Prodotti anticaduta per capelli: sono davvero efficaci?
Se una volta annunciavano miracoli, oggi gli slogan sono più misurati. Ma quali ingredienti contengono gli integratori alimentari e i cosmetici per la chioma, e qual è l’efficacia dimostrata?
- contributo tecnico di
- Daniele Caldara
- di
- Matteo Metta

Compresse, fiale, shampoo, spray, maschere, lozioni. In commercio, di prodotti per la caduta dei capelli ne esiste un’infinità. Un mercato fiorente che non conosce crisi, perché si farebbe di tutto per scampare alla sciagurata calvizie: un problema che, se per gli uomini è destabilizzante, per le donne può essere addirittura devastante, e compromettere la qualità della vita.
Oltre alle terapie farmacologiche, prescritte da un medico, ci sono prodotti in libera vendita che appartengono a due categorie: integratori alimentari e cosmetici. Rispetto al passato, quando nella pubblicità e sulle confezioni si facevano promesse mirabolanti («accresce la forza dei tuoi capelli», «contrasta la caduta», «scientificamente provato», «chioma folta»), oggi i messaggi sono più misurati. Hanno abbandonato il campo delle certezze per quello delle possibilità. Ecco la ragione di equilibrismi linguistici del tipo: il prodotto può “contribuire”, “favorire” o “aiutare” la crescita e il benessere dei capelli, o al massimo avere un possibile effetto anticaduta. Segno che sia il regolamento europeo sui claim nutrizionali e salutistici (che consente solo l’uso di slogan autorizzati) sia le condanne inflitte dall’Antitrust per pratiche ingannevoli hanno sortito qualche effetto.
Sarebbe tuttavia sbrigativo fare di tutta l’erba un fascio e bollare come “inutili” questi prodotti, solo perché - per legge - cosmetici e integratori non possono vantare alcuna efficacia terapeutica. Siamo andati allora a vedere che cosa dicono gli studi a proposito delle sostanze contenute più frequentemente in questi preparati.
Vitamine del gruppo B
Partiamo da quelli che possiamo definire “integratori di base”, dal momento che contengono perlopiù elementi costitutivi del capello - minerali, vitamine, aminoacidi, proteine - la cui grave carenza potrebbe determinarne la caduta (oltre che avere effetti negativi per lo stato di salute generale). Si tratta di nutrienti molto comuni, che nella dieta occidentale difficilmente e molto raramente possono venire a mancare. Per di più non esistono prove chiare che una integrazione di questi nutrienti possa aiutare davvero chi sta sperimentando il diradamento della chioma.
Negli integratori per i capelli sono onnipresenti le vitamine del gruppo B, in particolare la biotina, un nutriente utile in tanti processi metabolici del nostro organismo. Una sua grave penuria porta all’assottigliamento e alla perdita di capelli e di peli. Ma una carenza così drammatica riguarda solo chi soffre di un raro difetto congenito (per il quale si fa lo screening alla nascita e da quel momento si pone rimedio con l’integrazione) e chi segue un regime alimentare che preveda, per mesi se non addirittura per anni, il bianco d’uovo crudo come unico ingrediente di origine animale di tutta la dieta. L’albume crudo contiene infatti una sostanza che “sequestra” la biotina, ostacolandone l’assorbimento intestinale (ma basta che l’albume sia cotto e questo non succede).Insomma, situazioni più uniche che rare.
Inoltre, non c’è alcuna prova che la supplementazione di biotina in chi non ne abbia una carenza accertata sia in grado di arrestare la caduta o stimolare la crescita dei capelli. Tant’è che l’Autorità per la sicurezza alimentare (Efsa) non ha autorizzato alcuno slogan in tal senso.
Lo stesso dicasi per altre vitamine del gruppo B (tra cui l’acido pantotenico, presente ingiustificato in gran parte dei prodotti, o l’acido folico, aggiunto negli integratori “al femminile”), nutrienti altrettanto importanti in varie reazioni cellulari, ma per i quali l’Efsa non ha avallato benefici per i capelli. Quanto alle vitamine C, D ed E, non è chiaro quale sia il legame con i processi cellulari relativi ai capelli: la loro presenza negli integratori forse si deve a un più generico effetto antiossidante.
I minerali, dallo zinco al ferro
Discorso diverso per minerali. Zinco, rame, selenio e ferro, se gravemente carenti, possono causare la perdita di capelli. A zinco e selenio l’Efsa riconosce un ruolo nel mantenimento di unghie e chioma normali, mentre il contributo del rame riguarda la pigmentazione, dei capelli ma anche della pelle. Tuttavia la loro carenza è un’evenienza alquanto rara in chi segue un’alimentazione varia e bilanciata. Al contrario l’insufficienza di ferro si verifica con una certa frequenza, ma ciò non si associa automaticamente alla perdita dei capelli, segno che il rapporto causa-effetto non è così stretto.
Aminoacidi e acidi grassi
Oltre alle vitamine e ai minerali, negli integratori per capelli sono presenti anche aminoacidi. In particolare cisteina e metionina, fondamentali nella produzione di cheratina (il principale costituente di capelli e unghie). L’effetto di questi aminoacidi è stato studiato perlopiù sugli animali e in vitro, per questo l’Efsa non ha autorizzato alcun claim relativo alla capigliatura umana.
Cosa ci fanno invece ingredienti come olio di semi di lino, di cartamo o di borragine oppure l’olio di enotera? Sono aggiunti perché ricchi di acidi grassi essenziali, ritenuti utili alla crescita dei peli. Il fatto è che una carenza di queste sostanze, come della maggior parte di quelle citate in precedenza, è davvero difficile ai nostri giorni. E in coloro che non hanno carenze l’efficacia della supplementazione nel fermare la caduta dei capelli (o nello stimolarne la crescita) non è supportata da dati scientifici.
L’aggiunta di estratti vegetali
Accanto agli “integratori di base” vanno annoverati quelli più complessi, nei quali sono aggiunti estratti vegetali. Non siamo più nel territorio dei “mattoni” essenziali per il capello, ma in quello di sostanze - estratti di semi, frutti o foglie di piante - cui tradizionalmente si attribuisce un effetto benefico per la chioma: per la loro funzione antiossidante o per quella di supporto alla microcircolazione, ma più spesso per una supposta azione di contrasto al testosterone attivo (DHT). È il caso del Serenoa repens, una palma nana (chiamata anche Saw palmetto o Serenoa serrulata), i cui frutti sono ricchi di acidi grassi, fitosteroli e flavonoidi. Questi frutti venivano mangiati dai nativi americani, che li usavano per curare l’infertilità e l’impotenza, poi adottati dai coloni come tonico, e più recentemente come rimedio per i disturbi urinari.
Oltre che nei prodotti anticaduta specificamente rivolti agli uomini, l’estratto di Serenoa repens è presente in farmaci e integratori per la prostata, per via della sua supposta capacita di inibire la 5-alfa-reduttasi, cioè l’enzima che converte il testosterone nella sua forma attiva (diidrotestosterone DHT), l’ormone che causa la proliferazione delle cellule della prostata. Gli studi che hanno valutato l’efficacia contro l’alopecia androgenetica sono pochi, condotti su un numero esiguo di pazienti e con metodi non rigorosi. Pertanto non forniscono una risposta certa.
Tra gli ingredienti vegetali più comuni nei prodotti anticaduta troviamo gli estratti di semi di zucca, di semi d’uva, di tè verde, di miglio e perfino di mele annurca IGP campana. Anche in questi casi gli studi sono quasi sempre scarsi, perlopiù in vitro o su cavie e, quando vengono condotti sull’uomo, spesso sono limitati dal punto di vista metodologico, per cui i risultati sono poco affidabili e non generalizzabili.
Un commento meritano anche gli integratori per capelli indicati per le donne. Il più delle volte contengono isoflavoni della soia, antiossidanti usati per ridurre gli effetti collaterali della menopausa. L’Efsa anche in questo caso ha bocciato il claim sul contributo alla «normale crescita dei capelli».
Le formule brevettate
C’è infine una classe di prodotti anticaduta che si presenta sotto nomi commerciali accattivanti oppure fa riferimento a principi attivi brevettati. Spesso contengono la gran parte delle sostanze di cui abbiamo parlato - minerali, aminoacidi, vitamine (soprattutto del gruppo B) - e in più vari altri ingredienti, tra cui alcune sostanze e combinazioni brevettate. Per esempio, la spermidina oppure l’estratto di Galeopsis segetum (la canapa campestre), oppure l’estratto di Ajuga reptans, una pianta erbacea conosciuta come bugola, che si trova in vari prodotti Giuliani. Nella maggior parte dei casi si tratta di prodotti con formulazioni complesse, spesso brevettate dai produttori e per le quali sono disponibili molte prove precliniche interessanti, cioè studi in vitro o su animali. Purtroppo però quasi mai esistono studi clinici che ci permettano di dire che queste sostanze o combinazioni siano davvero utili per perdite di capelli temporanee o per quelle progressive. Il succo del discorso è: non c’è niente di male nell’usare questi prodotti, l’importante è essere consapevoli di quali effetti aspettarsi.
Il normale ciclo di vita
Il cuoio capelluto contiene da 100.000 a 150.000 follicoli piliferi. Il loro numero varia da persona a persona. Ciascuno di noi ne ha un numero fisso già dalla nascita. Mentre leggi, l’85-90% dei capelli presenti sul tuo cuoio capelluto è in fase di crescita, quella che nel linguaggio medico è definita “anagen”. In questo periodo, che può durare dai due ai sei anni, ciascun capello cresce a una media di circa un centimetro al mese. Dopodiché la porzione inferiore del follicolo pilifero regredisce, la radice si stacca e la sua crescita cessa. Questa fase, definita “catagen”, è molto veloce (dura due-tre settimane) e riguarda meno dell’1% dei capelli. Circa il 10-15% è invece in fase di riposo, detta “telogen”. In questo periodo, che dura circa due-tre mesi, i capelli si staccano progressivamente. Nel frattempo, alla base del follicolo cominciano a moltiplicarsi nuove cellule del capello: inizia un nuovo ciclo.
Le cause principali della caduta di capelli
Perdere fino a 50-100 capelli al giorno è normale. Quando la perdita è maggiore è segno che c’è un problema. Potrebbe trattarsi del “telogen effluvium”, una condizione temporanea dovuta al fatto che molti follicoli sono entrati precocemente in fase di riposo (telogen). Ciò avviene il più delle volte a causa di un evento stressante (grave malattia, intervento chirurgico, dieta drastica, lutto...), superato il quale i capelli tornano a crescere normalmente.
I fattori che portano a un diradamento della chioma più serio e duraturo (alopecie) sono di vario tipo:
- predisposizione genetica;
- problemi ormonali;
- infezioni:
- malattie autoimmuni.
L’alopecia androgenetica causa una miniaturizzazione del follicolo e può colpire sia gli uomini sia le donne, anche se è più comune tra i primi. La causa è riconducibile a fattori insieme genetici e ormonali (testosterone). Può verificarsi già a partire dalla pubertà, ma in genere diventa più frequente con il passare degli anni e con l’invecchiamento. Negli uomini il diradamento si manifesta prima con la stempiatura, per passare progressivamente alla cima e all’intera parte superiore della testa. Nelle donne i capelli cominciano a diventare più radi, sottili e fragili nella zona intorno alla riga centrale.
L’alopecia areata è caratterizzata da una perdita di capelli a chiazze, che può essere anche repentina. Se l’origine non è ancora ben chiara, il meccanismo lo si conosce: si scatena una reazione autoimmunitaria a livello del follicolo, che fa sì che l’infiammazione causi una caduta improvvisa dei capelli e ne impedisca la ricrescita. Il processo infiammatorio non porta tuttavia alla distruzione permanente del follicolo pilifero. Ecco perché, in circa il 50% dei casi, i capelli ritornano a crescere spontaneamente nel giro di un anno.
I farmaci più usati contro la calvizie
Le armi farmacologiche contro la calvizie sono limitate, sia numericamente sia dal punto di vista dell’efficacia. Anche perché, una volta cessata la terapia, la perdita di capelli si ripresenta. Sono farmaci in fascia C, a completo carico del paziente. Ecco i principali.
- Minoxidil È il principio attivo di varie formulazioni commerciali, ma è molto venduto anche sotto forma di preparati galenici, che in genere hanno un prezzo più contenuto. Si tratta di farmaci a uso topico, fiale o spray. Il minoxidil è indicato per l’alopecia androgenetica, sia nell’uomo che nella donna.
- Finasteride È un principio attivo che inibisce l’enzima (5-alfa reduttasi) responsabile della conversione del testosterone nella sua forma attiva, cioè nel diidrotestosterone, più comunemente noto con la sigla DHT. È un farmaco sviluppato per l’ingrossamento della prostata, ma a basse dosi è autorizzato per l’alopecia androgenetica maschile.
- Corticosteroidi Sono usati per trattare l’alopecia areata (a chiazze) in fase iniziale. I candidati ideali sono i pazienti con una perdita di capelli inferiore al 25%. A causa degli effetti collaterali, si preferisce la terapia locale (con soluzioni topiche o con iniezioni sul cuoio capelluto).