Ipotesi taglio delle tasse: ecco quanto rimane in busta paga e chi ci guadagna
Abbiamo calcolato quanto rimarrebbe in più sul cedolino nel caso in cui venisse approvata la proposta di ridurre dal 35% al 33% l’Irpef per i redditi medi (fino a 50 mila euro). Il beneficio andrebbe da 440 euro per chi guadagna 50 mila euro lordi all’anno, a 140 euro per chi ne percepisce 35 mila, fino a circa 40 euro per chi guadagna 30 mila euro: in pratica, l’equivalente di un caffè a settimana. Dovrà restituire allo Stato il beneficio ottenuto solo chi supera i 200 mila euro di reddito.
Ogni autunno arriva la manovra di Bilancio, che il Governo deve approvare entro il 31 dicembre. Tra le ipotesi in discussione c’è quella di modificare le aliquote Irpef, cioè le percentuali con cui si calcolano le tasse sul reddito: in ballo, una riduzione di due punti (dal 35% al 33%) dell’aliquota che oggi si applica ai redditi tra 28 mila e 50 mila euro.
Torna all'inizioCome potrebbe cambiare l’Irpef
Già nel 2024 il Governo aveva unificato i primi due scaglioni Irpef, ampliando la fascia di chi paga l’aliquota minima del 23%. Ora si punta a intervenire sulla seconda aliquota, con l’obiettivo di aumentare il reddito netto disponibile del cosiddetto ceto medio.
Torna all'inizioEvoluzioni delle aliquote Irpef (ipotesi 2026)
| Fasce di reddito lordo |
Aliquota 2023 |
Aliquota 2024 (Attuale) |
Aliquota 2026 (ipotesi) |
|---|---|---|---|
| Da 0 a 15.000 euro |
23% |
23% |
23% |
| Da 15.001 a 28.000 euro |
25% |
||
| Da 28.001 a 50.000 euro |
35% |
35% |
33% |
| Da 50.001 a 60.000 euro |
43% |
43% |
43% |
| Oltre 60.000 euro |
Quanto vale la riduzione dal 35% al 33%
Le stime si basano sulla bozza della manovra di Bilancio. Non è ancora chiaro se, oltre al taglio delle aliquote, il Governo modificherà anche le detrazioni da lavoro o da pensione. Ma considerando solo la variazione Irpef potremmo avere uno scenario di questo tipo.
- Fino a 28 mila euro: nessun effetto (già beneficiati dalla riforma 2024).
- Tra 28 mila e 50 mila euro: riduzione di 2 punti percentuali sulla parte eccedente i 28.000 euro.
- Oltre 50 mila euro: il risparmio massimo si ferma a 440 euro, poiché oltre questa soglia l’aliquota resta al 43%.
Effetti sui redditi
| Reddito lordo fiscale |
Risparmio massimo stimato nel 2026 |
|---|---|
| Fino a 25.000 euro |
0 |
| Tra 25.001 e 30.000 euro |
Tra 0 e 40 euro |
| Tra 30.001 e 35.000 euro |
Tra 40 e 140 euro |
| Tra 35.001 e 40.000 euro |
Tra 140 e 240 euro |
| Tra 40.001 e 45.000 euro |
Tra 240 e 340 euro |
| Tra 45.001 e 50.000 euro |
Tra 340 e 440 euro |
| Tra 50.001 e 200.000 euro |
440 euro |
| Oltre 200.000 euro |
0 |
Cosa cambia tra dipendenti pensionati
Le nuove aliquote Irpef avranno effetti sia sui lavoratori dipendenti sia sui pensionati. Tuttavia, per i dipendenti va considerato anche il taglio del cuneo fiscale, che dal 2025 ha cambiato forma.
Fino al 2024, infatti, il cuneo era ridotto tramite una diminuzione dei contributi previdenziali per chi guadagnava fino a 25 mila euro. Dal 2025, invece, è stato sostituito da una detrazione aggiuntiva, che in alcuni casi ha ridotto leggermente lo stipendio per i redditi più bassi.
I pensionati, non essendo interessati dal cuneo fiscale, beneficeranno soltanto del taglio dell’aliquota Irpef.
Torna all'inizioNessuna restituzione per i redditi fino a 200 mila euro
Nel 2024 era stata introdotta una restituzione allo Stato di 260 euro tramite dichiarazione dei redditi per chi guadagnava più di 50 mila euro e aveva beneficiato del precedente taglio Irpef (in questo articolo spieghiamo il perché). Questa misura aveva creato, però, situazioni di disparità: ad esempio, un single con 50 mila euro di reddito restituiva 260 euro, mentre due coniugi che guadagnano 25 mila euro ciascuno beneficiavano del taglio senza alcuna restituzione.
Per il 2026, invece, il Governo ha precisato che chi supera i 50 mila euro non dovrà restituire il beneficio ottenuto, almeno fino a 200 mila euro di reddito. Oltre quella soglia di reddito, dovrà avvenire la restituzione di 440 euro.
Torna all'inizioGli altri tagli
Restano in vigore i tagli alle detrazioni per chi supera i 75 mila euro di reddito annuo e la probabile conferma della restituzione di 260 euro per chi guadagna oltre i 50 mila euro.
Nel primo caso tramite degli indici prestabiliti che dipendono dal numero dei figli a carico si riduce il tetto massimo di spesa detraibile per il dichiarante in sede dichiarazione dei redditi. Questa ulteriore misura si somma sicuramente per redditi superiori a 200 mila euro alla restituzione dei 440 euro.
Oltre alle modifiche alle aliquote viste nella tabella precedente, i contribuenti dovranno ricalcolare le detrazioni in modo sempre più complesso e articolato, sommando ogni singolo punto a quello successivo.
- Oltre 50 mila euro: restituzione di 260 euro in dichiarazione.
- Da 75 mila euro in su: tetto massimo di detrazioni pari a 14 mila euro, calcolato con il sistema del quoziente familiare.
- Da 100 mila euro: limite ridotto a 8 mila euro.
- Da 120 mila euro: ulteriore riduzione fino ad azzerarsi a 240 mila euro.
- Oltre 200 mila euro: restituzione dei 440 euro derivanti dal taglio Irpef 2026.
Per i redditi elevati, il calcolo delle detrazioni diventa sempre più complesso e richiede una verifica accurata in sede di dichiarazione dei redditi.
Torna all'inizioConfusione e incertezza
L'ipotesi che sarà oggetto di discussione in vista della prossima manovra Finanziaria, e che abbasserebbe le aliquote Irpef anche per lavoratori e pensionati con redditi medi, presenta alcuni punti critici.
- La disparità di trattamento. Questo meccanismo, se applicato, perpetuerebbe la criticità in cui a parità di reddito, due persone potrebbero subire trattamenti differenti. Chi non ha spese detraibili (o le cui spese detraibili si salvano dal taglio) si terrebbe il beneficio, mentre chi sostiene spese detraibili (es. scuola dei figli, mutuo) vedrebbe il suo rimborso ridotto.
- L’incentivo all'economia sommersa. La riduzione della convenienza nel portare spese in detrazione potrebbe spingere una parte dei pagamenti a ritornare nell'economia sommersa, con conseguente perdita di gettito per lo Stato.
- L’incertezza del netto. La complessità delle regole applicative rende incerto l'effettivo beneficio netto sul reddito disponibile, rimandando alla dichiarazione dei redditi il conguaglio che potrebbe essere notevolmente ridotto.
- La complessità e gestione. Il sistema fiscale italiano tende a diventare sempre più complesso con l'introduzione di meccanismi di "restituzione" o compensazione, rendendo difficile per il contribuente medio comprendere il proprio effettivo guadagno o perdita.
