Meningite: è davvero allarme? Le risposte ai dubbi più comuni

Tv e giornali continuano a parlare di casi di meningite in aumento, contribuendo a creare non poco panico. Ma quali sono davvero i rischi? Come si contrae? Quali probabilità si ha di ammalarsi? Bisogna correre a vaccinarsi? In realtà la situazione è meno allarmante di quanto sembri: facciamo chiarezza e rispondiamo alle domande che si stanno facendo in molti in queste ore.
I recenti casi di meningite che si sono verificati nella provincia di Bergamo, purtroppo alcuni anche fatali, di cui la stampa ci dà notizia in questi giorni hanno fatto aumentare la preoccupazione della gente verso questa temibile malattia, richiamando un po’ alla mente la situazione della Toscana del 2015. Ma come stanno davvero le cose? È una situazione allarmante come descrivono certi media? Qual è il rischio di contagio? Bisogna correre a vaccinarsi? Ecco tutte le risposte a queste e ad altre domande frequenti.
- Quali sono i sintomi della meningite?
- Come viene trasmessa?
- Qual è la causa della meningite?
- Quali sono i batteri responsabili della meningite?
- Che rischi ho di contrarla?
- Quali sono i vaccini?
- Cosa fare se sono un adulto non sono vaccinato? Servono richiami?
- Cosa fare con bimbi e anziani?
- Cosa devo fare se qualcuno che conosco ha la meningite?
- Bisogna disinfettare o chiudere i luoghi in cui c'è stato un malato?
E se hai dubbi anche sugli altri vaccini (non solo quello per la meningite) di seguito puoi trovare tutte le risposte che stai cercando.
I sintomi dipendono dall'età, ma i classici sono: febbre alta, forte mal di testa e rigidità nucale. Ma cosa si intende con rigidità nucale? Il paziente in questo caso non riesce a piegare la testa sul petto o piegarla di lato. Questo perché le meningi sono irritate e qualunque movimento comporti un loro stiramento è doloroso e costringe il soggetto a una postura rigida del collo, contratta, per non sentire dolore. Un altro sintomo classico è il ridotto livello di coscienza, che può andare dallo stato confusionale alla sonnolenza, fino al coma nei casi più gravi. Possono esserci anche nausea, vomito e fotofobia, cioè una ridotta tolleranza della luce. Questi sintomi non sono sempre tutti presenti in ogni caso. I pazienti con la meningite possono avere le convulsioni. Sintomi neurologici specifici (difficoltà a parlare o muovere determinate parti del corpo, ...) non si rilevano nelle fasi iniziali, ma piuttosto nelle fasi più avanzate e suggeriscono un danno cerebrale. I sintomi della sepsi sono: febbre alta, vomito, colorito pallido, estremità fredde, brividi, respiro affannato, tachicardia, rush cutaneo, dolori muscolari e/o articolari, sonnolenza e stato mentale alterato. Un segno tipico di setticemia da meningococco è proprio la comparsa di macchie viola sulla pelle.
I sintomi in bambini e ragazzi
Non è inusuale che i bambini sopra i due anni e i ragazzi presentino soprattutto segni più generali come febbre, mal di testa, nausea, vomito e un aspetto malato, senza invece mostrare sintomi più specifici come il collo rigido, la fotofobia e lo stato mentale alterato. Nei bimbi sotto i due anni, la sintomatologia può essere ancora più sfumata e la triade febbre, mal di testa e collo rigido può essere assente. Mostrano invece altri sintomi: sono lenti o inattivi, sonnolenti, irritabili, piangono molto e con grida acute, rifiutano il cibo, possono vomitare e in alcuni casi hanno le fontanelle tese e pulsanti.
Quando compaiono i sintomi?
Solitamente, i sintomi compaiono rapidamente e i pazienti si presentano al pronto soccorso con sintomi e segni che suggeriscono un'infiammazione delle meningi di durata inferiore alle 24 ore.
Qual è il tempo di incubazione?
Il tempo d'incubazione è piuttosto breve, con una durata media di 3-4 giorni. In questo periodo, possono esserci sintomi sovrapponibili a quelli di un'infezione respiratoria
I batteri della meningite sono trasmessi in via aerea attraverso le gocce di saliva dei soggetti malati o portatori sani. Questo però non ti deve spaventare, perché il rischio è molto basso. Ecco perché.
Vengo contagiato se sono a contatto con un malato?
La maggioranza dei casi di meningite non è dovuta al contatto con un malato: il rischio è estremamente basso, perché è necessario un contatto diretto stretto e prolungato (come avviene con familiare e conviventi). In questo caso, però, viene offerta un’efficace terapia antibiotica profilattica non appena viene scoperto il caso. Inoltre, il rischio di contagio esiste solo nel caso di meningite da meningococco o da emofilo: solo questi due batteri sono in grado far nascere piccole epidemie. Qualunque contatto sporadico, non stretto e non prolungato non è considerato un rischio. I malati, infatti, sono contagiosi nei 7-10 giorni prima dell’esordio dei sintomi fino alle prime 24 ore di inizio della terapia antibiotica.
I portatori sani sono i primi responsabili
La principale fonte di contagio sono i portatori sani, i quali hanno i meningococchi sulle mucose di naso e gola. Questi portatori trasmettono l’infezione in modo inconsapevole, perché la loro condizione non comporta sintomi ed è transitoria. Nella maggior parte dei casi il contatto con un portatore non comporta problema: il batterio vive per qualche giorno sulla mucosa di naso e gola, ma l'infezione viene risolta dal sistema immunitario senza conseguenze. Nei casi restanti, il batterio sopravvive più a lungo e può far nascere un portatore sano o, raramente, dare origine a un'infezione invasiva.
Quanti sono i portatori sani?
In Italia la frequenza dei portatori sani sull’intero territorio nazionale è del 1-10%, con profonde differenze geografiche e di fasce d'età. Perché non identificarli e procedere con una cura? In realtà, la loro ricerca non è consigliata per chiarire l’origine del contagio di casi sporadici di malattia e un trattamento antibiotico di “bonifica” al fine di ridurre la trasmissione dei batteri non è supportata da prove di efficacia. I portatori sani, inoltre, non hanno un rischio più elevato di sviluppare la malattia rispetto al resto della popolazione.
Sono diversi gli agenti infettivi che possono causare la meningite, ma virus e batteri sono in assoluto la causa più comune. Ma cosa cambia tra meningite virale e meningite batterica?
La meningite virale
Le meningiti virali sono più frequenti, ma beningne. Anche se richiedono la degenza in ospedale, si guarisce nel giro di un paio di settimane, senza conseguenze nella maggior parte dei casi. Solo raramente sono letali.
La meningite batterica
Le meningiti batteriche, invece, sono rare, ma gravi perché causano la morte nel 5-20% dei casi nonostante la disponibilità di cure efficaci. La malattia, inoltre, può comportare problemi neurologici a lungo termine, dalla sordità al ritardo mentale, a problemi motori.
Sono principalmente tre i batteri che causano la meningite e la sepsi, cioè l’infezione generalizzata dell’organismo che spesso accompagna la meningite e che può rivelarsi fatale. I batteri di cui stiamo parlando sono:
- Meningocco (Neisseria meningitidis);
- Pneumococco (Streptococcus pneumoniae);
- Emofilo (Haemophilus influenzae).
Questi tre batteri sono responsabili di più del 90% di tutti i casi segnalati e il restante 10% è causato da altri tipi di batteri.
Di meningococco, pneumococco ed heamophilus, purtroppo per noi, non ce n’è un tipo solo:
- I meningococchi patogeni per l’uomo appartengono a sei sierogruppi differenti A, B, C, Y, W135 e X, tutti con distribuzione geografica variabile. I sierogruppi B e C sono i più diffusi in Europa. In Italia, il B e il C causano l’85% dei casi di meningite e sepsi da meningococco, con il B decisamente preponderante. Per i ceppi A, B, C, Y e W sono disponibili vaccini.
- Anche per lo pneumococco esistono circa due dozzine di sierotipi che causano malattia nell’uomo, in larga parte coperti da vaccini (ne esiste uno 13valente per i bimbi e uno 23valente per gli anziani).
- Anche di emofilo esistono vari tipi, ma solo per il ceppo B c'è un vaccino. Haemophilus influenzae B era una causa frequente di meningite nei bambini al di sotto dei 5 anni prima dell'introduzione della vaccinazione anti-emofilo B nei paesi occidentali, durante gli anni '90. Ora, è colpevole solo di una bassa percentuale di casi, quasi sempre in bambini e adulti non vaccinati. I restanti sono dovuti a ceppi differenti.
Diamo subito una notizia rassicurante: le infezioni batteriche “invasive”, quelle che causano meningite e sepsi, sono eventi molto rari. E a dirlo sono i numeri. In Italia nel 2017 (ultimi dati consolidati a disposizione) sono stati segnalati al sistema di sorveglianza nazionale circa 200 casi da meningococco, più o meno 3 casi di meningite/sepsi da meningococco ogni milione di abitanti.
Il rischio di contrarla è quindi davvero basso, ed è sotto la media europea. Purtroppo negli ultimi anni, in Toscana, c’è stato un aumento marcato dei casi negli adulti, dovuto ad alcuni ceppi particolarmente aggressivi di Meningococco C e proprio per questo hanno lanciato una campagna straordinaria di vaccinazioni.
Sebbene il meningococco sia il più temuto, le infezioni invasive da pneumococco sono più frequenti. Nel 2017 sono stai circa 1.700 i casi di meningiti e sepsi causate da questo batterio, meno di 30 casi ogni milione di abitanti, con un aumento dei casi negli ultimi anni, probabilmente dovuto a una maggiore attenzione al problema, e alla diffusione di ceppi non prevenibili con il vaccino. Per quanto riguarda emofilo di tipo B sono stati circa 160 casi di infezioni invasive registrate nel 2017, meno di 3 casi ogni milione di abitanti, per lo più dovuti a ceppi non presenti nei vaccini.
Esistono tre tipologie di vaccino anti-meningococco:
- il vaccino coniugato monovalente contro il meningococco C. Questo vaccino è il più utilizzato in Italia, non solo perché il primo a essere stato introdotto, ma anche perché ha dimostrato una buona efficacia e sicurezza in anni di impiego in Europa.
- Il vaccino coniugato tetravalente, che protegge dai sierogruppi A, C, W e Y. Questo offre una copertura contro più sierogruppi, ma come abbiamo visto l’unico rilevante in Italia ed Europa tra questi è il C.
- Il vaccino monovalente contro il meningococco di tipo B introdotto nel 2017 a livello nazionale e offerto in forma gratuita nel primo anno di età.
Sono disponibili inoltre tre tipologie di vaccino anti-pneumococco, due coniugati PCV10 e PCV13 e un vaccino polisaccaridico, PPV23.
Infine, c’è il vaccino anti-emofilo di tipo B, obbligatorio nei bambini sotto l’anno di vita e contenuto nell’esavalente, così chiamato perché protegge da sei malattie, tra cui la difterite, il tetano e la pertosse.
Cosa prevede la normativa attualmente in vigore?
Vediamo nel dettaglio cosa prevedono le normative in vigore:
- il calendario vaccinale previsto dal piano nazionale in vigore prevede la somministrazione gratuita della vaccinazione anti meningococco C nei bambini che abbiano compiuto un anno di età (dal 13esimo mese).
- Una seconda dose di richiamo per gli adolescenti (con il monovalente o con il quadrivalente) viene attualmente consigliata, dopo che gli studi clinici hanno notato un affievolimento della protezione a distanza di un decennio.
- Il vaccino tetravalente coniugato anti-meningococco A,C,Y,W, è consigliato anche per gli adolescenti che non sono stati vaccinati da piccoli e dovrebbe comunque essere somministrato a chi si reca in Paesi dove sono presenti i sierogruppi di meningococco contenuti nel vaccino.
- Il vaccino anti-meningococco B prevede diversi dosaggi a seconda dell’età in cui si inizia a vaccinare, anche se è indicato soprattutto al di sotto di un anno di età. E’ offerto in forma gratuita a livello nazionale come da calendario vaccinale italiano.
- Per la vaccinazione anti- pneumococco il vaccino 13 valente o il 10 valente, di tipo “coniugato”, è destinato alla vaccinazione dei bambini e offerto gratuitamente da tutte le regioni. Deve essere somministrata in 3 dosi, al 3°, 5° e 11° mese di vita del bambino. Il vaccino 23 valente “non coniugato” è indicato per la vaccinazione degli anziani sopra i 64 anni e offerto gratuitamente.
- La vaccinazione anti-emofilo B è offerta gratuitamente al 3°, 5° e 11° mese di vita del bambino, come da calendario vaccinale italiano. Non sono necessari ulteriori richiami.
La vaccinazione è raccomandata per alcune persone a rischio?
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, il vaccino “è fortemente raccomandato” per chi è affetto da talassemia, diabete, malattie epatiche croniche gravi, immunodeficienze congenite o acquisite, oppure se la quotidianità della persona presenta alcune particolari condizioni (lattanti che frequentano gli asili nido, ragazzi che vivono in collegi, frequentano discoteche e/o dormono in dormitori, reclute militari, e, come sopra accennato, per chiunque debba recarsi in regioni del mondo dove la malattia meningococcica è comune, come ad esempio alcune zone dell’Africa).
Vista la rilevanza della patologia durante l’adolescenza e la disponibilità di un vaccino efficace e sicuro, la vaccinazione contro il meningococco C viene attualmente consigliata ed è offerta nel piano nazionale di vaccinazione, sia come prima dose per gli adolescenti mai vaccinati sia come dose di richiamo per quelli vaccinati da bambini, visto che gli studi clinici hanno notato un affievolimento della protezione a distanza di un decennio. Al contrario, la vaccinazione negli adulti non è raccomandata a meno che non siano presenti i fattori di rischio o le condizioni sopra riportate. Chi vuole può comunque ricorrere alla vaccinazione, anche se non gratuitamente (salvo contesti particolari), rivolgendosi alla propria ASL o facendosi prescrivere il vaccino dal proprio medico di base. Per quanto riguarda il vaccino per anti-meningococco B, attualmente non sono previsti richiami, anche se alcuni studi in letteratura rilevano un calo dell’immunità negli anni. Per i vaccini contro lo pneumococco e l’anti-emofilo di tipo B non sono previsti richiami.
In realtà dipende dal batterio. Il meningococco C colpisce soprattutto i bambini piccoli fino a 4 anni, soprattutto sotto l’anno di età. Un altro picco di casi si osserva tra gli adolescenti e i giovani adulti (15-25 anni). Il motivo è semplice: bambini e ragazzi frequentano gli asili, le scuole e le università, dove stanno a stretto contatto per molte ore al giorno; hanno poi comportamenti promiscui: bevono dagli stessi bicchieri, si baciano, frequentano luoghi dove il contatto stretto è inevitabile, come le discoteche. Tutto questo facilita la circolazione, non solo tra ragazzi, ma anche dai bambini/ragazzi verso gli adulti. Per quanto riguarda il meningococco B, la maggior parte dei casi si concentra tra i bambini più piccoli, al di sotto dell’anno di età, e tra gli anziani, i quali sono più colpiti dalle forme più gravi. Per questi motivi, neonati e adolescenti sono i target prevalenti delle strategie vaccinali anti-meningococco delle regioni e grazie alla vaccinazione il numero di casi tra i bambini si è ridotto in modo sensibile. Le meningiti e sepsi da pneumococco colpiscono maggiormente gli anziani sopra i 64 anni e i bambini entro l’anno d’età. Purtroppo non tutti i sierotipi di pneumococco sono coperti da vaccini e questo spiega perché si osservino casi anche nelle regioni dove le coperture vaccinali sono elevate. I casi da Heamophilus influenzae (emofilo) invece sono nettamente prevalenti tra gli anziani e gli adulti , quasi tutti imputabili a ceppi non coperti da vaccini.
Quando si rileva un caso di meningite da meningococco, gli assistenti sanitari e i medici delle Asl fanno scattare le misure di contenimento. Alle persone venute a stretto contatto con il malato è offerta una terapia antibiotica preventiva, oltre che la vaccinazione. I contatti stretti sono tipicamente i conviventi del paziente, coloro che hanno dormito o mangiato frequentemente nella stessa abitazione (dormitori, college, caserme,...) e coloro che hanno condiviso quotidianamente gli stessi locali (compagni di classe e colleghi di ufficio).
E se non sono un contatto stretto?
Tutti gli altri casi che hanno avuto contatti con il paziente, ma che non sono stati identificati come stretti, non è raccomandata la profilassi, ma solamente la sorveglianza sanitaria per 10 giorni, cioè il periodo massimo di incubazione della malattia, con somministrazione della terapia ai primi segnali di malattia. Gli individui da sottoporre a sorveglianza vengono individuati dagli operatori delle Asl attraverso un’indagine apposita.
Non è necessario disinfettare i luoghi in cui il paziente ha soggiornato, né la chiusura e la disinfezione di locali comuni. come le scuole, dove si sia verificato un caso. Al di fuori dell’organismo, infatti, il meningococco resiste poco agli agenti fisici ambientali (luce solare, variazioni di temperatura, essiccamento, ecc.). È sufficiente un'accurata pulizia e areazione degli ambienti in cui il paziente ha vissuto negli ultimi giorni. Lo stesso vale anche per gli oggetti contaminati dalle secrezioni del naso e della gola del malato: è sufficiente lavarli bene.