Scarsità idrica: cause, rischi e possibili soluzioni al problema della siccità in Italia
L'estate 2024 sarà ricordata anche per la scarsità idrica: un problema con cui molte aree d'Italia fanno i conti ormai da tempo. Anche quest'anno la siccità attanaglia le regioni del Sud, con la Sicilia già in stato di emergenza nazionale. Quali sono le cause di questo fenomeno? Perché l'emergenza siccità è legata al cambiamento climatico? In questo speciale analizziamo le ragioni, le possibili soluzioni e cosa possiamo fare in concreto noi cittadini.

Anche il 2024 è un annus horribilis per le risorse idriche in Italia. Nonostante abbia piovuto molto nelle regioni del Nord nei primi mesi dell'anno, la scarsità idrica torna ad essere un grande problema in estate in molte regioni d’Italia. È soprattutto il Sud, in particolare la Sicilia, a soffrire di siccità in estate 2024, con laghi prosciugati, colture e allevamenti a secco.
L’emergenza siccità al Sud è però un allarme annunciato. Dopo il minimo storico di risorsa idrica registrato nel 2022, cioè 67 miliardi di metri cubi – circa la metà del valore medio del trentennio climatologico 1991-2020 – la disponibilità di acqua è leggermente aumentata nel nostro Paese nel 2023 (stimata in 112,4 miliardi di metri cubi), quando le precipitazioni sono tornate quasi nella norma, secondo il rapporto Il clima in Italia nel 2023. Le precipitazioni non sono state però uniformi sul territorio nazionale, con Sicilia e Calabria ionica già in condizioni di siccità estrema alla fine del 2023. Quando le precipitazioni sono scarse, le riserve idriche non si rigenerano, così ci troviamo con un’Italia a tre livelli nello stato di severità idrica, secondo il bollettino pubblicato regolarmente da Ispra:
- verde tutto il Nord fino a Toscana e Emilia Romagna, con disponibilità idrica nella norma;
- giallo con severità idrica “media” per tutto il Centro, Sardegna e fino a Calabria e Puglia;
- rosso per la Sicilia, in severità idrica tanto alta da richiedere lo stato di emergenza nazionale.
A cosa è dovuta la siccità?
Che cos’è la siccità? come si valuta? A differenza dell’aridità, che è una condizione climatica naturale permanente in cui il terreno, per insufficienti precipitazioni annue e elevate temperature, non raggiunge il necessario grado di umidità da promuovere lo sviluppo della vita, la siccità è una condizione meteorologica naturale e temporanea, dovuta a una notevole riduzione delle precipitazioni, rispetto alle condizioni medie climatiche del luogo. Questa dettagliata definizione di siccità e aspetti correlati è disponibile sul sito di Ispra, di cui riportiamo qui una sintesi. La siccità in Italia è quindi un fenomeno temporaneo ma frequente, che può generare impatti ambientali, sociali ed economici. Il fenomeno della siccità presenta caratteristiche differenti nelle diverse componenti del ciclo idrologico, che, a loro volta producono impatti diversi sui sistemi idrici, sulle colture e sui sistemi socio-economici e ambientali.
In relazione agli effetti prodotti e alla scala temporale su cui gli effetti vengono valutati, la siccità può essere classificata in quattro categorie:
- siccità meteorologica in caso di una relativa diminuzione delle precipitazioni;
- siccità idrologica in presenza di apporto idrico relativamente scarso nel suolo, nei corsi d’acqua, o nelle falde acquifere. È l’effetto delle ridotte precipitazioni sui primi settori del ciclo idrico: meno acqua nei fiumi, laghi, invasi artificiali e falde acquifere;
- siccità agricola in caso di ridotta umidità del suolo, che determina condizioni di stress nella crescita delle colture;
- siccità socio-economica e ambientale intesa come lo squilibrio tra la disponibilità della risorsa e la domanda per le attività economiche (agricoltura, industria, turismo, ecc.), per gli aspetti sociali (alimentazione, igiene, attività ricreative, ecc.) e per la conservazione degli ecosistemi terrestri e acquatici.
Lo stato di severità idrica “alta” (regioni rosse sul bollettino di severità idrica di Ispra) indica che, pur essendo state prese tutte le misure preventive, prevale uno stato critico nel quale la risorsa idrica non risulta sufficiente a evitare danni al sistema, anche irreversibili. In queste condizioni, sul territorio interessato può essere dichiarato lo stato di “siccità prolungata” e, nei casi più gravi, lo stato di emergenza nazionale.
Quanta acqua abbiamo e quanta ne resterà?
La quantità di acqua utilizzata per uso potabile (impieghi domestici, pubblici, commerciali, artigianali, industriali e agricoli della rete comunale) in Italia è pari a 9,14 miliardi di metri cubi e colloca l’Italia in testa ai paesi Ue da questo punto di vista. All'acqua usata per uso potabile vanno poi aggiunte quantità molto maggiori prelevate per uso irriguo: il 19% della superficie agricola italiana viene irrigato e questo è un importante fattore di pressione sulla risorsa idrica.
C’è poi l’annoso problema delle perdite idriche, di cui parliamo nei paragrafi successivi: il 42,2% dell’acqua immessa in rete dagli acquedotti si disperde lungo le tubazioni. Questa quantità di acqua soddisferebbe le esigenze idriche di 43,4 milioni di persone per un intero anno. L’Ispra stima che la disponibilità di risorsa idrica totale per l’Italia ammonti a circa 141,9 miliardi di metri cubi. Una disponibilità ampia che, però, non è da dare per scontata: nell'ultimo l’ultimo trentennio 1991– 2020 il valore annuo medio di risorsa idrica si è ridotto del 19% rispetto a quello del trentennio 1921–1950 (che rappresenta il valore di riferimento storico). Inoltre, come già abbiamo scritto, nel 2022, l'Italia ha toccato il minimo storico, dal 1951 a oggi, di disponibilità annua di risorsa idrica, situazione aggravata anche da valori di temperature sopra la media, che hanno aumentato la quota di evapotraspirazione (si tratta della quantità d'acqua che dal terreno passa nell'aria allo stato di vapore per effetto della traspirazione, attraverso le piante, e dell'evaporazione, direttamente dal terreno). E il futuro è ancora meno roseo. A livello nazionale si prevede una riduzione della disponibilità di risorsa idrica, che va dal 10% al 40% (con punte del 90% per il Sud Italia), a seconda dell’approccio che l’Italia riuscirà ad avere verso la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e nelle opere di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici.
Scarsità idrica: quali sono le possibili conseguenze?
La mancanza di acqua impatta su molti settori, quello agricolo innanzitutto che, appunto, è il primo utilizzatore delle nostre risorse idriche. Non avere acqua per irrigare significa subire un calo di produttività o in qualche caso, un aumento dei costi per rifornirsi presso altre fonti, diverse da quelle normalmente previste. In ogni caso il risultato, in questa eventualità, potrebbe essere un aumento di costi d'acquisto di frutta e verdura per i cittadini ma anche la loro scarsa disponibilità.
I cittadini, oltre a ricevere nuovi inviti a risparmiare più acqua possibile, potrebbero essere impattati anche dal rischio di razionamento dell'acqua. Si tratterebbe di decisioni prese localmente e probabilmente nelle aree più affollate e idrovore, come ad esempio quelle turistiche.
Il razionamento consiste nella sospensione, in determinate fasce orarie, dell'acqua corrente; una realtà che interessa già varie aree del Paese in realtà. Nell'eventualità di un razionamento dell'acqua è necessario riorganizzare i propri consumi nel corso della giornata e dotarsi della riserva necessaria per quando l'acqua corrente è sospesa.
L'industria potrebbe essere il settore meno impattato dalla carenza di acqua, ma anche lì gli impianti produttivi che necessitano di grandi quantità di acqua potrebbero avere difficoltà. E' la produzione di energia, invece. quella che sarebbe più direttamente colpita dalla siccità; in particolare la produzione di energia idroelettrica, la principale fonte di energia rinnovabile disponibile in Italia. Anche questo potrebbe avere un effetto sui costi dell'energia, sia per le aziende che per i cittadini.
Perché la siccità è legata al cambiamento climatico?
I due fenomeni sono strettamente connessi perché, per la regione mediterranea, il cambiamento climatico - con l'aumento delle temperature medie, l'alterazione dei ritmi delle precipitazioni, la desertificazione ecc. - comporta soprattutto un impatto immediato sulla disponibilità di acqua e sugli equilibri del ciclo idrico.
L’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), l’organo dell’Onu che raccoglie le conoscenze scientifiche sul cambiamento climatico e sulle strategie di mitigazione e adattamento identifica quattro categorie di rischio per l'Europa tra cui proprio la scarsità di risorse idriche, insieme agli effetti delle ondate di calore su popolazione ed ecosistemi; i danni alla produzione agricola; i rischi prodotti da maggiore frequenza delle inondazioni.
Come risolvere il problema della siccità in Italia
L’acqua non è solo una “vittima” della crisi climatica, è anche un’arma necessaria per contrastarne gli effetti sul territorio: la presenza di acqua è infatti fondamentale in un territorio per la termoregolazione degli ecosistemi (l’acqua ha un’inerzia termica maggiore rispetto al suolo arido, assorbe meno calore e lo restituisce in tempi più lunghi, smorzando i picchi di temperatura).
Per queste e altre sue proprietà, la risorsa idrica è spesso al centro delle cosiddette nature-based solutions, l’approccio di risanamento del territorio, basato sugli ecosistemi, per aumentare la resilienza e il contrasto ai cambiamenti climatici. Gli investimenti per ridurre le perdite idriche degli acquedotti sono certamente importanti per fermare lo spreco di acqua, così come è importante destinare fondi alla protezione delle risorse idriche e alla ricerca. I finanziamenti stanziati in procedure di emergenza, come il Decreto siccità del 2023 purtroppo, vengono sempre indirizzati al reperimento, in tempi rapidi, di nuove risorse idriche, attraverso la costruzione di nuovi pozzi per la ricerca di nuove falde, costruzione di bacini artificiali (vasche, dighe…) o, addirittura la riattivazione di dissalatori e l’acquisto di autobotti.
Insieme al consumo di suolo – che prosegue alla velocità folle di due metri quadrati al secondo in Italia, registrando un record anche nel 2021 – e ai rischi del dissesto idrogeologico, l’acqua rappresenta dunque l’elemento fondamentale che bisogna affrettarci a gestire meglio, per proteggere il nostro territorio dai gravi impatti della crisi climatica.
Cosa possono fare i cittadini?
Dal quadro descritto è evidente che le azioni di efficientamento idrico sono innanzitutto in capo alle istituzioni e agli enti locali che amministrano sul territorio le nostre risorse e che queste misure vanno indirizzate fortemente al settore agricolo e industriale. D’altro canto, i cittadini sono chiamati a contribuire utilizzando in modo responsabile le risorse idriche a loro disposizione.
Nelle nostre case arriva acqua potabile di buona e ottima qualità per l’uso alimentare (se hai dubbi, puoi utilizzare il nostro servizio di analisi dell'acqua): facciamo quindi attenzione ed evitiamo di sprecare una risorsa preziosa e non inesauribile. In questo contenuto indichiamo alcuni semplici gesti per risparmiare acqua attraverso cui si può dare un prezioso contributo alla tutela del nostro patrimonio idrico. Gran parte dell’acqua che usiamo se ne va in attività di igiene personale (bagno, doccia, wc), in preparazione dei cibi, pulizia delle stoviglie e della casa: attraverso questo calcolatore puoi capire come utilizzi l'acqua, se i consumi della tua famiglia sono in linea con il consumo medio italiano e in cosa potresti migliorare.