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Tari e Bonus Tari: tutto quello che c'è da sapere

È finalmente arrivata la delibera Arera che definisce nel dettaglio tempi e modalità del Bonus Tari: l'incentivo che si aggiunge a quelli sociali per luce e gas e dedicato alle famiglie in difficoltà economica partirà solo nel 2026. Ecco i dettagli previsti dalla delibera e tutto quello che bisogna sapere sulla Tari per pagarla correttamente e ottenere le agevolazioni.

Con il contributo esperto di:
articolo di:
27 agosto 2025
Tari 2022

Sarebbe dovuto arrivare nel secondo semestre 2025, ma Arera (Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente) ha stabilito che il bonus Tari, riservato alle persone che si trovano in situazione di difficoltà economica partirà dal 2026. Al pari dei bonus sociali per luce e gas il bonus Tari viene erogato direttamente in bolletta sottoforma di sconto diretto del 25%. Il decreto che lo ha reso operativo dopo 6 anni da quando era stato istituito, ma per poterlo applicare in bolletta serviva una delibera di Arera (Autorità di Regolazione per Energia e Reti e Ambiente), che è arrivata posticipando al 2026 la sua erogazione. Il Bonus Tari verrà finanziato tramite una voce di spesa che sarà indicata sulle bollette di tutte le altre utenze che pagano la tassa sui rifiuti.

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Cos'è la Tari

La Tari è la tassa comunale sui rifiuti, introdotta nel 2014 per sostituire le precedenti imposte sui rifiuti che hanno generato non pochi problemi di applicazione e di interpretazione, quali la Tia e la Tares.

La Tari deve coprire i costi di gestione del Comune per:

  • la raccolta e il trasporto dei rifiuti;
  • lo spazzamento e il lavaggio delle strade;
  • il trattamento e recupero dei rifiuti;
  • lo smaltimento dei rifiuti.

Il Comune, in base alla quantificazione di questi costi, emana il proprio regolamento con cui stabilisce le tariffe da applicare alle singole utenze domestiche e non. La particolarità della Tari consiste nel fatto che è un’imposta che deve portare a saldo zero, in pratica l’ammontare riscosso dal Comune deve coprire esattamente i costi ma non deve generare ulteriori entrate.

L’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia e Reti e Ambiente) ha la funzione di regolazione e controllo del settore dei rifiuti a livello statale, emanando le norme di riferimento che ogni Comune deve utilizzare per applicare correttamente questo tributo nel proprio territorio. 

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Chi deve pagare la tassa rifiuti

Il pagamento della Tari è dovuto da chiunque possegga locali o aree scoperte che producono rifiuti urbani, l’imposta non è dovuta sulle aree scoperte pertinenziali o accessorie delle abitazioni (terrazze, balconi, cantine, giardini…) e le aree condominiali comuni (ascensori, scale, atri...).

La Tari è dovuta in genere dal proprietario dell’immobile o più in generale dal titolare di un diritto reale di godimento (usufrutto, uso, abitazione o superficie).

Proprietario o inquilino? 

In caso di affitto, se è stato stipulato un contratto che dura almeno 6 mesi l’imposta è a carico del locatario. Pertanto, per gli affitti brevi, l’adempimento rimane a carico del proprietario dell’immobile.

Ricorda che, poiché la quantificazione dell’imposta dipende anche dal numero di occupanti dell’immobile, qualsiasi variazione in tal senso deve esser segnalato immediatamente al gestore della tariffa.

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Quanto si paga

Il principio in base al quale si applica la Tari è quello del “chi inquina paga”, che è stato stabilito a livello comunitario. Alcuni Comuni più virtuosi applicano questo principio commisurando il pagamento dell’imposta alla reale quantità di rifiuto indifferenziato che viene prodotto, tramite l’utilizzo di diversi metodi di quantificazione che variano dal numero di volte che viene ritirato per lo svuotamento il bidone dell’indifferenziato a badge da passare su appositi lettori posti sui cassonetti. In questi Comuni può essere prevista l'applicazione di un servizio minimo, cioè la quantità minima di prestazioni che verrà addebitata in ogni caso, ad esempio quantificando volume minimo, peso minimo o numero minimo di svuotamenti.

Il Comune però, se non è in grado di applicare una tariffazione puntuale, può decidere di parametrare l’importo che dovrà essere versato alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie calcolate in base alla destinazione d’uso dell’immobile, la tipologia delle attività svolte, il costo del servizio sui rifiuti…Di fatto, la gran parte dei Comuni applica questa modalità di calcolo, valutando i metri quadri dell’immobile e il numero dei suoi occupanti e aggiungendo il costo del servizio.
In pratica, l’imposta è composta da due voci:

  • tariffa fissa calcolata sui metri quadri e sugli occupanti;
  • variabile calcolata o sulla base dei costi di servizio che risentono ancora del numero degli occupanti o sulla quantità di rifiuti prodotti.
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Quando non bisogna pagare la Tari

Il Comune può stabilire l’esenzione dal pagamento o la riduzione di quanto dovuto sulla base di alcune situazioni, come ad esempio:

  • abitazioni con unico occupante;
  • abitazioni o locali tenuti a disposizione per uso stagionale od altro uso limitato e discontinuo come le case vacanza;
  • abitazioni occupate da persone che risiedono all’estero per più di sei mesi all’anno;
  • fabbricati rurali ad uso abitativo;
  • le case inadatte all’alloggio e sprovviste di contratti di luce, gas e acqua;
  • produzione di compost dalla frazione umida della raccolta differenziata.

Allo stesso modo, i Comuni possono stabilire delle riduzioni del pagamento per periodi temporanei qualora non sia possibile procedere alla gestione dei rifiuti come, ad esempio, quando avvengono calamità naturali ci sia un problema organizzativo del gestore. In questo caso la riduzione è dell’80% di quanto dovuto.

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Bonus Tari

Come per i bonus sociali dedicati a luce, gas e acqua il bonus rifiuti è un’agevolazione economica che garantisce la riduzione della spesa per la Tari per i nuclei familiari in condizione di disagio economico e si applica a un’unica utenza domestica per nucleo familiare.

Lo sconto sulla Tari è applicato automaticamente ai contribuenti che possiedono i seguenti requisiti:

  • nucleo familiare con ISEE fino a 9.530 euro;
  • famiglie numerose con almeno 4 figli con ISEE fino a 20.000 euro;
  • beneficiari del reddito o pensione di cittadinanza.

Le regole specifiche vengono stabilite da Arera prevedono anche la revisione delle soglie Isee ogni 3 anni.

Come viene calcolato il bonus Tari

Il bonus prevede una riduzione del 25% della fattura per il servizio di raccolta e gestione dei rifiuti, senza conteggiare l’Iva e e gli altri costi per attività esterne al ciclo integrato dei rifiuti che rimangono interamente dovuti.

Come sappiamo però, la TARI è un’imposta a saldo zero, cioè il Comune non ci deve guadagnare, ma ovviamente nemmeno perdere. Questo taglio, dedicato ai soggetti in situazione di disagio economico, dovrà quindi esser coperto da una voce apposita che verrà applicata alla totalità delle utenze. In pratica, chi non rientra nella categoria di possibili beneficiali del bonus rifiuti, vedranno in bolletta un ulteriore nuova voce, come quelle che abbiamo visto comparire a dicembre 2024.

Se ci sono pagamenti pregressi irregolari, il bonus Tari può essere trattenuto dal gestore per compensare il debito, ma solo dopo aver inviato un sollecito formale di pagamento al beneficiario tramite Posta Certificata o raccomandata. Il sollecito deve informare l'utente di questa possibilità, e il bonus può essere trattenuto dopo 40 giorni dall'invio. Se l'utente regolarizza il debito, l'importo trattenuto deve essere scomputato.

Come viene riconosciuto

Il bonus viene inserito automaticamente in bolletta, di norma entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello in cui si possiedono i requisiti per ottenerlo, nella prima rata Tari utile.

In alcuni casi, come la variazione del gestore o il passaggio dalla TARI alla Tariffa corrispettiva, il riconoscimento del bonus può avvenire entro il 31 dicembre dell'anno successivo.

In ogni caso, è obbligatorio la fattura evidenzi chiaramente l'importo del bonus riconosciuto.

In alcune situazioni particolari, il bonus non viene riconosciuto automaticamente e il nucleo familiare deve farne domanda. In questi casi, l'Autorità, attraverso Acquirente Unico, invia una comunicazione a chi ha presentato la DSU contenente le istruzioni per richiedere l'agevolazione. Una volta presentata la domanda, la quantificazione del bonus deve avvenire entro due mesi e l’erogazione entro sei mesi

Cosa succede se cambio utenza Tari?

In caso di cessazione dell'utenza domestica (ad esempio per cambio indirizzo del nucleo familiare), il bonus spettante viene comunque quantificato dal gestore dell'utenza cessata. L'agevolazione sarà erogata però come contributo una tantum tramite bonifico domiciliato, intestato al beneficiario.

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Quando pagare la tassa rifiuti

La Tari deve esser pagata al Comune in cui si trova l’immobile. In genere è prevista la possibilità di versare tutta l’imposta in un’unica soluzione, oppure di rateizzarla con le scadenze individuate appunto dal gestore della raccolta rifiuti. In ogni caso la competenza è annuale, quindi non vengono previsti acconti d’imposta per l’anno successivo, ma quanto si paga è riferito esclusivamente all’anno in corso.

Per esser certo delle scadenze, devi fare riferimento al gestore e verificare sui documenti di riscossione che devono indicar anche le conseguenze previste in caso di ritardo o mancato pagamento.

Cosa fare se non arriva la Tari? 

Generalmente bollettini e fatture con le scadenze vengono inviati dal Comune all’intestatario dell’utenza per tempo, tuttavia, ci sono casi in cui questo può non avvenire quindi è bene come prima cosa contattare il Comune per capire cosa stia succedendo per non incorrere in sanzione per ritardato versamento.  Alcune amministrazioni, infatti, potrebbero aver fatto slittare la scadenza, se così non fosse, occorre armarsi di pazienza e compilare un modello F24 per pagare autonomamente presentandolo in banca (anche on line) o in un ufficio postale.

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Come pagare la Tari

Le modalità di pagamento prevedono tre sistemi principali, cioè il bollettino postale, il MAV e il modello F24, che dovrebbero arrivare direttamente via posta già compilati.

Qualora si dovesse compilare un F24 in autonomia, bisogna inserire i propri dati personali, comprensivi di codice fiscale e fare riferimento alla sezione “imu e tributi locali” del modello.

Nella casella “Codice ente/Codice Comune” va inserito il codice catastale del Comune per il quale si sta versando la Tari. Per i codici tributo invece bisogna utilizzare il 3944 per l’imposta, il 3945 per gli interessi e il 3946 per l’eventuale sanzione.

Bisogna indicare l’anno per il quale si sta pagando e il numero di rata che si sta pagando rispetto a quella stabilita a inizio anno. Da ultimo va compilata ovviamente la colonna “importi a debito versati”, indicando quanto dovuto e ricopiandolo anche nelle righe del totale.

È prevista la possibilità per tutti di accedere a una rateizzazione dei pagamenti (per rate di importo minimo pari a 100 euro) per alcune situazioni particolari:

  • utenti che dichiarino di essere beneficiari del bonus sociale per disagio economico previsto per luce, gas e acqua;
  • utenti che si trovino in condizioni economiche disagiate, individuati secondo i criteri definiti dall’ente territoriale competente;
  • se l’importo addebitato supera del 30% il valore medio riferito alle fatture emesse negli ultimi due anni.
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