E-fuel e biocarburanti: differenze, sostenibilità e compatibilità con le nostre auto
Se ne sente molto parlare in vista dello stop alle auto inquinanti previsto dall'Ue dal 2035. Di cosa si tratta? Come vengono prodotti? Quali benefici e criticità? Possono essere utilizzati con le auto già immatricolate? Tutte le risposte sui combustibili alternativi.
- contributo tecnico di
- Roberto Paglia

Il Regolamento Ue sullo stop alla vendita di nuove auto a benzina e diesel (ibride incluse) a partire dal 2035 è stato definitivamente approvato. L’obiettivo è il via libera all’immatricolazione di nuove vetture che siano solo a emissione zero (al momento solo quelle elettriche).
Nel frattempo si è aperto il dibattito sul tema dei carburanti alternativi e più ecologici di quelli tradizionali: in particolare si parla molto di e-fuel (o electrofuel o carburanti sintetici) e bio-fuel (o biocarburante o biocombustibile).
Se ne parla perché, da un lato, la Germania è riuscita a raggiungere un accordo con Bruxelles ottenendo l’esenzione dallo stop per le auto che utilizzano e-fuel (di cui è produttrice), sostenendo che le emissioni zero vengono comunque garantite; d’altro canto l’Italia, che premeva per ottenere l’ok ad auto a biocarburante (di cui a sua volta è produttrice), non ha ottenuto lo stesso via libera.
Ma qual è la differenza fra questi carburanti alternativi? Quali i benefici e le criticità? Sono davvero a emissione zero? Possono essere utilizzati con le auto già immatricolate?
Cosa sono gli e-fuel?
Gli e-fuel sono una categoria di carburanti sintetici ottenuti utilizzando CO2 raccolta dall’atmosfera e idrogeno prodotto da fonti rinnovabili.
Quali benefici?
Il principale beneficio è che vengono prodotti raccogliendo, e quindi rimuovendo, CO2 dall’atmosfera; durante la combustione, poi, viene emessa praticamente la stessa quantità di CO2 utilizzata per produrli: quindi il bilancio complessivo, da questo punto di vista, è pari a zero (perché, appunto, non viene immessa in atmosfera nuova CO2).
Quali criticità?
Per produrre gli e-fuel serve idrogeno. E, al fine di non avere un elevato impatto ambientale, serve che questo idrogeno venga prodotto a partire da fonti rinnovabili: il cosiddetto idrogeno verde, che è una netta minoranza di tutto l’idrogeno prodotto oggi.
Il problema è che sembra difficile immaginare che ci possa essere, nei prossimi anni, una produzione di idrogeno verde sufficiente per tutto il settore della mobilità. E i costi energetici potrebbero essere troppo elevati per rendere la tecnologia promettente.
Gli e-fuel potrebbero invece essere una tecnologia molto interessante per mezzi come le navi e gli aerei (per i quali non è pensabile un’alimentazione elettrica).
Inoltre, a parte la CO2, quali sono le altre emissioni dal tubo di scarico? Non ci sono molti dati disponibili, ma ragionevolmente le emissioni di inquinanti dovuti alla combustione degli e-fuel dovrebbero essere comparabili a quelle dei combustibili tradizionali, o comunque non inferiori in misura particolarmente significativa. Uno studio di Transport & Environment mostra che, in termini di emissioni di NOX, non ci sono differenze tra e-fuel e carburanti tradizionali e che un’auto tradizionale alimentata con e-fuel ha risultati molto inferiori rispetto a un’auto elettrica in termini di efficienza energetica complessiva: significa che, complessivamente, serve più energia per produrre e distribuire e-fuel che per produrre e distribuire energia elettrica.
Con quali auto si potranno utilizzare gli e-fuel?
Ad oggi gli e-fuel non sono ancora disponibili sul mercato. In linea teorica, comunque, non dovrebbero esserci particolari problemi per utilizzarli nei motori attualmente esistenti.
Cosa sono i biocarburanti?
I biocarburanti sono combustibili ricavati da fonti vegetali rinnovabili, non fossili (ad esempio mais, canna da zucchero, grano...). I principali sono il biodiesel e il bioetanolo. A volte possono essere utilizzati puri, ma generalmente vengono aggiunti, in precise percentuali, rispettivamente al gasolio e alla benzina.
Ad esempio, quando alla pompa di benzina si vede un carburante indicato come B7, significa che è un gasolio con contenuto di biodiesel pari al 7%; quando invece si vede un carburante denominato E10, significa che è una benzina con contenuto di bioetanolo pari al 10%.
Il biodiesel è generalmente indicato anche come FAME (Fatty acid methyl esters), dal nome della tipologia di molecole che lo compone principalmente; queste molecole vengono ricavate, a partire da olii vegetali, tramite un processo chimico chiamato “transesterificazione”, che si effettua tramite alcol.
Quali benefici?
Nella produzione di biocarburante ci sono dei benefici dovuti al fatto che sono realizzati a partire da fonti rinnovabili, quindi senza tutti i processi di estrazione e di consumo di fonti fossili: ciò può portare a significative riduzioni di emissioni di CO2 nell’intero ciclo di vita del prodotto.
Quali criticità?
C’è però anche un aspetto negativo nella produzione: per produrre le materie prime vegetali destinate alla realizzazione di biocarburanti serve terreno e si rischia dunque di portare via risorse destinate alla filiera alimentare o di dover fare della ulteriore deforestazione.
Per quanto riguarda la fase della combustione i benefici sono molto limitati: le emissioni di CO2 e di inquinanti dal tubo di scarico non sono sensibilmente inferiori utilizzando biocarburanti, soprattutto se utilizzati in bassa percentuale come avviene attualmente.
Con il biodiesel, in particolare, possono esserci riduzioni di inquinanti dovuti all’assenza di zolfo e di idrocarburi aromatici: ma perché siano significative, la percentuale di biodiesel all’interno del gasolio dovrebbe essere più alta di quella attuale (che è del 7-10%).
Con quali auto si può utilizzare?
Il biocarburante è già in commercio in Italia, soprattutto miscelato ai combustibili tradizionali. Nel libretto di manutenzione dell’auto e anche nel flap del bocchettone per il rifornimento, è indicato qual è il contenuto massimo di biocarburante che può essere contenuto nel combustibile con cui si fa rifornimento. Generalmente può essere, per il gasolio, B7 o B10; mentre per la benzina E5 o E10.
La tecnologia HVO
Un'altra tipologia di biocarburanti presente in Italia è l'HVO (Hydrotreated Vegetable Oil), ottenuto al 100% da trattamenti di olii vegetali tramite idrogeno (idrocracking o idrogenazione). A differenza del biodiesel classico (FAME, spiegato precedentemente), sembra poter essere utilizzato in percentuali molto maggiori, addirittura in purezza, come nel caso di Eni. L'azienda, infatti, ha recentemente annunciato di aver dotato del suo prodotto HVO, il biodiesel HVOlution, alcune decine di stazioni di servizio: ad oggi sul sito Eni ne risultano 85, che probabilmente aumenteranno con il tempo.
Eni riporta che “È possibile verificare la compatibilità dei veicoli all’utilizzo di HVOlution, prodotto EN 15940 (XTL), sul libretto di manutenzione”. Abbiamo verificato su alcuni libretti di manutenzione di auto diesel abbastanza nuove e non abbiamo trovato questa indicazione di compatibilità. Abbiamo quindi chiesto chiarimenti a Eni e al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: gli automobilisti dovrebbero capire con chiarezza e facilità se possono utilizzare l'HVOlution senza problemi o meno (magari accedendo a una precisa lista di modelli compatibili).