Le cartelle esattoriali: pagamenti e rateazioni
Le cartelle esattoriali sono un incubo per gli italiani che sperano sempre arrivi un condono o una rottamazione per ridurre la mole delle contestazioni della pubblica amministrazione. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulle cartelle esattoriali, gli avvisi di accertamento, gli avvisi bonari e la compliance per i cittadini.
- contributo tecnico di
- Tatiana Oneta

Le cartelle esattoriali sono da sempre un incubo per gli italiani, che quando si vedono recapitare una busta da Agenzia delle entrate Riscossione, la vecchia Equitalia, non sanno dove sbattere la testa per capire cosa viene loro contestato e soprattutto se sia corretto. Ecco quindi, una guida completa per capire passo passo come muoversi in questa spinosa situazione che, se non affrontata per tempo può portare alle così dette ganasce fiscali, cioè i provvedimenti cautelari o esecutivi di confisca dei beni.
Come vedere le cartelle esattoriali
Prima di tutto partiamo con un consiglio: verificare periodicamente la propria posizione. Infatti, grazie al nostro sistema postale non è così raro che il ricevimento fisico della cartella non vada a buon fine quindi meglio prendersi qualche minuto e accedere al portale dell’Agenzia delle entrate Riscossione per verificare la propria posizione a partire dal 2000. Per l’accesso occorrono SPID, la CIE o la CNS.
In questa sezione è possibile fare una ricerca per provincia della propria situazione debitoria, pagare, chiedere rateizzazioni, sospensioni o appuntamenti presso le sedi dell’Agenzia delle entrate Riscossione.
Il servizio Se Mi Scordo
L’Agenzia delle entrate Riscossione ha previsto un servizio, attivabile tramite l’area riservata del suo sito, cui si accede con SPID, CIE o CNS, dove è possibile inserire il proprio numero di cellulare o l’email per esser avvisati in caso di nuove cartelle esattoriali in emissione. In pratica, con il servizio Se Mi Scordo è possibile esser avvisati se:
- all’Agenzia delle entrate Riscossione è stata affidata la riscossione di una somma, prima che venga emessa la cartella esattoriale;
- si ha un piano di rateazione attivo e non sono state pagate metà del numero massimo di rate che portano alla decadenza della rateazione;
- in caso di un piano di rateazione in corso, manca una sola rata per decadere dalla rateazione.
Cosa sono le cartelle esattoriali
La cartella di pagamento è l’atto con il quale l’Agenzia delle entrate Riscossione richiede al contribuente il pagamento di un debito che ha nei confronti di un ente impositore quale l’Agenzia delle entrate, l’Inps, il Comune…
La cartella contiene la descrizione delle somme dovute dal contribuente, i termini entro cui deve pagare, le modalità di pagamento del debito, le informazioni su come richiedere la sospensione o l’annullamento della cartella e la sua rateizzazione.
Esistono due casi particolari in cui non viene inviata la Cartella esattoriale, quando:
- l’Agenzia delle entrate deve recuperare, a seguito di un controllo sostanziale le imposte non pagate, come l’Irpef, emette un avviso accertamento esecutivo. In pratica, questo avviso contiene l’intimazione ad adempiere al pagamento degli importi indicati entro i termini previsti e, trascorsi inutilmente 30 giorni dalla scadenza, l’atto diventa esecutivo e viene trasferito all’Agenzia delle entrate Riscossione che dopo 180 giorni dalla data dell’affidamento procede con l’esecuzione forzata, quindi possono partire, previa comunicazione al contribuente, tutti gli atti volgarmente definiti come ganasce fiscali;
- l’Inps deve recuperare crediti previdenziali ed emette un avviso di addebito Inps. La procedura di fatto è la stessa che abbiamo visto per gli atti dell’Agenzia delle entrate
L’iscrizione a ruolo di un debito
Quando un ente creditore, in base ai propri controlli, scopre che il contribuente non ha pagato in tutto o in parte il dovuto, iscrive la somma a ruolo. In pratica il ruolo è l’elenco che l’ente fa dei propri debitori, delle somme dovute e della tipologia di credito che vanta nei confronti di ciascuno di essi.
Il ruolo viene trasmesso all’Agenzia delle entrate Riscossione, che di occupa di predisporre le cartelle esattoriali, inviarle ai debitori e riscuotere il dovuto. Una volta che il debito è stato pagato, l’Agenzia delle entrate Riscossione lo rigira all’ente creditore. Se invece, il debito non viene saldato avvia le procedure cautelari o esecutive per il recupero della somma presso il contribuente.
Come leggere una cartella esattoriale
La cartella esattoriale è composta da più pagine, nella prima, in alto a sinistra si trova il numero identificativo dell’atto e l’ente creditore, o gli enti creditori, per i quali l’Agenzia delle entrate Riscossione ha emesso la cartella. L’informazione sull’ente è fondamentale per presentare ricorso qualora la richiesta sia errata.
Inoltre, si trova l’indicazione del destinatario della cartella, con l’eventuale aggiunta della parola “coobbligato”, in questo caso significa che il destinatario è tenuto al pagamento della cartella insieme a uno o più altri soggetti che hanno ricevuto la stessa comunicazione. In pratica, se uno solo di questi paga il debito contestato “libera” tutti dall’obbligo.
Sempre nella prima pagina si trova la somma da pagare, che viene indicata in modo distinto a seconda dell’ente creditore. Tra gli importi da versare viene indicato anche quanto spetta all’Agenzia delle entrate riscossione a titolo di diritto di notifica.
Per avere il dettaglio più preciso degli importi da pagare e l’eventuale presenza di coobbligati al pagamento della cartella si deve passare alle pagine successive.
Come pagare la cartella esattoriale
Se controllando la cartella esattoriale ci si accorge che non siamo incappati in uno dei casi di così dette cartelle pazze, purtroppo bisogna rassegnarsi a pagare l’importo contestato.
Per pagare ci sono diverse possibilità, infatti, è possibile utilizzare il bollettino Rav o il modulo pagoPA che sono allegati ai documenti ricevuti, sono già precompilati e riportano la scadenza entro cui fare il versamento. In alternativa è possibile utilizzare il servizio “paga on-line” messo a disposizione dall’Agenzia delle entrate Riscossione oppure utilizzare i canali telematici di banche, Poste e tutti gli enti che aderiscono a PagoPA. Per pagare fisicamente è possibile far riferimento alle banche, alla Posta, ai tabaccai o agli sportelli dell’Agenzia delle entrate Riscossione.
Pagare in ritardo: gli interessi di mora
La cartella esattoriale contiene i documenti necessari al pagamento e la scadenza entro cui effettuarlo, cioè entro i 60 giorni successivi alla notifica. Se non si paga il debito entro questa data, oltre al dovuto si devono pagare gli interessi di mora calcolati sulle somme richieste. Gli interessi di mora si pagano giornalmente a partire dalla data della notifica della cartella e fino al giorno del pagamento e vengono girati interamente agli enti creditori che hanno iscritto a ruolo il debito del contribuente.
Gli interessi di mora sono fissati con provvedimento dell’Agenzia delle entrate, dal luglio 2019 ammontano al 2,68% annuo.
Come rateizzare la cartella
Se quanto ci viene contestato è inferiore a 120 mila euro è possibile ottenere la rateizzazione della somma fino a un massimo di 72 rate mensili, pari a 6 anni, per le quali si può decidere di versare un importo costante o crescente in base alle proprie preferenze.
Per richiedere la rateazione della cartella occorre compilare il modulo R1 con il quale si attesta la temporanea situazione di obiettiva difficoltà economica che, tuttavia, non va documentata in alcun modo. Il modulo va inviato via inviato via Pec a uno degli indirizzi che si trovano all’interno del modulo stesso. In alternativa, è possibile presentare domanda direttamente online con il servizio “Rateizza adesso” che si trova nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle entrate Riscossione, per accedere è necessaria la SPID, la CIE o la CNS.
Dalla presentazione della domanda fino a quando si mantiene il pagamento regolare delle rate del piano stabilito, l’Agenzia delle entrate non avvia nessuna procedura esecutiva e non iscrive nuovi fermi o ipoteche che, se presenti, decadono col pagamento della prima rata.
Come perdere la rateizzazione
La rateizzazione decade in caso di mancato pagamento di alcune delle rate del piano di ammortamento o decesso del richiedente e l’Agente della riscossione può riprendere le azioni di recupero del credito.
Il mancato pagamento, anche non consecutivo di un determinato numero di rate, dipende dalla data in cui è stata presentata la domanda di rateazione:
- per le rateizzazioni concesse dopo l’8 marzo 2020 e richieste fino al 31 dicembre 2021, la decadenza si concretizza al mancato pagamento di 10 rate anche non consecutive;
- per le rateizzazioni presentate e concesse successivamente al 1° gennaio 2022, la decadenza si concretizza al mancato pagamento di 5 rate anche non consecutive;
- per le rateizzazioni presentate dal 16 luglio 2022, la decadenza si concretizza al mancato pagamento di 8 rate anche non consecutive e non è possibile ripresentare domanda di rateazione per gli stessi importi. Invece, per i piani di rateizzazione richiesti prima del 16 luglio 2022 è possibile ottenere una nuova rateizzazione solo dopo aver regolarizzato l’importo delle rate scadute, calcolate alla data di presentazione della nuova richiesta di rateizzazione;
In ogni caso, è bene chiarire che la decadenza dal beneficio della rateizzazione di uno o più cartelle non preclude la possibilità di chiedere la dilazione del pagamento di carichi diversi.
Piani straordinari e proroghe
In casi particolari è possibile ottenere un piano straordinario fino a 120 rate, pari a 10 anni, dimostrando di non poter pagare utilizzando le “normali” 72 rate normalmente concedibili. In questo caso la rate è solo costante non è possibile scegliere quella crescente.
Per poter richiedere questa rateazione straordinaria, la rata calcolata con la normale procedura deve esser superiore al 20% del reddito mensile del proprio nucleo familiare come risulta dall’ISEE.
La presentazione della domanda per la rateizzazione straordinaria viene fatta tramite modello R4 in cui si dichiara la comprovata e grave difficoltà legata alla congiuntura economica per ragioni estranee alla propria responsabilità, allegando il modello ISEE.
La proroga della rateazione è richiedibile una sola volta, può essere ordinaria, fino a un massimo di ulteriori 72 rate (6 anni) o straordinaria, fino a un massimo di 120 rate (10 anni). La domanda va presentata tramite i moduli R1 o R4 a seconda che si tratti di ordinaria o straordinaria e può esser inviata solo tramite Pec agli indirizzi che si trovano all’interno dei moduli stessi.
Nella domanda si deve dichiarare che, successivamente alla concessione della rateizzazione, si è verificato un peggioramento della temporanea situazione di obiettiva difficoltà economica. Se il modello ISEE che si allega non consente di provare il peggioramento economico, occorre allegare la documentazione che attesti, per esempio, la cessazione del rapporto di lavoro di un componente del nucleo familiare, la nascita di uno o più figli…
L’avviso di accertamento
Abbiamo visto che se l’Agenzia delle entrate deve recuperare le imposte sui redditi agisce autonomamente, senza passare dal suo ente riscossore ed emette un avviso di accertamento esecutivo. L’avviso di accertamento è una notifica formale, che nasce dopo un controllo sostanziale della posizione del contribuente.
La differenza tra la cartella esattoriale e l’avviso di accertamento è che quest’ultimo è esecutivo e trascorsi 30 giorni dal termine per il pagamento, l’atto viene affidato all’Agenzia delle entrate Riscossione che avvia le procedure per l’esecuzione forzata, meglio conosciuta come ganasce fiscali.
Al ricevimento di questo atto, se dopo averne controllato l’esattezza ci troviamo d’accordo con quanto contestato, è bene attivarsi subito per il pagamento, beneficiando quindi della riduzione a un terzo delle sanzioni, in gergo tecnico si parla di acquiescenza.
L’avviso di accertamento può esser pagato tutto in una volta o a rate, in questo caso a partire dal giorno successivo al termine per il versamento della prima rata sono dovuti anche gli interessi calcolati sull’importo della rate successive. Per il calcolo della rata è bene rivolgersi alla sede competente che ha emesso l’atto.
Le comunicazioni di irregolarità
L’avviso bonario o comunicazione di irregolarità, invece, viene inviato dall’Agenzia delle entrate per informare il contribuente su alcune irregolarità che ha riscontrato nella sua dichiarazione dei redditi. Questo tipo di avviso viene mandato prima che venga iscritto a ruolo il debito.
Con questo avviso, che nasce dal controllo automatico o formale delle dichiarazioni dei redditi si danno 30 giorni al contribuente per correggere la sua posizione, pagando una sanzione notevolmente ridotta insieme all’eventuale imposta non versata e agli interessi.
Il controllo automatico
Le comunicazioni emesse in seguito al controllo automatico (articolo 36-bis Dpr 600/73) evidenziano la correttezza della dichiarazione (comunicazione di regolarità che avviene di solito per il modello Redditi) o l’eventuale presenza di errori (comunicazione di irregolarità). Questo controllo nasce dalla dichiarazione dei redditi presentata dal contribuente e dagli altri dati in possesso dell’Agenzia delle entrate sul contribuente stesso.
Il controllo formale
Questo controllo (articolo 36-ter Dpr 600/73) consiste nella verifica della corrispondenza dei dati relativi a deduzioni, detrazioni e ritenute indicati in dichiarazione, con la documentazione conservata dal contribuente e i dati ricavati dalle dichiarazioni presentate e dalle informazioni trasmesse da altri soggetti o a quelli forniti da enti esterni come enti previdenziali e assistenziali. Se ci sono differenze fra i dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate e quelli dichiarati, il contribuente può essere invitato dall’ufficio a fornire la relativa documentazione.
Le cartelle esattoriali sul TFR
Questo tipo di avviso non contiene sanzioni. Infatti, nel caso del TFR ma anche di altri redditi che vengono sottoposti a tassazione separata e per i quali sono state versate delle imposte a titolo di acconto, l’Agenzia delle entrate provvede al ricalcolo dell’imposta dovuta in base a criteri differenti a seconda del tipo di reddito e emette una cartella con la quale recupera la parte di ulteriore imposta dovuta senza però applicare sanzioni e interessi.
Come rateizzare le comunicazioni di irregolarità
Se non vogliamo contestare la comunicazione perché la riteniamo valida ma vogliamo dilazionare il pagamento del dovuto, si può ottenere la rateizzazione:
- fino a 5.000 euro, le somme possono essere rateizzate in un numero massimo di 8 rate trimestrali di pari importo;
- oltre 5.000 euro, le somme possono essere rateizzate in un numero massimo di 20 rate trimestrali di pari importo.
La prima rata va versata entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione e le rate successive scadono l’ultimo giorno di ogni trimestre. Sulle rate dono dovuti gli interessi del 3,5% annuo. Per calcolare le rate e stampare gli F24 per il loro pagamento basta utilizzare il servizio online gratuito dell’Agenzia delle entrate.
Compliance
Negli ultimi anni l’Agenzia delle Entrate ha introdotto una nuova modalità di comunicazione ai contribuenti, il così detto invito alla compliance. Infatti, vengono inviate ad alcuni contribuenti una serie di lettere nelle quali sono riportate delle anomalie rinvenute nelle loro dichiarazioni dei redditi. In questo modo, prima che l’Agenzia delle entrate notifichi un avviso di accertamento, il destinatario della comunicazione può regolarizzare la sua posizione attraverso il ravvedimento operoso oppure comunicare all’Agenzia delle entrate la correttezza del suo operato inviando eventuali elementi e documenti di cui l’Agenzia non era a conoscenza.
Il contribuente, in questo modo, può regolarizzare la propria posizione mediante la presentazione di una dichiarazione integrativa, il versamento delle maggiori imposte, degli interessi e delle sanzioni ridotte. Infatti, alla lettera vengono allegate le istruzioni per utilizzare il cassetto fiscale, cui si accede con la SPID, la CIE o la CNS nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle entrate, dove è possibile trovare tutti i dettagli dei dati contestati e la possibilità di predisporre la dichiarazione dei redditi integrativa.