Concerti: token obbligatori e non rimborsabili. Una pratica scorretta
I token sono dei gettoni che vengono utilizzati durante i concerti per pagare cibo e bevande. Di fatto sostituiscono i contanti o le carte di credito. Il loro valore in euro è deciso dalla società che organizza l’evento: in genere 2 euro a gettone. Nati con l’intento di ridurre le code ai punti di ristoro, diventano una pratica scorretta nel momento in cui sono obbligatori e non rimborsabili. Se hai avuto problemi anche tu con i token raccontaci la tua storia: la useremo per dare più forza alla nostra segnalazione all’Antitrust.
- contributo tecnico di
- Anna Vizzari
- di
- Michela Di Mario

Dopo due stagioni senza concerti a causa della pandemia, l’estate 2022 è tutto un susseguirsi di spettacoli, festival ed eventi dal vivo. L’emozione della musica in presa diretta e la voglia di divertimento ci fanno dimenticare la corsa all’acquisto dei biglietti, le spese folli sui siti di secondary ticketing, la coda per i parcheggi. Ma i problemi non finiscono una volta varcati i cancelli. Infatti, se durante le ore di attesa sotto il sole cocente per l’inizio del concerto ti viene voglia di mangiare o di bere qualcosa di fresco devi per forza andare a caccia di token.
Token: cosa sono e come si usano
Il token è un gettone che durante i concerti o gli eventi dal vivo sostituisce i soldi contanti o le carte e serve a pagare cibo e bevande distribuiti nell’area intorno agli stadi o ai palazzetti. Il valore di un singolo token è deciso dagli organizzatori dell’evento (si va dai 2 ai 4 euro) e si può prendere un gettone intero oppure solo metà (se un token vale 2 euro, mezzo token vale 1 euro). È previsto un ammontare minimo richiesto (ad esempio, bisogna cambiare almeno 10 euro in token).
Obbligatori e non rimborsabili: così i token diventano una pratica scorretta
Il sistema dei token era stato pensato per ridurre le file nei punti ristoro presenti nell’area adiacente all’evento dal vivo. Il problema, però, non è stato risolto: bisogna comunque mettersi in fila per cambiare gli euro in gettoni. Inoltre, i token sono diventati obbligatori (per pagare da mangiare e da bere durante i concerti non si possono usare contanti o carte ma solo gettoni) e non rimborsabili, cioè quelli che avanzano a fine concerto non possono essere riconvertiti in moneta. Una pratica a nostro avviso scorretta perché impedisce ai consumatori di poter recedere dalle condizioni di vendita ottenendo indietro il denaro.
Raccontaci la tua storia
Ad uno degli eventi che abbiamo monitorato, secondo quanto stabilito dagli organizzatori, era previsto un cambio minimo di 10 euro per 5 token (2 euro a gettone). Per comprare birra e patatine però occorrono 7 token. Dobbiamo quindi cambiare altri 10 euro. Alla fine del concerto ci rimangono in tasca 3 token non rimborsabili.
Se è successo anche a te di trovarti in una situazione del genere compila il form qui sotto e raccontaci la tua storia: la useremo per dare più forza alla nostra segnalazione all’Antitrust.
Problemi con i token ai concerti?