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Etichette alimentari: poco leggibili e con slogan salutistici che influenzano molto le scelte di acquisto

Quasi sei italiani su dieci prestano attenzione agli slogan legati a salute e nutrizione che trovano sulle confezioni e, tra di loro, il 79% dice di esserne influenzato nella scelta d’acquisto. Un preoccupante 12% non presta attenzione alle informazioni in etichetta a causa delle dimensioni delle scritte troppo piccole. E' il quadro emerso dalla nostra inchiesta sul rapporto degli italiani con le etichette alimentari.

  • contributo tecnico di
  • Emanuela Bianchi e Flavio Pellegrinuzzi
21 febbraio 2023
  • contributo tecnico di
  • Emanuela Bianchi e Flavio Pellegrinuzzi
ragazza che legge l'etichetta di un prodotto

Leggere le etichette è utile per una corretta alimentazione, oltre che per la giusta conservazione dei cibi. Ed è importante saperle leggere: è l’unica arma che abbiamo per non farci ingannare da immagini e slogan salutistici e nutrizionali poco affidabili. Per questo ci siamo chiesti: come si comportano gli italiani al supermercato quando fanno la spesa? Controllano la data di scadenza? E la lista degli ingredienti? Si fanno influenzare dagli slogan salutistici? Abbiamo scandagliato il rapporto degli italiani con le etichette alimentari con un questionario a cui hanno risposto 1.146 cittadini distribuiti come la popolazione generale per sesso, età (18-79 anni), livello d’istruzione e area geografica. L’inchiesta è stata svolta tra giugno e luglio dell’anno scorso.

Sei su dieci danno retta agli slogan

Per farsi scegliere sugli affollati scaffali del supermercato, i prodotti sono presentati con immagini e parole che vanno incontro al bisogno sempre più avvertito di mettere in tavola alimenti buoni, sani, genuini, leggeri e anche ecosostenibili. Purtroppo, però, nel carrello finiscono spesso prodotti che scegliamo perché attirati da claim in cui vantano qualità nutrizionali o effetti benefici per la salute, come ad esempio, “senza zuccheri aggiunti”, “poche calorie”

Dalla nostra inchiesta emerge che quasi sei italiani su dieci prestano attenzione agli slogan legati a salute e nutrizione che trovano sulle confezioni dei prodotti alimentari e che, tra di loro, il 79% dice di esserne influenzato nella scelta d’acquisto. Il che fa pensare, perché basta dare un’occhiata alle etichette per capire che questi claim non sono affidabili. Basti pensare che si possono trovare slogan nutrizionali anche sulle patatine, “fonte di fibre”, quando è evidente che lo siano invece di sale e grassi. Com’è possibile? Un regolamento europeo nel 2006 ha messo al bando le indicazioni false, ambigue e fuorvianti, elencando le diciture ammesse e stabilendo precisi criteri per poterle usare.

Il vero problema è che gli slogan nutrizionali e salutistici si basano su singoli ingredienti o nutrienti, per esempio le fibre o una certa vitamina, ma non tengono conto della composizione complessiva dell’alimento, che potrebbe essere fortemente sbilanciata sotto il profilo dei grassi, degli zuccheri o del sale.

Così succede che crackers che vantano il 40% di grassi in meno (rispetto al contenuto di prodotti analoghi in commercio) poi hanno una quantità esagerata di sale: magari maggiore di quella di altri crackers compagni di scaffale che però non si autoincensano con uno slogan in etichetta. Per evitare queste distorsioni, il regolamento aveva previsto la definizione dei “profili nutrizionali”, cioè una serie di soglie su determinati parametri critici per gli alimenti (zuccheri, grassi saturi e sodio), che avrebbero dovuto fare da filtro all’uso degli slogan. Profili che sarebbero dovuti entrare in vigore nel 2009, ma che a distanza di circa 14 anni non sono stati ancora definiti.

Italiani confusi sulla scadenza

Un altro punto critico delle etichette emerso dall’inchiesta è la data di scadenza. Che è una delle informazioni che gli italiani verificano quasi sempre (86%), ma che per il 23% è difficile da trovare e per il 15% da leggere. In particolare, sono le persone anziane ad avere queste difficoltà.

Del resto, la legge impone che debba essere indicata la durabilità di un prodotto, ma non ci sono obblighi sulla posizione che deve avere in etichetta, per cui spesso è in punti improbabili dove è più difficile da trovare oppure è stampata male o è difficile da leggere per scarso contrasto. Su quasi tutti i generi alimentari troviamo le due diciture che indicano la durabilità del prodotto: “da consumare entro” (data di scadenza) e “da consumarsi preferibilmente entro” (termine minimo di conservazione).

Il 97% degli intervistati sostiene di conoscere le due diciture e il loro significato, ma quando abbiamo chiesto di distinguerle, in molti hanno dimostrato di non aver ben capito la differenza. Basti pensare che uno su quattro ha ritenuto vera l’affermazione che le due date “hanno lo stesso significato, ma si applicano a diversi tipi di alimenti”.  Non è così. La data di scadenza indica che, superata la data riportata, il prodotto non va consumato perché potrebbe mettere a rischio la nostra salute; mentre il termine minimo di conservazione concede la possibilità di consumare il prodotto anche qualche giorno dopo o anche qualche settimana dopo (ad esempio, per la pasta), a seconda dei prodotti, avvalendosi di vista, olfatto e gusto per verificare se realmente è ancora mangiabile.

Per fare bene la spesa

Gli italiani guardano con attenzione le informazioni in etichetta (88%), ma c’è un preoccupante 12% che non lo fa a causa delle dimensioni delle scritte troppo piccole (57%) o perché ci vuole troppo tempo (38%) o sono difficili da capire (23%).

Per questo chiediamo ai produttori che gli ingredienti siano riportati in modo chiaro e comprensibile, evitando espressioni e percentuali fuorvianti (il nostro manifesto).

La lista degli ingredienti deve essere di immediata leggibilità, con caratteri grandi e un forte contrasto di colore tra le scritte e lo sfondo.
È importante leggerla per confrontare tra di loro prodotti simili e scegliere quello che contiene in maggiori quantità gli ingredienti più pregiati. Infatti, bisogna sapere che gli ingredienti sono elencati in ordine decrescente, quindi i primi della lista sono presenti in maggiore quantità. Solo gli ingredienti in quantità inferiori al 2% sul totale del peso del prodotto finito possono essere indicati in ordine casuale. Il 50% degli italiani controlla anche la tabella nutrizionale, in particolare verificano la quantità di calorie (63%) e il contenuto di grassi (48%). La tabella dei valori nutrizionali è obbligatoria dal 2016.