversa la placenta e arriva al feto in concentrazioni simili a quelle del sangue materno. Il feto non può metabolizzare l’alcol e finisce per accumulare livelli dannosi di etanolo e dei suoi metaboliti, correndo un serio rischio di malformazione e ritardo mentale. A causa di questa azione tossica, bere abitualmente in gravidanza comporta una maggior frequenza di aborti spontanei e di partorire neonati affetti dalla cosiddetta sindrome feto-alcolica, termine che include uno spettro di anomalie strutturali, disturbi neurologici e disabilità neuro-cognitive irreversibili. Non esiste quindi una quantità di alcol durante la gravidanza che sia esente da rischi per il feto.
Smettere di bere è raccomandabile anche in fase di concepimento. Gli organi vitali, quale cuore, cervello scheletro si formano nei primi 10-15 giorni dopo il concepimento. Astenersi dal bere già durante il periodo in cui si programma la gravidanza può proteggere il bambino nelle fasi più delicate.
Anche nel periodo dell’allattamento, dato che l’alcol entra nel flusso sanguigno della mamma e nel suo latte, è bene fare attenzione al consumo di alcolici. L’etanolo può infatti avere effetti sul lattante, dall’agitazione e irrequietezza, al sonno disturbato. Il consumo ricorrente ed elevato può invece portare al ritardo della crescita e dello sviluppo motorio e cognitivo. La raccomandazione è di prestare attenzione non solo alle quantità (che è meglio siano molto limitate) ma anche al tempo trascorso da quando si è bevuto. Meglio attendere due-tre ore tra il consumo della bevanda alcolica e la poppata, utili a smaltire completamente il consumo di una unità alcolica.
Quante calorie ha l'alcol?
Da un punto di vista nutrizionale, le bevande alcoliche non hanno alcuna utilità. L’etanolo non è un nutriente e per di più apporta un numero elevato di calorie. Il solo etanolo regala al nostro organismo 7 kcal per ogni grammo, quasi il doppio di quelle di un grammo di zucchero da tavola (4 kcal per grammo) e poco meno di un grammo di grassi (9 kcal per grammo). A questo vanno sommate le calorie donate dagli zuccheri di solito presenti negli alcolici, che fanno salire l’apporto calorico di queste bevande. Per questa ragione gli alcolici sono definiti fonti di calorie vuote, perché vuote di valore nutrizionale.
Non ha neppure nessun valore concreto la presenza delle cosiddette sostanze bioattive presenti negli alcolici perché presenti nelle materie prime utilizzate o generate per fermentazione o invecchiamento, e cui vengono imputati effetti benefici, come acidi fenolici, stilbeni (come il resveratrolo), lignani e flavonoidi. Sono presenti in quantità così limitate che per avere i vantati effetti salutari bisognerebbe bere litri di alcolici con evidenti svantaggi per la salute.
Come sapere qual è l’apporto calorico dovuto al solo etanolo presente in una bevanda? Bisogna calcolare quanti grammi di alcol contiene la nostra bevanda alcolica e moltiplicare per 7 (che sono le kcal presenti in ogni grammo di etanolo). Per calcolare i grammi di alcol bisogna moltiplicare il valore del tenore alcolico (indicato in "% vol.") riportato in etichetta per la quantità di bevanda (espressa in decilitri) e moltiplicare il tutto per 0,79, cioè il valore che esprime la densità dell’etanolo.
Ad esempio, una bottiglia da 33 cl (in decilitri 3,3 dl) di birra chiara (5% vol. di alcol) apporterà circa 13 grammi di etanolo, regalandoci almeno 90 kcal da smaltire oltre alle calorie regalate dagli zuccheri contenuti nella bevanda.
Abbiamo anche un calcolatore per scoprire quante calorie hanno vari alcolici.
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