I dimenticati del Covid

03 aprile 2024
Alessandro Sessa
Alessandro Sessa Direttore delle pubblicazioni

A quattro anni di distanza dalla pandemia, ci sono molte persone che ancora ne stanno pagando le conseguenze, sotto la forma di una serie di problemi fisici che vengono definiti “Long Covid”. Situazioni che non vanno dimenticate.

Alessandro Sessa
Alessandro Sessa Direttore delle pubblicazioni
omino che trascina un virus
Sono passati più di quattro anni dal Covid. O meglio, dal suo irrompere nelle nostre vite. Per quello strano fenomeno in base al quale il tempo, nella nostra percezione, si riduce o si dilata a seconda dei momenti e dello stato d’animo con cui lo affrontiamo, quel 2020 ci può sembrare ancora molto vicino oppure, al contrario, classificabile come reperto di un’epoca lontanissima. Una cosa è certa: i giorni del coronavirus rappresentano uno spartiacque, c’è un prima e c’è un dopo, per motivi diversi.

Per molti la pandemia ha segnato pesantemente la vita, le relazioni, il distacco da persone care. Per alcuni è un calvario non ancora finito, che si presenta sotto forma di una serie di strascichi fisici (e non solo) che vengono definiti “Long Covid”. Classificato inizialmente (e in modo superficiale) come una condizione psicosomatica, dovuta prevalentemente allo stress e alle costrizioni del lockdown, con il passare del tempo e la raccolta di dati ci si è resi conto di trovarsi di fronte a una vera malattia, fatta di sintomi che possono essere diversi, dai più gestibili a quelli che possono condizionare pesantemente la vita di chi li ha. Le testimonianze che abbiamo raccolto nell’articolo che trovate su Insalute numero 169 ci raccontano di quanto anche quest’altra faccia del coronavirus ci abbia trovato impreparati, evidenziando una forte carenza di strutture in grado di gestire queste situazioni inaspettate.

I riflettori sul Covid si sono spenti da tempo, forse in modo un po’ affrettato, in parte giustificabile con il desiderio di lasciarsi tutto alle spalle. Ma ci sono tante persone che stanno ancora vivendo sulla loro pelle le conseguenze della pandemia. Non vanno dimenticate.