Le U-Mask sanzionate dal Garante per pubblicità ingannevole. I nostri test sull'efficacia
Antitrust sanziona per pubblicità ingannevole con 450 mila euro U-Earth Biotech Ltd e Pure Air Zone Italy S.r.l produttori della famosa mascherina riutilizzabile U-Mask. Pubblicità che potrebbe far pensare che questa mascherina, registrata come una chirurgica, abbia un'efficacia filtrante simile a una FFP2. I risultati delle nostre prove di laboratorio dimostrano che U-Mask, con un'efficacia filtrante del 98% e una buona respirabilità, anche dopo cinque lavaggi in lavatrice, si poteva usare tranquillamente solo come mascherina di comunità.

Avevamo criticato da subito la comunicazione scelta dall'azienda che produce la mascherina U-Mask perché portava l'utente a pensare che questo prodotto avesse un'efficacia filtrante superiore a quelle di una mascherina chirurgica, pur essendo registrata come tale. Ora, proprio per pubblicità ingannevole, arriva anche la sanzione da 450 mila euro da parte di Antitrust, dopo che il Tar del Lazio aveva annullato il provvedimento del ministero della Salute che ne aveva sospeso la commercializzazione a febbraio. I risultati delle nostre prove di laboratorio avevano dimostrano che U-Mask aveva un'efficacia filtrante del 98% e una buona respirabilità, anche dopo cinque lavaggi in lavatrice.
La popolarissima U-Mask, mascherina in tessuto molto in voga fra politici e vip, stando alle prove che abbiamo condotto in un laboratorio specializzato in questo tipo di analisi (svolte secondo le regole EN 14683 che dettano lo standard delle mascherine chirurgiche), ha una capacità filtrante del 98% e una respirabilità decisamente buona, anche dopo 5 lavaggi in lavatrice a 60 °C (sia della cover che del filtro). Questo significa che il filtro, che secondo le indicazioni del produttore è utilizzabile per 150 o 200 ore, può invece essere riutilizzato, con beneficio per l’ambiente e le tasche dei consumatori.
Questi risultati fanno parte di un test comparativo su diverse mascherine lavabili.
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Tuttavia, resta critica la promozione che enfatizza troppo l'efficacia protettiva di questo dispositivo: l'Antitrust ha aperto un procedimento per pubblicità ingannevole. Come riferisce l'agenzia Ansa, a causa di irregolarità nelle procedure di autorizzazione ora il ministero della Salute ne dispone il ritiro dal mercato.
Il nostro test
La prova di efficienza di filtrazione batterica, così si chiama tecnicamente la capacità filtrante, prevede per le mascherine chirurgiche che la funzione di barriera dei materiali della mascherina sia testata misurando la capacità di bloccare il passaggio di goccioline di 3 micron contenenti batteri. Il parametro è espresso in percentuale. La soglia minima necessaria per la certificazione di una mascherina chirurgica è del 95%.
La prova di respirabilità (in alcuni casi definita anche traspirabilità) misura la permeabilità all'aria della maschera, cioè quanto facilmente l’aria la attraversa. Valuta cioè la resistenza che la mascherina oppone al flusso d’aria e quindi la pressione che l'utente deve esercitare per poter respirare dalla maschera: in sostanza, la fatica che si fa per respirare. Consideriamo buono un valore di respirabilità inferiore a 40 Pa/cm2 (valore di riferimento per le mascherine chirurgiche usate per i pazienti).
Abbiamo effettuato queste due prove sia con una U-Mask nuova sia dopo averla lavata 5 volte in lavatrice a 60 °C, sebbene le indicazioni non prevedano per il filtro di questa maschera la possibilità di lavarlo immergendolo nell’acqua (le istruzioni dicono solo che si può pulire con un panno umido).
La filtrazione batterica della U-Mask è del 98% da nuova e rimane più o meno immutata (97%) dopo i lavaggi. La respirabilità ha un valore iniziale di 28 Pa/cm2 e peggiora lievemente (30 Pa/cm2) dopo i lavaggi.
Il filtro si può anche lavare in lavatrice e mantiene la capacità di filtrazione anche dopo 5 lavaggi. Tuttavia non è garantito che dopo il lavaggio il filtro mantenga la capacità antibatterica vantata dal produttore. Il consiglio è di lavarlo quando è maleodorante o dopo una giornata di utilizzo.
Non sono un dispositivo di protezione personale
Stando alle nostre prove, dunque, la U-Mask ha una performance esattamente in linea con quella richiesta da una normale mascherina chirurgica non è meno sicura o pericolosa come è stato detto. Ma ha un problema di immagine, perché il produttore ha spinto in maniera un po’ troppo spregiudicata sulle caratteristiche innovative di questa maschera. Giocando su immagini e parole mutuate dalla scienza, ha dato la sensazione a molti consumatori che la U-Mask abbia delle qualità speciali e in qualche modo superiori. Sul sito di U-Mask, infatti, tra foto di microbi al microscopio elettronico e immagini di molecole in 3D leggiamo che “U-mask è stata specificamente progettata per limitare il contagio tra le persone ed è uno scudo durevole di protezione personale...”. Si allude alla capacità di protezione tipica dei dispositivi di protezione individuale Ffp e non a quella delle mascherine chirurgiche, categoria alla quale invece appartiene. Sensazione confermata anche da un'immagine in cui viene confrontato il risultato di un test di una U-Mask proprio con quello di una mascherina Ffp2. L’Antitrust ha avviato un procedimento contro la promozione e la vendita di queste mascherine. Nel mirino dell’autorità indipendente, che si occupa di difendere il diritto di concorrenza e i diritti dei consumatori, proprio i claim del prodotto.
Il ritiro dal mercato e la successiva riammissione
A febbraio 2021, a causa di irregolarità nelle procedure di autorizzazione, il ministero della Salute ha disposto il divieto di commercializzazione e il ritiro dal mercato. Le mascherine, in particolare, risultavano come dispositivi medici in base a certificazione di un laboratorio privo di autorizzazione. Viene dunque meno la precondizione per una regolare messa in commercio di questi prodotti. I nostri test, svolti con l'approccio scientifico che da sempre adottiamo, hanno riguardato esclusivamente la loro efficacia in termini di filtrazione e respirabilità. Ad agosto 2021 il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di U-Earth Biotech Ltd, annullando il provvedimento del ministero della Salute che vietava la vendita delle mascherine U-Mask Model 2.
Ecco le differenze fra i diversi tipi di mascherine
Ricordiamo che le mascherine chirurgiche sono dispositivi nati per proteggere gli altri (tendenzialmente i pazienti) da eventuali contagi (le secrezioni dei medici) e non viceversa, mentre i dispositivi di protezione individuale, di cui fanno parte le mascherine Ffp2 e Ffp3, nascono per proteggere chi le indossa da agenti esterni pericolosi (polveri, fumi densi, aerosol, ecc...) e come tali devono sottostare a regole più stringenti (filtrazione minima del 94%, di goccioline molto più piccole, inferiori al mezzo micron). Entrambi i dispositivi, in un contesto di comunità, sono comunque adeguati a proteggere chi li indossa, sempre a patto di rispettare la distanza interpersonale, il corretto ricambio dell'aria e il lavaggio frequente delle mani.