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Tredicesime 2025 senza bonus né detassazione e lavoratori a rischio beffa

Quest'anno niente bonus da 100 euro in tredicesima e nessuna detassazione, nonostante le ipotesi circolate nelle scorse settimane. Intanto, il nuovo meccanismo del taglio del cuneo fiscale, introdotto con la Manovra dello scorso anno, potrebbe costringere molti lavoratori a restituire parte del beneficio con la dichiarazione dei redditi 2026. Vediamo perché.

Con il contributo esperto di:
articolo di:
17 ottobre 2025
Euro con penna e cifre scritte su un foglio

Delusione per lavoratori e pensionati: la tredicesima 2025 non sarà detassata e non beneficerà del bonus da 100 euro corrisposto invece lo scorso dicembre. Le ipotesi di un nuovo incentivo natalizio, ventilate nei giorni scorsi, non rientrano per ora tra le misure di sostegno al reddito che il Governo sta valutando per i prossimi mesi.

Come se non bastasse, mentre il Governo lavora alla prossima Manovra di Bilancio per il 2026, i lavoratori iniziano a fare i conti con gli effetti delle misure già approvate per il 2025. Infatti, con la manovra dello scorso anno il Governo Meloni ha modificato il taglio del cuneo fiscale, cioè la differenza tra quanto costa un lavoratore all’azienda e quanto realmente percepisce in busta paga: la novità principale è che nel 2025 non è più applicato come sconto sui contributi in busta paga, ma come detrazione aggiuntiva per i redditi complessivi fino a 40 mila euro. Questo significa che, al momento del 730, il calcolo terrà conto di tutti i redditi percepiti e molti potrebbero trovarsi a restituire parte del vantaggio ottenuto.

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Fino a 960 euro per redditi fino a 20 mila euro

A partire dal 2025 per i lavoratori dipendenti che hanno un reddito complessivo fino a 20 mila euro è previsto un contributo sullo stipendio, che si aggiunge alla detrazione da lavoro ordinaria e che viene riconosciuto dal datore di lavoro sulla busta paga.

Stiamo parlando di una somma che non costituisce reddito tassabile per il lavoratore e varia in funzione del reddito complessivo percepito, con esclusione di quello dell’abitazione principale. Essendo un contributo e non una detrazione viene corrisposto a prescindere dall’esistenza o meno di imposte da pagare.

Più il reddito complessivo è costituito da redditi da lavoro dipendente più è alto il contributo, che può arrivare a 960 euro annui.

Reddito complessivo annuo Ulteriore detrazione calcolata sul reddito da lavoro dipendente
 Fino a 8.500  7,1%
 Da 8.501 a 15.000  5,3%
 Da 15.001 a 20.000  4,8%
 

Esempio di calcolo del nuovo contributo

Un lavoratore dipendente che percepisce un reddito annuo lordo da lavoro dipendente di 12.500 euro e 3 mila euro da una casa che affitta, ottiene un contributo di 600 euro, pari al 4,8% di 12.500. Infatti, il suo reddito complessivo è di 15.500, pertanto la percentuale che gli spetta per ottenere il contributo è del 4,8% di 12.500 euro.

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Fino a mille euro per redditi fino a 40 mila euro

A partire dal 2025 per i lavoratori dipendenti che hanno un reddito compreso tra 20 mila euro e 40 mila euro è riconosciuta una ulteriore detrazione che si somma a quella ordinaria da lavoro dipendente.

Questo importo è una detrazione, di conseguenza non viene corrisposta se il lavoratore non ha imposte da cui sottrarla. In questo caso, a differenza del contributo per redditi fino a 20.000 euro, la detrazione è calcolata sul reddito complessivo, non solo su quello da lavoro, ma è rapportata al periodo di lavoro svolto che, se inferiore all’anno ne riduce l’importo.

Reddito complessivo annuo Ulteriore detrazione calcolata sul reddito complessivo e rapportata al periodo di lavoro
 Da 20.001 a 32.000  1.000 euro
 Tra 32.001 e 40.000  1.000 x (40.000 – Reddito) / 8.000

Esempio di calcolo dell’ulteriore detrazione

Un lavoratore dipendente che percepisce un reddito annuo lordo di 29.000 euro dei quali però solo 25 mila euro derivano da un rapporto di lavoro dipendente a tempo determinato che è durato solo 9 mesi nell’arco dell’anno ottiene 750 euro, cioè i 9 dodicesimi di 1.000 euro.

Se lo stesso dipendente guadagnasse 35 mila euro dallo stesso rapporto di lavoro otterrebbe 468,75 euro di detrazione che derivano da:

1.000  x (40.000 – 35.000) / 8.000 = 625 Euro
625 /12 x 9 = 468,75 euro

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C’è il rischio di restituirlo col 730

Sia il contributo che la detrazione che abbiamo appena visto sono riconosciuti in automatico dal datore di lavoro sulla busta paga del lavoratore dipendente e se, a fine anno, l’azienda facendo i conti finali si accorge di aver sbagliato a erogare queste agevolazioni, deve fare il conguaglio sulla busta paga del dipendente. Qualora debba trattenere più di 60 euro di conguaglio, l’azienda deve rateizzarlo in 10 rate di pari importo senza sanzioni e senza interessi che verranno trattenute sulle successive 10 buste paga.

Tuttavia, poiché stiamo parlando di reddito complessivo l’azienda non può sapere se il dipendente percepisca altri redditi oltre a quelli da lei erogati, quindi, ancora una volta le fila saranno tirate con la dichiarazione dei redditi. Con il 730 del 2026 si restituiranno i contributi e le detrazioni non spettanti o si otterranno quelli non riconosciuti. La differenza con il taglio del cuneo introdotto da Draghi è evidente, lo sconto sui contributi pensionistici è granitico, la detrazione dalle imposte invece è molto più facile da perdere

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