Fibromialgia nei Lea: verso l’esenzione dal ticket, ma solo per i casi più gravi
Il nuovo schema di aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza riconosce la fibromialgia come malattia cronica. Ma l’esenzione sanitaria sarà riservata solo a chi presenta forme molto severe. Tutti i dettagli su prestazioni, criteri e limiti del provvedimento.

Dopo anni di richieste da parte di pazienti e associazioni, la fibromialgia si prepara a entrare nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), l’elenco delle prestazioni garantite a tutti i cittadini dal Servizio sanitario nazionale. La novità è contenuta in una bozza non ufficiale di Dpcm, recentemente diffusa, che propone una revisione dell’assistenza specialistica ambulatoriale, includendo tra le patologie croniche e invalidanti anche la sindrome fibromialgica.
Tuttavia, il provvedimento è molto restrittivo: la nuova esenzione dal ticket sarà riservata solo alle forme più gravi della malattia, sulla base di specifici criteri clinici.
Che cos’è la fibromialgia
La fibromialgia è una malattia cronica complessa, caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso, affaticamento, disturbi del sonno, difficoltà cognitive e alterazioni dell’umore. I sintomi sono persistenti e incidono in modo significativo sulla qualità della vita. La diagnosi si basa su valutazioni cliniche, poiché non esistono test diagnostici specifici, e la terapia è multidisciplinare: farmaci, attività fisica adattata, supporto psicologico.
Secondo le stime, colpisce il 3-4% della popolazione adulta, con una prevalenza maggiore nelle donne.
Le novità del decreto: cosa prevede l’esenzione
Il nuovo schema di Dpcm prevede che la fibromialgia rientri nei Lea esclusivamente nella forma “molto severa”, identificata da un punteggio superiore a 82 nel questionario Fiqr (Fibromyalgia impact questionnaire revised). Il Fiqr misura il livello di disabilità su scala da 0 a 100 e prende in considerazione:
- dolore;
- affaticamento;
- qualità del sonno;
- capacità funzionale quotidiana;
- impatto emotivo.
Solo i pazienti che superano questa soglia potranno ottenere un codice di esenzione che consente l’accesso gratuito a tre specifiche prestazioni, secondo le seguenti modalità:
- Visita di controllo ogni 12 mesi per il monitoraggio della malattia e la prevenzione delle complicanze;
- Rieducazione motoria in gruppo da massimo sei pazienti per gruppi omogenei di patologia (ciclo di 10 sedute da 60 minuti ogni 12 mesi) per le funzioni delle articolazioni, delle ossa e del movimento;
- Visita psichiatrica di controllo ogni 12 mesi, prescrivibile solo in presenza di comorbidità psichiatrica.
Il codice di esenzione non prevede altri esami radiografici, di laboratorio o accertamenti di altra sorta, né altri trattamenti. Questo significa che altre cure o visite richiederanno ancora il pagamento del ticket (al netto di decisioni regionali).
La durata dell’esenzione è soggetta a rivalutazione periodica, secondo quanto previsto dalla normativa vigente, ma in questo caso la durata minima dell’attestato di esenzione è di due anni. Questo implica che il paziente dovrà sottoporsi a controlli regolari per confermare la persistenza dei requisiti per l’esenzione, ma che questo non potrà avvenire prime di due anni.
Chi resta escluso? Il limite dell’indice Fiqr
Secondo la Società italiana di reumatologia, solo il 16% circa dei pazienti con fibromialgia raggiunge il punteggio Fiqr necessario per accedere all’esenzione. Questo significa che la maggioranza dei pazienti – pur convivendo con una malattia cronica debilitante – non potrà beneficiare del nuovo codice di esenzione.
La scelta del Ministero della Salute è legata alla necessità di contenere la spesa pubblica, evitando un impatto troppo ampio sui costi del Servizio sanitario nazionale. Una decisione che, però, solleva dubbi di equità e sostenibilità sociale: anche i pazienti con forme moderate affrontano costi importanti per cure fisioterapiche, psicologiche e farmacologiche spesso essenziali per mantenere una qualità della vita accettabile.
L’autonomia delle Regioni: possibili integrazioni
Il decreto nazionale definisce il quadro minimo, ma le Regioni mantengono una certa autonomia nell’estendere le prestazioni garantite ai pazienti con fibromialgia, anche con forme meno gravi. In passato alcune amministrazioni locali hanno già attivato forme di sostegno economico o programmi regionali dedicati. È quindi possibile che l’accesso alle cure resti disomogeneo sul territorio nazionale, a seconda delle scelte politiche e delle risorse disponibili.
Impatto sull’invalidità civile
Oltre all’esenzione dal ticket, l’inserimento della fibromialgia nei Lea potrebbe avere ripercussioni significative anche sul riconoscimento dell’invalidità civile. Il possesso di un codice di esenzione specifico per patologia cronica può agevolare la valutazione da parte delle commissioni mediche, attestando in modo ufficiale la presenza di una condizione cronica severa. Per i pazienti più gravi, questo rappresenterebbe un passo avanti importante per ottenere misure di tutela lavorativa e previdenziale.
Quando entrerà in vigore?
La proposta di decreto non è ancora definitiva: il testo, predisposto dal Ministero della Salute, dovrà ora:
- passare al vaglio del Ministero dell’Economia, per verificarne la sostenibilità finanziaria;
- essere approvato in Conferenza stato-regioni con intesa formale;
- ricevere il parere delle Commissioni parlamentari competenti (obbligatorio ma non vincolante);
- essere firmato dal presidente del Consiglio e pubblicato in Gazzetta ufficiale.
A oggi non sono noti i tempi certi per la conclusione dell’iter, ma il dibattito sul tema è tornato attuale, anche grazie alla pressione di associazioni e parlamentari.
Un riconoscimento importante, ma ancora parziale
Il riconoscimento della fibromialgia come patologia cronica e invalidante rappresenta un passaggio fondamentale per la tutela dei pazienti, sia sul piano simbolico che concreto. Tuttavia, la limitazione ai soli casi molto gravi riduce fortemente l’impatto del provvedimento, lasciando scoperta la maggioranza dei malati.
L’inserimento nei Lea è un primo passo, ma non risolve tutti i problemi. Resta urgente un ripensamento complessivo dell’assistenza ai pazienti con fibromialgia, affinché le cure possano essere davvero accessibili a tutti, indipendentemente dalla gravità della condizione o dalla regione in cui si vive.