Coronavirus: falsi miti, prodotti fake e speculazioni. Ecco a cosa fare attenzione
Nonostante siano passati parecchi mesi dall’inizio dell’emergenza, in rete, sui social o via WhatsApp continuano a circolare prodotti fake e bufale sul Covid-19. Ecco qui quelle più clamorose, e con il tuo aiuto ne potremo segnalare tante altre alle autorità. Intanto, dopo le nostre segnalazioni, Amazon, eBay e Wish prendono impegni con l'Antitrust per impedire la vendita di prodotti fake e rincari ingiustificati su gel e mascherine.

Prodotti miracolosi, rimedi naturali, mascherine e gel venduti a prezzi altissimi. Fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria in rete, sui social o con il passaparola via WhatsApp sono circolate notizie false e vere e proprie bufale sul Coronavirus. Per non parlare di chi ha speculato sulla pandemia alzando vertiginosamente i prezzi di alcuni prodotti alimentari e quelli di gel disinfettanti, mascherine e guanti.
Di bufale e prodotti fake che sfruttano le paure delle persone per il covid-19 (il cui vero nome è in realtà SARS-Cov-2) purtroppo ne continuano a circolare parecchie. Abbiamo deciso di raccogliere le più clamorose in questa news, mettendo anche a disposizione uno spazio per accogliere le segnalazioni degli utenti.
Aiutaci a segnalare gli altri casi
Continuiamo a monitorare le situazioni di speculazioni e di sfruttamento della situazione di emergenza, ma abbiamo bisogno anche del tuo contributo. Aiutaci a documentare i casi di speculazione, la vendita di prodotti ingannevoli, di rimedi che promettono la prevenzione dall'infezione o di dispositivi venduti a prezzi esagerati. Inviaci una segnalazione utilizzando il form che trovi qui sotto, puoi anche inserire il link diretto allo shop online o al prodotto.
Segnala speculazioni e fake news sul Covid-19
I tuoi dati sono stati salvati con successo.
La lunga lista di fake news
Abbiamo denunciato fake news e prodotti che millantano proprietà benefiche o curative contro il coronavirus e continueremo a farlo. Anche grazie al tuo aiuto abbiamo raccolto le più diffuse: vediamo perché sono prive di fondamento.
La chiamano la molecola anti coronavirus. Stiamo parlando della quercetina una molecola di origine naturale (si trova soprattutto in capperi, cipolla e radicchio) che, secondo uno studio internazionale cui ha preso parte anche il nostro Cnr, sarebbe in grado di inibire la replicazione del virus Sars-cov2 responsabile del Covid19.
Nessun effetto dimostrato
L’effetto inibitore è stato visto da una simulazione al computer, ma non ci sono dati o prove che consumando alimenti ricchi di questa sostanza o assumendo integratori a base di quercetina si guarisca dalla malattia. Ecco perchè.
Lo studio è preliminare (in vitro) e ha semplicemente verificato alcuni meccanismi di questa sostanza sulla replicazione del virus.
Promuovere il consumo di determinati alimenti o peggio integratori specifici facendo leva sulle loro capacità curative o preventive nei confronti del coronavirus è scorretto: lo studio è un’analisi fatta in vitro su modelli computerizzati che non trae conclusioni sull’azione di questa sostanza nell’uomo, nè parla di alimentazione, nè stabilisce quanta quercetina possa servire per avere un qualche effetto positivo sulla malattia.
Quindi attenzione alle false promesse di chi vuole vendere prodotti a base di quercetina facendo leva su questo studio preliminare. Negli Stati Uniti un gruppo di tutela degli interessi dei consumatori, ha già denunciato un produttore di integratori che consiglia di assumerli per “vaccinarsi” contro il virus.In un messaggio vocale che circola su WhatsApp si parla del presunto utilizzo della vitamina C come terapia per i pazienti affetti da Covid-19. Per avvalorare questa tesi, l’audio tira in ballo anche alcuni ospedali come il San Gerardo di Monza, il Policlinico e il Sacco di Milano, sostenendo che in queste strutture si stia già somministrando la vitamina C ai pazienti infetti. Con questa premessa, perciò, il messaggio sostiene la necessità di assumerne preventivamente una quantità pari a 1-2 grammi al giorno, ricorrendo all’integratore Cebion. Ma cosa c’è di vero in tutta questa storia? Molto poco.
Perché si tratta di una bufala
Iniziamo col dire che sia l’ospedale Sacco che la Dompé, la società produttrice dell’integratore Cebion in questione, hanno smentito la notizia e si sono dissociati dal messaggio. Bisogna precisare, inoltre, che non ci sono utilizzi validati della vitamina C ad alti dosaggi per curare infezioni virali come quelle da coronavirus. In alcuni studi sperimentali la vitamina C è stata somministrata per via endovenosa in pazienti in condizioni critiche, ma si trattava di soggetti affetti da un'infezione batterica generalizzata. L'ipotesi era quella che la vitamina C potesse aiutare a ridurre il danno agli organi per merito delle sue proprietà antiossidanti, ma nel complesso i risultati non hanno mostrato particolare efficacia.
C’è poi un errore di principio, perché - anche qualora fosse confermata la sua utilità in ambito terapeutico - non è affatto detto che la vitamina C possa avere la stessa validità anche in prevenzione. Gli studi disponibili dimostrano che chi assume alte dosi di vitamina C ogni giorno ha esattamente la stessa possibilità di contrarre un raffreddore di chi assume la stessa quantità di vitamina con la dieta, non c'è motivo di ricorrere a un integratore. Consideriamo, inoltre, che il nostro organismo ha la capacità di assorbire quantità di vitamina C limitate, l’eccesso verrebbe eliminato rapidamente con le urine con il rischio, tra l’altro, di favorire i calcoli renali.
Oltre alla vitamina C, però, ci sono altri casi. Integratori a base di olio di origano, di papaya fermentata, liquirizia, curcuma e potremmo continuare. Oltre ad essere inutili per difendersi dalle malattie, tra cui il Coronavirus, riportando spesso claim ingannevoli o allusivi creando false aspettative nei consumatori, alcuni integratori potrebbero essere addirittura sconsigliati in questo periodo.
A lanciare l’allarme è l’Agenzia di sicurezza francese (ANSES) che si occupa di tematiche legate alla sanità e all’alimentazione che con un comunicato mette in guardia circa i rischi derivanti dall’utilizzo di integratori a base di piante in relazione alla risposta antinfiammatoria e immunitaria contro il coronavirus: secondo l’analisi eseguita d’urgenza da un gruppo di esperti dell’ANSES, infatti, alcune piante potrebbero interferire con la naturale risposta immunitaria dell’organismo utile a combattere le infezioni, tra cui quella di Covid-19, facendoci quindi più male che bene.
Sono molte le specie di piante e le relative varietà interessate dall’avviso dell’agenzia francese: tra queste figurano il salice, la regina dei prati, la betulla, il pioppo, la curcuma, l’echinacea e l’unghia di gatto.
Le raccomandazioni dell’ANSES ai cittadini francesi sono chiare: se assunti a scopi preventivi sospendere l’utilizzo di questi integratori alla comparsa dei primi sintomi di infezione da Covid-19, mentre per le persone che li consumano in un contesto di condizioni infiammatorie croniche si invita a consultare tempestivamente il proprio medico curante per valutare la pertinenza e continuazione di tali assunzioni.
Il nostro consiglio più generale, visti anche i casi di pratiche commerciali scorrette, è quello di valutare con attenzione la necessità di assumere integratori tenendo a mente che non hanno funzioni terapeutiche, che la loro assunzione non deve compensare comportamenti scorretti a tavola e di stile di vita e che allo stesso tempo, come sollevato dall’ANSES, il fatto che spesso si tratti di prodotti naturali non rende il loro utilizzo più sicuro o senza controindicazioni.
Stando a quanto riportato da diversi organi di stampa, il coronavirus sarebbe in grado di diffondersi anche a quattro metri e mezzo di distanza. Da qui le indicazioni di rispettare distanze maggiori rispetto al metro comunicato dalle autorità. Iniziamo col dire che lo studio che è stato ripreso dalla stampa è stato ritirato: presentava infatti forti limiti metodologici che ne hanno messo in discussione i risultati. La distanza considerata utile per evitare un contagio attraverso le goccioline di saliva è ritenuta di circa due metri. Il consiglio è quello di mantenere almeno un metro di distanza tra le persone, un compromesso tra condurre le attività quotidiane e ridurre il rischio di contagio.
Secondo alcune fonti, tra cui un messaggio che circola su WhatsApp, il Coronavirus sarebbe particolarmente sensibile al calore e, se esposto a temperature di 26 o 27 gradi, sarebbe addirittura neutralizzato. Stando a questa teoria strampalata, perciò, per stare tranquilli sarebbe opportuno consumare più volte al giorno bevande calde, come the, tisane e brodi ed esporsi alla luce del sole il più possibile. Viceversa, sarebbero banditi acqua fredda, cubetti di ghiaccio o neve. Per capire che si tratta di una bufala basta semplicemente pensare al fatto che la temperatura media del corpo umano è di almeno 10 gradi superiore a quella citata, senza considerare - per esempio - che durante la febbre la temperatura sale ulteriormente.
Per scongiurare l'infezione oppure per curarne i sintomi, secondo alcuni sarebbero sufficienti i rimedi omeopatici come l'antiCD13 e lo stannum. Sono realmente d'aiuto in questa situazione? La risposta è no, a partire dal fatto che i rimedi omeopatici non sono soggetti a sperimentazione e, quindi, non è possibile stabilire la loro efficacia. Consideriamo anche che al loro interno spesso non sono presenti sostanze attive e, quando anche lo sono, la loro quantità non può essere misurata. Bisogna ricordare, inoltre, che al momento non esistono rimedi di provata efficacia in grado di impedire l'infezione da coronavirus o di lenirne i sintomi. Se fosse sufficiente un rimedio omeopatico per limitare la propagazione del virus, probabilmente non saremo qui a parlare di epidemia. Ricordiamo, infine, che anche i farmaci antivirali somministrati dagli ospedali per curare i soggetti infetti vengono utilizzati in via sperimentale.
Attenzione ai prodotti igienizzanti venduti con la promessa di eliminare il rischio coronavirus, la loro efficacia non è dimostrata.
162,59 euro per una "maschera antivirus" con grado di protezione FFP3, prezzo inaccettabile per un prodotto che normalmente costerebbe circa 10 euro.
Kit di controllo delle infezioni da coronavirus a 56 euro? Prodotto ingannevole e del tutto inutile.
Nonostante le nostre raccomandazioni e quelle delle autorità sulla loro parziale efficacia, le mascherine sono sempre più ricercate e hanno raggiunto prezzi esorbitanti.
129 euro per sei confezioni di igienizzante? Uno dei tanti esempi di speculazione alle spalle dei consumatori e che fa leva sulle loro paure.
Altro esempio di speculazione a discapito dei cittadini: disinfettante Coronavirus in vendita su Amazon a 156 euro.
Purificatori d'aria che promettono di eliminare "le spore del coronavirus", peccato che il coronavirus non sia un batterio e non possa quindi dare spore. Altro esempio di come sfruttare l'emergenza sanitaria per vendere un prodotto ingannevole a quasi 1.400 euro.
Coronavirus protection mask, ancora prodotti pubblicizzati ad hoc per mettere a freno le paure dei consumatori.

Attenzione ai prodotti igienizzanti venduti con la promessa di eliminare il rischio coronavirus, la loro efficacia non è dimostrata.

162,59 euro per una "maschera antivirus" con grado di protezione FFP3, prezzo inaccettabile per un prodotto che normalmente costerebbe circa 10 euro.

Kit di controllo delle infezioni da coronavirus a 56 euro? Prodotto ingannevole e del tutto inutile.

Nonostante le nostre raccomandazioni e quelle delle autorità sulla loro parziale efficacia, le mascherine sono sempre più ricercate e hanno raggiunto prezzi esorbitanti.

129 euro per sei confezioni di igienizzante? Uno dei tanti esempi di speculazione alle spalle dei consumatori e che fa leva sulle loro paure.

Altro esempio di speculazione a discapito dei cittadini: disinfettante Coronavirus in vendita su Amazon a 156 euro.

Purificatori d'aria che promettono di eliminare "le spore del coronavirus", peccato che il coronavirus non sia un batterio e non possa quindi dare spore. Altro esempio di come sfruttare l'emergenza sanitaria per vendere un prodotto ingannevole a quasi 1.400 euro.

Coronavirus protection mask, ancora prodotti pubblicizzati ad hoc per mettere a freno le paure dei consumatori.
Amazon, eBay e Wish: gli impegni col garante
Oltre ai prodotti fake, durante la scorsa ondata dell'emergenza covid avevamo segnalato all'Antitrust, la presenza sui marketplace di Amazon, eBay e Wish, una serie di prodotti come igienizzanti e disinfettanti per le mani, mascherine di protezione delle vie respiratorie e altri prodotti igienico-sanitari che millantavano proprietà anti-covid fasulle e promossi con claim non veritieri. Lo scorso marzo l'Autorità aveva quindi aperto una serie di procedimenti proprio contro le tre piattaforme, per aver ospitato e venduto tali prodotti.
Non solo, avevamo anche segnalato al garante una forte impennata dei prezzi anche di quei prodotti (come mascherine e gel igienizzanti) messi in vendita regolarmente dai due marketpalce durante l'emergenza sanitaria. Un'impennata che aveva portato rincari anche del 1.900% rispetto al periodo pre-covid su alcuni prodotti di marche anche piuttosto note per queste tipologie di prodotto.
Per evitare le probabili sanzioni, ora le tre piattaforme di ecommerce hanno preso con l'autorità garante impegni ben precisi affinché non si ripresentino le stesse problematiche anche durante questa nuova ondata dell'emergenza sanitaria. Tra gli impegni presi per evitare la pubblicazione di annunci di vendita di prodotti truffaldini, Amazon, eBay e Wish si sono impegnate ad esempio a creare delle "whitelist" ristrette di venditori autorizzati a vendere su queste piattaforme, controllati e monitorati in continuazione.
Infine, per evitare l'aumento spropositato dei prezzi di mascheri e gel, i tre colossi si sono impegnate con l'autorità oltre a mantenere attivi per tutta la durata della pandemia sistemi di filtraggio automatici (introdotti già con la prima ondati dopo le nostre segnalazioni), anche di avviare procedure speciali per poter monitoriare l'andamento dei prezzi e procedere alla rimozione in caso di anomalie.
Per quanto ci riguarda noi continueremo a monitorare la situazione per vedere se questi provvedimenti saranno sufficienti a preservare i consumatori da prodotti fake e rincari ingiustificati.