Pfas nell’acqua potabile? Le analisi di Altroconsumo ridimensionano l'allarme
Secondo una recente indagine di Greenpeace, l'acqua degli acquedotti italiani sarebbe contaminata da Pfas, composti chimici che possono inquinare l'acqua potabile ed entrare nella catena alimentare con effetti negativi sulla salute. Ma come stanno le cose? Le nostre analisi in 34 città italiane dicono il contrario. Ma se vuoi sapere se ci sono Pfas nell'acqua del rubinetto di casa tua, falla analizzare con il nostro servizio.

Recentemente sta facendo notizia l’indagine di Greenpeace secondo la quale, nella maggior parte dell’acqua degli acquedotti italiani da loro analizzati, sono presenti tracce di Pfas (un gruppo di sostanze chimiche inquinanti e nocive per la salute). In un caso, addirittura, nel comune di Arezzo, secondo Greenpeace l'acqua avrebbe superato (di pochissimo) il limite di legge per i Pfas (100 nanogrammi per litro), limite che però entrerà in vigore solo a partire da gennaio 2026. La maggior parte dei risultati è invece ampiamente sotto il nuovo limite normativo.
Ma cosa sono i Pfas? E si trovano davvero in quantità eccessive come sostiene Greenpeace negli acquedotti delle nostre città? Ed infine, l'acqua che esce dai rubinetti di casa nostra è davvero a rischio? Diciamolo subito: la nostra inchiesta del 2024 sui campioni prelevati nelle 34 città da noi visitate non aveva rilevato presenza di Pfas. Ma andiamo con ordine.
Torna all'inizioSe hai dubbi, fai analizzare l'acqua di casa
Per chi avesse dubbi sull’acqua che sgorga dal proprio rubinetto, la prima cosa da fare è quella di rivolgersi all'acquedotto della propria città, al quale si può chiedere se esistano dati riguardanti la presenza di Pfas nell'acqua distribuita sul territorio comunale. Inoltre, per i soci e Fan di Altroconsumo, è disponibile un servizio di analisi diretta dell'acqua che esce dal proprio rubinetto di casa: tra le varie analisi svolte, quella per rilevare la presenza dei Pfas ha un costo di circa 100 euro (da aggiungere ai costi di spedizione del pacchetto base di analisi). Sei interessato?
Richiedi ora l'analisi dell'acqua del rubinetto di casa
Torna all'inizioCosa sono i Pfas?
Le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), o acidi perfluoroalchilici sono composti chimici usati nell’industria per la produzione di tantissimi prodotti (imballaggi, pentole antiaderenti, indumenti idrorepellenti…) per le loro caratteristiche idrorepellenti e oleorepellenti. Purtroppo, a fronte della loro utilità, hanno un enorme difetto: nel corso del tempo si accumulano nell’ambiente in quanto sono estremamente persistenti, penetrando nel terreno e nelle acque sotterranee.
Possono così entrare nella catena alimentare e inquinare l’acqua potabile: l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, dopo aver analizzato gli studi sugli effetti sull’uomo di queste sostanze, ha confermato che i Pfas sono sostanze estremamente pericolose perché si accumulano nell’organismo, con diversi effetti negativi sulla salute e ha stabilito una soglia di sicurezza per le principali sostanze perfluoroalchiliche che si accumulano nell’organismo.
Torna all'inizioCosa dice l'indagine di Greenpeace
L'indagine pubblicata da Greenpeace a gennaio 2025 non è la prima che l'organizzazione ambientalista conduce sul tema dei Pfas e lo stile di comunicazione di Greenpeace è, purtroppo sempre molto allarmistico. Greenpeace ha raccolto e analizzato 260 campioni di acqua in 235 comuni distribuiti sul territorio italiano, analizzando la presenza di poco meno di 50 Pfas. L'inchiesta e la presentazione dei risultati mirano a dimostrare che i Pfas sono ovunque. Ma questa non è affatto una novità: una mappatura dei siti a rischio inquinamento da Pfas in Europa è disponibile da alcuni anni e la loro presenza viene segnalata anche dall’Agenzia Europea dell’Ambiente.
Secondo Greenpeace tracce di Pfas sarebbero nella maggior parte (79%) dei campioni da loro analizzati. Ma in quali quantità? Nella maggior parte dei risultati dell'indagine i Pfas sono ampiamente sotto il limite normativo. Per il comune di Arezzo, sarebbero di poco oltre il limite che entrerà in vigore nel 2026, ma l'acquedotto del comune toscano ha già risposto puntualmente all'indagine di Greenpeace, contestando il risultato; e non si tratta dell'unico acquedotto ad avere ridimensionato i risultati di Greenpeace: ad esempio a Milano i dati forniti dell'acquedotto sono ben distanti da quelli pubblicati da Greenpeace.
Diversi acquedotti italiani, infatti, pur non essendo ancora obbligati perché il limite di legge entra in vigore nel 2026, stanno già da anni monitorando i Pfas nelle acque distribuite. Laddove gli acquedotti già trattano l'acqua con carboni attivi prima di immetterla in rete, questi sistemi di filtrazione trattengono efficacemente anche le tracce di Pfas, per lo meno quelli a catena lunga.
La nuova legge sull’acqua potabile
Dal 6 marzo 2023, un decreto legge (n. 18 del 23 febbraio 2023) ha introdotto nuove regole per migliorare la qualità dell’acqua del rubinetto in Italia, aggiornando i parametri di sicurezza delle acque potabili che sono stati utilizzati fino ad ora. La normativa, che per quanto riguarda i Pfas entrerà in vigore a pieno regime nel 2026, impone parametri microbiologici e chimici più rigorosi di quelli attuali: in particolare, si è ingrandito l’elenco delle sostanze chimiche da ricercare (ed eventualmente da depurare) e ora comprende anche i Pfas.
Torna all'inizioLe analisi di Altroconsumo: nessun allarme
Proprio per dare una risposta concreta alle diverse notizie allarmistiche che già erano comparse sul web e sui giornali negli anni passati, nel 2024 abbiamo analizzato anche noi l’acqua potabile di 38 fontanelle pubbliche ubicate nei centri storici di 34 città italiane alla ricerca di questi inquinanti.
Abbiamo effettuato un prelievo di acqua per città, salvo che per le città di maggiori dimensioni (Torino, Milano, Roma, Napoli) dove abbiamo prelevato l’acqua in due fontanelle situate in zone diverse. In tutto sono state cercate 30 sostanze perfluoroalchiliche in ogni campione prelevato. I campioni sono stati raccolti tra il 16 giugno e il 4 luglio 2024.
I risultati sono rassicuranti: nell’acqua che abbiamo prelevato i Pfas sono assenti. Poiché la metodica di analisi utilizzata dal nostro laboratorio è quella ufficiale prevista dalla legge, possiamo affermare che tutti i campioni analizzati non solo rispettano il limite di legge per le acque potabili, ma addirittura non manifestano neanche le più basse quantità di Pfas, rilevabili con gli strumenti di analisi.
Perché i dati di Greenpeace sono diversi dai nostri?
Campioni diversi, raccolti in momenti diversi, possono dare risultati diversi: questo avviene sempre nelle inchieste su parametri ambientali. La metodica di analisi utilizzata da Greenpeace arriva a quantificare valori molto bassi di Pfas, ma la maggior parte dei risultati è ben lontana dal limite di 100 nanogrammi per litro di Pfas totali.
Torna all'inizioL'acqua con questi valori di Pfas è sicura?
Il valore di 100 nanogrammi per litro per la somma dei 20 (24 per l’Italia) Pfas previsto per le acque destinate al consumo umano è attualmente l’unico riferimento di legge basato sul rischio che è possibile applicare alle acque potabili. La Comunità Europea sta valutando la necessità di ampliare il gruppo di Pfas da regolamentare e un grande lavoro è anche necessario per aumentare i monitoraggi e comprendere gli effetti sulla salute della maggior parte dei Pfas ancora poco noti. L’intento di alzare l’attenzione sul tema dei Pfas è condivisibile, ma acque che rispettano i limiti di legge sulla presenza di Pfas non espongono le persone che le bevono a rischi per la salute superiori a chi i Pfas nell’acqua non li ha.
Torna all'inizioI filtri domestici possono ridurre i Pfas?
I filtri domestici con carboni attivi hanno potenziale per trattenere i PFAS eventualmente presenti nelle acque, ma se i PFAS sono presenti in concentrazioni di pochi nanogrammi per litro, un filtro domestico non può davvero fare la differenza: le quantità sono davvero troppo basse per poter notare un beneficio. Anche l’osmosi inversa è una tecnologia con buone potenzialità per rimuovere i PFAS, ma a concentrazioni di pochi nanogrammi/litro il beneficio apportabile da un trattamento domestico è minimo. In questo articolo trovi tutto quello che devi sapere sui sistemi domestici per depurare d'acqua.
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