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Idrostufa a pellet: come funziona, quanto consuma e quanto costa davvero

L’idrostufa a pellet è una soluzione sempre più valutata per ridurre i costi energetici. Ti spieghiamo come funziona davvero, quanto consuma, quali spese aspettarsi tra acquisto e installazione e quando conviene sceglierla rispetto a pellet, legna o soluzioni ibride.

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24 dicembre 2025
Idrostufa a pellet

Le idrostufe a pellet sono un’alternativa di crescente interesse rispetto alle caldaie tradizionali e alle stufe ad aria. Riscaldano l’acqua dei termosifoni e, in alcuni casi, possono integrare anche la produzione di acqua calda sanitaria. Sono una scelta adatta a chi desidera ridurre la spesa energetica o preferisce una fonte di calore rinnovabile, purché la casa sia ben isolata e l’impianto sia compatibile. 

In questo articolo ti spieghiamo come funzionano, quanto consumano, quali differenze ci sono rispetto alle soluzioni a legna o combinate e quali costi bisogna considerare prima dell’acquisto.  Torna all'inizio

Cos’è e come funziona un’idrostufa a pellet

Un’idrostufa a pellet è una stufa dotata di uno scambiatore di calore che trasferisce il calore generato dalla combustione del pellet all’acqua dell’impianto di riscaldamento. Rispetto alle stufe ad aria, che scaldano principalmente l’ambiente in cui sono installate, le idrostufe lavorano su tutta la casa perché alimentano i termosifoni, proprio come farebbe una caldaia. 

Il funzionamento è molto automatizzato: il pellet viene dosato in modo continuo da un meccanismo automatico detto coclea che lo fa avanzare verso il braciere, dove brucerà; il calore prodotto viene trasferito all’acqua che circola nell’impianto grazie a una pompa interna. Una centralina elettronica regola temperatura, potenza ed eventuali cicli di pulizia. Altre parti importanti della stufa: il sistema di ventilazione, che serve soprattutto ad aspirare i fumi e a convogliarli nella canna fumaria, e lo sportello di vetro che permette di accedere alla camera di combustione. Il processo non è complicato, ma i tempi di avvio sono un po’ più lenti rispetto a una caldaia a gas. Richiede inoltre una rapida pulizia (svuotare il cassetto della cenere e liberare il braciere) ogni 2–4 giorni, a seconda dell’utilizzo. A questo si aggiunge la manutenzione annuale obbligatoria. La qualità dell’installazione è cruciale: una canna fumaria a norma, un buon tiraggio e la compatibilità con l’impianto domestico incidono in modo diretto sull’efficienza e sulla sicurezza dell’apparecchio. Le idrostufe si apprezzano soprattutto nei contesti con riscaldamento a termosifoni e abitazioni di medie dimensioni. 

Alcuni produttori usano termini come “termostufe a pellet” o “stufe a pellet idro” come sinonimo di “idrostufa a pellet”. “Idrostufa” indica in modo più preciso la stufa progettata per alimentare un impianto ad acqua, mentre “termostufa” è un termine più ampio che può comprendere anche stufe a legna o pellet dotate di scambiatore.  

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Idrostufa a pellet, a legna o combinata: quale scegliere

Esaminiamo pro e contro dei vari sistemi presenti sul mercato.

Idrostufa a legna: vantaggi e limiti 

Le idrostufe a legna funzionano in modo simile alle versioni a pellet, ma utilizzano un combustibile meno costoso e spesso disponibile a buon mercato in zone rurali. Offrono una buona resa termica e possono essere convenienti quando si dispone di legna autoprodotta. Tuttavia richiedono un caricamento manuale frequente e non consentono la stessa modulazione della potenza, perché la combustione della legna è meno controllabile. Occupano anche più spazio e necessitano di un’area ben organizzata per lo stoccaggio. 

Idrostufa pellet e legna: come funziona il sistema ibrido 

Le versioni combinate pellet/legna permettono di scegliere di volta in volta quale combustibile utilizzare. Alcuni modelli alternano le due fonti in modo automatico, mentre altri richiedono un passaggio manuale. Sono adatte a chi vuole la comodità del pellet per l’uso quotidiano e la convenienza della legna quando la si ha a disposizione, ad esempio nei fine settimana o nei periodi più freddi. 

Quando conviene una soluzione combinata 

Una soluzione ibrida conviene soprattutto nelle abitazioni grandi o nelle zone particolarmente fredde, dove il riscaldamento resta acceso molte ore al giorno. È interessante anche per chi acquista la legna a prezzo vantaggioso o ne dispone autonomamente ma vuole ridurre la gestione manuale tipica delle stufe tradizionali. 

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Idrostufa a pellet: vantaggi e svantaggi

PRO

  • Controllo più accurato della temperatura dell’acqua, grazie alla scheda elettronica integrata e alla possibilità di calibrare l’erogazione della coclea
  • Possibilità di programmare orari di accensione, anche da remoto per i modelli con wi-fi
  • Facilità di caricamento del combustibile
  • Minore produzione di cenere e scorie
  • In generale, maggiore rendimento energetico

CONTRO

  • Maggiori costi rispetto a una stufa a legna
  • Maggior numero di componenti con maggiori rischi di guasto
  • Costo del pellet più variabile rispetto alla legna, essendo un combustibile prodotto a livello industriale
  • Rischio di maggiore rumore, dovuto al movimento della coclea e alla ventilazione interna

Idrostufa a legna: vantaggi e svantaggi

PRO

  • Silenziosità, dovuta all’assenza di parti meccaniche in movimento
  • Costo della legna generalmente minore del pellet, e più stabile negli anni
  • Impatto ecologico della legna minore rispetto al pellet
  • Manutenzione relativamente semplice
  • Costo iniziale più basso

CONTRO

  • Pulizia più frequente di cenere e fuliggine
  • Canna fumaria soggetta a pulizie e manutenzioni più frequenti
  • Minore controllo della temperatura dell’acqua, in assenza di componenti elettroniche
  • Maggiore fatica e minore pulizia nel caricamento della legna

Prezzi e costi di installazione

Il prezzo di un’idrostufa a pellet dipende soprattutto dalla potenza e dal livello di efficienza. I modelli di fascia bassa, adatti a piccoli impianti e potenze limitate, partono da 1.200–2.000 euro. Le idrostufe domestiche più diffuse, con potenze tra 12 e 18 kW e dotazione elettronica completa, oscillano tra 2.000 e 4.000 euro. Le versioni più potenti o rifinite, destinate a case grandi o a impianti complessi, arrivano facilmente a 4.000–7.000 euro. 

Installazione: costi, tempi e cosa verificare prima dell’acquisto

Oltre al costo della stufa vanno considerati gli interventi sull’impianto. Se la canna fumaria è già presente e idonea, l’installazione è piuttosto semplice; altrimenti occorre prevedere lavori aggiuntivi che possono incidere molto sul totale. Il rifacimento o la posa di una nuova canna fumaria può costare tra 800 e 2.500 euro, mentre il kit idraulico e le valvole di sicurezza richiedono in genere 300–600 euro. L’installazione completa, comprensiva di collaudo, si colloca tra 600 e 1.200 euro. Se è necessario integrare un puffer o adeguare un impianto datato, i costi aumentano. 

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Incentivi e agevolazioni fiscali: come ridurre il costo d’acquisto

L’investimento per un’idrostufa a pellet può essere significativo, ma esistono diverse agevolazioni che permettono di ridurre in modo concreto la spesa effettiva. Per accedervi è essenziale scegliere un apparecchio certificato, installarlo nel rispetto delle norme e conservare tutta la documentazione richiesta, perché le procedure sono precise e gli incentivi non sono sempre cumulabili tra loro. 

La forma di sostegno più vantaggiosa, quando possibile, è il Conto Termico. Si tratta di un contributo diretto gestito dal GSE — il Gestore dei Servizi Energetici, l’ente pubblico che si occupa di amministrare gli incentivi statali legati alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica — e non passa attraverso le detrazioni fiscali. L’utente riceve un rimborso in denaro, di norma entro pochi mesi dalla richiesta. L’incentivo è accessibile soprattutto quando l’idrostufa sostituisce un vecchio generatore poco efficiente, come una stufa a legna obsoleta o una caldaia a gasolio, e può coprire fino a circa il 65% della spesa complessiva. È necessario che il nuovo apparecchio rispetti precisi requisiti di rendimento ed emissioni. Per ottenere il Conto Termico occorre registrarsi al portale GSE e caricare la domanda entro 60 giorni dalla fine dei lavori. Vanno allegati fatture, certificazioni, scheda tecnica e foto dell’impianto. Dopo la verifica, il contributo viene erogato tramite bonifico, di solito in un'unica soluzione. È fondamentale che la stufa rispetti i requisiti tecnici previsti e che l’installazione sia certificata. 

Quando non si rientra nelle condizioni previste dal Conto Termico, l’alternativa più semplice è il Bonus Casa, che consente una detrazione del 50% in dieci anni nell’ambito degli interventi di ristrutturazione edilizia e manutenzione straordinaria. È una soluzione molto utilizzata perché non richiede requisiti energetici particolarmente stringenti: l’acquisto e l’installazione dell’idrostufa rientrano nell’agevolazione se fanno parte di un intervento edilizio che prevede opere sull’immobile. 

Più variabile è invece la situazione dell’Ecobonus. In passato l’installazione di stufe e idrostufe ad alta efficienza poteva accedere alla detrazione del 65%, ma le disposizioni più recenti hanno ridotto le possibilità. Oggi, nella maggior parte dei casi, l’Ecobonus per questi interventi si applica con aliquote del 50% (per l’abitazione principale) o del 36% (per altre unità immobiliari), sempre a condizione che l’apparecchio abbia rendimenti elevati e che l’intervento rientri tra quelli considerati di miglioramento dell’efficienza energetica. La percentuale del 65% rimane possibile solo in circostanze molto specifiche e non riguarda la maggior parte delle installazioni domestiche. 

In tutti i casi, i pagamenti devono essere tracciati tramite bonifico parlante e, quando previsto, occorre trasmettere la documentazione tecnica all’ENEA. Errori formali nella scelta delle voci del bonifico o nella presentazione delle carte possono compromettere il diritto all’agevolazione, quindi è importante farsi seguire da un installatore abilitato o da un professionista.  Torna all'inizio

Collegamento e impianto

Il collegamento al circuito dei termosifoni avviene tramite uno schema che comprende la valvola anticondensa, le valvole di sicurezza, una pompa di circolazione e, quando necessario, un vaso d’espansione aggiuntivo. Il puffer è un serbatoio di accumulo che immagazzina l’acqua calda prodotta dalla stufa e la rilascia gradualmente all’impianto. È utile negli impianti grandi o nelle case poco isolate perché stabilizza la temperatura e riduce gli sbalzi termici. Anche se il collegamento ai termosifoni può sembrare semplice, l’intervento di un tecnico è fondamentale per verificare la compatibilità dell’impianto. Termosifoni molto vecchi, pressioni non adeguate o impianti nati per funzionare ad alta temperatura possono richiedere modifiche o componenti aggiuntivi. Un tecnico abilitato deve valutare il tiraggio della canna fumaria, il corretto dimensionamento delle pompe e la presenza di eventuali dispositivi di sicurezza. La certificazione finale è obbligatoria per legge. 

Obblighi normativi e sicurezza

La canna fumaria deve rispettare la norma UNI 10683 e deve essere verificata periodicamente. La manutenzione annuale è obbligatoria e l’installazione può essere eseguita solo da tecnici abilitati secondo il DM 37/08. Anche la qualità del pellet incide sulla sicurezza: combustibili di bassa qualità producono più residui e possono ridurre il tiraggio. 

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Consumi e rendimento

Quanto pellet serve per riscaldare un’abitazione media? Il consumo varia in base alla potenza utilizzata e all’isolamento dell’abitazione. In condizioni normali un’idrostufa consuma tra 0,8 e 2,0 kg di pellet l’ora. Una casa ben isolata di 90–110 m² può richiedere un sacco da 15 kg al giorno nei mesi più freddi, mentre abitazioni poco isolate possono arrivare a un sacco e mezzo o due. Su una stagione di cinque mesi, il consumo annuale tipico oscilla tra 50 e 120 sacchi. 

Fattori che influenzano l’efficienza

Il rendimento dipende soprattutto dall’isolamento della casa e dalla qualità del pellet. Anche la regolazione della potenza ha un ruolo importante: una stufa sovradimensionata che lavora sempre al minimo consuma di più e si usura prima. La manutenzione regolare, infine, permette di mantenere stabile l’efficienza nel tempo. 

Costi annuali

Considerando un prezzo medio di 6–7 euro per un sacco da 15 kg, una famiglia può spendere tra 300 e 560 euro l’anno se consuma 50–80 sacchi, oppure tra 600 e 840 euro se il consumo si avvicina ai 120 sacchi. Il risparmio rispetto al gasolio è in genere consistente, mentre il confronto con il metano dipende molto dai prezzi stagionali e dalle abitudini di utilizzo. 

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Quale potenza scegliere in base alla metratura: 15 kW, 18 kW o 20 kW

Una stufa da 15 kW è in genere adatta ad abitazioni tra 90 e 110 m², mentre una da 18 kW copre facilmente superfici intorno ai 120–140 m². I modelli da 20 kW si utilizzano soprattutto in case indipendenti da 150 a 180 m² nelle zone più fredde del Nord Italia. Il dimensionamento corretto è essenziale: una stufa troppo potente aumenta i consumi e riduce l’efficienza, mentre una potenza insufficiente rende difficile raggiungere il comfort desiderato. 

Come dimensionare correttamente la potenza

Per una superficie di 100 m² servono in genere 12–15 kW, a seconda dell’isolamento e della distribuzione dei termosifoni. Se la casa disperde molto calore, può essere necessario salire leggermente di potenza o prevedere un accumulo termico (puffer). 

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Domande frequenti

Rispondiamo ai dubbi più comuni sulle idrostufe a pellet.

Quali sono le marche di idrostufe a pellet più note in Italia?

Tra le più diffuse ci sono MCZ, Palazzetti, Edilkamin, Ravelli, La Nordica-Extraflame e Thermorossi, con modelli per diverse fasce di prezzo.

Quanto dura una buona idrostufa a pellet?

La durata media va dai 10 ai 15 anni, a condizione di effettuare manutenzione e pulizia con regolarità.

Serve la canna fumaria per installare un’idrostufa?

Sì, è indispensabile e deve rispettare la normativa vigente.

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