Manovra ecco cosa cambia davvero

Il decreto “salva Italia” ha introdotto diverse novità per i cittadini. Dalla nuova Ici alla tracciabilità dei pagamenti a 1.000 euro: ecco come la manovra inciderà sulle nostre tasche.
La nuova Ici: Imp
Cambiano le aliquote, infatti quella base è fissata a 0,76% da applicare al valore catastale, mentre quella da applicare all’abitazione principale è dello 0,4%. I Comuni hanno facoltà di aumentare o diminuire la prima di 0,3 punti percentuali e la seconda di 0,2 punti percentuali. Inoltre, per l’abitazione principale, è prevista una detrazione di 200 euro da togliere una volta calcolata l’imposta. Inoltre, è prevista un detrazione di 50 euro per ogni figlio con età non superiore a 26 anni residente nell’abitazione. La detrazione massima riconosciuta è per 4 figli. Ad esempio per una casa con rendita catastale pari a 700 euro nel Comune di Milano si passa per una seconda casa da 367,5 euro a 893,76 euro. Se fosse abitazione principale, la stessa casa pagherebbe 270,40 euro, ma con due figli l’imposta si riduce a 170,40 euro.
La Tarsu o Tia, a seconda di cosa applichi il vostro Comune, ha vita breve: dal 2013 dovrebbe essere sostituita con un tributo comunale sui servizi che deve coprire l’intero costo di gestione dei rifiuti comunali. Le regole applicative sono ben dettagliate nel decreto ma non è stata fissata l’aliquota applicabile, di conseguenza non possiamo quantificarne l’entità al momento. Sicuramente verificheremo che, configurandosi come tributo non applichi l’Iva, generando l’annoso problema ancora irrisolto sulla Tia.
Dal 1 gennaio 2012 è dovuta un’addizionale sulla tassa automobilistica pari a 20 euro per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 185 chilowatt, da versare con le stesse modalità previste per il bollo auto. Il superbollo istituito la scorsa estate diventa più salato, infatti la franchigia è stata ridotta e il contributo da versare raddoppiato. Ancora una volta ribadiamo che avremmo preferito una tassa che colpisse le vetture maggiormente inquinanti, in modo da diminuire il livello di inquinamento oltre a portare gettito nelle casse dello Stato.
Dal primo ottobre 2012 al 31 dicembre 2012 le aliquote Iva del 10% e del 21% saranno aumentate di due punti percentuali diventando quindi del 12% e del 23%. Inoltre, il Governo si è prefissato di raggiungere degli obiettivi di bilancio ben precisi e, qualora non ci riuscisse, ha fissato una clausola di salvaguardia. In pratica, se entro il 1 settembre 2012 non saranno entrati in vigore dei provvedimenti che riordinino la spesa sociale in materia tributaria e assistenziale, che permettano di recuperare i miliardi di euro prefissati, le aliquote Iva rimarrano a questo livello per il 2013 e dal 2014 cresceranno di ulteriori 0,5 punti percentuali. Questa misura sostituisce quella che prevedeva il taglio lineare di tutte le agevolazioni fiscali prima del 5% e poi del 20%.
Ci siamo sempre espressi in maniera molto negativa circa l’aumento dell’iva, che ha l’effetto di deprimere i consumi e porta come conseguenza diretta l’utilizzo truffaldino dell’aumento da parte dei commercianti per aumentare i prezzi. Chiediamo quindi che venga intrapresa la strada che abbiamo suggerito con le nostre proposte a Monti affinché venga introdotta una super aliquota per i beni voluttuari e di lusso.
L’aliquota di base dell’addizionale regionale passa dallo 0,9% all’1,23% già a partire dal 2011 e verrà applicato esclusivamente con gli stessi scaglioni di reddito validi per l’Ipref. Questo tipo di intervento non è per nulla condivisibile perché, oltre ad aumentare l’imposizione fiscale viene applicata retroattivamente in violazione dello Statuto del contribuente.
È inoltre previsto che le Amministrazioni pubbliche che pagano i loro creditori debbano di default usare l’accredito su conto corrente oppure il pagamento con strumenti elettronici. Lo stipendio e la pensione di importo superiore a 1.000 euro devono essere erogati con strumenti diversi dal contante, dunque con accredito su conto oppure con carte di pagamento prepagate.
Da ciò deriva che tutti i pensionati che ricevono pensioni di valore superiore a 1.000 euro devono avere un conto corrente. È previsto per questo che i soggetti che percepiscono la pensione minima non debbano pagare alcuna imposta di bollo sui conti correnti su cui avviene l’accredito della loro pensione.
E proprio per favorire l’accesso al conto corrente di persone finora escluse o non interessate, si afferma che il Ministero dell’economia e l’ABI entro 3 mesi dall’entrata in vigore del decreto individueranno le caratteristiche di un conto base che preveda la disponibilità di una carta di debito ed un numero adeguato di servizi ed operazioni, che abbia una struttura semplice e trasparente e comparabile e che sia offerto senza spese alla clientela svantaggiata socialmente. Questo accordo esiste già è quello del “Conto corrente semplice” sottoscritto da Abi e Consumatori nel 2010.
Riteniamo che proprio su questo accordo si debba lavorare, visto che adesso le banche saranno obbligate ad offrirlo e la struttura è sicuramente semplice e permette un rapido confronto grazie alla presenza del solo canone annuo. Altroconsumo chiederà dunque al Ministero un riscontro proprio su questo punto.
Di certo è positivo ed equo il passaggio da un importo fisso ad una percentuale parametrata all’entità delle attività finanziarie. Considerando che prima l’importo era di 34,20 euro fino a 50.000 euro di deposito, c’è ora un peggioramento per tutti coloro che hanno in deposito valori superiori a 34.200 euro e 22.800 nel 2013. Ci auguriamo anche che i detentori di titoli di Stato e titoli simili continuino ad avere come bollo massimo 34,20 euro l’anno, come previsto nel precedente provvedimento. Novità anche per l’imposta di bollo da pagare sugli estratti dei conti correnti. Resta a 34,20 euro annui quella per le persone fisiche mentre sale a 100 euro quella per i clienti diversi dalle persone fisiche. La stessa imposta (34,20 euro o 100 euro per chi non è persona fisica) viene estesa ai rendiconto dei libretti bancari e postali. Inoltre per le persone fisiche, se il valore medio di giacenza annuo del libretto e/o degli estratti conto non supera i 5000 euro non è dovuta l’imposta di bollo di 34,20 euro.
Altre novità riguardano i correntisti che vanno in rosso sul conto corrente. E’ previsto infatti che per il fido di conto corrente si debbano pagare solo il tasso debitore e la commissione per messa a disposizione dei fondi (max 0,5% a trimestre del fido concesso) e nessuna altra spesa neppure la commissione di massimo scoperto prima prevista per conti affidati e rosso di durata superiore a 30 giorni consecutivi. Inoltre è previsto per i conti senza fido che in caso di rosso si paghi solo il tasso debitore e nessuna altra spesa. Se previste dal contratto, come accade ora, le relative clausole sono nulle.