Decreto carburanti in Gazzetta Ufficiale: ecco cosa prevede e perché potrebbe non essere sufficiente
Bonus benzina prorogato fino a fine anno, un nuovo bonus trasporti, il ritorno dell'ipotesi di un'accisa mobile e soprattutto l'obbligo per esercenti e gestori delle pompe di esporre il prezzo medio di diesel e benzina accanto a quello di vendita. Nessun tetto, invece, ai rincari in autostrada. Queste in sintesi le misure contenute nel decreto da poco pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Misure che vanno nella giusta direzione, ma che rischiano di non essere sufficienti. Ecco perché.

È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale l'ultimo decreto del Governo destinato (nelle intenzioni dell'esecutivo) ad aiutare il consumatore a mettersi al riparo da eventuali speculazioni sui prezzi della benzina. Per entrare davvero in vigore, il decreto appena pubblicato dovrà aspettare l'arrivo di un decreto attuativo da parte del MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) previsto per fine mese (ovvero entro 15 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale), dopo i quale i gestori delle pompe di benzina avranno tempo altri 15 giorni per adeguarsi alle nuove regole. Si parla quindi di un decreto che diventerà operativo non prima di metà febbraio: ma in quel momento, saranno misure davvero efficaci? La direzione è certamente quella giusta, ma non basta. Vediamo allora nel dettaglio cosa prevede il decreto e perché le misure adottate non sono a nostro avviso sufficienti.
Bonus benzina e bonus trasporti anche nel 2023
Il decreto si chiama per l'esattezza “norme sulla trasparenza dei prezzi sui carburanti e sul rafforzamento dei poteri di controllo e sanzionatori del garante dei prezzi” e prevede innanzitutto la proroga del cosiddetto Bonus benzina fino a fine anno: in pratica le aziende private che lo vorranno potranno concedere ai propri dipendenti i buoni benzina del valore massimo di 200 euro fino al 31 dicembre 2023.
Via libera anche al prolungamento per il 2023 del Bonus trasporti da 60 euro (era scaduto a dicembre), un contributo per l'acquisto di abbonamenti per il trasporto pubblico locale e ferroviario; il bonus 2023 però sarà destinato a persone con un reddito personale più basso, ovvero con redditi inferiori a 20mila euro e non più 35mila euro come accaduto fino a dicembre.
Più trasparenza sui prezzi al distributore
Ma soprattutto il decreto, come dice il nome stesso, punta a rendere più trasparente per il consumatore il prezzo del carburante alla pompa, in modo da permettergli di scegliere dove conviene fare il pieno e dove invece il prezzo è troppo alto. In pratica esercenti e gestori saranno obbligati a esporre, accanto al prezzo di vendita di diesel e gasolio, anche il prezzo medio dei carburanti. Il governo infatti si è impegnato a individuare un prezzo medio, calcolato su base regionale e pubblicato sul sito del ministero delle Imprese e del made in Italy. Ancora incerte la frequenza, le modalità e la tempistica delle comunicazioni, che verranno definite con il decreto attuativo in arrivo a fine gennaio.
Prezzi sempre più vicini a quelli medi
La decisione di rendere obbligatoria la pubblicazione del prezzo medio è certamente condivisibile, soprattutto in termini di trasparenza, ma con ogni probabilità rischia di non essere sufficiente a tutelare davvero il consumatore che deve confrontarsi con i prezzi realmente applicati alla pompa, a prescindere dalla media italiana.
Inoltre la misura non tiene conto dell'evoluzione più recente del prezzo dei carburanti. Durante le nostre analisi svolte a cavallo dell'anno, avevamo individuato aumenti anomali dei prezzi di diesel e benzina in molti casi ben più alti del semplice aumento dovuto alla fine degli sconti governativi sulle accise. Tuttavia, dalle analisi effettuate il 10 gennaio emerge che i prezzi medi di benzina e gasolio si stanno allineando ai valori della media Italia, pubblicati proprio il 10 gennaio dal Ministero. I picchi registrati nelle giornate precedenti, quindi, sembrano attenuarsi. La media Italia registrata, peraltro, è molto vicino al valore che si sarebbe dovuto ottenere se fosse aumentata solo l’accisa.
Se anche ci sono certamente casi in cui il divario rispetto alla media è ancora importante (come ad esempio a Bolzano dove si registrano prezzi medi della benzina e del gasolio superiori rispettivamente al 3,32% e al 4,21% rispetto alla media italiana), è anche vero che se i prezzi praticati dai benzinai tendono a essere in linea con quelli medi, rischia di venir meno il beneficio della competizione di prezzo, se tutti dovessero appiattirsi attorno alla media.
Sanzioni, accisa mobile e tetto in autostrada
Il decreto prevede sanzioni per gli esercenti che vanno da 500 a 6.000 euro. Si legge nel decreto che "dopo la terza violazione, può essere disposta la sospensione dell'attività per un periodo non inferiore a sette giorni e non superiore a 90 giorni". Un punto che ha provocato la reazione dei gestori delle pompe che hanno ventilato l'ipotesi di uno sciopero il 25 e il 26 gennaio.
A differenza del primo testo uscito dal Consiglio dei Ministri, nel decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale, sparisce l'ipotesi di imporre un tetto agli aumenti nei distributori sulla rete autostradale (che hanno prezzi mediamente più alti degli altri distributori).
Un meccanismo per regolare in automatico i prezzi del carburante, però, è presente anche nel testo del decreto appena pubblicato: se anche non sono stati ripristinati sconti sulle accise come quelli voluti dal precedente Governo, è stato reintrodotto un meccanismo (la cosiddetta "accisa mobile") che dovrebbe tagliare in automatico l'accisa all'aumentare del prezzo dei carburanti oltre una certa soglia. Tuttavia non è data sapere quale sia questa soglia, né a quanto ammonterebbe il taglio (che secondo il decreto dovrebbe assorbire l'extragettito). Stando così le cose si tratterebbe di una misura nella pratica inapplicabile.
Misure giuste ma insufficienti
“L’azione del Governo di verificare la trasparenza dei prezzi va nella direzione giusta (avere la media come punto di rifermento sarà importante) ma è insufficiente" ha dichiarato Federico Cavallo, responsabile delle Relazioni esterne di Altroconsumo. "Urge, pertanto, un intervento governativo atto a mitigare tali aumenti: chiediamo un azzeramento dell’IVA, applicata sul prezzo dei carburanti e sulle accise, al fine di calmierare i rincari dei prezzi industriali sino a qui registrati. Ribadiamo infatti la validità delle nostre proposte sull’Iva per cui ci siamo battuti nell’ultimo anno, in quanto a maggior ragione se ci fossero fenomeni speculativi l’Iva ha lo svantaggio di amplificarli perché in percentuale si applica su ogni componente del prezzo del carburante. Dai calcoli fatti su tutto il 2022 abbiamo rilevato che se avessimo azzerato l’iva non avremmo pagato nemmeno un euro in più di benzina, mentre con il taglio delle accise la spesa è stata comunque di 130 euro in più ad auto rispetto allo scorso anno (consumo medio ad auto di 900 litri annui)".
"Chiediamo maggiori poteri ad Antitrust" ha proseguito Cavallo "che sia messa in condizione di vedere i prezzi dei trader per valutare la loro condotta in minor tempo (come recentemente successo per ARERA i cui poteri sono stati ampliati per accedere ai costi d’approvvigionamento sostenuti delle imprese).”