Vinta la class action contro Intesa Sanpaolo: commissioni illecite sui conti in rosso
Anche la corte d'Appello di Torino conferma che le commissioni di scoperto del conto che Banca Intesa Sanpaolo ha fatto pagare dal 2009 ai propri clienti erano illecite perché abolite per legge. Si chiude, quindi, definitivamente la class action lanciata da Altroconsumo, con una vittoria e la riammisione di altri 21 correntisti precedentemente esclusi. Ecco tutta la vicenda.
- contributo tecnico di
- Anna Vizzari
- di
- Luca Cartapatti

La class action contro Intesa Sanpaolo per le commissioni illecite fatte pagare dal 2009 al 2012 sui conti in rosso, era iniziata nel 2010 e si è conclusa definitivamente con una bella vittoria per i consumatori e l'ultimo tentativo della banca di opporsi rispedito al mittente. Oltre ai 6 correntisti già ammessi e risarciti nel 2016, ora la corte di Appello di Torino ha individuato altri 21 aderenti che hanno diritto ad ottenere un risarcimento per le commissioni illecite fatte pagare loro da Intesa San Paolo per il fatto di essere andati in rosso sui loro conti correnti.
Le tappe della vicenda
La questione relativa alle spese aggiuntive applicate dalle banche sul rosso di conto corrente è una questione di lunga data, iniziata nel 2009 con la disposizione introdotta dall’articolo 2 bis della legge 185/2009 che affermava: “Sono nulle le clausole contrattuali aventi ad oggetto la commissione di massimo scoperto se il saldo del cliente risulti a debito per un periodo continuativo inferiore a trenta giorni ovvero a fronte di utilizzi in assenza di fido”.
In base a quell’articolo, se il conto non aveva un fido, la commissione di massimo scoperto non poteva essere applicata; questo diceva la legge del 2009, in maniera peraltro molto chiara. Ma fatta la legge trovato l’inganno: le banche hanno ignorato tale disposizione introducendo spese di vario genere a compensare la sua sparizione.
Nello specifico Intesa San Paolo ha applicato ai suoi correntisti dal 2009, per i rossi in assenza di affidamento, una “Commissione di scoperto di conto”, rimasta in vigore fino al 30 giugno 2012. Dal primo luglio 2012 è stata sostituita dalla commissione di istruttoria veloce che è pari al momento a zero.
La class action nei confronti di Intesa San Paolo riguarda i conti non affidati per le commissioni di scoperto conto applicate dal 16 agosto 2009 in avanti. La commissione di scoperto conto di Intesa San Paolo era pari a 2 euro per ogni 1000 euro di rosso o frazione e per ogni giorno in cui è durato lo scoperto, con un massimo di 100 euro a trimestre. Non si applica se l’ammontare di rosso è inferiore ai 100 euro.
La class action: arriva la parola fine
A gennaio 2010 Altroconsumo ha promosso un'azione collettiva risarcitoria contro Intesa Sanpaolo chiedendo che i soldi fatti pagare con commissioni illecite venissero restituiti ai correntisti. A settembre 2013 la Corte di Appello di Torino ha dichiarato ammissibile la nostra class action nei confronti di Intesa San Paolo per richiedere il risarcimento degli illeciti costi sopportati dai correntisti del gruppo Intesa San Paolo per le commissioni di scoperto conto, le spese sostitutive e gli alti interessi applicati dalla banca a partire dal 15 agosto 2009 in avanti sui conti correnti in rosso non affidati, vale a dire i conti senza un fido concesso al momento dell’apertura. Altroconsumo inizia quindi la raccolta delle adesioni. In totale gli aderenti ammessi sono stati 104.
Avevamo già avuto ragione una volta a luglio 2016 quando la Corte di Appello di Torino ha confermato le ragioni della class action di Altroconsumo. Intesa San Paolo però aveva fatto di nuovo ricorso in Cassazione contro quella decisione nel 2017 e due anni dopo, nel 2019, la Cassazione aveva rinviato tutto di nuovo alla Corte di appello di Torino per fare riammettere gli aderenti che invece erano stati esclusi perché la loro firma non era autenticata. La Cassazione aveva dato ragione ad Altroconsumo e ritenute valide le adesioni anche senza firma autenticata chiedendo alla Corte di Appello di riammettere questi aderenti. Si è quindi arrivati alla decisione di fine 2020 solo ora pubblicata in cui, alla fine, la Corte di Appello ha riammesso 21 aderenti e intimato ad Intesa San Paolo il rimborso delle commissioni illecite.
La vittoria di Altroconsumo: i fatti
Nonostante le commissioni di massimo scoperto fossero state abolite per legge nel 2009, i correntisti di Intesa Sanpaolo andati in rosso sul conto corrente, anche solo per qualche giorno o qualche settimana, tornando poi a fine mese in attivo (grazie all’accredito dello stipendio, per esempio) hanno dovuto pagare, oltre agli interessi passivi, anche una commissione chiamata “CSC commissione di scoperto di conto”. Commissione illecita perché introdotta dalla banca in sostituzione delle commissioni di massimo scoperto abolite. Purtroppo, Intesa San Paolo ha contestato per diverse ragioni le adesioni che pure erano state molto poche:
- alcune perché senza prove;
- altre perché prive di firma autenticata.
Ora con la decisione finale della Corte di Appello di Torino questa ultima contestazione è stata superata. Sono stati ammessi altri 21 aderenti anche se la loro adesione era senza firma autentica. in effetti la legge non prevede assolutamente questa formalità era stata una richiesta inspiegabile del Tribunale di Torino. Un fatto che dimostra come l’istituto della class action in Italia debba essere interpretato dai Giudici in maniera più efficace e snella, per rendere più veloci anche le adesioni. I rimborsi sono compresi tra un minimo di 8 euro ed un massimo di 1200 euro.
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