Introduco una breve premessa: all’inizio del 2017 io e mio marito decidiamo di ristrutturare l’appartamento dove saremo andati ad abitare verso fine anno, quindi scegliamo un tavolo in vetro e 6 sedie in tessuto al negozio Jysk di Jesolo (VE), che acquistiamo con fattura il 24/04/2017. Finiamo la ristrutturazione e arrediamo la casa nei mesi successivi, poi il giorno 01/10/2017 ci trasferiamo nell’abitazione. Mio marito è da molto allergico agli acari e negli ultimi mesi la situazione si aggrava, quindi dobbiamo eliminare da casa tutte le cose su cui si accumula polvere (principalmente tessuti, tappeti), poiché l’allergia si manifesta sempre più frequentemente. Considerato a pochi giorni dal trasloco, che le sedie non erano ancora state utilizzate, ma solo montate (poiché pranziamo e ceniamo seduti su sgabelli della penisola della cucina), decido di chiedere al negozio di valutare la possibilità di cambiarle con lo stesso modello di sedia ma di un altro materiale (plastica e pelle) su cui non si deposita polvere come quelle acquistate. Il tavolo presentava delle imperfezioni, quindi faccio una richiesta di cambio del tavolo coperta da garanzia, e con l’occasione avanzo la richiesta di cambiare le sedie. Inviando la mail con la richiesta di sostituzione tavolo, il responsabile del Veneto sig. Lorenzini, mi risponde scusandosi per l’inconveniente e prendendo in carico la sostituzione del tavolo. Rispondo alla mail ringraziando e chiedendo di essere contatta telefonicamente per fare una richiesta. Il giorno seguente egli mi contatta e, spiegandogli la situazione di salute di mio marito, chiedo se sia possibile cambiare le sedie visto che, anche se sono passati alcuni mesi, sono ancora nuove perché la casa dove le abbiamo portate non era abitata. Nell’avanzargli la richiesta, gli dico che sarei stata disposta a non considerare la differenza di prezzo (le sedie che volevo acquistare erano più economiche di quelle già acquistate, quindi avrei avuto diritto ad un buono spesa) se avesse accettato il cambio, perché l’importante era la salute di mio marito. Allorché il sig. Lorenzini mi risponde dicendo che, considerando il disagio del tavolo con imperfezioni, mi avrebbe fatto cambiare le sedie, dicendo che mi sarebbe anche stata corrisposta la differenza in un buono spesa, perché è ciò che era giusto (e io aggiungerei previsto dalle normative vigenti), avrebbe comunque tolto il 15% del valore perché le sedie non erano più imballate e non potevano essere vendute come nuove. Poco dopo mi chiama il sig. Francesco dal punto vendita di Jesolo, il quale mi comunica che nei giorni successivi avrei potuto recarmi in negozio per cambiare le sedie, ma che, al contrario di quanto detto da Lorenzini, non mi sarebbe stata corrisposta alcuna differenza perché mi stavano facendo un favore. il giorno 26/10/2017 mi reco al negozio e procedo con il cambio, chiedendo in loco spiegazioni sul motivo per il quale non avrei dovuto ricevere la differenza del valore delle sedie sotto forma di buono spesa. Il sig. Francesco mi risponde che la differenza era minima (circa 10€ a sedia) perché si calcolava sul prezzo di listino e non sul prezzo pagato, e poi del ripiano del tavolo difettoso che avrebbero ritirato, non se ne facevano niente, lo avrebbero buttato via e per loro sarebbe stata una perdita mi ricorda infine che mi stanno facendo un favore in via del tutto eccezionale solo per il disagio recatomi dal tavolo. Dunque sconcertata da queste risposte che sembravano avere il solo scopo di zittirmi, decido di non approfondire il discorso per rivolgermi in seguito all’associazione Altroconsumo al fine di ricevere un parere e sapere dunque se sia possibile per un negozio accettare in reso della merce costata al consumatore di più di quella con cui farà il cambio, senza che a quest’ultimo sia corrisposta una differenza, come invece avviene di consueto. Di seguito vado ad elencare i prezzi degli articoli:il 24/04/2017 ho pagato € 359,70 per 6 sedie in tessuto.Il 26/10/2017 cambio le sedie in tessuto con quelle in plastica che costano € 239,70.Ne deduco che la differenza di valore è € 120, che dovrei ricevere sotto forma di buono spesa.Il sig. Francesco sosteneva che la differenza andasse calcolata sul prezzo di listino, e non sugli importi pagati, quindi sarebbe stata in totale di € 60, ma che si tramutava in “favore”.Le mie domande sono:1. Può il negozio tenersi la differenza a titolo di favore concessomi?2. In caso non possa trattenerla, come va calcolata: sui prezzi di listino, o sugli importi pagati in fattura (come di consueto avviene dovunque)?3. Può il negozio trattenersi il 15% del valore per le ragioni descritte dal sig. Lorenzini?Il mio presentimento è che quelle sedie siano state semplicemente smontate (le avevo assemblate con semplici viti e cacciavite), inscatolate nuovamente e vendute a prezzo intero, visto che avevano ancora l’odore di nuovo, ma è comunque solo un dettaglio.