Dichiarare familiari a carico nel 730: chi, come e quando farlo
Figli, coniuge, conviventi e altri familiari: quando queste persone possono essere dichiarate a carico fiscalmente? Cerchiamo di capire se come devono esser indicati i diversi familiari nella dichiarazione dei redditi per poter ottenere delle agevolazioni fiscali.

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Nella dichiarazione dei redditi è possibile dichiarare a proprio carico fiscalmente, per ottenere le detrazioni relative:
- i figli;
- il coniuge o la parte dell'unione civile tra persone dello stesso sesso;
- i familiari
Tuttavia le regole sono differenti per ogni gruppo preso in considerazione.
I figli a carico
I figli per essere a carico devono produrre un reddito annuo inferiore a 4.000 euro che superati i 24 anni scendono a 2.840,51 euro. A partire dal 2025 i figli che compiono 30 anni non possono più vesser considerati a carico, ma non esistono limiti di età per quelli riconosciuti disabili ai sensi della Legge 104/92.
Fino ai 21 anni non si prendono le detrazioni in busta paga perché sono state sostituite dall'assegno unico universale che viene riconosciuto mensilmente dall'Inps. Superati i 21 anni si torna alle detrazioni, pertanto è bene avvisare il sostituto d'imposta, come l'azienda per cui si lavora o l'Inps in caso di pensione, della propria situazione familiare per ottenere quanto ci spetta in modo corretto.
Quale genitore deve dichiarare i figli a carico?
Le detrazioni per i figli (naturali, riconosciuti, adottivi o affidati) spettano anche se questi non convivono con chi li dichiara a proprio carico e anche se non sono residenti in Italia. La detrazione viene riconosciuta a prescindere dal fatto che sia o meno ancora studente. L'unico limite che il Fisco impone ai genitori è che facciano metà per uno:
- se non sono separati, devono ripartirsi al 50% la detrazione per ogni figlio a carico. I genitori possono, di comune accordo, attribuire tutta la detrazione al genitore con reddito complessivo più alto, per evitare che sia persa in tutto o in parte se l'altro genitore possiede un reddito particolarmente basso. Per capire come godere al massimo della detrazione, fai qualche conto: la detrazione diminuisce all'aumentare del reddito, quindi attribuendola completamente al reddito più alto, lo sconto complessivamente percepito dalla famiglia risulta più basso;
- in caso di separazione legale, annullamento, scioglimento o cessazione del matrimonio, la detrazione spetta al 100 % al genitore affidatario. Se il giudice ha deciso per l'affidamento congiunto si divide al 50 %. Anche in questo caso, però, è possibile - per i motivi appena ricordati - decidere di comune accordo di attribuire l'intera detrazione al genitore con reddito più elevato, a patto che, nell'affidamento congiunto, restituisca il 50 % della detrazione all'altro genitore.
Ci sono alcuni casi in cui la detrazione riconosciuta dopo i 21 anni spetta per intero a un solo genitore, e cioè:
- quando l'altro genitore è fiscalmente a suo carico;
- se uno dei genitori rimane vedovo/a con figli, anche se si risposa;
- per figli adottivi o affidati del solo contribuente, anche se è sposato;
Infine, se l'altro genitore è deceduto oppure non ha riconosciuto il figlio l'intera detrazione per il primo figlio potrebbe essere sostituita da quella per il coniuge, se più conveniente. La valutazione di convenienza dovrebbe esser fatta in automatico sia in caso di compilazione della dichiarazione precompilata online, sia se ci si rivolge a un Caf o a un professionista.
Se un figlio lavora, non è più a carico?
Non necessariamente, dipende dal reddito che guadagna. Se supera il limite di reddito per esser considerato a carico anche per solo una parte dell'anno, si perde la possibilità di dichiararlo a proprio carico per tutto l'anno. Inoltre, se pur rimanendo sotto la soglia di reddito per esser considerato a carico il figlio produce del reddito che deve dichiarare (ad esempio con qualche collaborazione), dovrà presentare una propria dichiarazione dei redditi, barrando la casella "soggetto fiscalmente a carico di altri" (presente nel frontespizio di fianco al campo dedicato al codice fiscale del dichiarante). In questo modo i genitori che lo dichiarano a proprio carico possono continuare a percepire le detrazioni e recuperare le spese sostenute per lui.
Il coniuge e la parte dell'unione civile
Il coniuge, o la parte dell'unione civile, che non raggiunge il limite di reddito di 2.850,41 euro lordi annui complessivi, a prescindere che sia convivente o che addirittura viva all'estero, può essere dichiarato a carico. L'unico vincolo per usufruire delle detrazioni è che non ci sia un provvedimento di separazione legale. In questo caso il coniuge continua a essere dichiarabile a carico tra gli “altri familiari”, ma solo fino al 2024, a partire da quest'anno non è più dichiarabile a carico fiscalmente.
Ogni volta che si fa riferimento al coniuge si intende anche ognuna delle parti dell’unione civile tra persone dello stesso sesso. Pertanto ogni agevolazione prevista per i coniugi, compresa la possibilità di presentare la dichiarazione congiunta, si applica automaticamente anche agli uniti civilmente. Sono invece esclusi i conviventi di fatto.
Gli altri familiari a carico
Fino al 2024 possono essere dichiarati tra gli altri familiari a carico:
- il coniuge legalmente separato (questa condizione deve risultare da una sentenza di separazione);
- i discendenti dei figli (i nipoti);
- i genitori, anche adottivi;
- i nonni;
- i suoceri,
- i generi e le nuore;
- i fratelli, le sorelle, i fratellastri e le sorellastre.
A partire dal 2025 si possono dichiarare a carico solo gli ascendenti cioè, genitori, nonni e bisnonni.
Come dimostro che un familiare è a carico?
Per esser considerati a carico, dal 2025 gli ascendenti devono esser conviventi. Fino al 2024 devono convivere con chi li dichiara a proprio carico o ricevere da lui assegni alimentari non derivanti da provvedimenti dell'autorità giudiziaria: in pratica si deve provvedere economicamente al loro sostentamento e si deve quindi allegare un'autocertificazione al 730. In caso di controllo del Fisco, si può provare quanto dichiarato tramite mezzi che l'amministrazione finanziaria giudica come “idonei”. Tra questi rientrano, ad esempio, l'intestazione delle utenze domestiche, di un contratto di affitto o la documentazione bancaria da cui risultino versamenti fatti a quel familiare.
Per essere considerati a carico conta il reddito, infatti, i figli, il coniuge e gli altri familiari, nell’anno, non devono avere avuto un reddito complessivo superiore a 2.840,51 euro al lordo delle spese deducibili.
Solo per i figli di età compresa tra 21 e 24 anni il limite di reddito per esser considerati a carico sale a 4.000 euro lordi annui: fino al compimento dei 21 anni valgono le regole fissate per la percezione dell'assegno unico universale.
Per il calcolo di questo limite, il reddito dell'abitazione principale e delle relative pertinenze non si considera solo se il familiare ne ha pagato l'Imu (ad esempio perché la casa è di lusso). Lo stesso accade se ha pagato l'Imu sui fabbricati non affittati.
Quali redditi contano per esser considerati a carico?
Per calcolare il limite di reddito, il Fisco non considera le eventuali deduzioni cui ha diritto il familiare dichiarato a proprio carico e conteggia anche i seguenti redditi su cui non si pagano le tasse o su cui si paga un'imposta sostitutiva:
- le retribuzioni corrisposte da enti e organismi internazionali, da rappresentanze diplomatiche e consolari, da missioni e dalla Santa Sede;
- la quota esente dei redditi di lavoro dipendente prestato nelle zone di frontiera e in altri Paesi limitrofi in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto lavorativo da soggetti residenti nel territorio dello Stato (è il caso dei frontalieri);
- il reddito d'impresa o di lavoro autonomo assoggettato all'imposta sostitutiva agevolata per l'imprenditoria giovanile e per la mobilità, o al regime forfetario per gli esercenti attività d'impresa arti o professioni;
- il reddito dei fabbricati su cui si paga la cedolare secca sugli affitti.
Quando un familiare che lavora non è più considerato a carico?
Il limite di reddito di 2.840,51 euro (4.000 per i figli fino a 24 anni) per essere a carico fiscalmente vale per l'anno considerato complessivamente: se un figlio di 23 anni ha fatto una collaborazione occasionale di soli due mesi, percependo complessivamente 4.200 euro lordi, il genitore perde le detrazioni per tutto l'anno perché queste non spettano neppure in parte. Se il genitore ha ottenuto indebitamente le detrazioni in busta paga o nella pensione, tramite il 730 le restituisce al Fisco, senza pagare sanzioni o interessi. Tuttavia, è bene, appena si ha notizia di non aver più diritto alla detrazione, comunicarlo al proprio sostituto d’imposta, in modo che smetta di applicarle e non diventi poi oneroso doverle restituire con il 730.
Famigliare | A carico se… | Fino a quando |
---|---|---|
figli | Reddito < 4.000 euro (fino ai 24 anni) Reddito < 2.840,51 (dai 25 anni) | senza limiti fino al 2024 fino a 30 anni dal 2025 |
figli disabili | sempre | |
coniuge | Reddito < 2.840,51 | sempre se non separato |
genitori | sempre se conviventi | |
nonni | fino al 2024 sempre se conviventi dal 2025 mai |
|
nipoti dei nonni | ||
sorelle/fratelli | ||
suoceri | ||
generi/nuore |
La compilazione del quadro dei familiari a caricoè molto simile, sia che si scelga la modalità online che quella ordinaria. Vediamo nel dettaglio.
Inserire i figli nel 730 ordinario
I figli vanno indicati nella prima pagina del 730, nel quadro dei familiari a carico, nei righi da 2 a 5:
- nel primo rigo, barra la casella “F1” per il primo figlio a carico, cioè quello di età anagrafica maggiore tra quelli a carico;
- nei righi successivi barra alternativamente le caselle “F” per indicare un figlio successivo al primo, “A” se si tratta di un altro familiare o “D” se il figlio è portatore di handicap ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 104 del 1992 (non occorre la gravità data col comma 3 dell'articolo 3). In questo caso, non è necessario barrare anche la casella “F”;
- nella casella “codice fiscale”, riportare il codice fiscale di ciascuno dei figli o degli altri familiari che si dichiarano a carico, anche se le detrazioni vengono percepite da un altro soggetto. Ricordarsi di inserire il codice fiscale anche dei figli eventualmente residenti all'estero. Il codice fiscale dei figli in affido preadottivo non deve essere indicato.
- nella casella “mesi a carico” indicare il numero dei mesi dell'anno durante i quali il figlio è stato a carico. Per esempio, per un figlio nato il 14 agosto 2024, la detrazione spetta per cinque mesi, pertanto nella casella si indica “5”.
- nella casella “percentuale” indicare la percentuale di detrazione spettante: "100" per l'intera detrazione, "50" per la metà e "0" se la detrazione spetta interamente all'altro genitore;
- il genitore che fruisce dell'intera detrazione in caso di affidamento congiunto, esclusivo o condiviso dei figli deve barrare la casella “detrazione 100% affidamento figli”. Se il genitore affidatario, o in caso di affidamento congiunto, non può usufruire in tutto o in parte della detrazione, ad esempio per limiti di reddito, la detrazione viene assegnata interamente all'altro genitore. Ovviamente, questa situazione può essere oggetto di valutazione in sede di accordo economico di separazione;
- nella casella "n. mesi detrazione figli 21 anni o più" bisogna indicare la situazione del figlio a carico che aveva almeno 21 anni nel 2024. Riportare "12" se il figlio ha avuto almeno 21 anni per tutto l'anno. Se il figlio ha avuto meno di 21 anni tutto l'anno, questa casella resta vuota;
- nella casella “numero di figli in affido preadottivo a carico del contribuente”, si indica quanti siano i figli in affido preadottivo. In questo caso, per ognuno di loro deve esser stata barrata la casella "F", "F1" o "D" con i dati relativi ai mesi per i quali sono stati a carico, utilizzando un rigo per ciascuno. Il campo relativo al loro codice fiscale deve esser lasciato in bianco in modo tale da garantire una maggior tutela della loro privacy.
Se uno dei genitori è deceduto oppure non ha riconosciuto il figlio l'altro genitore ha diritto per il primo figlio maggiore di 21 anni alla detrazione prevista per il coniuge a carico, mentre per gli altri figli all'intera detrazione. In questo caso, nella casella “percentuale” del rigo 2, in cui viene indicato il primo figlio, si deve scrivere la lettera “C”. Se la detrazione non spetta per l'intero anno, bisogna compilare il rigo 2 per i mesi in cui la detrazione è riconosciuta come figlio e il rigo 3 per i mesi in cui spetta come coniuge.
Inserire il coniuge nel 730 ordinario
Chi è sposato deve obbligatoriamente barrare la casella “C” nel quadro “Coniuge e familiari a carico” e riportare nel rigo 1 il codice fiscale del coniuge, anche se non lo dichiara fiscalmetne a suo carico. Non deve esser compilato solo in caso di decesso, annullamento, divorzio e separazione legale.
La casella “mesi a carico” è da utilizzare solo se, nel 2024, il coniuge è stato a carico. Se lo è stato per tutto l'anno, indicare “12”. Se durante l'anno c'è stata una separazione legale o il matrimonio è stato sciolto o annullato oppure il coniuge è morto, bisogna riportare solo il numero di mesi in cui è stato a carico. Il mese si considera sempre intero. Per esempio, se le nozze sono state celebrate nel maggio del 2024, la detrazione spetterà per otto mesi.
Inserire figli e coniuge nel 730 precompilato
Nella compilazione del 730 precompilato i principi da seguire sono gli stessi di quello ordinario, in questo modello, ciò che cambia è la possibilità di utilizzare menu a tendina per una compilazione guidata e soprattutto, qualora nulla fosse cambiato rispetto allo scorso anno i dati sono già inseriti. Questo non vieta di modificarli, ad esempio perché si decide di divider diversamente la percentuale di detrazione spettante per i figli che hanno più di 21 anni o perché il figlio indicato non risulta più a carico. Anche con il precompilato è possibile utilizzare due righi diversi per lo stesso figlio se sono cambiate le condizioni in corso d'anno.