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Smaltimento farmaci: come fare e perché è importante farlo nel modo corretto

Inquinano e sono dannosi: non devono essere sprecati né finire in pattumiera, neppure dopo la data di scadenza. Sono i medicinali, ecco come smaltirli nel modo corretto.

Con il contributo esperto di:
25 novembre 2024
Smaltimento farmaci

I farmaci quando sono scaduti o sono inutilizzabili (come uno sciroppo aperto da troppo tempo o un collirio che doveva essere conservato in frigo dimenticato sotto al sole) diventano dei rifiuti. Ma non sono rifiuti qualsiasi e non possiamo gettarli nella pattumiera di casa, né possiamo gettare quello che rimane dello sciroppo o del collirio nello scarico del lavandino o del wc. Quali sono le conseguenze di uno smaltimento scorretto e cosa fare per evitarle? Dove buttare le confezioni vuote? E quelle rimaste piene o con qualche dose?

In Italia si consumano molti farmaci ( soprattutto antinfiammatori e antibiotici. ): in media ogni persona ne assume quasi due dosi al giorno. A dirlo è l’Agenzia Italiana del Farmaco, che negli ultimi anni segnala un aumento del consumo di farmaci. Questo è dovuto anche al fatto che l’età media della popolazione si è alzata e sono proprio le fasce più anziane a usare maggiormente i farmaci. Ma l’abuso di farmaci non solo grava, a volte inutilmente, sul Servizio sanitario e sulle tasche di tutti noi, ma inquina l’ambiente, in cui i residui di farmaci approdano in vario modo. La dispersione dei componenti dei medicinali nell’ambiente è, però, un guaio anche per l’uomo. Uno dei modi per contenere questo problema, alla portata di tutti noi, è lo smaltimento corretto dei farmaci scaduti.

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Come smaltire i farmaci scaduti

I farmaci scaduti non devono essere trattati come tutti gli altri rifiuti che produciamo quotidianamente. Infatti i farmaci, anche se scaduti, hanno ancora un’azione e, se dispersi nell’ambiente, possono essere tossici per gli animali, per le piante e anche per l’uomo. Perciò quando avanziamo compresse, bustine, flaconcini e sono scaduti non dovremmo gettarli in lavandini, wc o bidoni dell’indifferenziata come faremmo con una bibita o un alimento scaduti. Può inoltre succedere di avere dei prodotti che sono aperti da molto tempo, ad esempio sciroppi, creme, colliri. Questi farmaci possono essere usati solo per un certo periodo dopo che sono stati aperti come viene indicato sul foglietto illustrativo (per creme e sciroppi il periodo può essere di 6/12 mesi ma per i colliri può essere anche solo di un mese). Questi prodotti, anche se la data di scadenza sulla scatoletta non è ancora stata superata, non possono essere più usati e devono essere smaltiti come prodotti scaduti. Vediamo cosa fare per ogni tipologia di prodotto.

Tipologia di farmaco: blister, fiale, bustine 

I medicinali si buttano con la scatola? No, è bene separare le varie componenti e destinare alla raccolta differenziata ciò che si può differenziare. Vediamo cosa fare con le varie parti che formano la scatoletta finale di farmaco e se ci sono differenze nello smaltimento di flaconi di sciroppo, blister di compresse o tubi di creme. 

  • Confezione esterna e imballaggi. Si tratta spesso di scatole di carta che vanno smaltite nei bidoni della raccolta differenziata per la carta. In alcuni casi all’interno delle scatole vi può essere un imballaggio di plastica come quello che contiene fiale o flaconcini e va smaltito nella raccolta della plastica. 
  • Foglietto illustrativo. Va smaltito nella raccolta della carta.
  • Blister, tubi, bustine, flaconi vuoti. Una volta utilizzato il farmaco, la confezione va smaltita negli appositi contenitori a seconda del materiale di cui è fatta: blister, tubi e bustine sono solitamente di materiali plastiche/alluminio, i flaconi sono solitamente di plastica o vetro. 
  • Blister, tubi, bustine, flaconi. Se blister, tubi, bustine, flaconi o altri confezionamenti contengono ancora il farmaco (o un avanzo di farmaco), vanno smaltiti negli appositi contenitori dedicati ai farmaci scaduti. 
  • Siringhe, termometri. Vanno smaltiti secondo le regole di ogni comune. Per le siringhe è importante, in qualsiasi contenitore debbano essere gettate, chiuderle con l’apposito cappuccio per evitare che nessuna persona (sia chi getta la siringa sia chi si occuperà dello smaltimento) possa ferirsi con l’ago.
  • Integratori. Non essendo dei farmaci non vanno inseriti nei raccoglitori dei farmaci scaduti. Si può differenziare la scatola (nella carta); i blister o le bustine o i flaconcini (nella plastica se di questo materiale); l’integratore (nell’indifferenziata).
  • Inalatori. In alcune regioni nelle farmacie è presente un bidone apposito per gli inalatori usati o scaduti, in tutte le altre è necessario fare riferimento ai regolamenti di ogni comune. Perché quando terminati non dovrebbero essere smaltiti nel contenitore per la plastica? Alcuni inalatori utilizzati per le malattie respiratorie (come asma o broncopneumopatia) contengono al loro interno, oltre al medicinale, un gas che permette la fuoriuscita dello spray. Quando il farmaco è terminato spesso resta comunque un po’ di questo gas all’interno dell’inalatore che, se non smaltito nella maniera corretta, inquina l’aria contribuendo all’effetto serra.

Dove buttare i medicinali scaduti

I medicinali scaduti vanno buttati in appositi contenitori per lo smaltimento dei medicinali scaduti o inutilizzabili. Si tratta di bidoni solitamente di colore bianco di altezza di circa un metro con disegni e scritte che li rendono riconoscibili (spesso una croce bianca e rossa e la scritta “medicinali scaduti”). Questi contenitori si possono trovare nelle farmacie aperte al pubblico (all’interno o all’esterno dei locali del punto vendita), ma anche in altri luoghi come parafarmacie o in posti frequentati nelle città (in piazze, centri commerciali,…). I medicinali scaduti possono inoltre essere portati anche nelle isole ecologiche di ogni comune in cui vi sono appositi contenitori per lo smaltimento. 

Le aziende comunali di smaltimento dei rifiuti o altre società specifiche si occupano periodicamente di svuotare questi contenitori. Spesso sui loro siti web ci sono indicazioni per trovare il contenitore per i farmaci scaduti più vicino e comodo (ad esempio per Roma, Pordenone). 

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I danni per l’ambiente provocati dallo smaltimento scorretto

L’impatto sull’ambiente dei farmaci è un tema che negli anni è diventato sempre più importante. Infatti, anche se vi sono ancora incognite a riguardo, in molti casi è già stata dimostrata l’azione nociva dei farmaci sull’ambiente. 

 I residui dei farmaci raggiungono infatti le acque superficiali e quelle di falda disponibili per l’irrigazione dei campi e per l’abbeveraggio degli animali ma anche le acque potabili. In queste acque sono state rilevate tracce di molti farmaci di utilizzo comune (come antiinfiammatori e antibiotici), che possono essere dannose sia per l’uomo sia per l’ambiente. Le molecole dei farmaci sono difficilmente degradabili e persistono a lungo (anche molti anni), accumulandosi. Ma come ci arrivano? La via più comune con cui i farmaci (o i loro residui) raggiungono l’ambiente è attraverso le escrezioni (feci e urine) dei pazienti che li usano. Un altro modo con cui i farmaci arrivano nell’ambiente è lo smaltimento non corretto dei medicinali scaduti o inutilizzati. 

La comunità scientifica denuncia le possibili conseguenze di questo inquinamento chimico sia sul delicato equilibrio dell’ecosistema acquatico sia sulla salute dell’uomo. È stato dimostrato, ad esempio, che i principi attivi contenuti nei contraccettivi rilevati in alcune acque di lago hanno causato la femminilizzazione di alcuni pesci e alcuni anfibi oppure che i residui di psicofarmaci sono risultati in grado di alterare il comportamento dei pesci. I farmaci per i quali ci sono più segnali di allarme sono quelli che contengono ormoni, antibiotici, analgesici, antidepressivi e antitumorali. Si deve inoltre tener conto anche dei medicinali utilizzati ad uso veterinario.

In Italia, l’ultimo rapporto dell'Osservatorio Nazionale sull'Impiego dei Medicinali, ha identificato tra i principi attivi ad alto rischio di causare effetti avversi negli animali e nelle piante acquatiche a livello italiano due antiinfiammatori (diclofenac e ibuprofene) ma anche alcuni antibiotici (azitromicina e amoxicillina) e poi alcuni antiparassitari, alcuni farmaci per la pressione ed alcuni antidepressivi.

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Lo smaltimento sbagliato è rischioso anche per l’uomo

I rischi che corriamo tutti noi dovuti allo smaltimento scorretto dei medicinali sono solo in parte legati all’assunzione di acqua potabile contaminata da farmaci.  Anche se i residui di farmaci possono arrivare anche all’acqua potabile, il problema viene arginato grazie a particolari interventi realizzati negli impianti di depurazione. L’OCSE riporta che le concentrazioni di farmaci rilevate nell’acqua potabile sono solitamente molto basse (generalmente 1000 volte al di sotto della dose di farmaco che dà un effetto farmacologico) e gli studi non evidenziano, al momento, rischi considerevoli per la salute umana. Quella piccola dose non dà dunque di per sé un effetto diretto sulla nostra salute ma  sembrerebbero preoccupanti, e non ancora del tutto conosciuti, invece gli effetti derivanti dall’esposizione continua nel tempo di dosi molto basse di un farmaco o gli effetti del mix di farmaci a cui si può essere esposti (si pensi ad esempio ai farmaci che contengono ormoni o antitumorali ed ai possibili effetti su persone vulnerabili come bambini, donne incinte, soggetti allergici). 

Ad allarmare è, inoltre, l’esposizione a lungo termine agli antibiotici. Infatti i batteri venendo a contatto in maniera costante con residui di antibiotici che finiscono nei fiumi possono diventare sempre più forti e resistenti al principio attivo contribuendo al fenomeno dell’antibioticoresistenza, pericolosa minaccia per la salute pubblica a livello mondiale. Se i batteri diventato resistenti all’azione di alcuni antibiotici, questi farmaci risultano inefficaci nel combattere le infezioni.

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Altri consigli pratici

Se invece abbiamo a casa dei farmaci che non usiamo più ma non ancora scaduti si può fare qualcosa o dobbiamo buttarli insieme ai farmaci scaduti? Può capitare di avere nel classico armadietto/scatola dei medicinali che ognuno di noi ha a casa, dei farmaci che non usiamo più. Magari il medico ha cambiato la nostra terapia, magari sono guarito e non ne ho più necessità, oppure è venuto a mancare il nonno e ho una borsata di medicinali che prendeva e non so cosa farmene. Vi sono diverse organizzazioni locali o nazionali (come ad esempio Banco Farmaceutico o Farmaco Amico) che si propongono di raccogliere i farmaci validi non scaduti. Si tratta di un beneficio per l’ambiente poiché si creano meno rifiuti e di un beneficio sociale poiché i farmaci raccolti vengono donati a enti caritativi che li distribuiscono a persone che ne hanno necessità e non possono, per diversi motivi tra cui quelli economici, accedervi. La raccolta avviene seguendo specifiche regole e spesso viene svolta direttamente nelle farmacie o in presidi delle ASL. I farmaci in genere devono avere una scadenza di almeno 6/8 mesi, essere conservati nella loro confezione integra, non essere farmaci che richiedono la conservazione in frigo, non essere farmaci appartenenti ad alcune categorie (come quelli ospedalieri o stupefacenti). 

Invece di buttarli, i medicinali scaduti possono essere ancora usati?

A volte capita che abbiamo bisogno di un farmaco, lo troviamo a casa o nello zaino ma leggiamo sulla confezione che è scaduto da qualche mese. Cosa fare? Conviene buttarlo seguendo le indicazioni scritte sopra la scatola o sul foglietto illustrativo o si può ancora usare? Ci sono dei rischi? Dipende da molte variabili, soprattutto da come abbiamo conservato il medicinale. Se il farmaco è stato tenuto al riparo da luce, umidità, sbalzi termici, non è stato aperto e non ci sono segni di alterazione, è possibile sia ancora efficace e sicuro nonostante sia passata la scadenza.

Si possono scegliere confezioni che producano meno rifiuti?

Nella maggior parte dei casi non c’è molta scelta. Il medico prescrive un medicinale, ci si reca in farmacia e si acquista il farmaco prescritto. Se per il farmaco prescritto esistono sia la forma “di marca” sia quella equivalente con diversi medicinali generici, si può chiedere al farmacista di mostrarci le alternative che ha in casa e si può valutare la scatola che magari ha dimensioni più piccole o in cui ci sembra che ci sia meno spreco di materiale (ad esempio meno parti in plastica). Nella maggior parte dei casi c’è poca differenza tra i prodotti delle diverse aziende e allora conviene optare per l’alternativa più economica scegliendo i farmaci generici che hanno lo stesso principio attivo dei farmaci “di marca” ma a prezzi inferiori. Con il nostro comparatore si possono confrontare i prezzi dei farmaci e trovare il più conveniente.  

Se invece stiamo acquistando un farmaco da banco solitamente le alternative sono molteplici. Se abbiamo bisogno, ad esempio, di un medicinale per il mal di testa vi sono diversi formati di antiinfiammatori da banco: compresse, capsule, capsule molli, polvere da sciogliere in acqua, polvere da sciogliere in bocca, bustine con liquido. Se non c’è una reale necessità, ad esempio difficoltà nella deglutizione che può far preferire le forme liquide o quelle che si possono sciogliere in acqua, la scelta di confezioni come quelle delle compresse sicuramente porta a un minore utilizzo di plastica. Se infatti un blister (di dimensione 10x5cm) contiene al suo interno anche 10 compresse, per contenere una singola dose di forma liquida è necessaria una bustina di materiali plastiche praticamente delle stesse dimensioni del blister (circa 10x2,5cm).

Altro discorso da tenere in conto è il numero di dosi per confezione: se infatti spesso si risparmia acquistando la scatola con un numero di dosi maggiore, è anche vero che è maggiore il rischio di doverla buttare non ancora terminata una volta scaduta. Se ad esempio usiamo quel medicinale per il mal di testa in maniera sporadica e lo usiamo solo noi in tutta la famiglia, è meglio optare per scatole che contengano un numero inferiore di dosi e magari chiedere al farmacista la scatola con la data di scadenza più lontana prima di acquistare il prodotto.

Per gli integratori si può fare un discorso simile. Spesso le aziende sono sul mercato con lo stesso prodotto ma in molti formati diversi.  Ad esempio possiamo trovare sugli scaffali delle farmacie i fermenti lattici come compresse, capsule, flaconcini liquidi, polveri da sciogliere in acqua, polveri da sciogliere in bocca. Anche in questo caso si può scegliere la confezione che fa al caso di ciascuno per quanto riguarda il numero di dosi ma si può anche pensare all’ambiente. Se infatti 30 dosi di fermenti lattici in capsule stanno in un flaconcino alto una decina di cm, per contenere 12 dosi di fermenti liquidi servono ben 12 flaconcini di plastica (di poco più piccoli rispetto al flacone per le compresse) che sono poi confezionati in una scatola di cartone. 

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