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Integratori per i capelli: funzionano davvero? Ecco cosa contengono

Vitamine, minerali, aminoacidi, estratti vegetali e complessi brevettati: negli integratori per i capelli c’è questo ed altro. Sono pensati per rendere i nostri capelli più forti e resistenti, ma anche per impedirne la caduta e addirittura favorirne la ricrescita. Sono in grado di mantenere ciò che promettono?

Con il contributo esperto di:
articolo di:
12 dicembre 2025
integratori per capelli

I capelli non sono solo un dettaglio estetico: influenzano come percepiamo noi stessi e come ci vedono gli altri. Quando iniziano a diradarsi o cadere in modo persistente, l'impatto emotivo può essere significativo, alimentando ansia e insicurezza. Non sorprende quindi che il mercato dei prodotti anticaduta sia in continua espansione, in primis quello degli integratori alimentari. Li troviamo ovunque: farmacie, profumerie supermercati.

Capsule, bustine, caramelle gommose: l'offerta è vastissima e le promesse allettanti. Più forza, più resistenza, più vitalità per la nostra chioma. Di fronte a questo profluvio di promesse, orientarsi diventa difficile. E molti li acquistano sperando che possano davvero fermare la caduta o risvegliare i follicoli addormentati.

Ma cosa c'è davvero dentro questi integratori? E la domanda più importante: funzionano realmente? Possono arrestare la perdita di capelli o stimolare la ricrescita quando il diradamento è già evidente? Il responso non è dei più entusiasmanti. Nessuno studio è mai riuscito a portare evidenze solide a favore dell'efficacia di questi prodotti nel contrastare la caduta dei capelli

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Integratori anticaduta: cosa sono e cosa contengono

Gli integratori anticaduta sono prodotti che promettono di fornire i nutrienti necessari a sostenere la crescita dei capelli e contrastarne la perdita. Il ragionamento alla base è semplice: se la caduta dipende da interruzioni nel ciclo di crescita o da alterazioni progressive dei follicoli, un apporto extra di nutrienti dovrebbe aiutare.

L'idea sembra logica, ma merita un esame più attento. Al di là del packaging e del prezzo, questi integratori hanno composizioni sorprendentemente simili. Combinano quasi sempre due categorie principali di ingredienti.

  • Nutrienti base utili ai capelli. Si tratta di vitamine, minerali e aminoacidi che – almeno in teoria – forniscono al follicolo ciò che serve per produrre un capello sano. Il bulbo pilifero funziona infatti come una piccola “fabbrica”: per formare continuamente nuove cellule ricche di cheratina, e quindi alimentare il ciclo naturale del capello, ha bisogno di un apporto costante di materiale.
  • Ingredienti cosiddetti “anticaduta”. Questa categoria comprende estratti o sostanze di origine vegetale, ma anche complessi nutrizionali brevettati che promettono di modulare il metabolismo del follicolo, favorendo la crescita o contrastando i processi che portano alla caduta.

Ora vediamo più da vicino quali sono e quale funzione vantano.

 Alla base: biotina, zinco e aminoacidi solforati

Gli integratori anticaduta contengono, come si è detto, quasi sempre gli stessi ingredienti di base: biotina e altre vitamine del gruppo B, zinco, rame, aminoacidi solforati e cheratina. Sono i "mattoni" strutturali del capello, i componenti che teoricamente dovrebbero nutrirlo e rinforzarlo.

A questo nucleo fondamentale si aggiungono poi altre sostanze: vitamine antiossidanti (C, D, E), stimolanti per il microcircolo e i follicoli (taurina, arginina, carnitina), oligoelementi come il silicio, acidi grassi essenziali e altri aminoacidi. L'obiettivo dichiarato è sostenere la chioma in condizioni di stress.

Ma perché proprio questi ingredienti compaiono così spesso nelle formulazioni?  

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Il “plus” anticaduta dal mondo vegetale

Oltre agli ingredienti standard, molti integratori anticaduta puntano su estratti vegetalicomplessi brevettati e sostanze "naturali" a cui vengono attribuite azioni specifiche sui follicoli. Sono questi ingredienti a caratterizzare davvero il prodotto e a sostenere le campagne pubblicitarie: evocano naturalità, ma promettono al contempo efficacia quasi farmacologica e innovazione scientifica.

Secondo i produttori, queste sostanze avrebbero proprietà anticaduta o stimolanti, capaci di influenzare la biologia del follicolo e prevenirne l'indebolimento. La realtà è più prosaica: gli estratti disponibili sul mercato sono innumerevoli e spesso inseriti più per ragioni di marketing che per una reale evidenza funzionale.

Si possono tuttavia distinguere alcune tendenze ricorrenti.

  • Ingredienti e formule “uomo”, con un posizionamento esplicitamente anti-calvizie. Tra tutti spicca l’estratto di serenoa repens (o saw palmento), una palma nana i cui frutti ricchi di steroli e acidi grassi avrebbero attività antiandrogena, cioè di contrasto all’azione degli ormoni maschili e ai meccanismi di fondo dell’alopecia androgenetica. In questi prodotti troviamo spesso anche estratti di semi di zuccafoglie d’ortica, ajuga reptansginkgo bilobacaffè verdemelograno, e così via: tutti ingredienti che a vario titolo vanterebbero azione antiandrogena o di supporto al follicolo.
  • Ingredienti e formule “donna”, che puntano più su naturalità, bellezza e vitalità del capello. Dal miglio all’olio di semi di lino, dal bambù alle alghe, dalla mela annurca al cardo mariano. E poi equiseto, capelvenere, ashwagandha, lievito di birra, soia fermentata (ricca di isoflavoni)... La lista è lunghissima. Vantano (a seconda del caso) proprietà antiossidanti, pro-microcircolo, “adattogene” (cioè anti-stress) ma anche anti-androgene o estrogeniche, cioè simili a quella degli ormoni femminili. A questi, sono spesso associati nutrienti noti al mondo femminile, come ferro, B12 e acido folico.

Ci sono però anche tante formulazioni per “uomo e donna”,in pratica unisex, in cui questi ingredienti sono mescolati in vari modi. Spesso, poi, determinate sostanze vegetali e nutrienti di base sono miscelati in complessi brevettati dal nome accattivante, che promettono unicità e performance superiori. Vediamo ora quali sono le promesse fatte e se sono credibili.

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Cosa promettono gli integratori anticaduta

Gli integratori anticaduta, dalle formule basilari a quelle più sofisticate, tendono a suggerire –  magari senza affermarlo esplicitamente  di poter prevenire o ridurre la perdita dei capelli. Si tratta di promesse che vanno ben oltre ciò che un integratore alimentare può realmente offrire.

Infatti, stando alle norme in vigore, gli integratori alimentari

  1. non possono vantare effetti terapeutici né essere confusi con farmaci; dunque, non possono agire su perdite patologiche (alopecia areata, androgenetica, effluvio);
  2. non devono essere testati clinicamente prima di entrare in commercio. Non vi è infatti un’autorizzazione preventiva con verifica obbligatoria dell’efficacia.

Gli integratori hanno un ruolo preciso: sostenere il normale funzionamento dell'organismo. Non possono correggere disfunzioni o alterare processi patologici. Se qualcosa non funziona come dovrebbe, un integratore non può risolvere il problema.

La caduta dei capelli rientra nella normalità quando è fisiologica, cioè fa parte del naturale ciclo di vita del capello: crescita, arresto, caduta. In una chioma sana, il 10-15% dei capelli è sempre in fase di caduta. Questa percentuale può aumentare fisiologicamente in determinati periodi dell'anno - i famosi "cambi di stagione" di autunno e primavera - o in particolari circostanze.

In teoria, gli integratori potrebbero supportare i follicoli fornendo nutrienti utili. Nella pratica, però, gli studi scientifici non sono risusciti a provare che siano davvero in grado di svolgere questo effetto preventivo, così come mancano evidenze che l'alimentazione normale sia insufficiente a garantire i "mattoncini" necessari alla crescita dei capelli.

Nessuno si preoccupa di una caduta fisiologica. L'allarme scatta quando la perdita diventa massiccia e persistente: qui non siamo più in ambito fisiologico, ma patologico. La caduta può intensificarsi per cause diverse: stress fisico o emotivo, farmaci, processi infiammatori o autoimmuni (come l'alopecia areata, totale o universale), fattori ormonali (l'alopecia androgenetica, che colpisce anche le donne).

Le carenze nutrizionali sono invece una causa rarissima. In questi contesti patologici, i nutrienti contenuti negli integratori anticaduta non hanno alcun effetto dimostrato: non possono compensare i fattori scatenanti, né bloccare la caduta e nemmeno riattivare i follicoli. Questi sarebbero effetti farmacologici, che richiederebbero studi clinici ampi e rigorosi per valutare benefici e rischi, requisiti che oggi non sono richiesti agli integratori.

In sintesi, un integratore non può legittimamente promettere di arrestare o invertire una caduta patologica. Eppure, nell'immaginario comune, gli integratori anticaduta sono percepiti come rimedi efficaci contro effluvi e alopecie. La responsabilità è delle promesse eccessive che il marketing continua a suggerire. 

Tra affermazioni più caute e promesse eccessive

Sul mercato si osservano strategie comunicative molto diverse. Alcuni prodotti adottano un approccio molto sobrio: si limitano a utilizzare i claim nutrizionali autorizzati dalla normativa, spiegando il ruolo fisiologico di vitamine, minerali e altri ingredienti nel mantenimento di capelli normali e sani. Nessuna promessa roboante su effetti anticaduta o ricrescita: è il caso, ad esempio, di prodotti come Solgar Estetic Formula o Goovi Capelli & Unghie

Goovi

Altri marchi – come Swisse, Ducray (Anacaps) o Bios Line (Biokap) – pur mantenendo una comunicazione apparentemente sobria e formalmente entro i limiti normativi, ricorrono a espressioni ambigue e potenzialmente fuorvianti. Frasi come "promuove la crescita", "rende i capelli più forti e voluminosi" o "aiuta a mantenere i capelli forti e robusti" possono essere facilmente fraintese da un pubblico già preoccupato per la caduta dei capelli. L'equivoco si amplifica quando compaiono termini come "anticaduta", "aiuta a frenare la caduta" o riferimenti a "situazioni persistenti" (come nel caso di Anacaps).

Anacaps 

Poi ci sono i prodotti che adottano un linguaggio simil-farmacologico, parlano di percentuali ed effetti clinicamente testati e avanzano promesse davvero eccessive. Forcapil Anticaduta di Arkopharma promette più "forza, crescita e resistenza" e un effetto anticaduta in quasi 9 utilizzatori su 10. Lo dichiara a caratteri cubitali, con tanto di percentuali in evidenza, per poi specificare in calce, e in piccolo, che si tratta dell'autovalutazione di 62 persone dopo 3 mesi di utilizzo.

Non viene specificato se queste persone soffrissero effettivamente di caduta dei capelli, né di che tipo. Al di là dell'affidabilità discutibile di questo genere di studi e della durata troppo breve per valutare perdite persistenti, con informazioni così vaghe il consumatore non può nemmeno capire se il prodotto sia utile per il suo specifico problema né quale beneficio possa realisticamente aspettarsi.

Forcapil

Phyto Paris, con il suo Phytocyane Caduta dei Capelli, promette di rallentare la caduta e stimolare la crescita "naturale" dei capelli, ma si presenta al contempo come efficace nel "trattare" la caduta "progressiva e severa", quindi patologica. Utilizza espressioni come "risultati clinicamente testati" (tipiche del linguaggio farmacologico) e promette benefici "visibili dopo 1 mese".

Le percentuali esibite in grande evidenza rimandano però a un semplice test di soddisfazione su 85 volontari con caduta "progressiva", lasciando intendere – senza mai dirlo esplicitamente – che si tratti di alopecia. Queste informazioni cruciali appaiono in caratteri poco visibili, in calce alle immagini. Ma anche quando si riescono a leggere, la comprensione rimane difficile: cosa significa esattamente "90% caduta rallentata"? Come si misura questo rallentamento? E se la caduta è progressiva, 24 settimane di osservazione sono davvero sufficienti per valutarne l'efficacia? Impossibile farsi un'idea chiara o maturare aspettative realistiche.

Phytocyane

Anche Giuliani, con il suo Bioscalin Total Care, suggerisce un'efficacia anticaduta clinicamente comprovata in caso di "cadute temporanee" – un concetto paradossale per chi legge: nessuno può sapere in anticipo se la propria caduta sarà temporanea, a meno che non si sia già risolta spontaneamente o non abbia ricevuto una diagnosi medica precisa. Sarebbe necessario chiarire se si parla di caduta stagionale o di telogen effluvium, un tipo di perdita legata a fattori stressanti che si risolve spontaneamente alcuni mesi dopo la cessazione dello stimolo nocivo.

Invece la comunicazione punta su numeri sensazionali: "capelli in fase di crescita x33 volte" e "+100% di soddisfazione globale". Risultati poco comprensibili che si basano sulla valutazione di un piccolo gruppo di 78 volontari, di cui non si conoscono né le circostanze né la natura della perdita, dopo appena 3 mesi di utilizzo – un tempo perfettamente compatibile con il miglioramento fisiologico spontaneo di un effluvio. Ancora più fuorviante è generalizzare questi effetti mostrando immagini "prima e dopo" su singoli casi, prive di qualsiasi valore statistico.

Bioscalin

Infine, Bionike Defence Anagenix-K promette minore caduta e "migliore" ricrescita, con efficacia clinicamente testata dopo 12 settimane di utilizzo. Leggendo le note in piccolo si scopre che si tratta di valutazioni oggettive e soggettive condotte su appena 20 persone affette da telogen effluvium "acuto/cronico".

Considerato il numero estremamente ridotto di partecipanti, la diagnosi volutamente generica (acuto o cronico sono condizioni molto diverse) e la durata perfettamente compatibile con il miglioramento spontaneo di un effluvio, affermazioni come "75% diminuzione della caduta" e "70% crescita naturale" generano aspettative del tutto irrealistiche.

Bionike

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Funzionano davvero? Cosa dice la scienza

La letteratura scientifica offre una risposta semplice e, purtroppo, deludente: nessun integratore può realmente contrastare la caduta dei capelli. I meccanismi alla base delle cadute, siano esse temporanee o croniche, sono raramente legati a carenze nutrizionali. D'altra parte, l'utilizzo di dosi massicce di vitamine, minerali o estratti vegetali non trova riscontro in prove scientifiche convincenti. 

Utili solo nei (rarissimi) casi di carenza

L'idea alla base di questi prodotti è intuitiva: se il capello è composto da cheratina e il suo ciclo di vita dipende da vitamine, minerali e aminoacidi specifici, fornire questi "mattoncini" dovrebbe sostenerne crescita e resistenza in ogni circostanza. La scienza, però, dice altro: l'integrazione di questi nutrienti porta a benefici tangibili sui capelli solo in presenza di carenze documentate. In questi casi specifici, la supplementazione mirata è effettivamente utile.

Un diradamento associato ad anemia, ad esempio, può beneficiare dell'integrazione di ferro o vitamina B12, a seconda dei casi. La biotina ha senso quando la perdita è legata all'assunzione di farmaci che ne riducono la disponibilità nell'organismo, come l'acido valproico o l'isotretinoina. Sebbene la carenza di alcune vitamine e minerali possa provocare alterazioni del pigmento, fragilità o caduta dei capelli, la perdita di capelli raramente trova origine in deficit nutrizionali.

Nella popolazione generale che segue una dieta variata, carenze di zinco, rame, selenio o vitamine del gruppo B sono rare o molto rare. La carenza di biotina, in particolare, è rarissima: si verifica solo in presenza di malattie genetiche o regimi alimentari estremi in cui l'unico alimento di origine animale sia l'albume d'uovo crudo, dato che la biotina è ampiamente disponibile in una dieta onnivora normale.

Il boost di nutrienti non potenzia i follicoli

Spesso gli integratori non vengono consigliati per sospette carenze, ma nella speranza o convinzione che dosi massicce possano stimolare o riattivare i follicoli. Gli studi clinici, tuttavia, non hanno fornito prove convincenti di efficacia quando i nutrienti vengono assunti da soggetti senza deficit accertati. Non esistono evidenze che fornire all'organismo maggiori dosi di vitamine, minerali, aminoacidi o acidi grassi essenziali sia utile in generale, e quindi anche nel caso in cui si stiano perdendo capelli in modo eccessivo o progressivo. In altri termini, assumere quantità eccessive dei "mattoncini base" dei capelli non produce alcuno stimolo o sostegno capace di arrestare la caduta o favorire la crescita. L'assunzione di complessi di nutrienti per rallentare, fermare o invertire una caduta non ha alcuna utilità dimostrata, se non in specifici casi di carenza documentata.

Sostanze vegetali anticaduta: benefici molto dubbi 

La maggior parte degli integratori anticaduta contiene uno o più estratti vegetali. Non siamo più nel campo dei semplici "mattoncini" base del capello, ma in quello delle sostanze a cui si attribuiscono effetti pro-crescita o anticaduta. Si va dall'azione antiossidante al supporto della microcircolazione, fino a una presunta funzione antiandrogena, ovvero di contrasto al diidrotestosterone (DHT), la forma più attiva del testosterone, responsabile della miniaturizzazione del follicolo tipica dell'alopecia androgenetica.

Le evidenze scientifiche a sostegno di queste proprietà si limitano però perlopiù a studi preclinici, condotti in laboratorio o su animali, dove un determinato estratto dimostra attività promettenti: inibizione dell'enzima 5-alfa-reduttasi (che converte il testosterone in DHT), contrasto dell'azione del DHT stesso o stimolazione della proliferazione cellulare. Ciò che si osserva in vitro, su cellule e tessuti, o in vivo, su cavie, non si traduce automaticamente in effetti sull'uomo. Le poche prove cliniche disponibili sull'efficacia di questi estratti vegetali si basano su studi di piccole dimensioni e con metodologie non sufficientemente rigorose.

Il Saw palmetto (Serenoa repens), ad esempio, è una delle sostanze più studiate per la sua presunta azione anti-DHT: ha mostrato effetti promettenti in vitro e in vivo, ma gli studi clinici di migliore qualità non hanno riscontrato differenze significative rispetto al placebo. L'efficacia anticaduta emersa negli studi disponibili è, nel migliore dei casi, modesta, e i dati risultano poco attendibili a causa delle carenze metodologiche.

Anche per altri estratti – semi di zucca (Cucurbita pepo), tè verde (Camellia sinensis), miglio (Panicum miliaceum), mela annurca – gli studi clinici sono insufficienti, inconcludenti o metodologicamente deboli.

In sintesi, nessun estratto vegetale è paragonabile ai trattamenti farmacologici riconosciuti, Minoxidil e Finasteride, la cui utilità è comunque limitata e per certi versi ancora dibattuta.

Il mistero (svelato) degli ingredienti brevettati

Alcuni integratori contengono ingredienti brevettati dal nome altisonante. Queste sigle e denominazioni registrate servono a conferire un'aura di scientificità e autorevolezza al prodotto, giustificando spesso un prezzo più elevato. Leggendo l'etichetta, però, si scopre che dietro molti nomi roboanti si nascondono sostanze nutrizionali molto comuni o estratti vegetali noti.

Il Lactocapil Plus di Biomineral One, ad esempio, è un insieme di proteine del siero di latte, aminoacidi e vitamina E. Il Tricofoltil di BioKap Anticaduta è un complesso a base di olio di lino, rame e biotina. La celebre Biogenina di Bioscalin era un brevetto che combinava spermidina, biotina e acido pantotenico – due delle vitamine più comuni in questi prodotti.

Stabilire i reali benefici o rischi di questi integratori è estremamente complesso. Queste formulazioni raramente vengono testate in studi sull'uomo con metodi rigorosi e campioni ampi di volontari. Quando tali studi esistono, sono sempre finanziati dall'industria produttrice e mai replicati da gruppi indipendenti. Spesso, invece, le aziende riportano risultati basati su test interni non rintracciabili nella letteratura scientifica.

In conclusione, nessuno degli estratti vegetali – nemmeno i più noti e studiati come la Serenoa repens – possiede un livello di evidenza clinica paragonabile ai trattamenti farmacologici riconosciuti, Minoxidil e Finasteride. Sebbene possano rappresentare un'opzione per chi cerca un approccio "naturale", questi integratori non possono essere proposti come valida alternativa terapeutica.

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Cosa influenza realmente la salute dei capelli

La salute dei capelli e la tendenza alla caduta dipendono da un insieme di fattori molto più ampio e complesso di quanto lascino intendere le etichette degli integratori. È fondamentale distinguere tra fenomeni di caduta temporanea e risolvibile – come il telogen effluvium, spesso legato a stress fisici o psicologici, o la caduta stagionale fisiologica – e fenomeni di caduta difficilmente reversibili, come l'alopecia androgenetica o un effluvium cronicizzato, che richiedono una diagnosi precisa e, a seconda dei casi, interventi medici mirati.

I fattori cruciali: genetica e ormoni

Due elementi cruciali – genetica e ormoni – determinano in larga parte lo stato della capigliatura. La genetica è certamente il fattore principale: stabilisce la densità della chioma, la robustezza del fusto e la durata delle fasi del ciclo di crescita dei capelli. Il numero di follicoli sul cuoio capelluto, ad esempio, è fissato alla nascita.. La predisposizione ereditaria influenza notevolmente anche:

  • la lunghezza raggiungibile dai capelli, che è legata alla durata della fase “anagen” di crescita dei capelli, variabile da persona a persona (tra i 2 e i 7 anni, ma anche di più);
  • la tendenza all’alopecia, sia quella più comune (di natura ormonale, sia nell’uomo sia nella donna), sia quella autoimmune (alopecia areata, totale o universale).

Gli ormoni hanno un ruolo accertato nell'alopecia maschile: il diidrotestosterone causa nel tempo la miniaturizzazione del follicolo, il meccanismo alla base dell'alopecia androgenetica. Questo dipende dalla sensibilità dei follicoli agli androgeni, determinata geneticamente. L'azione ormonale riduce progressivamente sia le dimensioni del follicolo sia le fasi di crescita, finché il capello viene sostituito da uno miniaturizzato, non pigmentato e quasi invisibile.

Nell'alopecia femminile gli ormoni hanno un ruolo più complesso. Le variazioni ormonali del post-parto o della menopausa, così come le disfunzioni tiroidee, possono alterare la densità della chioma. Tuttavia, la perdita progressiva di capelli nella donna non è normalmente legata a squilibri ormonali: la maggior parte delle donne con alopecia presenta livelli ormonali nella norma. Anche qui è la sensibilità dei follicoli agli androgeni a giocare un ruolo chiave. 

I fattori modificabili: salute generale e stili di vita

La salute dei capelli è influenzata dallo stato di salute della persona, ma anche dalla sue scelte quotidiane.

  • Salute. Malattie croniche, infezioni gravi, emorragie, interventi chirurgici e trattamenti farmacologici (come chemioterapie, farmaci antidepressivi, anticoagulanti, e retinoidi) possono provocare cadute temporanee o persistenti. Per quanto riguarda i problemi di forfora o dermatite seborroica, pur non essendo considerate cause dirette di alopecia, possono comunque aggravare la situazione generale della chioma.
  • Alimentazione. Una dieta varia ed equilibrata è generalmente più che sufficiente a fornire al follicolo tutto il necessario. Gli integratori trovano spazio solo quando questa base nutritiva viene meno, ovvero in presenza di carenze specifiche (ferro, vitamina B12). Diete drastiche, regimi alimentari estremi e malattie che comportano malassorbimento possono indurre stati di carenza negativi (anche) per la chioma.
  • Stili di vita e abitudini. Contribuiscono ad alterare l'equilibrio del capello: stress psico-fisico, diete drastiche e regimi estremi, fumo e abitudini cosmetiche aggressive (trattamenti chimici, colorazioni frequenti, ecc.). Due note cause di diradamento sono la tricotillomania, cioè l’abitudine di tirare le ciocche in modo compulsivo e l’abitudine a raccogliere i capelli con code molto tirate, che possono causare alopecia da trazione, con arretramento definitivo dell’ attaccatura dei capelli. 
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Domande frequenti

Qual è il miglior integratore anticaduta?

Il miglior integratore è quello che non promette ciò che non può mantenere. Un integratore non può fermare la caduta, riattivare i follicoli né accelerare la crescita dei capelli. Il suo ruolo si limita a fornire nutrienti utili ai normali processi fisiologici e, in alcuni casi, a supportare l'organismo durante una perdita non patologica. Non esistono però prove che dosi elevate di vitamine o aminoacidi abbiano utilità in assenza di reali carenze. Poiché mancano studi comparativi che dimostrino la superiorità di un prodotto rispetto a un altro, la scelta dovrebbe basarsi su criteri pratici.

  1. Affermazioni credibili: evitare prodotti che promettono ricrescita o arresto dell’alopecia.
  2. Formula semplice: preferire integratori con pochi e ben noti nutrienti: vitamine del gruppo B, minerali come zinco, rame, ferro e aminoacidi solforati.
  3. Prezzo: costi elevati o vendita in farmacia non sono garanzia di maggiore efficacia.

Detto ciò, non ci sono prove che un integratore anticaduta funzioni meglio di una dieta equilibrata.

 

Qual è il miglior integratore per capelli in dermatologia?

Molti consumatori sono convinti che esistano integratori di "serie A" – più efficaci perché consigliati da dermatologi o farmacisti – e integratori di "serie B", quelli da supermercato o parafarmacia. Quando un prodotto viene suggerito da un professionista sanitario, acquisisce automaticamente un'aura di maggiore affidabilità. Questa distinzione, però, non poggia su basi oggettive. Dermatologi e farmacisti non hanno accesso a informazioni privilegiate che permettano loro di identificare l'integratore migliore: le uniche fonti aggiuntive di cui dispongono sono quelle fornite dagli informatori farmaceutici, che rimangono materiale promozionale.

Il consiglio del professionista può basarsi su dati preclinici promettenti ma insufficienti, sulla familiarità con un marchio percepito come "serio", o semplicemente sull'efficacia della strategia di marketing dell'azienda. Nemmeno l'esperienza clinica personale, pur preziosa, può compensare l'assenza di prove solide: mancano studi controllati e confronti diretti tra prodotti che dimostrino la superiorità di un integratore rispetto agli altri. Per questo, di fronte a una raccomandazione molto specifica, vale la pena chiedere: "Perché proprio questo prodotto?" Se la risposta è vaga o generica, probabilmente non esistono ragioni oggettive a sostegno di quella scelta. In quel caso, siete liberi di orientarvi verso un'alternativa.

Ci sono integratori per una crescita veloce?

Quest'aspettativa nasce soprattutto da slogan come "capelli più forti e vitali", "stimola la crescita" o "chioma rinforzata": espressioni che, pur senza prometterlo esplicitamente – cosa che sarebbe illecita – lasciano intendere un effetto sulla velocità di crescita. La realtà è ben diversa: nessun integratore può accelerare il ritmo di crescita dei capelli. La velocità e la durata della fase anagen, quella di crescita attiva, sono determinate da un ciclo biologico preciso che procede a un ritmo medio di circa un centimetro al mese. Per modificarlo sarebbe necessaria una vera azione farmacologica, che gli integratori, per definizione normativa, non possono e non devono avere. Di conseguenza, nessuna delle sostanze contenute in questi prodotti è in grado di accelerare la crescita.

Quali effetti collaterali hanno gli integratori per capelli?

Un aspetto spesso trascurato riguarda la sicurezza. È vero che gli integratori in commercio rispettano i limiti normativi per vitamine, minerali ed estratti vegetali; tuttavia, questo non significa che siano privi di rischi. Ecco i principali punti critici.

  • Vitamine e minerali in eccesso. Assumerne più del necessario non aumenta i benefici, ma può favorire effetti indesiderati. 
  • Alterazione degli esami di laboratorio. Alti livelli ematici di biotina, ingrediente onnipresente in questi integratori e anche a dosi altissime, possono falsare alcuni esami del sangue, in particolare test ormonali e marcatori cardiaci basati sul sistema streptavidina–biotina.
  • Interferenza endocrina. Alcuni estratti con attività antiandrogena (come serenoa repens) possono interferire con gli ormoni e sono sconsigliati nell’età dello sviluppo, in gravidanza o alle donne in età fertile.
  • Interazioni poco conosciute. Le interazioni tra integratori e farmaci sono raramente indagate, ma sono un problema concreto. E più un integratore ha una formula complessa, più aumentano i rischi di interazioni problematiche.

In sintesi, la sicurezza di un prodotto “naturalenon dovrebbe mai essere data per scontata. Per gli integratori non esiste un sistema di farmacovigilanza rigoroso come per i farmaci, cosa che rende molto difficile individuare eventuali problemi legati al loro uso.

 

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IL PARERE DELL'ESPERTO
Daniele Caldara - Biotecnologo medico
La salute dei capelli è il risultato di un intreccio complesso di fattori genetici, ormonali, ambientali e (solo in parte) nutrizionali. Gli integratori possono offrire un supporto solo in casi specifici e selezionati, ma non devono mai essere confusi con soluzioni terapeutiche. La letteratura scientifica su questo argomento ci dice che non dobbiamo aspettarci nessun arresto della caduta e nessun effetto ricrescita.