Peste bubbonica: dopo il caso in Oregon (Usa), si torna a parlarne. Cos'è, sintomi e cure
Dopo il recente caso documentato negli Stati Uniti, si torna a parlare di peste bubbonica. A trasmettere la malattia all'uomo, residente in Oregon, sarebbe stato un comune gatto domestico, a sua volta malato. C'è quindi da temere per un ritorno della peste anche in Europa? Numeri alla mano, si tratta di una malattia piuttosto rara: per questo non c'è motivo di allarmarsi. Vediamo come si trasmette, quali sono i sintomi e come si cura.

Il recente caso documentato in Oregon (Stati Uniti) riaccende i riflettori sulla peste bubbonica. A trasmettere la malattia all'uomo, secondo le ricostruzioni, sarebbe stato il suo gatto, malato a sua volta. L'uomo sta bene, è stato tempestivamente curato con antibiotici e anche i suoi contatti stretti sono sotto sorveglianza e profilassi. Ma c'è da preoccuparsi per un ritorno della peste? Numeri alla mano, la peste è oggi una malattia molto rara.
Che cos’è la peste
È una malattia infettiva causata da un batterio, Yersinia pestis. Questo batterio infetta prevalentemente i roditori selvatici (ratti, i topi, gli scoiattoli, i cani della prateria, ecc) che costituiscono il serbatorio naturale dell’infezione, la sua riserva principale. Nei roditori questo batterio può causare sia malattia letale, sia dare forme non letali, che consentono quindi a questo serbatoio naturale d’infezione di non estinguersi e di continuare ad essere un problema.
Questo batterio può infettare anche l’uomo e causare quadri di malattia anche molto gravi e letali. Non a caso, la peste è stata battezzata “morte nera” in epoca medievale: la grande peste del 1347 nell’arco dei cinque anni successivi contagiò tutta la popolazione europea, dalla Scandinavia al Mediterraneo e alla Russia, diffusa da ratti e da scarse condizioni igieniche. Risultato: ne uccise circa un quarto.
Quali sono i sintomi
La manifestazione più nota è la cosiddetta peste bubbonica, che si presenta con febbre molto alta, malessere e ingrossamento dei linfonodi a vari livelli (femorali, inguinali, ascellari, cervicali, ecc) molto dolorosi, che se molto infetti possono diventare purulenti (è a questi “bubboni” che si fa riferimento). Se non trattata farmacologicamente con antibiotici, l’infezione può diffondersi attraverso il flusso sanguigno e generalizzarsi, evento letale per più della metà dei casi.
La peste può colpire in particolare i polmoni, dando un quadro di polmonite molto grave, che si manifesta con febbre alta, respiro corto, dolori toracici e tosse. Se non si interviene farmacologicamente in modo rapida, è causa di morte entro 48 ore. Questa forma della malattia può trasmettersi da persona a persona attraverso l’aerosol infetto ed è quindi la più temibile, poiché quella bubbonica non si trasmette così da persona a persona.
Ci sono poi forme ancora peggiori, fulminanti, in cui l’infezione risulta mortale prima ancora che si manifestino la polmonite o altre manifestazioni più evidenti. Ma ci sono anche forme minori, più benigne, con sintomi di febbre, malessere, linfonidi ingrossati che scompaiono nell’arco di pochi giorni e sono forme più tipiche di aree in cui l’infezione è endemica.
Come si trasmette la peste
L’infezione può essere trasmessa all’uomo grazie al morso di un vettore, ruolo in questo caso svolto dalle pulci. Le pulci che infestano i roditori infetti sono quindi il veicolo di queste infezioni sporadiche che ancora si registrano in paesi occidentali e sono di certo state uno dei veicoli principali delle epidemie medievali. La peste può però essere trasmessa anche da un contatto diretto con i fluidi o i tessuti di un animale infetto. È il caso in cui venga in contatto con carcasse di roditori o di altri animali infetti.
Da uomo a uomo l’infezione può trasmettersi quando colpisce i polmoni, causando polmonite: in questo caso l’infezione si può trasmettere come un’infezione respiratoria, attraverso le goccioline emesse dal malato.
Nel caso del cittadino dell’Oregon, l’infezione sembra essere stata trasmessa dal gatto. I gatti possono infettarsi dopo aver mangiato o essere venuti in contatto con le carcasse di topi infetti, oppure possono infettarsi attraverso le pulci dei roditori. La trasmissione dal gatto all'uomo può avvenire tramite il morso di una pulce infetta oppure, se il gatto è malato di peste polmonare, per inalazione di goccioline respiratorie infette, oppure per via di un contatto diretto con fluidi infetti (per esempio, del pus).
Come si cura
Con antibiotici normalmente disponibili nell’arsenale di un ospedale. Grazie agli antibiotici la letalità della peste si è ridotta da circa 2/3 dei pazienti infetti ad un decimo. Il trattamento deve essere tempestivo, entro 24 ore dalla comparsa dei sintomi. Per questo motivo è essenziale una diagnosi precoce. I pazienti vanno isolati in modo rigoroso, perché potenzialmente contagiosi (soprattutto se manifestano polmonite). I contatti di un malato devono essere sorvegliati, con valutazioni continue dello stato di salute, mentre chi è entrato in stretto contatto deve anche procedere con un trattamento antibiotico di profilassi per sette giorni.
Come si previene
Non è disponibile un vaccino o altri trattamenti preventivi. Gli interventi utili per ridurre la presenza e il rischio di peste sono di tipo igienico ambientale, con campagne per la disinfestazione dai roditori anche nelle aree più rurali (così come già avviene nelle aree urbane), eliminando rifiuti e materiali che possono attrarre e ospitare roditori, controllando lo stato di salute degli animali domestici.
Casi di peste continuano ad esserci, ma sono rari
La peste è tuttora diffusa in molte parti del mondo, anche in alcune regioni dei paesi industrializzati. Come è noto, in passato si sono verificate grandi epidemie di peste nell’uomo, l’ultima delle quali partita dalla Cina alla fine ‘800, i cui sforzi di contenimento hanno tra l’altro portato all’isolamento e alla scoperta dell’agente infettivo. Ma dal secolo scorso non ci sono state più epidemie rilevanti, ma solo focolai o casi sporadici in alcune zone del mondo, di solito in aree rurali, agricole, in villaggi o piccole città.
Ad esempio, negli Stati Uniti la maggioranza parte dei casi umani di peste bubbonica sono registrati (a ritmo di circa una decina all’anno) in aree rurali del Sud-Ovest e in particolare in New Mexico, Arizona, Colorado, California, Oregon e Nevada. La grande maggioranza dei 1000-3000 casi annuali di peste nel mondo si verificano però ancora in Africa, soprattutto Madagascar. I restnti casi si verificano i varie regioni asiatiche e anche in sudamerica, dove la malattia rimane presente nella regione andina montagnosa (in Bolivia, Perù ed Ecuador) e in Brasile. In Europa invece non si registrano casi di peste da decenni.