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Incidenti in acqua: il 68% ha esito grave e i più colpiti sono gli uomini

Secondo un’indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità, in Italia, tra il 2015 e il 2019 sono stati identificati e analizzati oltre 2mila casi di incidenti in acqua, di cui 1209 fatali. Le vittime sono per lo più uomini tra i 45 e i 64 anni. Come si possono prevenire? Esiste una strategia per ridurne l’estensione? Ecco tutto quello che c’è da sapere.

13 luglio 2022
Incidenti in acqua

L’ISS ha sviluppato una metodologia per condurre un’indagine sugli incidenti che ogni anno avvengono in acqua: utilizzando le notizie riportate dalle principali testate online nazionali e locali e da siti web dedicati, l’Istituto Superiore di Sanità ha avuto accesso ai dettagli non disponibili secondo i dati ufficiali come la dinamica dell’incidente o il luogo in cui si è verificato. Tali dati, presentati all’EU Safety Conference, che si è svolta a Vienna gli scorsi 23 e 24 giugno, pur non tenendo conto di tutti gli incidenti che ogni anno accadono in acqua, ci mettono a disposizione informazioni importanti per elaborare una strategia di prevenzione efficace.

I dati raccolti dall’ISS

Ecco i dati che l’Istituto superiore di Sanità ha raccolto e ha presentato all’EU Safety Conference:

  • Nell’arco di tempo che va dal 2015 al 2019 sono stati identificati e analizzati 2.096 casi di incidente in acqua, che sono stati fatali, portando all’annegamento, o non fatali: un trend è costante che conta circa 300-400 incidenti l’anno. Da notare come negli ultimi anni siano aumentati gli incidenti avvenuti nelle acque interne, ovvero nei laghi e nei fiumi, con una predominanza per gli stranieri che risiedono stabilmente nel nostro paese.
  • Prendendo in considerazione tutti gli incidenti, sia quelli non mortali che quelli che hanno portato al decesso, si contano tre fasce di età più a rischio: quella tra i 45 e i 64 anni (18% di tutti gli incidenti in acqua), quella tra i 65 e i 79 anni (16%) e quella 0-10 anni (14%)
  • A essere più colpiti sono decisamente gli uomini: nel caso degli annegamenti fatali, il rapporto tra maschi e femmine è di quasi 7:1.
  • Gli incidenti in acqua da sommersione con un esito mortale o comunque grave, con ricovero in prognosi riservata e/o in terapia intensiva, sono circa il 68%.
  • Tra gli incidenti in acqua non fatali, il 67% non ha necessitato di alcun trattamento ospedaliero mentre il 7.7% ricorre al Pronto Soccorso. E mentre l’1.8% ha subito un ricovero ordinario, circa il 23% è stato ricoverato in prognosi riservata.
  • Tra gli incidenti fatali, il 41% avviene in acque interne, il 42% sul litorale, mentre il restante 17% si divide quasi equamente tra mare aperto e piscine. Per gli incidenti senza esito mortale, la proporzione è 54% sul litorale, 24% in piscina, 17% nelle acque interne e 5% in mare aperto.
  • Il maggior numero di incidenti in acqua, sono registrati in Lombardia (13%), in Emilia Romagna (9.6%) e in Veneto (9.3%).
  • E’ il malore che causa la maggior parte degli incidenti in acqua con il 28,1%. Seguono le condizioni avverse del mare (14,9%) e la caduta in acqua o dagli scogli (14,3). C’è anche da evidenziare che molte volte si è in presenza di una concausa: l’annegamento avviene, ad esempio, perché la vittima non sapeva nuotare e, nel contempo, il mare era mosso.

Come prevenire gli incidenti in acqua

L’ISS ha proposto un opuscolo informativo in merito alla prevenzione degli annegamenti dei bambini in piscina (vedi allegato). Viene raccomandata la sorveglianza da parte degli adulti sia quando i bambini sono in acqua che quando nelle vicinanze ci sono o potrebbero esserci piscine (anche in case vicine), pozzi, canali, fiumi o atri specchi d’acqua. Altra raccomandazione è quella di recintare adeguatamente le piscine o altri bacini d’acqua e far frequentare al più presto ai bambini corsi di nuoto, in modo che siano in grado di stare a galla.

Anche gli anziani dovrebbero evitare di stare in spiaggia nelle ore più calde: potrebbero essere colpiti da malore, la causa più frequente di incidente in acqua fatale, soprattutto se sono da soli e in spiagge senza sorveglianza.

Bisogna inoltre rinforzare la prevenzione in prossimità delle acque interne come laghi e fiumi, soprattutto

L’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale

Dato che gli annegamenti sono un problema costante in tutto il mondo, l’OMS, nel Global Report pubblicato nel 2014, ha chiesto a tutti i Paesi di definire delle strategie nazionali per cercare di ridurne il numero con la prevenzione.  A questo scopo, su iniziativa del Ministero della Salute, in Italia è nato l’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti ed incidenti in acque di balneazione, con la collaborazione e la partecipazione dell’Istituto Superiore di Sanità, della Capitaneria di Porto, della Società Nazionale di Salvamento, dell’ISPRA, dell’ANCI Toscana, dell’Università di Firenze, dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma e del Gruppo Nazionale per la Ricerca sull’Ambiente Costiero (GNRAC). Lo scopo principale è quello di raccogliere i dati sugli annegamenti in tutto il territorio nazionale e, di conseguenza, proporre delle strategie di prevenzione efficaci. L’Osservatorio, attualmente, è al lavoro sulle Linee guida per la prevenzione degli incidenti in acqua.