Farmaci: sicuro di usarli nel modo corretto?
Compresse triturate o spezzate a metà, capsule divelte e medicinali assunti per errore, in altri casi senza regolarità o a dosaggi più bassi o più altri di quelli raccomandati, senza seguire restrizioni alimentari. Gli errori che facciamo quando assumiamo un farmaco possono essere tanti, ma non sempre siamo coscienti delle conseguenze. Ecco cosa bisogna evitare quando ricorrriamo ai farmaci per le nostre cure.

Cos’è un errore terapeutico
Si chiamano errori terapeutici quegli errori che commettiamo nell’utilizzo dei farmaci, ad es, se assumiamo una dose più alta, dimentichiamo di assumerlo, o l’assumiamo quando è già scaduto o se spezziamo la compressa perché ci sembra troppo grande. Tutte queste condizioni possono comportare dei rischi per la nostra salute, a volte anche gravi.
Si tratta di errori che possono essere commessi in diverse situazioni e che coinvolgono diversi attori. A volte sono i pazienti che assumono il farmaco in maniera scorretta, intenzionalmente (ad es. aprono una capsula) perchè inconsci dei rischi legati a quello che stanno facendo, o inconsapevolmente (assumono due farmaci che non possono essere presi insieme) senza rendercene conto. In altri casi può succedere che a sbagliare è il medico, nel prescrivere un farmaco sbagliato, o il farmacista, nel dispensare un farmaco o l’infermiere nel somministrare un farmaco al paziente sbagliato.
Contrariamente alle reazioni avverse che non si possono prevenire, in quanto correlate alla natura del farmaco, gli errori terapeutici si possono evitare, usando i farmaci con consapevolezza, seguendo le raccomandazioni indicate nel foglio illustrativo o del medico. In questa catena che va dalla prescrizione all’assunzione, noi pazienti abbiamo un ruolo fondamentale, quello di controllare sempre il farmaco che ci è stato prescritto dal medico o consigliato dal farmacista prima di assumerlo. Chi assume un farmaco deve sempre chiedersi “Questo farmaco è giusto per me? Perché me l’ha prescritto? Se prendo quest’altro farmaco posso prenderlo comunque?”, e in caso di dubbi parlarne subito con il medico o il farmacista. Solo cercando le risposte a queste domande nel foglietto illustrativo, possiamo evitare di sbagliare e porre rimedio anche agli eventuali errori fatti da altri. Se consideriamo che anche un semplice errore può rendere la terapia inefficace o poco sicura per noi, è nel nostro interesse essere sempre vigili quando assumiamo i farmaci.
Quali sono gli errori più comuni nell’utilizzo dei farmaci?
Il paziente si confonde e sbaglia a prendere il farmaco (ci sono farmaci che si assomigliano per via del nome o dell’aspetto della confezione); prende una dose più alta o più bassa rispetto a quella raccomandata; dimentica di assumerlo o lo prende in ritardo; sbaglia via di somministrazione (ad es instilla nell’occhio delle gocce destinate all’uso auricolare); assume un farmaco scaduto o chiaramente alterato; l’assume durante i pasti quando il farmaco viene assorbito in modo ottimale a digiuno o a stomaco vuoto; l’assume in concomitanza di alcuni farmaci o cibi / bevande o alimenti (pompelmo, latte di soia) con cui interagisce.
Ci sono casi in cui a sbagliare non è il paziente. Ad es. il medico commette un errore nella scelta del farmaco o prescrive una dose sbagliata per quel paziente. Il farmacista commette un errore nella lettura della ricetta e fornisce il farmaco o la dose sbagliati. L’infermiere somministra un farmaco al paziente sbagliato, o sbaglia dose o via di somministrazione.
Prima di assumere un farmaco per la prima volta, è di fondamentale importanza sapere come va assunto, come si conserva, se ci sono controindicazioni all’uso basate sulla nostra storia clinica o sui farmaci che assumiamo, se dobbiamo apportare dei cambiamenti nel nostro stile di vita. Spesso queste informazioni sono contenute nel foglietto illustrativo, motivo per cui ne consigliamo un’ attenta lettura; in alternativa chiedere al medico o al farmacista.
Che rischi corro se non assumo i farmaci correttamente
I farmaci vanno assunti come da prescrizione “giusta dose, al momento giusto e secondo la giusta via di somministrazione". Tutte le modifiche che introduciamo nell’assunzione del farmaco possono comportare una mancata aderenza alla terapia e portare a rischi per la nostra salute. Le conseguenze dell’uso non corretto dei medicinali sono diverse a seconda del paziente, del farmaco in questione, del tipo di errore e del motivo per cui il paziente assume il farmaco.In alcuni casi, il paziente non si accorge dell’errore perché non avverte disturbi. Quando, invece, l’errore porta a effetti collaterali, il paziente scopre di aver assunto male il farmaco.
A sbagliare di più sono i pazienti con malattie croniche e gli anziani, che assumono più farmaci nell’arco della giornata, e che quindi hanno un rischio più alto di confondere i vari farmaci, di dimenticarne qualcuno ma anche che vi siano interazioni tra i vari farmaci. Sono gli stessi che sono anche più suscettibili alle conseguenze dell’errore, assumendo infatti terapie farmacologiche a lungo termine, un errore ripetuto nel tempo , inconsapevolmente, può comportare una perdita dell’effetto terapeutico e dunque minor controllo della malattia e dei sintomi con cui si manifesta.
Vediamo insieme gli errori più comuni e i rischi a cui potrebbero esporci, insieme ad alcuni consigli per evitare di sbagliare.
Le case farmaceutiche sono tenute per legge a indicare una data di scadenza per i medicinali che producono. Questa data, presente sia sulla confezione sia sul contenitore interno (flacone, blister, fiala...), indica la durata entro la quale il farmaco resta stabile, ossia mantiene integre le sue proprietà in termini di qualità, purezza e potenza (ovvero la quantità di principio attivo necessaria per produrre un effetto, come ad esempio il sollievo dal dolore). Sono presenti 2 cifre per indicare il mese e 4 cifre per l’anno mm-aaaa (ad esempio, 05-2012 per indicare maggio 2012). Se non è precisato il giorno, il farmaco può essere utilizzato fino alla fine del mese indicato.
Il rischio, dunque, è che il farmaco non funzioni o funzioni poco, e in alcuni casi che si formino dei composti tossici per la salute. Tuttavia, un farmaco non smette di funzionare il giorno dopo la data di scadenza e nella maggior parte dei casi non rappresenta un pericolo, quindi non allarmiamoci se scopriamo di aver assunto un farmaco scaduto
Attenzione però, la scadenza di un farmaco è legata alle condizioni di conservazione. Sulla scatola è indicato “La data di scadenza si riferisce al prodotto in confezionamento integro, correttamente conservato”. Per confezionamento integro si intende che la confezione del farmaco deve essere chiusa e non danneggiata, così come correttamente conservato significa che sono state rispettate le indicazioni di conservazione, riportate sulla scatola o nel bugiardino (ad esempio: conservare in frigorifero).Siccome non abbiamo la certezza che un farmaco sia ancora integro oltre la data di scadenza né possiamo essere davvero sicuri di averlo conservato in maniera ottimale, per non correre rischi, meglio rispettare la data di scadenza indicata.
La data di scadenza indicata dal produttore sulla confezione del farmaco è valida se la confezione non è mai stata aperta, appare integra e se il farmaco è stato conservato correttamente. Per alcuni farmaci (quelli in forma di colliri, gocce, sciroppi, pomate, in confezioni multidose), il periodo di validità del farmaco potrebbe ridursi una volta aperta la confezione. Controllare nel foglietto illustrativo per quanto tempo è possibile utilizzare il farmaco dopo l’apertura, e annotare sulla confezione la data di apertura. Nel caso non fosse specificatamente indicato sul foglietto illustrativo riportato, Farmadati ha dato delle indicazioni in merito.
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Quando si acquista un farmaco, è necessario leggere nel foglio illustrativo le regole per garantirne una corretta conservazione. Solitamente i medicinali devono essere conservati in luoghi freschi e asciutti e al riparo dalla luce. Mai sul davanzale né in macchina.
Particolare attenzione deve essere posta dai pazienti che assumono una terapia cronica che utilizzano i farmaci per tempi lunghi.
In alcuni casi, ad es. in pazienti con disfagia o in quelli che ha bisogno di assumere un dosaggio di farmaco non in commercio, può diventare necessario procedere alla manipolazione della pillola. In commercio sono disponibili alcune compresse che possono essere divise, in quanto è indicato nel foglietto illustrativo, per es le compresse divisibili presentano una linea divisoria che ne facilita la divisione in parti eque. In tutti i casi non necessari o quando non specificato nel bugiardino, la compressa non va spezzata e la capsula non va aperta, in quanto la manipolazione comporta un’a alterazione della forma farmaceutica con potenziali ripercussioni sull’ assorbimento del principio attivo e dunque sull’efficacia del farmaco. In assenza della linea di divisione, potremmo assumere dosi sbagliate della sostanza attiva (troppa o poca), compromettere l’efficacia e la sicurezza del farmaco.
Per modificare l’assorbimento del farmaco, le compresse e le capsule vengono rivestite esternamente con uno strato di sostanze aventi funzioni specifiche quali, ad esempio, favorire un rilascio graduale della sostanza attiva o proteggerla dall’attacco dei fluidi dello stomaco.
Se spezziamo una compressa o apriamo una capsula gastroresistente vengono meno queste funzioni e si rischia di liberare una sostanza attiva che provoca ulcere nella mucosa dell'esofago o dello stomaco si degrada a causa del pH basso dello stomaco, diventando più o meno efficace.
Se spezziamo una compressa a rilascio modificato, invece, si rischia di assumere troppo o troppo poco principio attivo. Se assumiamo troppo principio attivo rischiamo la comparsa di effetti indesiderati inattesi, se ne assumiamo troppo poco la terapia potrebbe perdere la sua efficacia.
Pertanto, compresse e pillole gastroresistenti e quelle a rilascio modificato, non devono mai essere manipolate.
Cosa fare se devi dividere le compresse
Le nostre raccomandazioni, nel caso in cui fosse necessario dividere le compresse, sono le seguenti:
- prima di effettuare la divisione, leggere attentamente la scheda tecnica del farmaco per verificare che non sia specificatamente vietato;
- in caso di mancanza di informazioni, contattare il farmacista o il medico prescrittore;
- valutare, insieme al proprio medico, una possibile terapia alternativa;
- porre attenzione all’igiene delle mani nelle fasi di allestimento, assunzione o somministrazione del farmaco e all’igiene degli strumenti utilizzati. Meglio predisporre un ripiano pulito e sgombero di altri oggetti, al fine di evitare la contaminazione conseguente allo spargimento di polvere;
- dopo la divisione, assumere o somministrare subito la porzione di compressa; porre l’altra metà in un contenitore al buio per evitare che sia troppo esposto alla luce, umidità e possa degradarsi;
- nei casi in cui non sia presente una linea di divisione, operare con maggiore accuratezza.
La triturazione delle compresse deve avvenire sotto stretta indicazione del medico e nei casi in cui il paziente abbia problemi di deglutizione o venga sottoposto a nutrizione artificiale.
Quali sono i rischi
La triturazione delle compresse espone a questi rischi:
- perdita di principio attivo, con conseguente diminuzione della dose terapeutica (la dose necessaria affinché la terapia abbia un effetto);
- alterazione nelle fasi di assorbimento, distribuzione, metabolismo ed escrezione del farmaco;
- ulcere orali o gastrointestinali per il contatto con il principio attivo, soprattutto nel caso di compresse “rivestite” (sono state segnalate ulcerazioni della bocca e necrosi dopo somministrazione di compresse di solfato di ferro).
Quando non triturare le compresse
La triturazione delle compresse, esattamente come l’operazione di divisione, non va praticata nei seguenti casi e per le stesse ragioni:
- compresse gastroresistenti;
- compresse a rilascio modificato;
- compresse che vanno assunte per via sublinguale (cioè sciolte sotto la lingua);
- farmaci con basso indice terapeutico (ad es. carbamazepina, digossina litio, teofillina, fenitoina, fenobarbital, per evitare il sovradosaggio);
- quando specificatamente indicato nella scheda tecnica del farmaco.
Cosa fare se devi triturare le compresse
Le nostre raccomandazioni, qualora fosse necessario procedere alla triturazione, sono:
- prima di effettuare la triturazione, leggere attentamente la scheda tecnica del farmaco per verificare che non sia specificatamente vietato;
- in caso di mancanza di informazioni, contattare il farmacista o il medico prescrittore;
- valutare, insieme al proprio medico, una possibile terapia alternativa e l’eventuale ricorso a sostanze che facilitino l’assunzione (acqua gelificata, omogeneizzati, addensanti);
- attenzione all’igiene delle mani nelle fasi di allestimento e somministrazione;
- dopo la triturazione, assumere o somministrare subito la compressa triturata per evitare la degradazione del principio attivo per il contatto con la luce o l’umidità;
- nel caso di un paziente sottoposto a nutrizione artificiale in cui il medico prescriva di triturare il farmaco e somministrarlo attraverso un sondino, attenersi alle indicazioni relative all’utilizzo di questi dispositivi.
Compresse e capsule sono le forme farmaceutiche più diffuse e vengono ampiamente utilizzate per il trattamento di diverse condizioni patologiche. Tra i vantaggi, rientrano la facilità di conservazione, l’autonomia nella somministrazione e l’accuratezza di dosaggio che il paziente assume rispetto ad altre formulazioni. Tuttavia, alcune persone hanno difficoltà a deglutirle, tra cui anziani e i bambini, soprattutto quando le dimensioni della pillola sono grandi o quando ha una superficie ruvida, dura o un gusto poco gradevole. A volte la difficoltà è legata a motivi psicologici o emotivi, in altri casi è la concomitanza di malattie che rende difficile la deglutizione, pensiamo per esempio ai pazienti che soffrono di disfagia.
Come prima cosa si può provare a chiedere al farmacista se lo stesso farmaco è presente in altre forme farmaceutiche (ad es. compresse masticabili, granulato o compresse effervescenti da sciogliere in acqua, o in forma liquida) oppure controllare nella nostra banca dati farmaci. Nel caso il farmaco sia disponibile solo in pillole, e se il problema non è dovuto a una particolare malattia (disfagia, Parkinson ecc) ma a un disagio (es paura di soffocare, provoca conati di vomito) si può provare con dei semplici accorgimenti.
- Durante l'assunzione della pillola, stare in posizione eretta, in modo che la forza di gravità possa aiutare a farla scendere. Non assumerla al momento di coricarsi.
- Si può provare a bagnare la bocca con dell’acqua prima di mettere la pillola sulla lingua, dal momento che in alcune persone la mucosa della bocca secca potrebbe ostacolare la deglutizione della pillola /compressa.
- Nel caso il problema sia dovuto al sapore sgradevole del farmaco, si può provare a mascherarlo assumendo la pillola con dei cibi o alimenti liquidi (ad es. purè, yogurt o latte). Questa tecnica può essere considerata solo se il farmaco si assume a stomaco pieno e l’alimento in questione non interagisce con il farmaco. Dunque, prima controllare il foglietto illustrativo.
Se neanche questi suggerimenti sono validi, si può provare con una delle due tecniche messe a punto da un gruppo di ricercatori.
Metodo “pop bottle":
- Riempi d'acqua una bottiglia di plastica;
- Metti la pillola sulla lingua e chiudi bene le labbra attorno all'apertura della bottiglia;
- Bevi, avendo cura di non staccare le labbra dalla bottiglia e deglutisci la pillola e l'acqua mentre la testa è piegata indietro. Non lasciare che l'aria entri nella bottiglia.
Metodo “lean forward":
- Metti la pillola sulla lingua;
- Bevi un sorso d'acqua ma non ingoiare;
- Inclina il mento verso il petto;
- Deglutisci la capsula e l'acqua mentre la testa è piegata in avanti.
Alcune persone utilizzano bevande come succhi di frutta, latte, caffè, thè, yogurt o alimenti come marmellata o purè di patate per facilitare la deglutizione o mascherare il sapore sgradevole del farmaco, ignari che il tipo di alimento o bevanda con cui si assume il farmaco ha la sua influenza. Ci sono molti alimenti e bevande, pensiamo per esempio al succo di pompelmo, in grado di interferire con l’azione dei farmaci. Dunque, per evitare rischi meglio preferire l’acqua.
Mai assumere un farmaco con, o in concomitanza di alcol.
Ci sono alcuni tipi di compresse o granulati che sebbene si assumano per bocca possono essere masticati o disciolti in bocca al contatto con la saliva, senz’acqua. Per altre pillole, invece, l’acqua è indispensabile. In alcuni casi può essere sufficiente mandare giù la pillola con un sorso d’acqua, per altri no. L'acqua favorisce il passaggio del farmaco dalla bocca allo stomaco e all'intestino, dove viene assorbito e poi distribuito per dare poi l'effetto desiderato.
L’ingestione di alcuni medicinali senza una quantità sufficiente di acqua può portare a effetti collaterali indesiderati. Ci sono farmaci, infatti, che possono causare infiammazioni e lesioni alla mucosa dell’esofago, esofagite da farmaci, che si manifesta con sintomi che includono dolore retrosternale e disfagia. Si tratta di un problema spesso transitorio e che guarisce da se, ma che se persiste può portare all’ulcera. Pertanto, in questi casi assumere il farmaco in posizione eretta e con una giusta quantità di acqua (es 200 -250 ml, circa un bicchiere) può aiutare a ridurre il tempo di esposizione della mucosa dell’esofago al farmaco. Tra i farmaci coinvolti in questa problematica vi sono gli agenti antinfiammatori non steroidei (FANS), ad es l'acido acetilsalicilico (chiamato anche ASA o Aspirina), l'ibuprofene, alcuni antibiotici (tetracicline), vitamina C, cloruro di potassio ecc. Per l'assunzione di FANS oltre a bere liquidi è necessario assumerli a stomaco pieno in modo da proteggere lo stomaco. Un altro esempio è dato dai cosiddetti bifosfonati, farmaci che si assumono a stomaco vuoto per il trattamento e prevenzione dell'osteoporosi. Per ridurre il rischio di irritazione dell'esofago, è importante assumere questi medicinali con molta acqua (200 – 250 ml) ed evitare di sdraiarsi per almeno mezz'ora dopo averli assunti.
Quasi mai ci sono indicazioni nel foglio illustrativo sulla quantità di acqua che deve accompagnare l’assunzione di un farmaco. La quantità di acqua necessaria può anche dipendere dalla forma farmaceutica, ad esempio, potrebbe essere necessario ingerire più acqua con una compressa o capsula grande che con una compressa piccola o un medicinale liquido. Nel dubbio meglio prendersi l’abitudine di accompagnare il farmaco con un bel bicchiere d’acqua.
Ogni volta che prendiamo un farmaco bisogna sempre controllare nel foglio illustrativo se va assunto a digiuno o a stomaco pieno, per non compromettere l'efficacia della terapia o evitare problemi di salute legati all’assunzione non corretta di quel farmaco. Tuttavia, ogni volta che è indicato di assumere un farmaco a stomaco pieno, dobbiamo accertarci che i cibi che ingeriamo non interferiscono con l’azione di quel farmaco.
Il mix di farmaci con alimenti o bevande non è sempre sicuro, in quanto aumenta il rischio che farmaci e cibo interagiscano durante il transito comune nel tratto gastrointestinale, che può potenzialmente portare a un aumento o a una diminuzione della biodisponibilità del farmaco (cioè la percentuale realmente disponibile per l'azione farmacologica) e dunque all’insorgenza di effetti collaterali o a un minore effetto terapeutico. Le interazioni cibo-farmaco sono molteplici, non sempre però sono indicate nel foglietto illustrativo. Tra i farmaci coinvolti in questa problematica vi è la levotiroxina, l’ormone sintetico della tiroide. Tra le bevande a maggior rischio di interazione con i farmaci vi è il succo di pompelmo, che può aumentare il rischio di insorgenza di effetti collaterali di diversi farmaci, tra cui le statine, farmaci usati per ridurre il colesterolo (per una lista più esaustiva dei farmaci che interagiscono con il pompelmo.
Mai assumere i medicinali insieme all’alcol.
Per poter godere dei benefici di un farmaco è necessario assumerlo al giusto dosaggio. Prenderne di più potrebbe comportare l’insorgenza di effetti collaterali o essere tossico per l’organismo, mentre assumerne una dose più bassa potrebbe ridurne l’efficacia. Evitare di aumentare la dose per avere un effetto maggiore o, al contrario, ridurla sperando di escludere eventuali effetti collaterali.
Nel foglietto illustrativo è indicato il dosaggio massimo giornaliero (che non deve essere superato), ma spetta al medico tarare il farmaco in base all’età, al peso, alla gravità della malattia da curare, allo stato generale di salute e alle cure già in corso del singolo paziente.
Nello specifico se il farmaco va dato a un bambino, per alcuni farmaci (come il paracetamolo) la dose va rapportata al suo peso seguendo correttamente il dosaggio indicato nel foglietto illustrativo. Si consiglia di utilizzare sempre il bicchierino o la siringa dosatrice fornita nella confezione e non cucchiai o altri oggetti che potrebbero indurre a errori di dosaggio. In caso di dose eccessiva o avvelenamento va chiamato il Centro Antiveleni Regionale per avere le istruzioni necessarie su come agire.
I farmaci devono essere assunti regolarmente per assicurarsi di avere una quantità efficace di sostanza attiva nel corpo in ogni momento. Infatti, per essere efficaci, molti farmaci devono raggiungere un certo livello nel sangue. Assumere una dose troppo presto potrebbe portare a livelli di farmaco troppo alti. Dimenticare di assumere una dose o aspettare troppo a lungo tra due dosi, potrebbe ridurre la quantità di farmaco nel corpo e impedirgli di funzionare correttamente. Quindi, se devi prendere un medicinale a intervalli regolari cerca di suddividere i tempi di dosaggio nel modo più uniforme possibile: ad esempio, ogni 12 ore per un farmaco che deve essere preso due volte al giorno oppure ogni 8 ore per un farmaco che deve essere assunto tre volte al giorno.
L’assunzione irregolare può comportare il rischio di vanificare la terapia o la comparsa di effetti collaterali. Le conseguenze sono diverse a seconda del medicinale e della gravità della patologia per cui lo si prende. In linea generale il farmaco potrebbe non agire in modo efficace. Se pensiamo a malattie come l’epilessia o il Parkinson, per essere tenute sotto controllo richiedono una terapia costante e calibrata, mentre saltare una dose di un farmaco assunto per il colesterolo alto.
I nostri consigli
Cosa faccio se ho dimenticato di prendere il farmaco? Non esiste una regola generale: per alcuni farmaci, se è passato del tempo, è consigliabile aspettare l’orario della dose successiva. Generalmente, non bisogna prendere una dose doppia per compensare quella dimenticata, salvo diverse indicazioni da parte del medico, potrebbe causare effetti collaterali. Alcuni foglietti illustrativi contengono la risposta nella sezione “Come prendere il medicinale”. Se così non fosse, meglio contattare il medico curante o il farmacista.
Non è sempre facile ricordarsi di prendere un medicinale, e all’orario giusto, soprattutto quando se ne assumono più di uno. Ecco alcuni piccoli espedienti che possono aiutarti a ricordare:
- Prendi i farmaci alla stessa ora ogni giorno o abbina l'assunzione dei farmaci a una routine quotidiana come lavarsi i denti, al momento del pasto o prima di andare a letto. Se scegli l'ora dei pasti come routine, controlla se i farmaci devono essere assunti a stomaco pieno o vuoto.
- Lascia un post-it sul frigo.
- Se assumi molti farmaci, tieni una "lista delle medicine" giornaliera o settimanale dove annoti di volta in volta il farmaco assunto può aiutare a tenere sotto controllo le terapie. Si può usare un foglio di carta o creare una lista su smartphone o sul PC.
- Usa un contenitore per pillole, porta pillole, che presenta diversi scomparti per i giorni della settimana o per dosi multiple giornaliere (ad es. mattina, pranzo, sera). Alcuni modelli hanno anche funzioni di timer.
- Attiva una sveglia o un timer per l’ora a cui dovresti assumere il farmaco.
- Usa una app per smartphone per ricevere un promemoria all’ora in cui assumi il farmaco. Ve ne sono diverse, tra queste AIFA Medicinali, creata dall’Agenzia Italiana Dei Medicinali, che mette a disposizione anche molte informazioni sui farmaci (es eventuali ritiri o carenze) ma anche i foglietti illustrativi.
Il porta pillole è un piccolo astuccio usato da pazienti che assumono una terapia cronica o diversi farmaci nell’arco della giornata o della settimana, per organizzare meglio la terapia. Si può acquistare in farmacia ma anche online a un prezzo che si aggira più o meno intorno ai 10 euro, a seconda del modello. A seconda di come sono organizzati, possono avere varie dimensioni, ce ne sono alcuni suddivisi per giorni della settimana e per differenti momenti della giornata che sono un po’ più grandi e alcuni dotati anche di timer che ricorda al paziente il momento in cui prendere il farmaco. Se da una parte aiutano a ricordare di prendere il farmaco, dall’altra il suo uso non può essere considerato esente da rischi.
Per trasferire il farmaco nel porta pillole il paziente rimuove il farmaco dall’imballaggio originale esponendolo a nuove condizioni di luce, umidità e calore. Se consideriamo che alcune persone organizzano il portapillole settimanalmente, le pillole custodite sono sottoposte ad aperture ripetute che potrebbe alterare le proprietà farmacologiche del farmaco. Inoltre, quando si mettono in tasca o nella borsa e si portano in giro, il trasporto espone il farmaco a condizioni ambientali mutevoli nell’arco della giornata, con il rischio di comprometterne la stabilità del farmaco. Se pensiamo ai farmaci sensibili alla luce (confezionati in contenitori che non lasciano passare la luce) e all’umidità (che sono confezionati in flaconi con chiusura ermetica e contenenti sostanze essiccanti come il gel di silice) potrebbero risentire di queste nuove condizioni. Infine, durante il trasporto le pillole potrebbero frantumarsi a seguito di urti, con il rischio che il paziente assuma una dose più piccola di quella raccomandata. In ultimo, il passaggio dalla confezione al porta pillole comporta la perdita di accesso al foglietto illustrativo e all’etichetta del prodotto e quindi a informazioni che identificano il farmaco (ad es il nome del farmaco, la data di scadenza ecc) pertanto potrebbe aumentare il rischio di confondere farmaco. Per limitare il problema si potrebbe tagliare il pezzettino di blister che avvolge la pillola, senza aprirlo e inserirlo nel portapillole. A tal fine, si consiglia di acquistare un organizzatore di pillole con scomparti abbastanza grandi da contenere il pezzettino di blister tagliato. Questa precauzione permette di prevenire l'esposizione della pillola ai fattori ambientali, di frantumare la pillola ma non di evitare i problemi di identificazione del farmaco.
I medicinali sono disponibili in svariate forme farmaceutiche ognuna delle quali è destinata a una via di somministrazione: le compresse e gli sciroppi si assumono per bocca, le supposte per via rettale, i colliri per via oculare ecc.
Gli errori nella via di somministrazione riguardano spesso le formulazioni liquide, ad es gocce oculari applicate nelle orecchie anziché nell’occhio), soluzioni orali che vengono somministrate endovena, bustine da sciogliere in acqua ad uso vaginale che vengono assunti per bocca.
La via di somministrazione condiziona l’assorbimento del farmaco e, successivamente, la sua distribuzione; dunque, assumere un farmaco per una via diversa da quella studiata e autorizzata, potrebbe non solo comportare il venir meno l’effetto terapeutico del farmaco ma esporci anche a effetti collaterali (in questi casi, evitabili) che potrebbero mettere in pericolo la vita del paziente. Per questo, è importante, non sbagliare.
Sono molte le persone che assumono più farmaci nell’arco della giornata, si tratta principalmente di pazienti con malattie croniche multiple o di anziani. L’assunzione contemporanea o ravvicinata di più farmaci può mettere a rischio la salute del paziente, a causa delle interazioni tra i farmaci che possono causare l’insorgenza di effetti collaterali o di tossicità, oppure ridurre l’assorbimento del farmaco e determinare un’efficacia ridotta della terapia.
Le interazioni farmacologiche sono numerose, alcune sono quasi ininfluenti nella pratica clinica, altre invece possono essere pericolose, pertanto, il paziente deve essere informato dei rischi che corre.
Se assumi dei farmaci, prima di prenderne uno nuovo, compresi i farmaci da banco o i medicinali vegetali (es valeriana, olio di lavanda), è consigliabile chiedere al medico o al farmacista di verificare che il nuovo farmaco non interagisca con quelli che si stanno assumendo. In alternativa, controlla tu nel foglietto illustrativo.
Sarebbe opportuno compilare una lista dei farmaci che si assumono e tenerla aggiornata, da portare con se ogni volta che si va dal medico o in farmacia ad acquistare un farmaco. Puoi scaricare un facsimile qui.
Quanto detto per gli alimenti, bevande e farmaci, vale anche per gli integratori. Il loro uso in concomitanza di un farmaco può interferire con l’azione del medicinale e causare l’insorgenza di effetti collaterali o una riduzione dell’efficacia del farmaco.
Contrariamente alle interazioni tra farmaci che sono ben documentate nel foglio illustrativo, per le interazioni farmaco-integratori il foglietto illustrativo del farmaco non sempre è d’aiuto. D’altra parte, gli integratori non hanno un foglietto illustrativo ma una scheda informativa dove non sono indicati eventuali effetti collaterali o interazioni. Senza queste indicazioni, diventa molto difficile per il consumatore scoprire a quali rischi da interazione va incontro quando prende con continuità uno o più integratori, soprattutto se contemporaneamente deve assumere anche farmaci, situazione in cui si ritrovano molto spesso gli anziani. Per questo consigliamo a chi è in terapia con farmaci di assumere gli integratori con cautela, e di parlarne sempre con il medico o il farmacista prima di iniziare l’integratore.
Scopri di più sulle interazioni tra farmaci e integratori.