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Sui caschi bici servono norme di omologazione più stringenti

Abbiamo testato 13 modelli di caschi con regole più stringenti rispetto a quelle necessarie per legge. Tutti i caschi analizzati hanno ricevuto l'omologazione europea e offrono un certo livello di protezione, ma è evidente che il protocollo previsto deve essere migliorato. La nostra richiesta: norme di omologazione più stringenti.

21 luglio 2021
casco bici

In Italia non c'è obbligo per i ciclisti di indossare il casco protettivo, anche se si tratta di una buona abitudine  per evitare situazioni di pericolo e danni. Infatti, circa l'80% degli incidenti mortali che avvengono in bici è dovuto a un trauma cranico causato da una caduta, anche a basse velocità. Un impatto a 10 km/h o una brutta caduta, infatti, possono provocare lesioni celebrali irreversibili. Il pericolo naturalmente aumenta con la velocità: con una bici elettrica, che può raggiungere i 25 km/h la possibilità di farsi male è più concreta.

Omologato non vuol dire sicuro al 100%. Questo lo abbiamo imparato testando ogni sorta di dispositivo che, per essere messo sul mercato, deve superare prove di omologazione. Come sempre, anche nel valutare i caschi bici per adulti siamo stati più severi della norma, che in questo caso contempla solo la protezione da urti perpendicolari alla superficie di impatto e riguardanti solo l’area superiore del cranio. Proprio qui emergono infatti i principali limiti dei 13 caschi testati: se la cavano tutti bene nella prova di impatto posteriore, probabilmente perché l’area d’urto è compresa in quella prevista dalla norma di omologazione, mentre pochi offrono una protezione almeno sufficiente in caso di impatti laterali. Peccato che questi ultimi siano anche assai più frequenti nella vita reale rispetto agli altri tipi di impatto maggiormente considerati in fase di omologazione.

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I nostri test: più severi della legge

Tutti i caschi analizzati hanno ricevuto l'omologazione europea e offrono un certo livello di protezione, ma è evidente che il protocollo previsto deve essere migliorato. Secondo le attuali linee guida, infatti, si considerano solo impatti perpendicolari alla superficie di impatto (mentre numerosi studi mostrano che la maggior parte delle cadute in bici provoca un impatto obliquo) e riguardanti una porzione superiore del cranio. Per questo motivo i nostri test sono più rigidi rispetto alle norme di omologazione, considerando anche situazioni più realistiche.

Abbiamo testato solo prodotti omologati secondo la norma EN1078. Non abbiamo ripetuto le prove previste per l’omologazione. Le prove della norma sono solo la base di partenza: pensiamo che siano necessari test più realistici per valutare la sicurezza dei caschi in caso di impatto. Ed è per questo che abbiamo messo alla prova i modelli utilizzando criteri più severi di quelli di legge.

Area della testa soggetta al test di omologazione secondo la norma EN1078

Immagine che mostra l'area soggetta al test di omologazione secondo la norma EN1078

Ecco le diverse tipologie di test che abbiamo effettuato per valutare la protezione dei caschi, andando oltre gli standard di omologazione.

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Impatto frontale

test caschi bici

Tutti i caschi di questo test hanno superato le prove per l’omologazione. Noi però in laboratorio li abbiamo ritestati con prove più severe. In tutte, per esempio, utilizziamo per gli impatti un modello di testa più realistica ed elaborata rispetto a quella prevista dalla norma EN1078: in questo modo l’assorbimento degli urti è più simile alla realtà. Inoltre a differenza del test di omologazione, nel nostro test di impatto su superficie orizzontale usiamo sempre una velocità di caduta pari a 5,5 m/s (leggermente superiore a quella prevista dalla norma EN1078).

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Impatto occipitale

test caschi bici

Un altro tipo di caduta è quella in cui si batte la testa all’indietro (impatto occipitale) su una superficie piana. Abbiamo simulato anche questa prova, che svolgiamo però in modo più severo rispetto a quella prevista per ottenere l’omologazione. Il test per l’omologazione simula gli impatti all’interno di una generica zona del cranio (che dipende dal tecnico del laboratorio, quindi è piuttosto casuale); nel nostro invece individuiamo dei punti di impatto specifici sulla superficie del casco e valutiamo gli effetti delle cadute.

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Impatto laterale

test caschi bici

Anche questa prova è molto più dura rispetto a quella prevista per l’omologazione. Noi usiamo un modello di testa in cui sono posti due rilevatori di accelerazione e rotazione, che servono a stimare il rischio di danni celebrali conseguenti all’impatto: otteniamo così dei giudizi dettagliati sulle capacità del casco di proteggere il ciclista. Nella norma di omologazione, invece, il casco passa o non passa le prove (e in questo ultimo caso non viene omologato). Con il nostro test possiamo segnalarvi invece anche il grado di protezione e se un modello è meglio dell’altro.

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Impatto frontale su piano obliquo

test caschi bici

Questa prova e le due successive non vengono effettuate nei test di omologazione, ma noi siamo convinti che servano per avere un’idea più approfondita della qualità del casco. In tutte e tre le prove, la superficie di impatto è inclinata: questo permette di simulare un impatto più frequente nella realtà. Nella vita reale, la superficie di impatto, infatti, non è sempre perpendicolare alla velocità di caduta.

Le prove previste dalla norma EN1078 prevedono al contrario soltanto cadute esclusivamente su delle superfici orizzontali.

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Impatto laterale su piano obliquo

test caschi bici

Anche questa prova non è prevista nei protocolli ufficiali per l’omologazione di un casco, ma riteniamo sia fondamentale per valutarne la sicurezza. Si tratta di uno scenario possibile: in laboratorio simuliamo la caduta di un ciclista che batte la testa lateralmente su una superficie inclinata, come potrebbe essere un dosso o un terreno in salita.

A differenza delle prove con superficie perpendicolare, nelle tre prove di impatto sulla superficie obliqua la velocità di caduta del modello di testa è maggiore: 6 m/s.

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Impatto latero-frontale su piano obliquo

test caschi bici

In questo caso l’impatto simula in maniera realistica l’urto contro una superficie obliqua: riproduce un incidente con un’automobile, in cui il ciclista viene investito lateralmente. Questa prova non è prevista nell’omologazione. I caschi per bambini non sono andati particolarmente bene in questa prova: quattro hanno ottenuto valutazioni piuttosto deludenti. 

Nei nostri test effettuiamo 18 diverse prove di impatto in caduta libera, posizionando il finto modello di testa in sei diverse posizioni.

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Obbligatorio per i più piccoli

Il casco è un accessorio salvavita, essenziale per limitare i traumi da caduta. Circa l'80% degli incidenti mortali che avvengono in bicicletta è dovuto a un trauma cranico. I bambini, a causa della sensibilità del loro cranio ancora in via di sviluppo e della loro inesperienza, sono i più vulnerabili. Ecco perché chiediamo alle istituzioni di rendere il casco obbligatorio per coloro che hanno meno di 14 anni, come già avviene sulle piste da sci

Un impatto a 10 km/h o una brutta caduta, infatti, possono provocare lesioni celebrali irreversibili. Da una nostra inchiesta del 2016, inoltre, risulta che il 61% dei ciclisti intervistati non usa mai il casco e solo il 18% lo utilizza regolarmente, nonostante il 48% affermi che "l'uso del casco bici in città dovrebbe essere obbligatorio".

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Pedalare in sicurezza

Pedalare è una scelta rispettosa dell'ambiente e fa bene alla salute, ma richiede attenzione e rispetto delle regole.

Ogni bici deve essere dotata di luci, catarifrangenti e campanello, mentre giubbotti o bretelle riflettenti aumentano la visibilità, soprattutto di notte o in gallerie. Anche se non obbligatorio, il casco è fortemente consigliato, così come specchietti e altri accessori che migliorano la sicurezza.

Importante è anche la manutenzione: controllare freni, ruote e cerchioni riduce il rischio di incidenti e rende la pedalata più sicura e piacevole.

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