Utenti Apple: ecco perché hanno pagato di più gli abbonamenti a Spotify & Co.
Hai un iPhone e hai sottoscritto un abbonamento a Spotify, YouTube Music o Deezer? Se ti sei abbonato attraverso l'Apple Store hai certamente pagato di più l'abbonamento. Dal 2014 Apple ha imposto una commissione del 30% su tutti i servizi di musica in streaming concorrenti di Apple Music. Un comportamento sanzionato anche dalla UE. Hai diritto a essere risarcito: calcola quanto hai pagato in più in tutti questi anni e chiedi con noi il rimborso.

Se hai un abbonamento per servizi di musica streaming sul tuo dispositivo Apple, è molto probabile che tu l’abbia sottoscritto tramite App Store. Quello che quasi sicuramente non sai è che Apple ha abusato della sua posizione dominante nel mercato della distribuzione di app di streaming musicale per imporre una commissione del 30% ai concorrenti della sua società proprietaria Apple Music; commissione che le varie piattaforme hanno poi riversato sui consumatori.
Quanto hai pagato in più
Le commissioni extra di Apple sui servizi di streaming musicale hanno coinvolto piattaforme come Spotify, Deezer, YouTube Music, Soundcloud, Amazon Music, Tidal, Napster e Qobuz: commissioni che, come abbiamo detto, sono state di conseguenza trasferite a chi si è abbonato a queste piattaforme tramite l'Apple Store, e che hanno fatto perdere di competitività a questi servizi se messi a confronto con Apple Music (che invece, ovviamente è rimasto con un prezzo competitivo). Ma di quanto erano (e sono) più cari gli abbonamenti per gli utenti Apple? Vediamo i rincari piattaforma per piattaforma riversati sugli utenti per coprire le commissioni Apple.
- Spotify: da 9,99 euro a 12,99 euro
- Deezer: da 9,99 euro a 12,99 euro
- YouTube Music: da 9,99 euro a 12,99 euro
- YouTube Premium: da 11.99 euro a 15,99 euro
- Amazon Music: da 10,99 euro a 11,99 euro
- SoundCloud premium "Go+": da 9,99 euro a 12,99 euro
- Tidal: da 10,99 euro a 13,99 euro
- Napster: da 10,99 euro a 13,99 euro
Si tratta di una media di 3 euro al mese per ogni piattaforma, questo al solo scopo di mettere in difficoltà i concorrenti della piattaforma musicale di Apple. Tre euro che vanno moltiplicati per tutti i mesi in cui un utente è stato abbonato a quella piattaforma senza sapere che stava pagando ben più di tutti gli altri utenti.
Ad esempio, gli utenti che si sono abbonati al piano Spotify premium tramite App Store tra giugno 2014 e maggio 2016 hanno subito, a causa del comportamento di Apple, un sovrapprezzo del 30%, che è continuato, con una percentuale inferiore (15%) fino a giugno 2023, se non hanno modificato il loro metodo di pagamento. Un giochino che, considerando tutte le piattaforme coinvolte, ha creato un danno per i soli utenti Italiani di circa 26 milioni di euro tra il 2014 e il 2023.
Da quanto va avanti il giochino di Apple
Il comportamento scorretto di Apple è iniziato da giugno 2014 (nel migliore dei casi da giugno 2015), quando appunto il gigante tecnologico ha introdotto un rincaro per l'uso, in ogni caso obbligatorio, del suo metodo di pagamento per l'acquisto in-app di servizi di streaming musicale diversi da Apple, senza informare gli utenti della possibilità di sottoscrivere opzioni di abbonamento più economiche (come ad esempio l’acquisto utilizzando il sito web). Con l’eccezione di Spotify, che da luglio 2023 non permette più un pagamento diretto ad Apple, questo comportamento in tutti gli altri casi continua tutt’ora.
Se facciamo una media, gli utenti di servizi di streaming musicale, con un abbonamento tramite l'Apple App Store, hanno pagato 109 euro in più nel caso di Spotify, 125 euro per YouTube, 39 euro per Amazon Music, 107 euro per Soundcloud, 168 euro per Tidal e ben 200 euro per Napster.
La sanzione della Commissione Europea
Il 4 marzo 2024, la Commissione Europea ha inflitto ad Apple una multa di oltre 1,8 miliardi di euro per aver violato le regole sulla concorrenza nel mercato dello streaming musicale. La sanzione è stata comminata a causa delle pratiche commerciali sleali legate all’App Store. In particolare, la Commissione ha riscontrato che Apple applicava restrizioni agli sviluppatori di app impedendo loro di informare gli utenti iOS sui servizi di abbonamento musicale alternativi e più economici disponibili al di fuori dell'app.
Il comportamento restrittivo della concorrenza attuato da Apple è durato quasi dieci anni, ha portato molti utenti iOS a pagare prezzi significativamente più alti per gli abbonamenti in streaming musicale a causa delle elevate commissioni imposte da Apple agli sviluppatori e trasferite ai consumatori sotto forma di prezzi di abbonamento più alti.
È il momento di chiedere il risarcimento
Per queste ragioni Altroconsumo, assieme a Euroconsumers (il network europeo di organizzazioni di consumatori di cui Altroconsumo è parte) chiede, con una class action, un risarcimento per tutti i consumatori che sono caduti vittime del comportamento ingiusto di Apple. Ogni consumatore a cui sono stati sistematicamente addebitati costi eccessivi per l'ascolto di Spotify, Deezer, YouTube Music, Soundcloud, Amazon Music, Tidal e Qobuz sul proprio iPhone e iPad tramite l'App Store di Apple da luglio 2013 in poi dovrebbe riavere indietro ogni singolo euro speso in più e un risarcimento per "danno non patrimoniale" per ogni anno di abbonamento.
Qualche esempio? Un utente abbonato a Spotify Premium dal 2014 (e ancora abbonato) ha di fatto pagato 199,50 euro in più a causa delle commissioni applicate da Apple: aderendo alla nostra class action potrebbe ottenere un rimborso di 1.574 euro. Questo risarcimento viaria in base alla piattaforma e agli anni in cui sei stato vittima di questa commissione illecita. Se vuoi avere un'idea più precisa di quando ti potrebbe spettare come risarcimento, fai il calcolo e aderisci alla nostra class action.