Busta paga dipendenti: cambia il taglio del cuneo fiscale nel 2025
La manovra di Bilancio ha modificato il sistema di calcolo del taglio del cuneo fiscale passando dalla riduzione dei contributi pensionistici all’aumento delle detrazioni. La buona notizia è che ha allargato la platea dei beneficiari a chi percepisce fino a 40 mila euro lordi, la cattiva notizia è che ora si considerano tutti i redditi, non solo quelli da lavoro, con l’ulteriore rischio di dover restituire quanto ottenuto con il 730. Vediamo quello che c’è da sapere.

Con la manovra di bilancio per il 2025 il Governo Meloni ha modificato il taglio del cuneo fiscale che fino al 2024 prevedeva lo sconto sui contributi previdenziali in busta paga e che era stato introdotto da Draghi nel 2022. Ora i contributi previdenziali vengono versati interamente, riducendo così la busta paga, ma si ottiene in cambio un contributo aggiuntivo che secondo il Governo dovrebbe compensare questa variazione ma come vi spieghiamo in questo pezzo non è realmente così.
Fino a 960 euro per redditi fino a 20 mila euro
A partire dal 2025 per i lavoratori dipendenti che hanno un reddito complessivo fino a 20 mila euro è previsto un contributo sullo stipendio, che si aggiunge alla detrazione da lavoro ordinaria e che viene riconosciuto dal datore di lavoro sulla busta paga.
Stiamo parlando di una somma che non costituisce reddito tassabile per il lavoratore e varia in funzione del reddito complessivo percepito, con esclusione di quello dell’abitazione principale. Essendo un contributo e non una detrazione viene corrisposto a prescindere dall’esistenza o meno di imposte da pagare.
Più il reddito complessivo è costituito da redditi da lavoro dipendente più è alto il contributo, che può arrivare a 960 euro annui.
Reddito complessivo annuo | Ulteriore detrazione calcolata sul reddito da lavoro dipendente |
---|---|
Fino a 8.500 | 7,1% |
Da 8.501 a 15.000 | 5,3% |
Da 15.001 a 20.000 | 4,8% |
Esempio di calcolo del nuovo contributo
Un lavoratore dipendente che percepisce un reddito annuo lordo da lavoro dipendente di 12.500 euro e 3 mila euro da una casa che affitta, ottiene un contributo di 600 euro, pari al 4,8% di 12.500. Infatti, il suo reddito complessivo è di 15.500, pertanto la percentuale che gli spetta per ottenere il contributo è del 4,8% di 12.500 euro.
Fino a mille euro per redditi fino a 40 mila euro
A partire dal 2025 per i lavoratori dipendenti che hanno un reddito compreso tra 20 mila euro e 40 mila euro è riconosciuta una ulteriore detrazione che si somma a quella ordinaria da lavoro dipendente.
Questo importo è una detrazione, di conseguenza non viene corrisposta se il lavoratore non ha imposte da cui sottrarla. In questo caso, a differenza del contributo per redditi fino a 20.000 euro, la detrazione è calcolata sul reddito complessivo, non solo su quello da lavoro, ma è rapportata al periodo di lavoro svolto che, se inferiore all’anno ne riduce l’importo.
Reddito complessivo annuo | Ulteriore detrazione calcolata sul redditocomplessivo e rapportata al periodo di lavoro |
---|---|
Da 20.001 a 32.000 | 1.000 euro |
Tra 32.001 e 40.000 | 1.000 x (40.000 – Reddito) / 8.000 |
Esempio di calcolo dell’ulteriore detrazione
Un lavoratore dipendente che percepisce un reddito annuo lordo di 29.000 euro dei quali però solo 25 mila euro derivano da un rapporto di lavoro dipendente a tempo determinato che è durato solo 9 mesi nell’arco dell’anno ottiene 750 euro, cioè i 9 dodicesimi di 1.000 euro.
Se lo stesso dipendente guadagnasse 35 mila euro dallo stesso rapporto di lavoro otterrebbe 468,75 euro di detrazione che derivano da:
1.000 x (40.000 – 35.000) / 8.000 = 625 Euro
625 /12 x 9 = 468,75 euro
C’è il rischio di restituirlo col 730
Sia il contributo che la detrazione che abbiamo appena visto sono riconosciuti in automatico dal datore di lavoro sulla busta paga del lavoratore dipendente e se, a fine anno, l’azienda facendo i conti finali si accorge di aver sbagliato a erogare queste agevolazioni, deve fare il conguaglio sulla busta paga del dipendente. Qualora debba trattenere più di 60 euro di conguaglio, l’azienda deve rateizzarlo in 10 rate di pari importo senza sanzioni e senza interessi che verranno trattenute sulle successive 10 buste paga.
Tuttavia, poiché stiamo parlando di reddito complessivo l’azienda non può sapere se il dipendente percepisca altri redditi oltre a quelli da lei erogati, quindi, ancora una volta le fila saranno tirate con la dichiarazione dei redditi. Con il 730 del 2026 si restituiranno i contributi e le detrazioni non spettanti o si otterranno quelli non riconosciuti. La differenza con il taglio del cuneo introdotto da Draghi è evidente, lo sconto sui contributi pensionistici è granitico, la detrazione dalle imposte invece è molto più facile da perdere.
Il taglio del cuneo fiscale nel 2024
Partiamo da un fattore importante: questa riduzione dei contributi pensionistici versati non ha effetto per il calcolo delle prestazioni pensionistiche future e non vale per la tredicesima che quindi risulterà ben più bassa del solito. Il beneficio, essendo fisso e in percentuale uguale per tutti, ovviamente avvantaggia maggiormente i redditi più alti tra coloro che ne hanno diritto, quindi, l’aumento maggiore in busta paga lo avranno coloro che hanno lo stipendio più alto.
Il taglio del cuneo fiscale per chi guadagna fino a 25 mila euro
L’esonero contributivo spetta a tutti i lavoratori dipendenti, esclusi i lavoratori domestici, che abbiano una retribuzione lorda mensile inferiore a 1.923 euro, parametrata su 13 mensilità. Per valutare gli effetti del taglio del cuneo occorre considerare anche la modifica delle aliquote Irpef che avrà effetto nel 2024.
Vediamo quindi nella tabella seguente come si traducono gli aumenti sugli stipendi, considerando 13 mensilità (i conti non considerano l’effetto delle addizionali ed eventuali altre situazioni particolari).
Lordo annuo previdenziale | Lordo annuo fiscale | effetto totale mensile (taglio del cuneo e modifica Irpef) | Differenza netta mensile rispetto al 2023 |
---|---|---|---|
10.000€ | 9.751€ | 47€ | 6€ |
15.000€ | 14.627€ | 68€ | 6€ |
20.000€ | 19.502€ | 78€ | 7€ |
25.000€ | 24.378€ | 103€ | 14€ |
Il taglio del cuneo per chi guadagna fino a 35 mila euro
L’esonero contributivo spetta a tutti i lavoratori dipendenti, esclusi i lavoratori domestici, che abbiano una retribuzione mensile inferiore a 2.692 euro lordi, parametrata su 13 mensilità.. Per valutare gli effetti del taglio del cuneo occorre considerare anche la modifica delle aliquote Irpef che avrà effetto nel 2024.
Vediamo quindi nella tabella seguente come si traducono gli aumenti sugli stipendi, considerando 13 mensilità (i conti non considerano l’effetto delle addizionali ed eventuali altre situazioni particolari come l’applicazione dei contributi ridotti per alcune aziende).
Lordo annuo previdenziale | Lordo annuo fiscale | effetto totale mensile (taglio del cuneo e modifica Irpef) | Differenza rispetto al 2023 |
---|---|---|---|
30.000€ | 28.953€ | 104€ | 13€ |
35.000€ | 33.779€ | 111€ | 20€ |
40.000€ | 36.204€ | 20€ | 20€ |
50.000€ | 45.255€ | 20€ | 20€ |
55.000€ | 49.781€ | 20€ | 20€ |
Taglio del cuneo fiscale: come cambiano gli stipendi
Per capire come cambiano gli stipendi dobbiamo partire dal nostro lordo previdenziale, ovvero lo stipendio pieno e su cui vengono calcolati i contributi, e non al lordo fiscale. Da quanto viene corrisposto dal datore di lavoro bisogna infatti togliere prima i contributi previdenziali (che, senza sconti ammontano a 9,49% dell'imponibile previdenziale per le aziende con più di 15 dipendenti), sul netto a questo punto si applicano le imposte (Irpef, addizionali regionale e comunale) e le detrazioni da lavoro, così da ottenere il netto in busta paga.
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