Zecche: come riconoscerle, rimuoverle e cosa fare dopo una puntura

Il morso di una zecca è un potenziale rischio per la salute, perché può trasmettere malattie infettive anche gravi. Saper riconoscere e rimuovere correttamente le zecche è fondamentale per prevenire complicazioni. Vi spieghiamo come.
Cosa sono le zecche e dove si trovano
Le zecche non sono insetti, ma aracnidi, come i ragni, gli scorpioni o gli acari. Sono molto piccole, tonde e di colore scuro (dal marrone al nero) con alcune differenze tra specie, stadio di sviluppo e sesso. Sono infatti centinaia le specie di zecca conosciute all’uomo e più di trenta sono diffuse in Italia, tra cui la famosa zecca dei boschi (Ixodes ricinus), che è per l’uomo quella più problematica, in quanto può trasmettere malattie infettive come la borreliosi di Lyme e l’encefalite da zecca.
Ma quanto è grande una zecca? Si parla di pochi millimetri, dimensioni che possono aumentare a seconda che la zecca vi abbia punto e si sia nutrita. Larve e ninfe di zecca sono rispettivamente grandi circa 1 e 2 o 3 millimetri, circa la metà di una zecca adulta. Per sfortuna, pungono l’uomo a ogni stadio di sviluppo. Viste le loro dimensioni minuscole, dopo una camminata nel verde è importate controllare molto bene sia la pelle, sia i vestiti, dove possono sopravvivere per alcuni giorni nascondendosi tra le pieghe.
Le zecche possono essere piccole come una testa di spillo ma abbastanza grandi (come la gomma di una matita)
Dove vivono le zecche
Le zecche sono presenti ovunque: zone pianeggianti, collinari e montane. Vivono prevalentemente in ambienti ricchi di vegetazione, come boschi, foreste e prati con erba alta, dove trovano ospiti animali e umani da cui nutrirsi. Alcune specie, come quelle dei boschi, preferiscono i luoghi umidi e l’ombra, mentre altre prediligono climi più secchi. Tuttavia, le zecche non si trovano solo in aree boschive o di campagna, ma anche in ambienti urbani come giardini e parchi cittadini, purché siano presenti animali di cui nutrirsi (le zecche pungono anche i roditori e altri animali che possono trovarsi in parchi di città).
Tutte le zecche sono tendenzialmente attive tra primavera e autunno, mentre non amano il freddo e l’inverno, durante il quale restano inattive. L’aumento delle temperature dovute al cambiamento climatico ha tuttavia ampliato luoghi, altitudini, periodi di attività e sopravvivenza delle zecche, che oggi si trovano a sempre maggiori altitudini: almeno fino a 1500 metri, ma se ne possono incontrare fino a 2000 metri.
Come si attacca all’uomo
Le zecche non saltano, non volano e non cadono dagli alberi. Per attaccarsi all’ospite, si posizionano sull’estremità di foglie, fili d’erba o altro (anche a qualche decina di centimetri dal terreno) protendendo gli arti anteriori in attesa del passaggio di un animale a cui si aggrapparsi. È quindi fondamentale controllarsi accuratamente dopo una passeggiata nel verde, poiché le zecche si attaccano ai vestiti, per poi spostarsi sul corpo.
Torna all'inizioCome riconoscere una puntura di zecca
Le zecche non sono come le zanzare: non pungono e scappano. Tipicamente si impigliano nei vestiti e col tempo si spostano lungo il corpo per raggiungere la pelle, di cui amano le zone più protette come le pieghe, gli orifizi, le aree con peli e capelli. Solo allora pungono. E quando lo fanno, rimangono attaccate alla pelle per ore o giorni a succhiare il sangue. Se si è appena tornati da una passeggiata in montagna, è possibile trovarle che ancora si spostano sul corpo o nascoste in attesa di mordere, oppure già al lavoro: quindi, se si è attenti si può anche evitare di essere punti, oppure beccarle in flagrante.
Punture di zecche: foto e descrizione
Se una zecca vi ha punto, lo noterete subito. Quando mordono, le zecche rimangono saldamente ancorate alla pelle, aggrappandosi con tenacia grazie a una “bocca” dotata di rostro, che permette loro di rompere e penetrare la pelle per succhiare il sangue. Sono però molto piccole ed è facile non notarle o confonderle con dei nei. Per questo motivo, dopo una passeggiata nel verde, prima di fare la doccia, è essenziale osservare con attenzione tutto il corpo, soprattutto le zone che più facilmente nascondo il parassita: ascelle, inguine, retro del ginocchio, ombelico, cuoio capelluto ecc., facendo attenzione a eventuali piccoli rigonfiamenti scuri.
Se si ha il dubbio di essere stati punti in passato e di non essersi accorti, è bene sapere che la puntura di zecca non lascia tracce evidenti una volta che il parassita si è staccato. La puntura è generalmente indolore, perché la zecca inietta durante il morso diverse sostanze, tra cui anticoagulanti e anestetici, per non facilitarsi il compito. Il trauma e la reazione locale possono causare arrossamento, gonfiore o prurito, ma si tratta di segni aspecifici, comuni ad altre irritazioni cutanee. Anche dopo la rimozione, la zona punta spesso non presenta grandi segni: un rossore o un rigonfiamento localizzato non sono necessariamente indice di malattia da zecca. Insomma, di solito non ci si accorge di essere stati morsi. Tuttavia, l’assenza di irritazione non esclude la possibilità di una puntura.
Diversa è la situazione che si presenta dopo una o due settimane dal morso (o da un’eventuale esposizione alla zecca), quando può comparire un particolare arrossamento cutaneo chiamato “eritema migrante”. Questo eritema ha una forma circolare, simile a un bersaglio, con un’area centrale più chiara, che si sviluppa nella zona della puntura e tende a espandersi progressivamente di qualche millimetro ogni giorno. Si tratta di un segno probabile di infezione da Borrelia burgdorferi, un batterio che la zecca dei boschi può trasmettere e che nell’uomo causa la borreliosi, una malattia potenzialmente molto seria. Come mostrano le foto, l’eritema migrante ha generalmente una forma tonda o ovale; la pelle può risultare piatta o leggermente sollevata. Di solito non provoca prurito né dolore. Il colore del rossore può variare da pallido a più intenso, così come la chiarezza della forma a bersaglio e l’estensione dell’eritema.
Eritema migrante classico
L’eritema migrante è un segno indicativo di borreliosi, ma non l’unico. Anche in assenza di un rossore evidente, la comparsa di sintomi quali febbre, stanchezza, malessere generale, infiammazioni e dolori muscoloscheletrici dopo pochi giorni da una puntura di zecca può indicare un’infezione.
Torna all'inizioCosa succede dopo la puntura e dopo quanto compaiono i sintomi
Dopo una puntura, non succede nulla di particolare. La puntura di zecca in sé, infatti, non è pericolosa, né dolorosa, né causa di particolari reazioni. Il rischio deriva dalla probabilità di essere stati infettati, che per fortuna non è così alta, per due motivi:
- le zecche portatrici di infezione sono una netta minoranza (tra il 10 e il 30%);
- servono 24-36 ore perché avvenga la trasmissione.
È quindi più probabile essere punti da una zecca non infetta e nel caso in cui la zecca fosse portatrice di infezione, il rischio di trasmissione può essere minimizzato rimuovendo la zecca appena si torna dalla gita. Non è quindi consigliabile aspettare il giorno dopo per farla rimuovere da una persona esperta o dal medico. Rimuoverla è più semplice di quanto si pensi. Non c’è nemmeno nulla da fare o da mettere su una puntura di zecca per scongiurare possibili rischi, anche perché non c’è nessun farmaco che riduca i rischi di infezione. Tuttavia, è fondamentale monitorare la zona del morso per almeno 30-40 giorni, osservando eventuali segni di infezione, come l’eritema migrante o sintomi simil-influenzali (febbre, malessere, infiammazione e dolori ad articolazioni ecc) o sintomi più gravi, per intervenire tempestivamente. Se insorgono, i sintomi possono comparire dopo pochi giorni fino a qualche settimana dopo il morso.
Torna all'inizioCome togliere una zecca in modo sicuro
Per rimuovere una zecca non serve recarsi in pronto soccorso, né dal medico. Lo si può fare da soli, seguendo alcune semplici regole. Va però fatto il prima possibile dalla scoperta: più il tempo passa, più si rischia la trasmissione di una infezione. Ecco la procedura corretta:
- utilizza pinzette a punta fine, che permettano di afferrare di punta, o delle pinzette “togli zecche”, acquistabili in farmacia;
- afferra la zecca il più vicino possibile al suo ingresso nella pelle, a livello della testa. Non va presa dal corpo. Se si schiaccia la zecca quando è dentro la pelle, potrebbe rigurgitare il suo contenuto nel sangue, facilitando un’eventuale infezione;
- tira verso l’alto dolcemente (perpendicolarmente alla pelle), con un movimento costante, evitando strattoni. Spesso viene indicato di imprimere un leggero movimento di rotazione, ma non è necessario. La zecca verrà via, ma non senza una certa resistenza;
- dopo la rimozione, disinfetta con acqua ossigenata. Non è indicato applicare antibiotici o altri farmaci (per es. cortisonici o antistaminici) senza consultare un medico.
Se residui del rostro della zecca rimangono nella pelle, non c’è motivo di allarmarsi. Possono essere rimossi con un ago sterile o con la pinzetta, ma se restano all’interno verranno comunque eliminati dall’organismo nei giorni successivi. Il vero problema sta nel corpo della zecca, che mentre si nutre può rigurgitare l’infezione nella pelle. Se è stato rimosso, possiamo stare più tranquilli.
Spesso si consiglia di conservare la zecca rimossa in un contenitore chiuso, per eventuali analisi qualora dovessero insorgere dei sintomi. Altrimenti, dopo averla rimossa e schiacciata, la si può gettare via.
Malattie trasmesse dalle zecche
Le zecche possono trasmettere numerose malattie infettive, ma per fortuna questo accade poco spesso. Non solo le zecche portatrici di infezioni sono una minoranza, ma basta rimuovere la zecca entro le 24 ore per abbattere di molto i rischi. Inoltre, una pronta terapia antibiotica è in grado di risolvere tutte quelle che hanno causa batterica, come la borreliosi. Ecco qui di seguito una veloce panoramica delle malattie trasmesse da zecche di interesse per l’uomo.
Nome malattia | Cosa provoca | Cosa sapere |
---|---|---|
Borreliosi di Lyme (malattia di Lyme) | Viene trasmessa dalla zecca dei boschi e si manifesta con il caratteristico eritema migrante e con sintomi simil-influenzali (febbre, malessere, cefalea, dolori articolari) dopo qualche giorno o settimana dalla puntura. Se non curata prontamente, può coinvolgere gli organi interni, l’apparato muscolo-scheletrico e il sistema nervoso centrale, dando problemi anche dopo anni. La sintomatologia può diventare cronica, manifestandosi in modo molto simile alla fibromialgia. | Causata da batteri del genere Borrelia, è la malattia da zecche più comune e rilevante dal punto di vista sanitario. Non esistono vaccini e ci si può infettare e ammalarsi più volte, in quanto l’infezione non lascia una protezione. Solo una minoranza delle zecche è portatrice dell’infezione (circa il 10-30%) e servono almeno 24 ore perché avvenga la trasmissione. |
Meningo-encefalite da zecca | L’infezione dà sintomi generici, simil-influenzali, come febbre alta e mal di testa. In alcuni casi può diventare latente e provocare problemi neurologici a distanza di tempo. | Si tratta di una malattia virale parente della febbre gialla o della dengue, due malattie trasmesse dalle zanzare. È anch’essa trasmessa dalla zecca dei boschi, ma la malattia non è frequente quanto la borreliosi di Lyme, in quanto meno del 5% delle zecche è portatrice di questa infezione. Ogni anno in Italia si registrano poche decine di casi e qualche decesso, soprattutto tra gli anziani. Esiste un vaccino, raccomandato a categorie a rischio. Lascia una parziale protezione immunitaria. |
Febbre ricorrente da zecche | Provoca febbri ricorrenti e sintomi simil-influenzali. La malattia può risolversi anche senza terapia antibiotica. | Detta anche borreliosi ricorrente, è veicolata da zecche diverse da quelle dei boschi o del cane. Si tratta di zecche “molli” (cioè prive di dorso duro), che parassitano roditori e anche l’uomo. Può anche essere trasmessa dai pidocchi. |
Rickettsiosi | Si presenta a una settimana di distanza dalla puntura con sintomi simil-influenzali, a cui segue una reazione cutanea caratterizzata da un forte rossore che coinvolge anche i palmi delle mani e le piante dei piedi. | Febbre causata da batteri del tipo Rickettsia, è trasmessa soprattutto dalla cosiddetta zecca dei cani, ma non solo. Si cura con gli antibiotici e si risolve senza strascichi. È letale solo in rari casi. |
Febbre Congo-Crimea | È una febbre emorragica di origine virale. | È provocata dalla zecca “gigante” Hyalomma marginatum, grossa quanto una cimice. Si tratta di una malattia molto rara, seppur molto grave e in alcuni casi letale. |
Quando consultare un medico
È necessario rivolgersi al medico se:
- si nota un alone rossastro che si espande (eritema migrante) o altri segni di infezione (rossore, gonfiore, calore, dolore) nel punto del morso;
- compaiono sintomi come febbre, dolori articolari, cefalea, stanchezza persistente nei giorni o settimane successive alla puntura.
Dopo un morso di zecca, non ha senso eseguire subito test sierologici per la borreliosi di Lyme, perché il sistema immunitario impiega tempo (di solito alcune settimane) per sviluppare anticorpi rilevabili. Pertanto, un test effettuato troppo presto può risultare falsamente negativo. Inoltre, la borreliosi non è contagiosa da persona a persona: ignorare di averla contratta non rappresenta un rischio per gli altri.
Può capitare a tutti di essere morsi da una zecca ma anche di avere piccoli disturbi. Nella nostra guida trovi le risposte semplici e pratiche per riconoscerli, curarli e prevenirli
Scarica la guida InPratica "Piccoli disturbi"
Torna all'inizioDomande frequenti
Rispondiamo ai dubbi più frequenti sulle zecche.
Funziona la candeggina contro le zecche?
No. Non solo non funziona, è addirittura controproducente. L’uso di candeggina o altre sostanze chimiche sulla zecca attaccata alla pelle è sconsigliato perché può causare il rigurgito della zecca e favorire la trasmissione di malattie.
Non è necessario versare alcuna sostanza sulla zecca prima di rimuoverla. Alcol, disinfettanti o sostanze irritanti come candeggina e ammoniaca sono inutili e sconsigliati. Allo stesso modo, non è opportuno applicare unguenti, oli (di qualunque tipo) o altri grassi. È importante evitare metodi impropri come l’uso di oggetti arroventati, fiammiferi, fiamma di accendini o sigarette, che possono peggiorare la situazione.
Per quanto vivono sui vestiti le zecche?
Le zecche possono sopravvivere per alcuni giorni sugli indumenti. Per ridurre significativamente la possibilità di venire a contatto con le zecche durante una gita, o almeno per individuarle rapidamente, è consigliato:
- indossare abiti chiari (perché rendono più facile l’individuazione delle zecche), utilizzare pantaloni e maniche lunghe, calze indossate sopra i pantaloni e preferibilmente un cappello;
- valutare l’uso di repellenti (a base di DEET o icaridina, che si trovano anche nei repellenti per zanzare, sulla pelle e/o sui vestiti. Possono ridurre il rischio di morso;
- evitare di strusciare l’erba lungo il margine dei sentieri, non addentrarsi nelle zone in cui l’erba è alta;
- al termine dell’escursione, controllare, scuotere ed eventualmente spazzolare gli indumenti prima di portarli all’interno delle abitazioni per poi lavarli;
- lavare i vestiti a 60°C, con un eventuale passaggio in asciugatrice per eliminarle.