I numeri, le persone

14 novembre 2024
Alessandro Sessa
Alessandro Sessa Direttore delle pubblicazioni

Le difficoltà nelle quali si trova la nostra sanità pubblica sono note da tempo e sono state ben messe a fuoco dall’ultimo rapporto della fondazione Gimbe, che tocca vari aspetti, dalla carenza di personale ai disinvestimenti fatti negli ultimi anni. In un quadro che richiederebbe maggiori investimenti, gli stanziamenti previsti (compresi quelli della legge di bilancio ora in approvazione) servono a coprire costi non più sostenibili: ma per salvare il Servizio sanitario nazionale servono misure urgenti.

Alessandro Sessa
Alessandro Sessa Direttore delle pubblicazioni
corsia di ospedale

Con l’età che avanza, negli ultimi tempi è capitato anche a me di dover fare qualche accertamento medico. In occasione delle visite che ho fatto, ho sempre riscontrato grandissima dedizione e qualità nel personale sanitario, nonostante condizioni di lavoro che appaiono a vista d’occhio non certo ottimali. E dire che vivo a Milano, una delle città dai servizi più efficienti e meglio organizzati.

Le difficoltà nelle quali si trova la nostra sanità pubblica sono note da tempo e sono state ben messe a fuoco dall’ultimo rapporto della fondazione Gimbe, che tocca vari aspetti, dalla carenza di personale ai disinvestimenti fatti negli ultimi anni. Guardiamo alcuni dati. In Italia, la spesa sanitaria pubblica in rapporto al Pil (prodotto interno lordo) è sotto la media europea: 6,2% contro 6,8%. Se ragioniamo sulla spesa destinata alla salute per abitante, da noi è pari a 3.574 dollari, ben al di sotto della media dei paesi europei dell’area Ocse (4.470 dollari).

In un quadro che richiederebbe maggiori investimenti, gli stanziamenti previsti (compresi quelli della legge di bilancio ora in approvazione) servono a coprire costi non più sostenibili e a finanziare assunzioni e aumenti retributivi al personale sanitario, anche per attenuare la fuga dei camici bianchi dalle strutture pubbliche. Misure necessarie, sia chiaro, ma non tali da ridare ossigeno a un sistema in enorme difficoltà, le cui conseguenze ricadono poi sui cittadini: sempre in base al rapporto Gimbe, nel 2023 quattro milioni e mezzo di persone hanno rinunciato alle cure, e anche i dati della nostra indagine sulle cure odontoiatriche indicano la stessa tendenza. L’urgenza di adottare misure per salvare il Servizio sanitario nazionale è evidente. Lo dicono i numeri, lo testimoniano le persone.