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Green pass, chi controlla?

L'esperienza concreta dei cittadini con il lasciapassare anticovid: difficoltà a ottenerlo, in alcuni casi, e pochi controlli sono i principali problemi emersi. E in effetti anche la nostra videoinchiesta lo dimostra: il certificato verde spesso viene snobbato da chi dovrebbe controllarlo.

  • di
  • Beba Minna
12 ottobre 2021
  • di
  • Beba Minna
smartphone con qrcode

Lo scorso 6 ago­sto è diventato operativo il tan­to chiacchierato Green pass, il certificato verde Covid che ga­rantisce l’accesso a moltissime attività di svago, ma anche ai luoghi di lavoro e di cura. Per conoscere la vostra esperienza concreta, vi abbiamo invitato a raccon­tarci il vissuto con questo strumento at­traverso un questionario online. Tra il 17 e il 27 settembre 2021 abbiamo raccolto tante testimonianze, arrivate da tutta Italia, 820 storie che of­frono uno spaccato significativo di come il Green pass è entrato nelle nostre vite.

Controlli giudicati insufficienti

Le storie che abbiamo raccolto presenta­no una realtà variopinta, fatta di controlli rigorosi accanto a verifiche superficiali, basate sulla fiducia. Quest’approssimazio­ne, combinata al fatto che non è previsto la verifica dell’identità, rischia di limita­re i benefici del lasciapassare anticovid. Su 820 persone che hanno risposto 287 hanno la sensazione che il green pass non venga controllato correttamente, emerge che il più delle volte viene guar­dato solo di sfuggita. In tanti lamentano il fatto che non viene verificata l’identità della persona, quindi il lasciapassare potrebbe essere di chiunque.

Il certificato verde viene usato soprattutto per entrare in bar e ristoranti. Circa 200 persone per entrare in cinema, teatri e musei, in parte anche per partecipare a convegni, fiere e sagre, o per andare in mensa nei luoghi di lavoro.

Per verificare la correttezza del docu­mento è necessario controllare la vali­dità del QR code. Quattro persone su cinque riferiscono che è stata usata l’app, nel resto dei casi invece è stata data un’occhiata veloce o, peggio ancora, ci si è limitati a chiedere a voce se si dispone di green pass. C’è chi racconta anche esperienze positi­ve, per esempio in musei, cinema e teatri, mentre nei ristoranti il controllo è stato generalmente più blando.

Grandi difficoltà per chi rientra in casi particolari

In genere ottenere il documento con la procedura standard è semplice, ci sono diversi modi per scaricare il Green pass e chi ha difficoltà può rivolgersi in farmacia. I guai iniziano se si rientra in casistiche particolari, per esempio chi si è vaccinato all’e­stero, oppure in una regione diversa da quella di residenza. Ha avuto difficoltà a ricevere il certificato anche chi ha fatto una sola dose di vaccino, perché guarito dal Covid, o chi ha fatto vaccini particolari, come lo Sputnik, non ancora riconosciuto dall’Ema, , l’Agenzia europea del farmaco. A que­sto proposito, di recente il Governo ha annunciato che anche gli italiani vaccinati all’estero con un vaccino non riconosciuto dall’Ema potranno presto ricevere il Green pass.

La videoincheista svela che il green pass è spesso snobbato

Con una telecamera nascosta siamo andati in alcuni luoghi a Milano in cui è richiesto il green pass, per capire se davvero viene controllato: nella nostra videoinchiesta spesso la verifica si limita a uno sguardo sfuggente del nostro green pass.

Siamo stati in palestre, sale gioco, bar, ristoranti, università, cinema e teatri: nessuno ha verificato la nostra identità, è vero che i gestori non sono obbligati a controllare un documento, ma così il green pass esibito potrebbe essere di chiunque. È bene ricor­dare che condividere il green pass con altre persone non conviene, anche perché si tratta di un documento personale che potrebbe essere utilizzato impropria­mente, inoltre non è permesso: in caso di controllo si rischia la denuncia per reato di sostituzione di persona (art. 494 c.p.), punito con la reclusione fino a un anno.