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Cinema, carovita e streaming lasciano le sale vuote

Quest'anno due intervistati su dieci non hanno mai visto un film in sala e un quarto di chi è andato meno spesso al cinema rispetto all’anno scorso lo ha fatto perché i film arrivano subito dopo in streaming. I motivi principali per cui si va meno spesso al cinema sono il carovita che costringe a ridurre le spese per il tempo libero e il costo del biglietto troppo alto.  E' quanto emerge dalla nostra indagine che ha coinvolto più di mille persone.

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08 settembre 2023
Sala cinema vuota

Siamo alla rivoluzione francese del cinema? Il 2023 sarà l’anno di svolta per le sale cinematografiche duramente colpite dalla pandemia (gli incassi sono ancora sotto del 40% rispetto al 2019)? Sembrerebbe così guardando ai numeri di Barbie e Oppenheimer, i film che stanno riportando la gente al cinema in tutto il mondo: oltre 1,3 miliardi di dollari di incassi il primo, circa 800 milioni il secondo. Il successo al botteghino di questi film significa che stiamo uscendo finalmente di casa per godere di quel rito unico di condivisione che è il cinema?

Dalla Mostra del cinema di Venezia buoni auspici per l'autunno

Dopo quest’estate ricchissima dal punto di vista del box office, la sfida per l’autunno e l’inverno è di mantenere le sale così piene. Il clima che si respirava alla Mostra del cinema di Venezia giunta alla sua 80esima edizione è ottimista: “Anche il cinema d’autore può essere seguito dal grande pubblico come hanno dimostrato due film come "Everything Everywhere All At Once" e "The Whale" presentati in concorso l’anno scorso che hanno avuto buoni risultati al botteghino” dichiara Andrea Romeo, Ceo di Wonder Pictures casa di distribuzione bolognese (quest’anno in concorso con "La Bete").

Dallo streaming all'intelligenza artificiale

Dall’altro lato, però, sempre la Mostra del cinema di Venezia è stata investita in pieno dalla nuova era che la settima arte sta vivendo quella della competizione delle piattaforme streaming (Netflix, Prime, Disney+…) che ha portato a un calo del pubblico nelle sale tanto che molte hanno chiuso. Le piattaforme hanno aumentato le produzioni e anche la diffusione delle opere e fatto utili miliardari dettando, però, anche le regole del gioco senza remunerare in maniera adeguata attori e autori, ma anche le maestranze che da mesi ormai sono in sciopero. I colossi dello streaming non darebbero i dati economici e di sfruttamento delle opere audiovisive sui quali, per legge, vanno rapportati i compensi degli artisti (i cosiddetti “residual”) e quindi nelle tasche degli artisti non finirebbe la giusta remunerazione a cui avrebbero diritto.

C’è poi anche la richiesta di garanzie riguardo l’intelligenza artificiale, che nelle produzioni potrebbe sostituire il fattore umano. Così il red carpet quest’anno non ha visto sfilare attori e autori americani che non sono sbarcati al Lido a promuovere i film tanto che il direttore della Mostra, Alberto Barbera, ha dovuto cambiare in corsa il film di apertura per il forfait della superproduzione Usa “Challengers” di Luca Guadagnino con un film italiano “Comandante” di Edoardo De Angelis.

Mai andati al cinema due su dieci

Negli stessi giorni in cui nel Belpaese Barbie trionfava al botteghino il cinema Odeon, storico multisala di Milano proprio di fianco al Duomo, chiudeva per fare spazio all’ennesimo centro commerciale. Se è vero che alcuni film con grande battage pubblicitario, spesso spettacolari e budget di produzione imponenti come Barbie, Avatar, Super Mario Bros, riescono ancora a trascinare in sala gli spettatori, restano ancora troppe le persone che non vanno al cinema. Lo dice la nostra indagine che ha coinvolto 1.010 cittadini, interpellati attraverso la nostra piattaforma collaborativa ACmakers, che ci hanno raccontato il loro rapporto con il cinema (4 settembre).

Infatti, la fotografia che abbiamo scattato mostra che nell’ultimo anno due intervistati su dieci non sono mai andati al cinema e che la maggior parte ci è andato meno di una volta al mese. Mentre a frequentare ancora le sale è solo un quarto degli intervistati che ci va almeno una volta al mese. La maggior parte delle persone non ha cambiato le sue abitudini rispetto allo scorso anno e quindi non va al cinema meno spesso e se non ci andava non ci va ancora. Questo significa che non c’è stata una svolta nell’afflusso alle sale, tanto che solo tre su dieci dichiarano di andarci più spesso rispetto all’anno scorso.

A limitare l’esperienza del cinema c’è soprattutto la motivazione economica. Infatti, chi va meno spesso al cinema rispetto all’anno scorso (164 persone su 1.010) lo fa soprattutto perché, a causa dell’aumento del costo della vita, ha ridotto le spese per il tempo libero, quindi anche per il cinema, e perché il biglietto costa troppo. Allora abbiamo chiesto agli intervistati quanto dovrebbe costare il biglietto per indurli ad andare più spesso al cinema e il costo individuato è stao in media di 5 euro.

La concorrenza dello streaming

Anche le piattaforme streaming fanno la loro parte: un quarto degli intervistati che frequenta meno il cinema rispetto all’anno scorso lo fa perché i film arrivano dopo poco tempo in streaming e non vale la pena pagare un biglietto visto che paga già l’abbonamento. Altrettanti preferiscono stare a casa a guardare i film in streaming.

Qui emerge la questione della “finestra di sfruttamento esclusivo” nelle sale cinematografiche stabilita dalla legge, cioè il periodo in cui il film può essere visto solo al cinema, che è attualmente fissato a 90 giorni, mentre erano prima 105 poi con la pandemia si erano ridotti a 30 per andare incontro alle società di produzione. Questo meccanismo ha come scopo di favorire i cinema che non avranno la concorrenza delle piattaforme streaming o noleggio o di un canale tv.

In realtà se guardiamo ai nostri mille intervistati, la finestra non favorisce né sfavorisce i cinema. Infatti, la metà circa dei nostri intervistati dichiara che se esce al cinema un film a cui sono molto interessati pur sapendo che dopo qualche mese lo potranno vedere in streaming sulla piattaforma a cui sono abbonati, andrebbero comunque a vederlo in sala. Allo stesso modo, solo uno su dieci dichiara che andrebbe a vederlo al cinema solo se uscisse più di due mesi dopo in streaming. Sembra che comunque l’esperienza in sala abbia un valore aggiunto. 

C’è anche chi è andato meno al cinema quest’anno rispetto all’anno scorso perché non ci sono film interessanti oppure sceglie la sala cinematografica solo se c’è un film spettacolare ad alto impatto visivo e, quindi, ritiene valga la pena vederlo sul grande schermo.

Dalle risposte emerge come siano soprattutto i film evento come Barbie e Oppenheimer e i blockbuster americani spettacolari come Avatar, Indiana Jones, Mission Impossible, Super Mario ad aver portato al cinema gli intervistati. Infatti, sono questi gli ultimi film che hanno visto, la stragrande maggioranza Barbie e Oppenheimer soprattutto i giovani (tra i 18 e i 25 anni). Tra quelli più citati come ultimo film visto spunta anche il cinema d’autore con Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti.

Biglietto meno caro e più sconti per famiglie

Come abbiamo visto il costo del biglietto è uno dei motivi per cui gli intervistati sono andati meno spesso al cinema rispetto all’anno scorso. L’iniziativa del Ministero della Cultura “Cinema Revolution-Che Spettacolo L’Estate” che dal 16 giugno al 16 settembre riduce il costo del biglietto a 3,50 euro per i film italiani ed europei ha indotto (o li avrebbe indotti a farlo se fossero venuti a conoscenza dell’iniziativa) 4 intervistati su 10 ad andare al cinema. In pratica, i biglietti emessi a 6,50 euro, di cui 3,50 euro sono pagati dallo spettatore e 3 euro rimborsati dal Mic agli esercenti (con un investimento di 20 milioni di euro). Per sei su dieci, però, questa iniziativa non ha cambiato nulla.

Se il biglietto costasse meno e se ci fossero più sconti per famiglie l’esperienza nella sala cinematografica sarebbe più appetibile per la stragrande maggioranza degli intervistati. Altre iniziative come incontri con attori e registi, dibattiti con aperitivo o eventi speciali sarebbero un valore aggiunto per la fruizione dei film al cinema così come, per le famiglie, un servizio di babysitting. Così come una maggiore comodità dentro e fuori dalla sala: poltrone confortevoli, parcheggio gratuito, più sale nelle città e meno multisala fuori. 

Emerge anche l’esigenza di una maggiore educazione nelle sale tra le risposte spontanee degli intervistati, infatti a far rimpiangere il costo del biglietto e rovinare l’esperienza: “gente che chiacchera durante il film, gente usa il cellulare per navigare su internet e che risponde alle telefonate, gente che occupa il posto non suo e non si vuole spostare, gente che fuma la sigaretta elettronica...”.

Un'altra spinta a frequentare di più il cinema verrebbe dalla possibilità di prenotare il posto online senza pagare la prevendita per la metà dei mille intervistati, così come la vicinanza a casa e orari più flessibili (tre su dieci) e film più interessanti.

Le piattaforme? Scalzano anche la tv

Il canale privilegiato per la visione di film sono le piattaforme streaming in abbonamento (come Netflix, Prime, Disney+…) insieme a quelle dei canali tv in streaming (come Raiplay…) per 7 intervistati su 10 soprattutto i giovani. Al secondo posto c’è la tv in chiaro soprattutto per gli over 65, scelta da un intervistato su cinque. Solo 60 su 1010 guardano i film più spesso al cinema.

Non stupisce visto che le piattaforme hanno offerto ai consumatori un accesso conveniente a una vasta gamma di contenuti che possono essere visti comodamente a casa propria dove tempi e orari sono gestibili in modo flessibile. Non solo. Di sicuro la pandemia, con le sale chiuse, ha accelerato la tendenza del pubblico verso il consumo di contenuti da casa, spingendo sempre più persone ad investire in attrezzature per l'home theater.

A casa o al cinema?

Se il risparmio resta tra le motivazioni principali per cui gli intervistati scelgono di non andare al cinema a guardare un film (quasi la metà), ma di restare a casa, le altre sono legate alla possibilità di fare pause e rivedere le scene, scegliere la lingua e i sottotitoli, mangiare, bere, alzarsi, guardare i social così come non essere vincolati da orari. Insomma, non interessa la condivisione con persone delle emozioni in quella dimensione unica che è la sala cinematografica.

Mentre chi sceglie il cinema per vedere un film lo fa perché è molto più coinvolgente. Infatti, nel buio della sala avvolti completamente dalla sua magia in un tempo sospeso in cui non possiamo essere interattivi e ci caliamo completamente nella storia che ci sta raccontando il film. L'altro motivo è che si tratta di un film con molti effetti speciali e spettacolare.

Per cercare di attirare il pubblico alcuni cinema hanno investito in tecnologie innovative, come proiettori ad alta definizione, audio surround di qualità e sedili confortevoli oppure hanno ampliato l’offerta con eventi speciali, come proiezioni di film classici o eventi sportivi in diretta, aperitivi con dibattito sul film, attori e registi in sala.

Una vera politica cinematografica e raccontare la realtà

Come si esce dalla crisi? Paolo Mereghetti, critico del Corriere della Sera e autore de "Il Mereghetti", dizionario dei film che da 30 anni aggiorna su quello che esce nelle sale dice dalle pagine di Elle Daily Venezia: “Serve una “vera politica cinematografica. Non è “far politica” la pioggia di finanziamenti che ha aiutato il cinema di casa nostra a superare gli anni della pandemia, né basta attirare produzioni straniere con accattivanti condizioni finanziarie senza immaginare possibili contropartite. Manca una chiara politica sul rapporto tra piattaforme e sale”.

Una chiave di lettura della crisi del cinema viene da Agnieska Holland, la regista polacca di  "Zielona Granica (Green Border)" il film che si è aggiudicato il Premio Speciale della Giuria della Mostra del Cinema di Veneziain cui denuncia la politica polacca di respingimento dei migranti dal Medio Oriente e dall’Africa provenienti dal confine Bielorusso: “Catturare il cuore della realtà è la forza del film. Oggi il cinema è debole rispetto alle serie tv perché non è abbastanza coinvolto nella narrazione dei problemi più urgenti del mondo globale. Il cinema deve tornate a raccontare la realtà sotto i nostri occhi: deve occuparsi deipolitici fascisti e populisti che stanno rialzando la testa, della crisi climatica, dei rifugiati, dei migranti che lasciano l’Africa e l’Asa e arrivano in Europa. Se il cinema farà questo non perderà la sua forza morale”. La regista polacca ha rivendicato il potere del cinema che è quello di raccontare l’umanità in tutte le sue sfaccettature. Come fa anche Matteo Garrone in un altro film “Io Capitano” - Leone d'Argento per la migliore regia alla Mostra del cinema di Venezia.dove racconta la storia di due ragazzi che partono da Dakar verso la terra promessa, l’Italia.