Insufficienza venosa: stili di vita e terapie per alleviarne i sintomi
L’insufficienza venosa è un disturbo della circolazione che si manifesta principalmente a carico delle gambe e colpisce soprattutto le donne. Ma cosa la predispone? Quali sono i sintomi? Come curarla? Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Disturbo della circolazione caratterizzato dall’incapacità del sangue di risalire correttamente dalle gambe al cuore, con conseguente ristagno nella parte bassa del corpo, a livello di caviglie e piedi, l’insufficienza venosa una malattia abbastanza comune che tende a peggiorare con l’età, quando il tessuto dei vasi inizia a cedere, e nel periodo estivo e che può influenzare in modo significativo la qualità della vita delle persone che ne soffrono.
Che cos’è l’insufficienza venosa e quali sono le cause
Sebbene non si conosca ancora la causa di questa malattia è risaputo che i pazienti che ne soffrono presentano delle alterazioni nel ritorno venoso al cuore: il ritorno del sangue dai piedi verso il cuore attraverso le vene delle gambe avverrebbe in maniera difficoltosa e rallentata.
Il sangue per poter risalire dai piedi al cuore deve attraversare le gambe e il tronco in direzione opposta alla forza di gravità. Ha pertanto bisogno di una spinta. I muscoli del piede e della gamba funzionano come una sorta di pompa, la cosiddetta “pompa muscolare” che spinge il sangue venoso dai piedi verso il cuore. Al corretto ritorno venoso contribuiscono anche delle valvole, presenti nelle vene e formate da due lembi che chiudendosi impediscono al sangue di tornare indietro e di ristagnare verso il basso (si parla di reflusso del sangue). Quando i muscoli non sono contratti, il tratto della vena compreso tra due valvole è pieno di sangue, quando invece camminiamo, la contrazione muscolare comprime ritmicamente la parete delle vene profonde (quelle che si trovano a ridosso dei muscoli e delle ossa) generando una pressione che consente al sangue di risalire fino al cuore. Il sangue tra le due valvole non può scendere verso il basso perché la valvola inferiore è chiusa, e quindi viene spinto verso l’alto facendo aprire la valvola superiore. Ad ogni passo si ottiene così lo spostamento verso l’alto di una porzione di sangue.
L’insufficienza venosa è caratterizzata da alterazioni in questo processo, noto come ritorno venoso, che sono attribuite a una perdita di elasticità o tono delle pareti delle vene che comporta la dilatazione, indebolimento e lo sfiancamento delle vene a cui segue l’allontanamento dei due lembi delle valvole. Ne deriva che le valvole non si chiudono bene e che il sangue non circola più solo dal basso verso l’alto e dall’esterno verso l’interno ma comincia a muoversi anche “contro mano” e a ristagnare verso il basso. Il reflusso del sangue genera un’ipertensione nelle vene che a sua volta avvia una sequenza di cambiamenti anatomici, fisiologici e istologici che innescano un vero e proprio circolo vizioso: un aumento della permeabilità dei capillari, in particolare di piedi e caviglie, formazione di edema e calo dell’ossigenazione che porta in sofferenza i tessuti circostanti e innesca uno stato infiammatorio.
Segni e sintomi dell’insufficienza venosa
Alcuni pazienti non presentano sintomi, altri invece manifestano una gamma di sintomi la cui gravità cambia da soggetto a soggetto e con l’età. La comparsa di capillari e di vene varicose (quelle vene bluastre, dilatate e tortuose visibili sulle gambe) è il classico segno dell’insufficienza venosa, a cui si aggiungono il gonfiore alle caviglie e alle gambe, talvolta associati a dolenza, pesantezza, crampi e formicolii alle gambe fino alle alterazioni trofiche della cute (diventa lucida o si presenta arrossata con dermatiti ed eczemi).
I disturbi tendono a peggiorare nel corso della giornata, quando si sta per parecchio tempo in piedi e nelle giornate calde. A lungo andare il ristagno del sangue a causa della scarsa circolazione può causare complicanze come flebiti o varicoflebiti, ma anche coaguli di sangue, le cosiddette tromboflebiti. Nei casi più gravi, possono comparire anche delle ulcere venose (ferite croniche della cute che hanno difficoltà a guarire).
Che cosa predispone all’insufficienza venosa?
Sebbene non sia ancora chiaro cosa determini le anomalie a carico delle vene che caratterizza l’insufficienza venosa, è noto che vi sono più fattori di rischio che ne favoriscono l’insorgenza, tra cui quelli principali sono la predisposizione genetica (storia familiare di malattia venosa), il sesso femminile, l’età avanzata, il sovrappeso e la gravidanza. A questi si aggiungono poi alcuni fattori come cambiamenti ormonali (uso di contraccettivi o terapia ormonale sostitutiva) e temperature ambientali alte che possono aumentare l’indebolimento della struttura delle vene. Ma anche, alcune condizioni (lavorative e non) che tendono a ostacolare il ritorno venoso, per esempio il mantenimento di una posizione eretta per tempi prolungati o una scarsa mobilità. Infine, l’immobilità a letto, l’ingessatura di una gamba e un’operazione chirurgica agli arti inferiori sono condizioni di rischio, in quanto possono favorire la formazione di trombi che ostruiscono il passaggio del sangue al cuore.
Trattamenti dell’insufficienza venosa
Ci sono fattori che favoriscono l’insufficienza venosa sui cui non è possibile intervenire, come sesso, età e predisposizione genetica. Mentre ci sono alcune condizioni che possiamo evitare o migliorare per limitare l’insorgenza o il peggioramento di questa malattia. Come prima cosa è importante intervenire sui comportamenti e sullo stile di vita, cercando di mantenere una dieta leggera e bilanciata in modo da tenere sotto controllo il peso corporeo, e di muoversi il più possibile, in modo da attivare la pompa muscolare.
Per quanto riguarda il trattamento, ve ne sono essenzialmente di due tipi: l’uso di calze elastiche a compressione graduata, una terapia molto utilizzata soprattutto nelle persone che soffrono di vene varicose e la terapia farmacologica che punta ad aumentare il tono dei vasi, a ridurre la fragilità capillare e a ridurre l’edema. In caso di varici si può anche intervenire chirurgicamente.
Rimedi “fai da te” per migliorare la circolazione
Uno stile di vita sano basato su un’alimentazione varia e attività fisica regolare può aiutare ad attenuare l’entità dei sintomi dell’insufficienza venosa, in quanto permette di migliorare la circolazione.
Nelle persone che presentano gonfiore alle caviglie, ai piedi o alle gambe, dolore e formicolio alle gambe, il movimento è di fondamentale importanza: camminando si attiva infatti la pompa muscolare che spinge il sangue dalle vene periferiche verso il cuore.
- Evita di stare fermo in piedi o seduto per molto tempo sia al lavoro sia durante le occupazioni domestiche. Anche chi per lavoro, deve trascorrere molte ore seduto alla scrivania trova giovamento dal passeggiare o comunque dall’alzarsi anche per soli 5 minuti ogni ora, e chi non può alzarsi dalla sedia potrebbe eseguire dei semplici esercizi sollevandosi ritmicamente sulle punte dei piedi, facendo lavorare le caviglie e i muscoli del polpaccio.
- Pratica regolarmente attività fisica, scegliendo sport come nuoto, bicicletta, cyclette, che senza costringere a sforzi eccessivi e prolungati, tonificano in modo armonico i muscoli delle gambe. Ogni occasione può essere buona, anche quella di salire e scendere a piedi le scale evitando l’ascensore.
- Dormi con le gambe sollevate. Per favorire il ritorno venoso bastano pochi centimetri: un cuscino sopra il materasso è più che sufficiente.
- Evita di indossare scarpe e indumenti stretti che ostacolano la circolazione.
- Fai attenzione al caldo, è uno dei principali nemici delle vene perché le dilata: per questo la doccia è senz’altro più indicata del bagno. In ogni caso è sconsigliato l’uso di acqua molto calda.
- Evita di prendere il sole rimanendo tutto il giorno immobile, magari con gambe coperte da un asciugamano che aumenta ancora la temperatura corporea. Ci si può esporre senza problemi per periodi più brevi bagnando spesso le gambe con acqua fresca. Un ottimo esercizio, particolarmente indicato per la circolazione delle gambe, è camminare a piedi nudi sulla sabbia o in mare con l'acqua fino a metà coscia. Meglio il clima fresco e secco della montagna, che offre la possibilità di effettuare frequenti passeggiate, giova in modo particolare alla circolazione ed alle vene.
- Effettua la sera massaggi con acqua fredda partendo dal piede e poi risalendo lungo la gamba con il getto della doccia.
- È importante seguire un’alimentazione sana e leggera, scegliendo una dieta a basso contenuto di zuccheri, sale e grassi. Via libera invece agli alimenti ricchi di fibre, come i cereali, la frutta, la verdura, i legumi secchi, che aiutano a mantenere il peso in forma e a limitare la ritenzione idrica e il ristagno dei liquidi. Inoltre, garantiscono il giusto apporto di vitamine e flavonoidi, sostanze antiossidanti che aiutano a preservare l’integrità delle vene. Se dopo questi accorgimenti i sintomi persistessero per giorni o addirittura peggiorassero, sarebbe meglio rivolgersi al medico.
Calze elastiche
Caratteristica fondamentale delle Calze elastiche (o calze di supporto) è quella di esercitare una pressione che risulta essere massima a livello della caviglia per poi diminuire gradualmente fino al ginocchio o alla coscia. Questa contropressione esercitata dall'esterno favorisce il ritorno del sangue al cuore e il drenaggio linfatico, quindi sostiene le pareti venose, allontana le scorie tossiche e riduce l'edema, il dolore e il gonfiore a livello delle gambe nei pazienti con un ritorno venoso ridotto (insufficienza venosa), con o senza vene varicose.
La pressione esercitata si misura in millimetri di Mercurio (mmHg) e non è direttamente proporzionale ai denari (Den), che indicano, invece, lo spessore del tessuto. Più alto è il numero di Den e maggiore è la quantità di materiale elastico per metro di filo quindi maggiore sarà la compressione esercitata. Controllare sempre sulla confezione che siano indicati i valori di pressione, e che siano decrescenti dal basso verso l'alto, in caso contrario le calze non offrono nessun particolare beneficio. I valori di compressione decrescenti ritenuti ottimali e ai quali dichiarano di attenersi le principali ditte produttrici sono: pressione alla caviglia 100%, pressione massima al polpaccio 70%, pressione massima alla coscia 40%.
L'andamento decrescente fa sì che la maggiore compressione alla caviglia spinga il sangue verso l'alto, incontrando man mano che risale una resistenza sempre minore. Le calze elastiche rappresentano una vera e propria terapia e come tale devono essere acquistate seguendo le precise indicazioni di un flebologo: una compressione troppo lieve, infatti, potrebbe risultare inutile e una compressione eccessiva potrebbe essere pericolosa, perché ostacola la circolazione. Ne esistono diversi tipi (calze o calzini compressivi, collant) non è noto se un tipo di calza sia più efficace di un altro. Normalmente sono distinte in 4 classi di compressione (dalla prima alla quarta classe) in base alla pressione che esercitano che va da circa 20 mmHg fino a oltre i 40 mmHg. Vengono prescritte quando le varici sono già presenti e sono accompagnate da edemi; devono essere indossate al risveglio, prima cioè che le gambe possano gonfiarsi.
La taglia delle calze compressive deve essere adattata la circonferenza dell'arto inferiore, misurata a diversi livelli e preferibilmente al mattino. L'adattamento delle calze alla morfologia di ciascun paziente deve essere rivalutato nel tempo.
L’utilizzo delle calze non permette di guarire da questi disturbi ma di alleviarne i sintomi. In alcuni casi possono essere usate a scopo preventivo (es. in caso di immobilità a letto per prevenire i trombi). L'effetto sull'evoluzione della distensione delle vene varicose non è noto. Nei pazienti con ulcere cutanee la compressione venosa accelera la guarigione e riduce il rischio di recidiva.
Diversamente dalle calze elastiche, che sono più efficaci ma più scomode, le calze riposanti esercitano una compressione modesta, inferiore ai 20 mmHg alla caviglia e un valore a livello della coscia pari al 70% circa di quello alla caviglia, pertanto si indossano facilmente. Sono indicate soprattutto per prevenire lo sviluppo di problemi circolatori in persone a rischio (per familiarità, sedentarietà, uso di contraccettivi orali, stitichezza) e per attenuare la sensazione di pesantezza e di affaticamento alle gambe. In genere sono leggere, trasparenti e disponibili in un'ampia gamma di colori, ma risultano poco resistenti allo strappo, allo sfregamento e alle smagliature. Possono essere indossate in qualsiasi momento della giornata e sono consigliate a chi trascorre molte ore in piedi.
Trattamento farmacologico
Non esiste una cura che permette di guarire dall’insufficienza venosa ma vi sono farmaci che agiscono sull’infiammazione, sul tono venoso e sulla resistenza dei vasi e dei capillari per attenuare i sintomi della malattia.
In commercio sono disponibili diversi farmaci chiamati flebotonici o vasoprotettori, che trovano largo impiego nel trattamento dei sintomi dell’insufficienza venosa e negli stati di fragilità capillare (facile rottura dei capillari che diventano visibili sulla pelle e che possono causare macchie e lividi). Possono essere acquistati in farmacia senza prescrizione medica e sono a carico dei pazienti.
A questa classe di farmaci appartiene un gruppo eterogeneo di sostanze di origine naturale o sintetica che include i flavonoidi e le saponine che godono di proprietà antiossidanti e vasoprotettive.
Alla famiglia dei flavonoidi appartengono la diosmina contenuta da sola o in combinazione con l’esperidina in farmaci come Daflon, Diosven, Alvenex, Zeflavon, Arvenum ecc e l’oxerutina contenuta nel Venoruton.
Alla famiglia delle saponine appartengono la centella asiatica (contenuta ad es. nel farmaco Centellase) e l’ippocastano (Aesculus Hyppocastanum) contenuto nel farmaco per uso orale Reparilexin o in quello per uso topico Essaven gel che gode di proprietà antiinfiammatorie e vaso-protettici legate all’escina.
Gli studi che hanno valutato l’efficacia clinica di queste sostanze nell’alleviare i sintomi in pazienti con insufficienza venosa, indicano che questi farmaci sono in grado di migliorare alcuni sintomi come edema e dolore. Tuttavia, se consideriamo che vi sono pochi studi, generalmente condotti su piccoli campioni e di breve durata (ciò limita la valutazione dell’efficacia e la sicurezza nel lungo periodo), e in alcuni manca un confronto con il placebo, non possiamo trarre conclusioni definitive sull’efficacia e la sicurezza di questi trattamenti. Sarebbero pertanto necessari ulteriori studi più rigorosi (randomizzati e controllati) e su larga scala.
Secondo un’analisi fatta dal Cochrane, gruppo indipendente che sintetizza le evidenze scientifiche sugli interventi sanitari, che ha preso in rassegna circa 70 studi clinici pubblicati in letteratura (per un totale di 7690 persone) che hanno valutato l’efficacia di alcuni flebotonici per uso orale (rutina, diosmina, dobesilato di calcio, centella asiatica, estratto di corteccia di pino marittimo francese, estratto di semi d'uva e aminaftone) confrontandola con il placebo, l’uso di questi farmaci può ridurre leggermente l’edema alle gambe (di circa il 30%) e il diametro della caviglia di pochi millimetri (circa 4 mm) rispetto al placebo, ma che nel complesso migliora di poco o niente la qualità della vita dei pazienti e la guarigione delle ulcere.
Per quanto riguarda invece la sicurezza, l’origine naturale di queste sostanze non deve indurci erroneamente a pensare che siano prodotti innocui. In realtà, questa classe di farmaci è da utilizzare con precauzione e facendo attenzione alla posologia, perché potrebbe essere causa di effetti collaterali. Ad es. la diosmina può causare nausea, diarrea cronica, prurito e più raramente cefalea.
Vi sono poi alcuni farmaci che, sebbene non presentino un’indicazione per l’insufficienza venosa vengono talvolta utilizzati dai pazienti che ne soffrono. È il caso di farmaci a base di bromelina (contenuta ad es. nel farmaco Ananase) che nel foglietto illustrativo è indicato “in processi di natura infiammatoria che causano gonfiore dovuto a ritenzione di liquidi (edema) associato ad un intervento chirurgico o una terapia”. Sebbene non ci siano studi randomizzati e controllati che abbiano valutato l’efficacia di questo farmaco nell’attenuare i sintomi dell’insufficienza venosa, il suo uso in questa malattia è pubblicizzato sul web per la sua azione antiedemigena e antiinfiammatoria.
Integratori e cosmetici
Sul mercato sono presenti numerosi integratori alimentari e cosmetici a base di sostanze di origine vegetale che promettono di migliorare la microcircolazione e sgonfiare e alleggerire gambe pesanti e stanche. Alcuni sono a base di sostanze contenute anche nei farmaci. È il caso della diosmina largamente presente come integratore, spesso in combinazione con altre sostanze vegetali (ad es. Venaflux Viti, Diosven plus, Flebinec plus, Darfax, Flavofort ecc.) e come cosmetico (ad es. Alvenex gel, Zeflavon gambe pesanti), ma anche dell’oxerutina commercializzata come integratore con il nome di Venoruton antiossidante e come cosmetico con il nome di Venoruton gambe spray. Anche l’Ippocastano è commercializzato come integratore (ad es. Escina plus e Escina complex) e come cosmetico (es Fastum emazero o Ematonil plus emulsione) e della centella asiatica presente negli integratori (ad es. Centellasegel defaticante, Sollievo venis ecc) e come cosmetico (ad es. Centellase vitalgambe crema).
Per quanto riguarda il mirtillo nero, è disponibile in commercio come medicinale vegetale tradizionale (Mirtilene Forte), ciò significa che nonostante le prove tratte da studi clinici siano insufficienti, l’efficacia e la sicurezza di questo prodotto sono considerate plausibili e comprovate in quanto in commercio da almeno 30 anni (di cui almeno 15 anni nell’UE).
Il mirtillo nero essiccato è la denominazione comune per il frutto essiccato della pianta Vaccinium myrtillus L., una pianta usata per scopi medicinali. I suoi frutti, piccole bacche bluastre, sono ricche di sostanze chiamate antociani, che secondo alcuni studi sarebbero in grado di proteggere le pareti dei vasi capillari e di svolgere un’azione benefica sulla microcircolazione e nei problemi vascolari.
Non ci sono studi randomizzati relativi all’efficacia del mirtillo nell’insufficienza venosa cronica. Le potenziali proprietà benefiche del mirtillo in pazienti con insufficienza venosa cronica derivano da studi clinici non controllati, dove quindi l’effetto sulla attenuazione dei sintomi non è stata confrontata con un placebo. Questi studi hanno evidenziato l’efficacia del mirtillo nel ridurre la sintomatologia e nel migliorare sia la microcircolazione venosa che il drenaggio linfatico. Sul mercato sono disponibili anche diversi integratori a base di mirtillo nero (ad es Mirtillo Plus di Aboca, Mirillo puro di Optima, Terranova mirtillo, Longlife Mirtillo nero).
Tra gli integratori e cosmetici per il microcircolo vi sono anche quelli a base di Vite Rossa (Vitis vinifera) contenuta, ad esempio, in Antistax fresh gel, Ruscoven Bio gel, o come compresse in Vite rossa gambe di Erbamea, Vitiven flux, di Rusco o pungitopo (Ruscus aculeatus), contenuta, ad esempio, in Rusco composto plus, Ruscoven plus concentrato ma anche a base di aloe vera contenuta, ad esempio, in Podovis gel antifatica, Equilibra aloe gambe leggere gel equilibra.
Molti integratori e cosmetici contengono diverse sostanze in combinazione tra loro, un esempio è l’integratore Flebo-up che contiene Diosmina, Ippocastano, Rutina, Bromelina, Amamelide, Vitamina C, Betulla e Vitamina.
Sebbene gli studi presenti in letteratura non permettano di giungere a conclusioni esaustive sull’efficacia e la sicurezza di queste sostanze, gli slogan sul web li presentano ai consumatori come alleati preziosi per il benessere delle gambe “rivitalizza e rinfresca le gambe stanche e pesanti, dona una sensazione di leggerezza alle gambe, maschera i capillari in men che non si dica…”.
Inoltre, integratori e cosmetici, in quanto tali, non possono esercitare un'azione farmacologica, immunologica o metabolica, né tantomeno vantarla, dal momento che non sono medicinali. Pertanto, secondo le normative che li regolamentano, la pubblicità non deve attribuire al prodotto proprietà terapeutiche né la capacità di prevenire malattie. Neanche nei casi in cui la sostanza o ingrediente contenuto nell’integratore/cosmetico è commercializzata anche come farmaco. Per i cosmetici, in generale, qualsiasi proprietà rivendicata da un prodotto andrebbe ridimensionata anche quando è attribuita ad un ingrediente ben definito, in quanto nel cosmetico (per definizione) il “principio attivo” è presente in quantità minime e pertanto potrebbe esercitare un’azione minima. Nello specifico dei cosmetici utilizzati per le gambe pesanti, spesso è presente il mentolo, il cui utilizzo fornisce una sensazione apparente di leggerezza e freschezza a livello delle gambe.
Per quanto riguarda inoltre la sicurezza di questi prodotti, la loro origine naturale non deve indurre il consumatore a sottovalutare il rischio di effetti collaterali o di interazioni con i farmaci, soprattutto quando sono assunti per via orale. Inoltre, spesso non è nota la sicurezza a lungo termine, in quanto gli studi clinici sono di breve durata.