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Stoviglie con bambù? In realtà sono di plastica e la UE ne raccomanda lo stop. Ma si trovano ancora

Riciclabili, naturali, biodegradabili: le stoviglie “in bambù” che troviamo ancora in vendita spesso sono in realtà prodotti di plastica che, a contatto con alimenti caldi, rilasciano sostanze cancerogene. Nonostante la Commissione Ue abbia raccomandato la rimozione dal mercato di questi prodotti, li abbiamo trovati ancora in vendita in alcuni negozi e online.

28 ottobre 2021
stoviglie in bambù

Si presentano come alternativa sostenibile, riciclabile e naturale rispetto alla plastica, ma non lo sono affatto.  È il caso di piatti, ciotole, tazze e posate “di bambù” o “fatto di fibre di bambù” spesso parte dei kit per pappe destinati ai più piccoli. Sulla confezione spesso riportano indicazioni che evidenziano la componente di bambù e altre fibre e farine provenienti da piante come “naturale” e riportano slogan come “ecologico”, “riciclabile”, “biodegradabile”, “compostabile”. Affermazioni fuorvianti, avverte la Commissione europea. La maggior parte di queste stoviglie è realizzata in plastica, infatti questi prodotti contengono una resina melammina-formaldeide come componente strutturale di base e il bambù o le altre polveri o fibre a base vegetale vengono utilizzati solo come riempitivo. 

Rischiosi per la salute

C’è soprattutto un problema di sicurezza. Il bambù e le sostanze a base vegetale più utilizzate non sono state valutate né autorizzate per il loro uso come additivi negli oggetti di plastica destinati al contatto alimentare. I prodotti che contengono queste fibre possono quindi costituire un rischio per la salute, dovuto alla presenza e al rilascio da parte delle fibre vegetali di sostanze indesiderate. Il rischio per la salute, soprattutto dei più piccoli, deriva poi anche dal fatto che le componenti della plastica che compongono queste stoviglie (melamina e formaldeide) possono migrare negli alimenti, soprattutto se caldi, e che questo rilascio è maggiore quando le fibre vegetali sono aggiunte come additivo.

A lanciare l’allarme su questo punto, già a fine 2019, l’istituto tedesco che si occupa di sicurezza alimentare (BfR), sulla base dei dati ufficiali raccolti negli ultimi sei anni e riguardanti centinaia di stoviglie a base di resina melaminica, ha concluso che il loro utilizzo non è idoneo al contatto ripetuto con sostanze calde, come tè, caffè e alimenti. L’ente tedesco ha evidenziato in particolare che il rilascio di formaldeide e melamina negli alimenti caldi è maggiore nel caso delle stoviglie contenenti bambù rispetto a quelle classiche in sola resina melaminica. La formaldeide è classificata dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) come “cancerogeno certo” e la melamina è entrata nel novero dei cancerogeni possibili.

La messa al bando della Commissione europea

Il parere dell’ente tedesco è andato di pari passo con il susseguirsi di allerte registrate dal RASSF (Sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi) e relative ad articoli in plastica contenenti fibre di bambù per i quali era stata riscontrata una migrazione di formaldeide e/o di melamina superiore ai limiti fissati dalla norma europea. Il Gruppo di lavoro degli esperti sui materiali a contatto con alimenti della Commissione, nel giugno 2020 ha stabilito che non esiste alcuna base giuridica che giustifichi l’uso della farina di bambù come additivo nella plastica. Non c’è, però, una norma chiara che vieti la commercializzazione delle stoviglie contenenti fibra di bambù, per cui gli Stati membri si sono mossi da soli. Finlandia, Irlanda, Spagna e Austria hanno subito sospeso l’importazione e la distribuzione di queste stoviglie. All’inizio dell’anno si sono uniti Belgio, Olanda, Lussemburgo e Francia. 

Finalmente, nel maggio 2021, la Commissione ha dato avvio a un’azione coordinata con gli Stati membri - definita Bamboo-zling - con l’obiettivo di identificare e rimuovere dal mercato i prodotti non a norma entro la fine dell'anno. Come? Conta sull’intervento delle autorità nazionali sul loro territorio e sul coinvolgimento e supporto delle piattaforme di vendita online. Per questo ha chiesto agli Stati di ricordare a produttori, importatori e distributori che questo tipo di stoviglie non è a norma e di informare i cittadini sui rischi legati al loro utilizzo. Per quest’ultimo compito ha coinvolto il Beuc, l’organizzazione che riunisce le associazioni di consumatori dei Paesi Ue tra cui Altroconsumo.

Inchiesta nei negozi: stoviglie "in bambù" ancora in vendita

Nonostante l’intervento della Commissione europea e la messa al bando in qualche Paese Ue, questi prodotti sono ancora in vendita nei negozi anche se in maniera più limitata rispetto a un anno e mezzo fa quando abbiamo fatto una prima inchiesta sul campo. Anche la vendita online di kit pappa e tazze in bambù continua indisturbata su siti di varia natura come quelli destinati alle mamme e ai bimbi, o che vendono articoli per la casa, erboristerie, farmacie online, negozi online che propongono gadget. Solo su Amazon un po’ di pulizia è stata fatta, probabilmente grazie all’intervento degli uffici competenti della Commissione europea.

E’ quanto emerso dalla nostra inchiesta in 96 punti vendita tra Milano e Roma alla caccia delle stoviglie in bambù che non dovrebbero più essere in commercio, perché ritenute non a norma e pericolose per la salute. Abbiamo visitato supermercati e ipermercati, farmacie, parafarmacie ed erboristerie, negozi di casalinghi, negozi per bambini e negozi che potevano disporre di queste stoviglie come gadget. In sette punti vendita abbiamo acquistato tazze, kit pappa, piatti, bicchieri e persino un portavivande in bambù, che erano ancora a disposizione della clientela, per un totale di nove prodotti. 

Come riconoscere le stoviglie che contengono bambù o altre fibre vegetali non a norma

Le stoviglie contenenti bambù o altre fibre vegetali sono commercializzate come fatte di "bambù" (o di altre fibre) non specificando in maniera esplicita il fatto che in realtà si tratta di articoli in plastica. I produttori cercano, in questo modo, di attirare l’attenzione dei consumatori sensibili ai temi ambientali. Questi prodotti riportano spesso indicazioni che evidenziano la componente di bambù e altre fibre e farine provenienti da piante come “naturale” e riportano slogan quali: “eco-friendly”, “ecologico”, “riciclabile”, “biodegradabile”… 

Non tutti i prodotti in bambù sono interessati dal bando della Commissione Ue. Infatti, ci sono sul mercato stoviglie realizzate al 100% con bambù o altro materiale vegetale, le cui fibre non sono state modificate, ma solo tagliate e modellate. In etichetta dicono proprio che sono al cento per cento di bambù. 

Le raccomandazioni della Commissione:

  • non acquistate questi prodotti, ma se ne avete acquistato uno di recente restituitelo al punto vendita o contattate la piattaforma se comprato online;
  • se avete in casa da tempo uno di questi prodotti non utilizzatelo e comunque mai con alimenti di caldi. Quando lo smaltite mettetelo nell'indifferenziato.

In Italia? Quali controlli?

Non sappiamo se le nostre autorità sanitarie stiano intervenendo con controlli a tappeto sul mercato. Certo è che nessun avviso sulla pericolosità nell’utilizzo di queste stoviglie ha fatto la comparsa sul sito del ministero della Salute, contrariamente a quanto è accaduto nel caso di altri Paesi dell'Unione europea. Che stiano ancora meditando sul da farsi? Intanto, abbiamo inviato i risultati della nostra inchiesta alle autorità competenti e anche ai negozi e alle catene che hanno messo in vendita questi prodotti. Vi terremo aggiornati.