Caduta dei capelli nelle donne: tante le cause, pochi i rimedi
Stress, squilibri ormonali, farmaci e diete drastiche tra le cause del diradamento. Le cure disponibili contro la calvizie femminile sono decisamente limitate. Se in molti casi la perdita è transitoria e può risolversi una volta individuato il colpevole, in altri casi la perdita è di tipo più definitivo e non guaribile. Le cure farmacologiche disponibili sono decisamente limitate, ma possono aiutare in alcuni casi specifici. Non esiste invece alcuna prova scientifica dell’efficacia dei prodotti anticaduta, tanto pubblicizzati.

Le donne alle prese con una perdita importante di capelli sono più numerose di quanto si pensi. Il fenomeno interessa, secondo diverse stime, dal 30 al 50% delle donne nel corso della loro vita. Il problema è in molti casi passeggero, ma quando c’è di mezzo la predisposizione genetica le preoccupazioni cominciano a essere più fondate, perché la perdita può diventare irreversibile. Una caduta di 50-100 capelli al giorno, su un totale di circa 100 mila posseduti da un adulto, è del tutto normale, anzi il più delle volte non è nemmeno percepita. Fa parte del ciclo vitale del capello, che rimane in testa da tre a sette anni, per essere rimpiazzato una volta caduto.
Il letargo del bulbo
Se per qualche motivo questo meccanismo si inceppa, prima di ricorrere a cure fai-da-te o a dispendiosi prodotti cosmetici che promettono miracoli, meglio fare una capatina dal proprio medico per approfondire la questione. Si sa che per gli uomini la calvizie può essere destabilizzante e per le donne psicologicamente devastante, ma l’importante è non farsi prendere dal panico vedendo le ciocche trattenute dalla spazzola: i capelli si salvano usando la testa. Integratori, shampoo e lozioni sono un affare solo per chi li vende. Nella maggior parte dei casi, per effettuare una diagnosi, al medico sarà sufficiente esaminare con attenzione il cuoio capelluto e raccogliere le informazioni utili parlando con la paziente. Le cause che accompagnano il bulbo verso il letargo possono essere molteplici: l’autunno e le castagne non sono tra queste.
Un problema passeggero
Sono tanti i fattori che possono causare il telogen effluvium, cioè una perdita eccessiva, ma temporanea, di capelli dovuta alla precoce entrata di molti follicoli nella fase di riposo telogen. Lo stress non va sottovalutato: spesso si perdono i capelli quando siamo sottoposti ad ansie e tensioni continue o a seguito di un evento stressante, non necessariamente soltanto sotto il profilo emotivo, ma anche fisico: un intervento chirurgico, una forte emorragia, una febbre elevata, una grave infezione. In questi casi i picchi di perdita di capelli in genere si verificano dopo tre-quattro mesi dall’evento. Anche un malfunzionamento della tiroide - sia l’eccessiva che l’insufficiente attività - può essere all’origine del diradamento della chioma. Un diradamento può avvenire a distanza di due-tre mesi dal parto. Un altro fattore di rischio è rappresentato dalle diete drastiche, che causano una carenza di nutrienti essenziali (aminoacidi, vitamine, minerali...). E tra gli indiziati troviamo pure i farmaci, tra cui antidepressivi, anti-ipertensivi, anticoagulanti e alcune pillole anticoncezionali.
Basta rimuovere la causa
In questa condizione si arriva a perdere ogni giorno il triplo dei capelli che si perderebbero normalmente. È per questo motivo che la chioma sembra più sottile, meno folta. Lo si capisce quando ci si lega i capelli, perché la coda di cavallo è meno consistente. Ma una volta persi quei capelli, i rispettivi follicoli tornano nella fase di produzione normale: infatti se il medico esamina il cuoio capelluto trova un numero più elevato di nuovi capelli di piccole dimensioni, in fase di crescita, rispetto a quanto ne rileverebbe di solito. Insomma, non sono capelli persi definitivamente, perché il follicolo è ancora in grado di farne crescere altri. Se si riesce a individuare e a rimuovere efficacemente la causa scatenante, il problema si risolve nel giro di qualche mese. Al contrario, se i motivi persistono, il problema può cronicizzarsi. Caso a parte quello della calvizie dovuta a chemioterapia, che è reversibile una volta terminata la terapia.
Se la perdita dei capelli è a chiazze
Anche la caduta di capelli dovuta all’alopecia areata è nella maggior parte dei casi un fenomeno passeggero. In questo caso il diradamento è improvviso e a chiazze. Sul cuoio capelluto si creano aree circolari, spesso completamente glabre. La pelle coinvolta è normale: non ci sono segni di infiammazione, né cicatrici. L’estensione di un’alopecia areata può essere molto variabile: si va da perdite localizzate in un’area grande quanto una moneta a situazioni in cui superfici più grandi progrediscono fino a confluire in un’unica grossa chiazza. L’origine non è ancora ben chiara, sebbene se ne conosca il meccanismo: si scatena una reazione autoimmunitaria a livello del follicolo, che fa sì che l’infiammazione impedisca la fase di crescita del capello, il quale si indebolisce e cade. Gli eventi stressanti potrebbero giocare un ruolo importante, tuttavia recenti studi suggeriscono che alla base ci sia invece una predisposizione genetica. L’alopecia areata affligge circa l’1-2% delle persone nel corso della loro vita; il 50% degli episodi avviene prima dei vent’anni. Il problema purtroppo può essere ricorrente. Gli studi dicono che nella metà dei casi la perdita localizzata guarisce spontaneamente nel corso di un anno. Se la perdita è più estesa, e magari coinvolge tutto il capo o tutto il corpo, è più difficile che si guarisca, neanche con una delle poche terapie a disposizione. Queste ultime consistono perlopiù in cortisonici, che vengono usati di solito quando la perdita è limitata, mentre nei casi più gravi si possono effettuare terapie con farmaci che sopprimono la risposta autoimmune e terapie di sensibilizzazione, dette immunoterapie, in cui un agente irritante è applicato sulla cute per indurre una lieve dermatite da contatto, cui segue la ricrescita dei capelli. Leggi il nostro approfondimento sull'alopecia areata.
Il ruolo di geni e ormoni nella calvizie
Il tipo di calvizie più frequente tra gli uomini, ma che è comune anche tra le donne, è l’alopecia androgenetica. Se negli uomini è considerata quasi fisiologica, nelle donne si accetta con più difficoltà. Stando ai dati disponibili, il 30-50% delle donne sviluppa un certo grado di diradamento nel corso della propria vita. Diventa abbastanza comune nelle donne anziane: circa il 40% delle settantenni, ma la percentuale aumenta con l’aumentare dell’età. Il problema può interessare qualsiasi periodo della vita dopo la pubertà, ma di solito si affaccia intorno all’età della menopausa.
Il rischio è più alto per chi ha una storia familiare di alopecia. Se negli uomini il diradamento disegna una specie di M sul cuoio capelluto - stempiatura e diminuzione di capelli sulla cima - fino a coinvolgere tutto il vertice, lasciando i capelli solo ai lati e sulla nuca, nella donna la riduzione dei capelli non segue un andamento altrettanto caratteristico. Il segnale più consueto è l’allargamento della scriminatura centrale. Il diradamento può progredire ai lati della scriminatura, delineando a volte un’area che assomiglia a un abete, infatti in gergo è chiamato “albero di Natale”. Generalmente viene risparmiata l’attaccatura dei capelli. È raro che una donna diventi completamente calva, mentre è più comune che il diradamento coinvolga tutto il cuoio capelluto in maniera più omogenea. Si definisce alopecia androgenetica per via dei cosiddetti “androgeni”, gli ormoni steroidei che regolano lo sviluppo delle caratteristiche maschili (come il testosterone), presenti in misura ridotta anche nella donna.
Ma mentre l’origine androgenetica della calvizie maschile è oggi data per assodata, in quella femminile il ruolo degli ormoni maschili non è chiaro, dal momento che la maggioranza delle donne con alopecia presenta un livello di ormoni maschili nella norma. Sembra invece che ci siano altri meccanismi, indipendenti dagli ormoni maschili, che giocano un ruolo importante. Di sicuro c’entrano i geni, che fanno sì che già dalla nascita una parte dei follicoli sia programmata per «miniaturizzarsi», a causa di una maggiore sensibilità all’azione degli ormoni maschili: il follicolo si rimpicciolisce e produce un capello che nei diversi cicli è sempre più piccolo e meno pigmentato, fino a diventare microscopico. Purtroppo non esistono trattamenti dell’alopecia androgenetica in grado di far tornare tutti i capelli come prima.
I farmaci più usati
Le armi farmacologiche contro la calvizie sono limitate, sia numericamente sia dal punto di vista dell’efficacia. Anche perché, una volta cessata la terapia, la perdita di capelli si ripresenta. Sono farmaci in fascia C, a completo carico del paziente. Ecco i principali:
- Minoxidil - È il principio attivo di varie formulazioni commerciali, ma è molto venduto anche sotto forma di preparati galenici, che in genere hanno un prezzo più contenuto. Si tratta di farmaci a uso topico, fiale o spray. Il minoxidil è indicato per l’alopecia androgenetica, sia nell’uomo che nella donna.
- Finasteride - È un principio attivo che inibisce l’enzima (5-alfa reduttasi) responsabile della conversione del testosterone nella sua forma attiva, cioè nel diidrotestosterone, più comunemente noto con la sigla DHT. È un farmaco sviluppato per l’ingrossamento della prostata, ma a basse dosi è autorizzato per l’alopecia androgenetica maschile.
- Corticosteroidi - Sono usati per trattare l’alopecia areata (a chiazze) in fase iniziale. I candidati ideali sono i pazienti con una perdita di capelli inferiore al 25%. A causa degli effetti collaterali, si preferisce la terapia locale (con soluzioni topiche o con iniezioni sul cuoio capelluto).
La pacchia dei cosmetici
Invece sono numerosi i prodotti in commercio - integratori alimentari, shampoo, lozioni, fiale e simili - che si presentano come miracolosi “salva-capelli” e che strombazzano effetti terapeutici che non potrebbero vantare, visto che sono cosmetici o integratori alimentari. Con l’aggravante di essere molto costosi.
La legge dice che non possono essere attribuite ai cosmetici finalità diverse da quelle di pulire, profumare, modificare l’aspetto, proteggere o mantenere in buono stato le superfici esterne del corpo umano. Per sfuggire alle maglie della legge, che vieta dichiarazioni d’efficacia tipiche dei farmaci, si prodigano in esercizi di stile incentrati sull’allusione, e spesso si ricorre a formule del tipo: il prodotto “favorisce”, “contribuisce”, “aiuta” a far ricrescere i capelli. In questo modo, se i processi fisiologici funzionano bene, diventa molto difficile sostenere l’ingannevolezza di tali slogan, perché non dicono nulla di preciso, né di infondato. Per esempio gli integratori alimentari contengono elementi indispensabili per il metabolismo delle cellule del bulbo pilifero in crescita: vitamine, aminoacidi, molecole antiossidanti (che liberano le cellule dai radicali liberi) e cofattori essenziali per le reazioni biochimiche di una cellula. Tutti elementi presenti in una dieta equilibrata. Per sapere quali ingredienti contengono gli integratori alimentari e i cosmetici per la chioma, e qual è l’efficacia dimostrata vai al nostro speciale sui prodotti anticaduta per capelli.
Cosa fare per protegge i capelli da mare e sole
Come la pelle, anche la chioma d’estate va protetta: raggi UV, vento, cloro e sale attaccano i nostri capelli, rendendoli meno brillanti, più secchi e facili alla formazione delle doppie punte.
- Sotto il sole è meglio indossare un capellino: l’ideale è che sia fatto di un materiale traspirante.
- Non ci sentiamo di consigliare un solare specifico per i capelli. Anche perché per lavare via i filtri solari (prodotti chimici), si dovrà ricorrere a lavaggi più aggressivi. Alla fine i possibili vantaggi di un filtro sono meno evidenti degli svantaggi.
- Risciacquare sempre con acqua dolce i capelli dopo il bagno in mare. Utilizzare lo shampoo solo di ritorno a casa. Per diminuirne l’aggressività, diluire una noce di prodotto nel palmo della mano con acqua e poi applicare sui capelli.
- Meglio rinunciare al phon per l’asciugatura, a meno che non si soffra di cervicale.
- È utile un uso occasionale di maschere idratanti ed emollienti per i capelli.
- Niente arricciacapelli o piastra. D’estate anche la chioma merita riposo e libertà.