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Come cambiano le buste paga da gennaio: chi perde e chi guadagna

Tra contributi aggiuntivi, detrazioni per il taglio del cuneo fiscale e taglio delle detrazioni gli unici a trovarsi in busta paga qualcosa in più dello scorso anno sono coloro che guadagnano poco più di 2 mila euro al mese. Tutti gli altri, a partire dai redditi più bassi, si troveranno una busta paga uguale o più bassa. Abbiamo fatto i calcoli ed ecco perché dalla Manovra di bilancio non sono arrivate buone notizie per molti lavoratori.

Con il contributo esperto di:
articolo di:
31 dicembre 2024
Calcolatrice soldi e dichiarazione dei redditi

Cosa arriva nella busta paga da gennaio 2025? I provvedimenti del Governo contenuti nella Finanziaria impattano sugli stipendi deli lavoratori dipendenti, e come vedremo non in maniera positiva; e questo nonostante i calcoli del ministero dell’Economia vedano allargarsi la platea di coloro che beneficeranno del bonus in busta paga anche a chi era stato fino ad ora escluso, ovvero chi guadagna dai 35 ai 40 mila euro l’anno. Ma vediamo perché, soprattutto per i redditi più bassi, non ci sono buone notizie.

Iniziamo col dire che la manovra di Bilancio ha ritoccato il taglio del cuneo fiscale che, detto in parole povere, è quanto rimane nello stipendio del lavoratore dopo aver tolto tasse e contributi per la pensione versati per suo conto dall’azienda. Ma non è tutto oro quello che luccica: passare dalla riduzione dei contributi per la pensione a erogare un quantum sul reddito imponibile fiscale cambia le carte in tavola, riducendo lo stipendio netto. Cerchiamo di spiegare bene perché i calcoli alla fine non stanno dalla parte dei lavoratori.

Il bonus in busta paga nel 2025

Per i redditi da lavoro dipendente fino a 20.000 euro l’anno, il bonus in busta paga previsto è in una sorta di somma calcolata in rapporto al reddito: 7,1% per i redditi fino a 8.500 euro, 5,3% tra 8.500 e 15.000 e 4,8% da 15.000 a 20.000. Sopra i 20.000 euro si trasforma in una detrazione d’imposta di 1.000 euro che scende fino ad azzerarsi per i redditi sopra i 40.000 euro. Il problema vero è capire su quale imponibile, cioè su quale importo vengono calcolati questi bonus.

Lo stop alle riduzioni sui contributi

Come sappiamo, ogni lavoratore dipendente possiede una RAL, il reddito lordo annuo, che è stabilito per contratto e che comprende anche la parte di contributi per la pensione e le tasse che verranno poi pagate dall’azienda come sostituto d’imposta. Dalla RAL, pertanto, si tolgono prima i contributi per la pensione e sul risultato si applicano imposte e detrazioni. 

La RAL non è altro che il reddito previdenziale lordo annuo, sul quale fino al 20024, per i redditi più bassi, sono applicati degli “sconti” su quanto devono versare di contributi. In particolare i lavoratori dipendenti una RAL, con reddito lordo annuo previdenziale fino a:

  • 35 mila euro versano il 3,49% di contributi contro l’ordinario 9,49%;
  • 25 mila euro versano il 2,49% di contributi contro il 9,49%.

La novità è che nel 2025 questa riduzione non ci sarà più.

Scende l’imponibile fiscale

Questa cosa impatta ovviamente anche sul calcolo del reddito imponibile fiscale, cioè quello su cui si paga le tasse. Ad esempio, se nel 2025 il dipendente prende un reddito fiscale di 15.000 euro, è perché ha un reddito imponibile previdenziale di 16.573 euro (16.573 – 9,49% = 15.000). Nel 2024 chi aveva un imponibile previdenziale di 16.573 euro, ha un imponibile fiscale di 16.160 euro. (16.573 – 3,49% = 16.160), non di 15.000 euro. Per capirci, una persona che ha un reddito da cui togliere le tasse di 15.000 euro nel 2024, nel 2025 toglierà le tasse da 13.923 euro, la conseguenza è che applicando le nuove regole, il contributo aggiuntivo di 795 euro non riesce a compensare la differenza e, a conti fatti il dipendente perde 7 euro al mese.

Allo stesso risultato si arriva se ad esempio nel 2024 il dipendente prende un reddito fiscale di 25.000 euro, perché nuovamente entrano in gioco i contributi previdenziali, che faranno ridurre l’imponibile fiscale nel 2025. Quindi un reddito fiscale di 25.000 euro nel 2024 corrisponde a un reddito fiscale di 23.446 euro nel 2025 che corrispondono a una riduzione mensile della busta paga di 4 euro. 

Quindi non possiamo considerare per i conti lo stesso imponibile fiscale, ma dobbiamo partire dallo stesso imponibile previdenziale, altrimenti significa che il lavoratore ha ridotto la propria RAL. 

Come cambiano le buste paga nel 2025

Tutto questo, si riassume in quanto segue (considerando 13 mensilità, senza l’effetto di addizionali regionali e comunali, e del bonus Irpef).

Reddito fiscale nel 2025 Stipendio mensile netto 2024 Stipendio mensile netto 2025 Differenza in busta paga nel 2025 (in euro al mese)
8.500 693 700 +7
15.000 1.187 1.100 -87
20.000 1.469 1.462 -7
25.000 1.740 1.731 -10
30.000 1.922 1.908 -14
35.000 2.060 2.109 +48
40.000 2.285 2.285 0

Se non consideriamo i pochi guadagni che possono arrivare in alcuni rari casi, chi ha un reale guadagno è chi ha uno stipendio di poco più di 2.000 euro al mese netti, poiché non beneficiava lo scorso anno del taglio dei contributi. Pertanto, chi già nel 2024 aveva una RAL tra 35.001 euro a 40.000 euro otterrà un reale e certo contributo in busta paga, infatti sia nel 2024 che nel 2025 il suo reddito viene decurtato da contributi previdenziali di uguale importo, portando quindi a un reddito imponibile fiscale invariato.

Per chi guadagna dai 40 mila euro in su la situazione come abbiamo visto rimane invariata. Ma attenzione, già nel 2024 sui redditi più alti di 50 mila euro ha impattato la sforbiciata alle detrazioni fiscali prevista dall'attuazione della delega fiscale, e il 2025 non sarà certo migliore: il Governo Meloni ha infatti deciso di ridurre linearmente tutte le detrazioni a chi guadagna più di 75 mila euro lordi anni.

Poi arriva il 730

Come abbiamo spiegato nell'articolo dedicato al taglio del cuneo fiscale, il vero conguaglio verrà fatto con la dichiarazione dei redditi e, se il contribuente ne possiede altri oltre quelli da lavoro si rifanno nuovamente i conti e ci si può trovare a dover restituire la parte di detrazione ottenuta in busta paga, riducendo ancora di più il reddito netto.

Infatti, le variabili sono parecchie perché la manovra di bilancio parla di reddito complessivo e bisogna tener conto della composizione di questo: se sia tutto da lavoro dipendente oppure no.

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Federico Cavallo
Responsabile Relazioni Esterne di Altroconsumo
Bisogna aprire gli occhi su cosa significhi realmente questa manovra per gli stipendi delle persone ed in particolare sul fatto che saranno proprio i redditi più bassi ad essere intaccati negativamente in quanto è per quelle soglie che i calcoli si tradurranno in una perdita di reddito mensile. Sappiamo bene che i consumatori stanno già facendo grandi sforzi, nel tentativo di far fronte alle spese essenziali, come le bollette l'alimentazione o le cure. Per molti a fine mese rimane poco, con effetti negativi anche sui risparmi, come confermato dall'ultimo Termometro Altroconsumo, che annualmente fotografa la capacità di spesa degli italiani. Certo la situazione cambia per i redditi superiori a 35.000€ ma di fronte alla sfida del crescente costo della vita a fronte della diminuzione del potere d'acquisto per un gran numero di italiani, non è un segnale incoraggiante quello che viene dal Governo che sembra non prestare sufficiente attenzione alle fasce più vulnerabili, purtroppo cresciute di numero