Liste d’attesa in sanità: online la piattaforma nazionale per monitorare tempi e prestazioni
È stata pubblicata la prima versione del portale nazionale che monitora i tempi d’attesa per visite ed esami. Uno strumento di trasparenza atteso da tempo, che però – almeno per ora – mostra limiti importanti. Ecco cosa c’è, cosa manca e cosa non dicono i dati della piattaforma.

Lo avevamo annunciato a febbraio, quando la conferenza Stato-Regioni aveva approvato il decreto attuativo che dava il via alla realizzazione della piattaforma nazionale delle liste d’attesa. Da mercoledì 25 giugno quel progetto è realtà: la prima versione del portale è stata pubblicata da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) e raccoglie i dati sui tempi d’attesa per le prestazioni sanitarie erogate in tutto il Paese con informazioni che in futuro verranno messe a disposizione dei cittadini.
Il nuovo cruscotto informativo è disponibile sul Portale della trasparenza di Agenas e ha l’obiettivo di offrire una fotografia – almeno iniziale – del funzionamento del sistema. Un sistema che conosciamo bene, e che da anni denunciamo come inefficiente, opaco e incapace di garantire davvero il rispetto del diritto alla salute.
Ecco perché questa piattaforma può essere un passo importante, seppur ancora parziale.
Torna all'inizioCosa mostra la piattaforma
Il portale mette a disposizione una serie di dati sulle prenotazioni registrate nei primi cinque mesi del 2025, raccolte dai Cup regionali. Si parla di oltre 23 milioni di prestazioni: 9,5 milioni di prime visite e 13,2 milioni di esami diagnostici. Le informazioni sono organizzate in modo da permettere una lettura per classi di priorità (urgente, breve, differibile, programmabile) e per tipo di esame e visita specialistica.
Per ogni tipologia di accertamento, il cruscotto oggi mostra:
- il tempo minimo, massimo e mediano di attesa, diviso per priorità;
- la percentuale di prime disponibilità accettate dagli utenti;
- l’uso delle pre-liste d’attesa, dette anche “liste di galleggiamento”.
In futuro, la piattaforma mostrerà anche altri dati, come quelli sulle prenotazioni effettuate in intramoenia (cioè a pagamento, all’interno di strutture pubbliche) e quelli sul fenomeno delle agende chiuse, quando il cittadino non può prenotare perché le agende di prenotazione non sono ancora disponibili.
Un lavoro utile e necessario. Ma anche un lavoro che – almeno per ora – non restituisce la complessità reale di quello che i cittadini vivono ogni giorno.
Piattaforma Nazionale delle Liste di Attesa
Torna all'inizioPrime disponibilità spesso rifiutate: ma perché?
Uno dei dati più evidenti riguarda le prime disponibilità offerte dal Cup. Secondo la piattaforma, solo il 35% delle visite e il 40% degli esami viene effettivamente prenotato al primo appuntamento proposto.
Un numero che potrebbe essere frainteso. Perché non sempre – anzi, quasi mai – il rifiuto è frutto di una scelta “comoda”. In molti casi le prime disponibilità riguardano appuntamenti in strutture molto lontane dal domicilio, anche a decine di chilometri, in orari o giorni impossibili da conciliare con la vita lavorativa o familiare oppure impensabili per alcune categorie di persone, come gli anziani.
Non tutti possono permettersi di prendere ferie, organizzare spostamenti complessi o affrontare lunghi viaggi anche se per una visita o un esame importante. Inoltre, in un sistema poco integrato, è normale che un cittadino preferisca attendere qualche giorno in più per essere visitato in una struttura conosciuta o facilmente raggiungibile. Questo non è “pretendere troppo”: è esercitare il proprio diritto alla cura con dignità e buon senso.
Torna all'inizioLe pre-liste funzionano solo a volte
Un altro aspetto analizzato riguarda le liste di galleggiamento, ovvero quelle situazioni in cui l’utente, invece di ricevere subito una data, viene “messo in lista” per essere ricontattato. Succede spesso quando le agende sono chiuse o le disponibilità insufficienti.
Ma quanto funziona questo sistema? Poco. Solo in metà dei casi, chi è finito in pre-lista ha ottenuto un appuntamento nei tempi previsti dalla priorità indicata dal medico. E ci sono grandi differenze tra una prestazione e l’altra: per una prima visita oncologica, ad esempio, l’efficacia del sistema è buona (70% dei casi), mentre per una visita neurologica scende al 35%.
Una soluzione tampone, insomma, che non può diventare strutturale.
Torna all'inizioTempi d’attesa: le urgenze (quasi) rispettate, il resto molto meno
Sulle prestazioni urgenti (entro 72 ore), il sistema riesce a garantire tempi d’attesa compatibili nella maggior parte dei casi. Ma appena si passa alle visite con priorità “breve” (10 giorni), “differibile” (30 o 60 giorni) o “programmabile” (120 giorni), la situazione cambia radicalmente.
Alcuni esempi significativi:
- per una mammografia bilaterale con priorità programmabile, si può arrivare a 320 giorni d’attesa, quasi un anno;
- una visita oculistica differibile (D, 30 giorni) può richiedere anche 5 mesi;
- per una risonanza magnetica urgente, metà dei casi supera comunque i 10 giorni.
Questi numeri ci raccontano un sistema che non regge il confronto con le esigenze reali delle persone, soprattutto quando le priorità sono meno stringenti, ma ugualmente importanti per la diagnosi precoce e la continuità delle cure.
Torna all'inizioLe criticità (gravi) della piattaforma
Sebbene il lancio del cruscotto rappresenti un primo passo importante verso la trasparenza, i limiti della piattaforma sono evidenti:
- non monitora le visite di controllo, spesso tra le più difficili da prenotare;
- non registra l’effettiva fatica del cittadino nel riuscire a prenotare: chiamate ripetute, CUP non integrati, attese indefinite;
- non tiene conto delle agende chiuse, che impediscono il monitoraggio reale del tempo d’attesa;
- non spiega le motivazioni dei rifiuti degli appuntamenti offerti.
In sostanza, offre un'immagine ancora troppo parziale e a tratti fuorviante della situazione reale. Resta una buona base di partenza, ma da sola non basta.
Torna all'inizioUn problema annoso, cosa puoi fare
Quello delle liste d’attesa è un problema che va avanti da tempo, che da sempre denunciamo con le nostre indagini e che continueremo a monitorare. Fondi mancanti e programmazioni sbagliate hanno messo in crisi il Servizio sanitario italiano e il diritto alla tutela della salute dei cittadini è a rischio, per questo servono interventi urgenti.
Nel frattempo, siamo al vostro fianco, quando il vostro diritto a fare una visita o un esame nei tempi giusti non viene rispettato: oltre ai consigli su cosa sapere e cosa fare, vi forniamo i modelli di lettera con i riferimenti normativi e gli indirizzi degli enti giusti a cui chiedere un’anticipazione dell'appuntamento, secondo quanto prevede la legge nel vostro caso (diverse persone ci hanno raccontato di esserci riuscite).
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