Coronavirus, Immuni: italiani ben predisposti
La maggioranza dei cittadini è pronta all’uso di un’app contro il contagio: più del 70% degli intervistati ha intenzione di scaricarne una o l’ha già fatto. Il 66% è ben predisposto a un sistema di alert come quello adottato da Immuni. Fiducia nell’utilità dei dati personali per il contenimento del virus, ma ci sono anche molti dubbi su controllo governativo e privacy.
- di
- Stefania Villa

Gli italiani utilizzeranno l’applicazione anti-coronavirus Immuni? Da quanto emerge dalla nostra ultima indagine, sembra che la maggioranza sia ben disposta a scaricare l’app per contenere i contagi: il 66% si dice a suo agio all’idea di un sistema basato sull’invio di notifiche in caso di contatti a rischio e il 73% ha intenzione di scaricare un’app legata al coronavirus o ne ha già una.
C’è molta fiducia in tecnologia e uso dei dati personali come strumenti di contenimento della crisi sanitaria, ma una buona metà della popolazione ha anche dubbi su privacy e controllo del governo (indagine svolta nel mese di aprile, 1.132 risposte di cittadini di 18-74 anni, distribuiti come la popolazione nazionale per caratteristiche demografiche, geografiche e livello di istruzione).
Più della metà vuole usare un’app
ll dato è piuttosto incoraggiante se pensiamo che, secondo le stime circolate, l’app dovrebbe essere scaricata da almeno il 60% degli italiani: nella nostra indagine, abbiamo infatti un 66% della popolazione che – pensando alla propria privacy – si dice a suo agio all’idea di una app, basata su dati anonimi, che invia notifiche in caso di contatto ravvicinato con persone positive (esattamente quello che dovrebbe prevedere Immuni).
Anche se i dati non fossero anonimi l’accettazione sarebbe elevata, del 47% (solo 20 punti percentuali in meno rispetto a un sistema che utilizza dati anonimi). Come dire: purché serva alla salute, non mi importa della privacy.
Altro dato promettente per le sorti di Immuni è quello del 55% delle persone che ha intenzione di scaricare una app legata al coronavirus e non è detto che il 18% che ne ha già scaricata una non voglia usarne anche un’altra nazionale (evidentemente si tratta di persone ben predisposte nell’uso di una app per questo scopo).
Solo il restante 27%, meno di un cittadino su tre, dice di non avere intenzione di usare alcuna app.
Più fiducia al Centro e tra gli anziani
Se a livello nazionale il 66% è a proprio agio all’idea di una app come Immuni, le cose cambiano in base all’area geografica di provenienza: si sale a ben il 76% di cittadini ben disposti del Centro, i più fiduciosi evidentemente, contro il 66% del Nord-est, il 64% al Sud e il 63% al Nord-ovest.
Rispetto alla media nazionale, c’è una notevole differenza anche nella fascia d’età più elevata. Ma al contrario di quanto si potrebbe immaginare, proprio i 60-74enni, che potrebbero essere i meno avvezzi all’uso di strumenti tecnologici, si sentono più a proprio agio rispetto all’app che invia notifiche in caso di possibile contagio: dal 66% dei ben disposti a livello nazionale si sale al 70% tra gli anziani. Non è così strano se ci si pensa: evidentemente le tematiche legate alla privacy non sono un così grande ostacolo, rispetto al difendersi da un pericolo che, oltretutto, ha rappresentato un rischio ancora maggiore proprio per loro.
Se andiamo a vedere le differenze per titolo di studio, infine, abbiamo il 71% tra i laureati che è ben disposto, il 70% tra i diplomati e il 61% tra chi invece si è fermato alla terza media.
Privacy: tra fiduciosi e preoccupati
Se da un lato c’è fiducia nei confronti dell’uso dei dati personali per quanto riguarda gli aspetti legati alla salute, dall’altro ci sono preoccupazioni diffuse rispetto al tema del controllo governativo su questi dati.
- Fiducia per la salute: il 70% circa pensa che l‘uso dei dati personali sia molto utile per salvare vite umane e limitare la diffusione del virus. Il tema salute sembra così importante da portare la maggioranza delle persone (60%) a considerare accettabile una limitazione dei propri diritti legati alla privacy pur di contenere il contagio (ma da quanto si sa al momento e vista la legge approvata sull’app, la soluzione governativa dovrebbe operare nel rispetto della tutela dei dati personali degli utenti).
- Preoccupazioni per il controllo: una buona metà della popolazione ha dubbi sull’uso che il governo farà dei dati raccolti durante l’emergenza coronavirus e pensa, che stia approfittando della situazione per invadere la privacy dei suoi cittadini. Il 64% è preoccupato per le conseguenze che il periodo di emergenza potrebbe avere sul diritto alla privacy.
Disposti a tutto e con poca fiducia negli altri
Abbiamo chiesto un’opinione su altre possibili misure basate su dati anonimi (in basso i risultati): come si può notare, un’alta percentuale – intorno al 60% – si direbbe a suo agio anche con misure di sorveglianza più rigide. Questo ci parla di cittadini disposti un po’ a tutto, pur di uscire da settimane di limitazioni e preoccupazioni, anche a scapito della propria privacy e di quella degli altri: addirittura, le alte percentuali di accettazione di queste misure - con dati anonimi - restano comunque alte – intorno al 40% – anche nel caso di dati non anonimi, il che potrebbe sorprendere vista l’invasività di alcune delle ipotesi indagate.
Emerge inoltre un certo timore del contagio nella popolazione, ma anche una scarsa fiducia nel rispetto delle indicazioni da parte dei concittadini (le risposte sono state raccolte ad aprile, quando ancora eravamo in lockdown, ma è significativo, da questo punto di vista, che il 78% ritenga che rigidi controlli da parte della polizia - per le strade, con droni o con videocamere - siano essenziali per combattere la diffusione del virus).
- Il 69% sarebbe d’accordo con un'app che monitora il rispetto della quarantena da parte di persone infette o sospette di esserlo.
- Il 66% sarebbe d’accordo con un'app che invia avvisi in caso di accesso a un'area con persone infette da Covid-19.
- Il 65% sarebbe d’accordo con un’app obbligatoria per chi si ammala, per monitorarne il rispetto della quarantena.
- Il 64% sarebbe a suo agio con un “Passaporto di immunità”, un certificato per chi è guarito ed è stato dichiarato immune che permetta di tornare al lavoro, uscire, ecc.
- Il 63% sarebbe d’accordo con un'app che raccoglie informazioni sulla salute in relazione a Covid-19 (es. sintomi, risultati dei test).
- Il 60% sarebbe d’accordo con un'app che monitora il rispetto delle misure di confinamento.
- Il 52% sarebbe d’accordo con la raccolta della posizione tramite i dati Gps delle compagnie telefoniche, per tenere traccia delle abitudini nella mobilità delle persone (questa è l’unica misura che suscita più dubbi e – nel caso di dati non anonimi – i ben predisposti scenderebbero più drasticamente, al 30%).