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Vendere usato online: obblighi, responsabilità e aspetti fiscali

Se stai liberando la soffitta o un armadio dalle tante cose che hai in casa e che non usi più, potresti volerle vendere sul web, regalando loro una seconda vita. Ci sono tante possibilità, dai social network alle piattaforme di e-commerce, ma anche app e portali nati proprio per questo. Attenzione però: anche per le vendite online e fra privati ci sono regole precise, dalla garanzia agli aspetti fiscali. Ecco tutto quello che ti serve sapere.

Con il contributo esperto di:
11 ottobre 2024
uomo seduto alla scrivania organizza come mandare pacchi di vestiti usati

Comprare e vendere usato significa allungare la vita di un bene, dandogli una seconda o una terza vita, ridurre la produzione, evitare lo smaltimento di un rifiuto e contribuire a ridurre l’inquinamento. Se hai intenzione di svuotare la soffitta o liberare un armadio, pensa all'opportunità di vendere online ciò che non ti serve più per guadagnare qualcosa e fare un piacere all'ambiente. Ecco cosa devi sapere per farlo rispettando la legge.

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Obblighi e responsabilità quando si vende online

Prima di cercare il sito online dove vendere il tuo usato, è bene però essere a conoscenza di tutto ciò che concerne tasse, garanzie e metodi di pagamento. Chi vende, in sostanza, quali responsabilità ha nei confronti dell’acquirente?

In primo luogo, il venditore, sia esso un privato o un professionista, ha un dovere di correttezza nelle trattative, e non deve nascondere all’acquirente nessuna circostanza pregiudizievole riguardante il prodotto. Il venditore è responsabile della consegna e deve garantire l’acquirente per i difetti che il bene venduto può presentare dopo l’acquisto.

Cosa vuol dire, in caso di prodotti usati? Dopo l’acquisto, il prodotto deve continuare a funzionare, non come un prodotto nuovo, ma come di norma funziona un bene con le caratteristiche d’uso che il venditore ha descritto: anche il venditore non professionista è tenuto a fornire una garanzia, seppure di valore inferiore rispetto a quella di conformità a cui la legge obbliga i venditori di professione che devono garantire rispetto ai vizi o ai difetti occulti che si manifestano entro un anno dalla consegna.

La garanzia: è obbligatoria

Diciamo subito che l'obbligo di offrire una garanzia resta uguale sia che si venda online sia che si venda in presenza. Se ci si appoggia a una piattaforma per vendere un oggetto, come abbiamo già ribadito, è importante fare riferimento ai termini d'uso della piattaforma e cercare la sezione "Garanzia" perché potrebbe essere la piattaforma stessa a fornire le prestazioni in garanzia  sostituendo il prodotto o rimborsando il cliente.

Più in generale, nelle compravendite tra privati, la garanzia dura un anno (salvo accordi diversi tra le parti al di sopra dell’anno). Tuttavia, la copertura non vale per i piccoli difetti della merce, ma si può richiedere solo nel caso di gravi difetti o quando c'è un malfunzionamento che incida pesantemente sull’utilizzabilità o sul valore del bene. Tieni conto che chi acquista ha diritto, però, solo a ottenere la risoluzione del contratto e la restituzione del prezzo: non è prevista la riparazione o la sostituzione del prodotto.

Il reclamo deve essere fatto al venditore entro 8 giorni dalla scoperta del problema

A cosa prestare attenzione

Èimportante che il venditore conosca molto bene le policy e le regole di vendita stabilite dalla piattaforma che utilizza per la vendita. Alcune piattaforme di e-commerce, infatti,  prevedono obblighi aggiuntivi per i venditori come, ad esempio, il rispetto dei tempi di consegna, la reperibilità, il rimborso del prezzo entro un termine e altro. In mancanza del rispetto dei requisiti base, l’inserzione potrebbe essere spostata in fondo ai risultati della ricerca o potrebbero venire applicate delle restrizioni sull’account fino alla sua cancellazione.

Attenzione anche al contenuto degli annunci e delle immagini oggetto dell’inserzione che, oltre ad essere veritiere e non ingannevoli per il cliente, devono anche essere rispettose dei diritti d'autore e di proprietà industriale dei terzi.

Infine, dal momento che alcuni siti obbligano l’utente a concedere una licenza gratuita per utilizzare e sfruttare i contenuti pubblicati nell’inserzione, scegliete bene cosa pubblicare o usate un’altra piattaforma.

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Aspetti fiscali da tenere in considerazione per vendere online

Per poter vendere online è necessaria la partita Iva? Bisogna versare qualcosa allo Stato? Le possibilità di vendita online sono moltissime, ma il Fisco considera solamente due casistiche, le vendite occasionali e le vere e proprie attività commerciali: è quindi fondamentale capire di quale delle due fai parte. Vediamole nel dettaglio.

Vendite occasionali

Le vendite occasionali sono quelle che comportano un’attività sporadica, che sia online oppure diretta. L’esempio tipico è la vendita di beni usati di cui sei in possesso e che non utilizzi più come mobili, oggetti di elettronica, vestiti o auto.

Non importa il valore del bene: la vendita una tantum di un oggetto usato non è mai tassata, esistono solo obblighi di comunicazione per i beni registrati, come le auto. Hai deciso di vendere il mobile della bisnonna che è stato restaurato e vale 6.000 euro? Puoi stare tranquillo che il Fisco non busserà alla tua porta. E non hai neppure alcun obbligo di apertura della partita Iva.

Se invece ti diletti con l’hobbistica e ti capita ogni tanto di vendere qualcosa fatto da te, allo stesso modo non devi preoccuparti: neppure se sei molto bravo a cucire e ti viene richiesto da un’amica l’abito da sposa che le farai pagare 10.000 euro. Il concetto di base infatti, è che non si inizia un’attività commerciale con la vendita sporadica o di un solo prodotto, benché molto costoso.

Il consiglio che ti diamo è quello però di conservare sempre dei documenti che possano provare questa situazione, sia per il passaggio di denaro che comporta, sia per poter “provare”, in caso di controllo, quanto avvenuto. Tieni quindi una descrizione precisa del bene, eventuali costi che hai sostenuto per spedirlo o per realizzarlo e, ovviamente, i dati di chi lo ha comprato.

Attività commerciali: occasionali o abituali?

Quando le vendite avvengono in modo più costante, le cose si complicano: in questo caso, infatti, per lo Stato si entra nell’ambito dell’attività commerciale che, a seconda di come viene svolta, si divide tra occasionale, dove non serve la partita Iva, e abituale dove si produce un vero e proprio reddito d’impresa soggetto anche all’Iva.

Come può un’attività di vendita occasionale diventare un’attività commerciale? Occorre che, chi vende, dedichi del tempo all’attività e si organizzi per svolgerla. Per fare un esempio pratico, se partecipi a un mercatino dell’usato o un mercatino per hobbisti anche una sola volta l’anno, stai svolgendo attività commerciale occasionale. Allo stesso modo, la vendita online di prodotti che avviene occasionalmente, anche se pubblicizzata sul sito stesso, ma che non comporta una quantità e varietà di oggetti rilevante, viene considerata occasionale, sia che i prodotti derivino dallo svuotamento della cantina o del solaio, che dalle tue abilità artistiche.

Attività occasionale e 730

Se l’attività è occasionale, i redditi prodotti rientrano nei così detti “redditi diversi” e vanno indicati nel 730 o nel modello Redditi. Fortunatamente, dovrai indicare solo il ricavo netto: da quello che incassi dovrai togliere i costi che hai sostenuto per realizzare o per acquistare l’oggetto. Se compili il modello 730 devi indicare i ricavi nel quadro D, compilando il rigo D5 e indicando il codice 1 a colonna 1, i ricavi a colonna 2 i costi sostenuti a colonna 3.

L’aliquota marginale

Pagherai la tua aliquota marginale sul ricavo netto: in pratica, più è alto il reddito che deriva ad esempio dal lavoro o dalla pensione, più sarà alta la percentuale di tasse da applicare a questi ricavi. Per fare un esempio pratico, nel 2024 se un lavoratore dipendente guadagna 27.000 euro, paga un’aliquota marginale del 25%, quindi se partecipa a un mercatino e ottiene un ricavo netto di 500 euro ne dovrà versare 125 di tasse in sede di dichiarazione dei redditi.

Ricordati di conservare tutta la documentazione

Va da sé che è quindi molto importante tenere tutta la documentazione che attesti i ricavi e i costi per allegarla alla dichiarazione dei redditi. Inoltre, benché non sia obbligatorio, è bene dare una ricevuta generica, non fiscale, all’acquirente. Si possono comprare i blocchetti con carta trasferibile che contengono già tutti i campi da compilare e in automatico ti rimane la copia di quella che consegni a chi compra. In ogni caso è possibile anche scriverla a mano al momento su carta libera.

Purtroppo, la legge non pone dei limiti precisi di reddito o altri parametri quantificabili univocamente per la definizione di attività abituale, quindi bisogna stare un po’ attenti a quel che si fa e a quanto spesso lo si fa per non rischiare di dover aprire la partita Iva.

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Serve aprire la partita IVA per vendere online?

Quando la vendita di prodotti avviene sistematicamente, per il Fisco si entra nell’ambito del reddito d’impresa. Se hai quindi deciso di aprire un sito web per vendere i tuoi prodotti o se partecipi costantemente a mercatini per vendere oggetti che magari acquisti proprio per questo scopo, tieni presente che, di fatto, stai svolgendo un’attività commerciale vera e propria e, come tale, devi avere una partita Iva.

In definitiva, non esiste un limite di reddito superato il quale si è obbligati ad aprire la partita Iva: l’obbligo nasce solo da come viene svolta l’attività, quindi dedicarsi costantemente alla stessa, attivarsi su più canali per la vendita o, più semplicemente, organizzare stabilmente l’attività da svolgere.

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Come gestire i pagamenti

I pagamenti online, come nei negozi fisici, possono essere effettuati in vario modo, addirittura in contanti usando il contrassegno. Ma di certo la procedura più utilizzata è quella dei pagamenti con carta o con app. Se usi una piattaforma per vendere, nella maggior parte dei casi, avrà anche una sezione pagamenti già attiva; di solito è richiesta l'apertura di un conto di pagamento su cui far arrivare i versamenti degli acquirenti che poi puoi veicolare verso il tuo conto corrente. Ma se fai tutto da solo, puoi anche decidere di gestire da solo i pagamenti dei tuoi clienti.

Per poter incassare i pagamenti, sono previste delle commissioni di incasso e, in alcuni casi, anche dei costi fissi previsti dalle banche per la gestione del pos virtuale: anche per pagare online infatti, come per pagare in negozio, serve avere un pos (una macchinetta per accettare i pagamenti) che ovviamente sul web è virtuale.

È importante che nella home page della piattaforma di vendita vengano messe in evidenza le modalità di pagamento accettate e, soprattutto, che non siano mai previste commissioni aggiuntive rispetto al prezzo dei prodotti quando si usa un determinato mezzo di pagamento perché questa richiesta sarebbe scorretta.

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