
Autostrade: chiediamo insieme giustizia e un risarcimento
Prosegue la class action lanciata nel 2021 contro Autostrade per i troppi cantieri e la mancata manutenzione: prossima udienza a settembre. Oltre 100 mila i pre-aderenti: partecipa anche tu.
A distanza di due anni dalla nostra ultima indagine, la situazione sulle autostrade italiane non è affatto migliorata: anzi. Nella nostra nuova inchiesta sul campo è emerso che oggi, lungo la rete autostradale, c'è un cantiere aperto ogni 12 km (due anni fa ce n'era uno ogni 18 km). Dal 2018, infatti, Autostrade ha disseminato di cantieri e lavori la rete autostradale nel tentativo di recuperare i mancati investimenti nelle infrastrutture dei 9 anni precedenti.
Pedaggi alti e troppi cantieri: la sanzione di Antitrust
Autostrade dal 2009 al 2018 ha ridotto gli investimenti nelle infrastrutture e ha risparmiato sulla manutenzione obbligatoria, aumentando però contestualmente i pedaggi del 28% (dati ISTAT e ministero Infrastrutture e Trasporti riportati nel grafico). Dopo il 2018, per rimediare alle gravi inadempienze circa gli obblighi di manutenzione, Autostrade ha iniziato a riempire la rete autostradale di cantieri.
Un comportamento finito sotto i riflettori anche di Antitrust, che ha sanzionato Autostrade con 5 milioni di euro nel marzo del 2021 (e successivamente per inadempienza nel maggio del 2022) per non aver abbassato i pedaggi su alcune tratte autostradali rese critiche dai numerosi interventi straordinari degli ultimi anni. Interventi tardivi e mal gestiti, che hanno creato innumerevoli disservizi agli automobilisti e messo, in qualche caso, a rischio anche la loro sicurezza.
Una class action per chiedere giustizia
Per queste ragioni, nel 2021 Altroconsumo ha deciso di lanciare una class action nei confronti di Autostrade per:
- inadeguata verifica dello stato di manutenzione della rete autostradale;
- inadeguata programmazione delle attività di manutenzione ordinaria e straordinaria;
- mancata esecuzione delle attività di manutenzione ordinaria e straordinaria necessarie per mantenere l’infrastruttura in buono stato;
- mancata adozione, almeno sino al 13 luglio 2021, di un sistema che consentisse ai consumatori/utenti di ottenere agevolmente un rimborso del pedaggio pagato, a fronte della riduzione della qualità del servizio autostradale ricevuto.
Cosa chiediamo
Una class action che conta ad oggi oltre 100 mila aderenti e che sta proseguendo il suo iter nelle aule del Tribunale di Roma: dopo il rinvio della prima udienza fissata a febbraio, una nuova udienza, infatti, è stata fissata per il prossimo 11 settembre (salvo altri rinvii). Davanti al Giudice infatti chiederemo giustizia e un risarcimento di 220 euro per tutti coloro che hanno percorso un'autostrada almeno fino al maggio 2021.
Chi può aderire
Possono partecipare alla nostra azione tutti coloro che hanno pagato almeno un pedaggio autostradale fino al 18 maggio 2021. Il 18 maggio 2021, infatti, è cambiata la normativa che disciplina l'istituto della class action in Italia; poiché la nostra azione è partita sulla base delle regole precedentemente in vigore, comprende i disagi subiti dai viaggatori solo fino a questa data.
Come abbiamo calcolato il risarcimento
Per calcolare il risarcimento, abbiamo considerato ancora una volta i dati Istat: ogni famiglia spende all'anno 88 euro in pedaggi autostradali. Se moltiplichiamo questa spesa per gli ultimi 10 anni di mala gestione della rete autostradale, arriviamo a 880 euro e abbiamo ritenuto di chiedere al Giudice di riconoscere in via equitativa (ovvero secondo la sua libera valutazione) il 25% di questo importo, a favore di chiunque abbia patito disagi in autostrada: vale a dire un risarcimento medio di 220 euro. Chiediamo insieme giustizia, partecipa alla class action.
“Cantieri in aumento, restringimenti e conseguenze importanti su traffico e sicurezza: ecco a cosa hanno portato i disinvestimenti nella manutenzione da parte di Autostrade dal 2009 al 2018. L’inversione di marcia intrapresa dalla nuova gestione, per quanto apprezzabile, si confronta ancora con la pesante eredità del passato. Cosicché i mancati interventi di ieri finiscono per comportare, oggi, un effetto accumulo lungo la rete e forti ripercussioni sugli utenti. Insomma, la strada è imboccata ma c’è ancora molto da fare.” afferma Federico Cavallo, Responsabile Relazioni esterne di Altroconsumo. “Sappiamo che recuperare il tempo perso porta all’apertura di nuovi cantieri i quali, se da un lato sono assolutamente necessari e vanno conclusi presto e bene, dall’altro finiscono inevitabilmente per creare maggiori disagi alla circolazione.” – spiega – “Una situazione solo in apparenza paradossale, quindi, che nasce da lontano. Proprio la mala gestione precedente aveva spinto, infatti Altroconsumo a lanciare una class action che conta ad oggi oltre 104 mila partecipanti: automobilisti che chiedono un ristoro dei disagi subiti fino al 2021 a causa della mancata o scarsa pianificazione degli interventi di manutenzione e della conseguente riduzione della qualità del servizio. Numeri importanti, questi, che dimostrano quanto ampia e forte sia la domanda espressa dai cittadini.” “Auspichiamo che gli sforzi attuali, nonostante i disagi ancora presenti, possano portare presto al miglioramento effettivo della rete autostradale di Aspi, consentendo di chiudere finalmente col passato e guardare al futuro. Necessità non più rimandabile, questa, che deve però chiamare altrettanto in causa tutti i gestori, le Istituzioni e la Politica: tanto più in un momento in cui, tra incertezze sui fondi PNRR e nuovi progetti annunciati, l’attenzione deve rimanere alta innanzitutto nei confronti di chi, saltuariamente come ogni giorno, viaggia sulle autostrade italiane e merita di farlo con qualità e in sicurezza” conclude Cavallo.
Le tappe dell'azione Autostrade
Inizio 21 giugno 2021
Raccolta pre-adesioni
Deposito della class action presso il Tribunale di Roma
Costituzione delle Parti
Rinvio della prima udienza (16 febbraio 2023)
Prossima udienza (11 settembre 2023)
Domande frequenti
Tutto quello che devi sapere sulla class action Autostrade
Perché una class action contro Autostrade (ASPI)?
Contro ASPI abbiamo deciso di promuovere una azione di classe ex art. 140-bis cod. cons perché negli ultimi anni la società non ha eseguito la manutenzione che era obbligata a fare sulla rete autostradale nazionale, determinando una riduzione della qualità del servizio reso e una serie di disagi per i consumatori. Anche gli interventi degli ultimi 2 anni, con l’apertura di numerosi cantieri, hanno creato numerosi disservizi agli automobilisti, mettendone a rischio, in qualche caso, persino la sicurezza. Al tempo stesso, abbiamo assisitito a un aumento costante del costo dei pedaggi autostradali.
Quale somma otterrò a titolo di risarcimento?
Con questa azione, chiediamo al Giudice di riconoscere il rimborso del 25% dei pedaggi pagati per usufruire del servizio autostradale nel corso degli ultimi 10 anni. Stimiamo un risarcimento medio di €220 euro per famiglia italiana, calcolato sulla base della spesa annuale sostenuta per pagare i pedaggi lungo la tratta autostradale (fonte ISTAT). Ti ricordiamo, in ogni caso, che questo risarcimento è condizionato dall’accoglimento delle nostre richieste da parte del Giudice che potrebbe quantificare il danno in misura diversa, anche inferiore.
A chi ci rivolgiamo?
A tutti i consumatori che hanno pagato pedaggi per usufruire del servizio autostradale nel corso degli ultimi 10 anni. Sono esclusi, poichè non rientranti nella definizione di consumatore, gli utilizzatori di auto aziendali e/o di telepass business.
Che documenti servono?
Nel corso del procedimento, sarà il Giudice a stabilire con ordinanza la documentazione necessaria e le modalità di adesioni. Ti consigliamo, in ogni caso, fin da ora di conservare l’estratto conto del Telepass; l’estratto conto della carta di pagamento eventualmente utilizzata; la ricevuta di pagamento in caso di pagamento in contanti.
Quando conosceremo l’esito dell’azione?
Purtroppo non è possibile prevedere la durata di azioni legali di questo tipo. Sarà nostra cura inviarti tempestivamente ogni aggiornamento via e-mail all’indirizzo che ci hai fornito al momento dell'iscrizione.
Come verranno comunicati gli aggiornamenti sull’azione di classe?
Gli aggiornamenti sull’azione verranno inviati via email all’indirizzo fornito al momento dell’iscrizione all’azione.
Che cos'è la class action prevista nel Codice del consumo?
Perché iscriversi a una class action?
L'azione collettiva risarcitoria di cui all'art.140 bis del Codice del Consumo rappresenta uno degli strumenti di tutela dei diritti e degli interessi dei consumatori più efficaci tra quelli, sin qui, adottati nelle discipline consumeristiche. Le oltre 200.000 preadesioni alle class action promosse sinora da Altroconsumo in vari settori di consumo stanno a dimostrare la potenzialità dello strumento che permette con una sola azione di tutelare un numero elevato di consumatori colpiti da un comportamento lesivo di una impresa. In tal senso la class action permette a intere classi di consumatori, anche di centinaia di migliaia di soggetti, i cui diritti o interessi siano stati violati di poter fare massa critica, ove invece azioni giudiziarie individuali risulterebbero poco economiche e inefficienti.
L'azione di classe, peraltro, costituisce indirettamente anche un prezioso strumento competitivo perché stimola imprese e mercato a operare attraverso pratiche commerciali corrette e legittime al fine di evitare le importanti ripercussioni economiche connesse a eventuali condanne al risarcimento dei danni prodotti a intere classi di consumatori.
Chi può agire?
Ciascun consumatore componente di una classe, anche mediante associazioni cui dà mandato o comitati cui partecipa, può agire per l'accertamento della responsabilità e per la condanna al risarcimento del danno e alle restituzioni. Le azioni di classe avviate sinora nel nostro Paese sono state promosse da associazioni di consumatori e buona parte di esse da Altroconsumo.
Per quali violazioni si può agire?
La class action tutela:
- i diritti contrattuali di una pluralità di consumatori e utenti che versano nei confronti di una stessa impresa in situazione omogenea, inclusi i diritti relativi a contratti stipulati ai sensi degli articoli 1341 e 1342 del codice civile;
- i diritti omogenei spettanti ai consumatori finali di un determinato prodotto o servizio nei confronti del relativo produttore, anche a prescindere da un diretto rapporto contrattuale;
- i diritti omogenei al ristoro del pregiudizio derivante agli stessi consumatori e utenti da pratiche commerciali scorrette o da comportamenti anticoncorrenziali.
b) i diritti omogenei spettanti ai consumatori finali di un determinato prodotto o servizio nei confronti del relativo produttore, anche a prescindere da un diretto rapporto contrattuale; c) i diritti omogenei al ristoro del pregiudizio derivante agli stessi consumatori e utenti da pratiche commerciali scorrette o da comportamenti anticoncorrenziali.
Come funziona?
I consumatori e utenti che intendono avvalersi della tutela consentita dall'azione di classe promossa da una associazione di consumatori o altri soggetti, possono aderire, senza ministero di difensore anche tramite posta elettronica certificata e fax. L'adesione comporta rinuncia a ogni azione restitutoria o risarcitoria individuale fondata sul medesimo titolo. L'atto di adesione, contenente, oltre all'elezione di domicilio, l'indicazione degli elementi costitutivi del diritto fatto valere con la relativa documentazione probatoria, può essere depositata in cancelleria, anche tramite l'attore.
Come avviene la pronuncia sull'ammissibilità della domanda?
Al termine della prima udienza il Tribunale decide con ordinanza se ammettere o meno la domanda. Il giudice può sospendere il giudizio quando sui fatti che riguardano l'azione è in corso un'istruttoria davanti a un'autorità indipendente oppure un giudizio davanti al TAR. L'ordinanza che decide sulla ammissibilità è reclamabile davanti alla Corte d'Appello entro 30 giorni dalla comunicazione. Sul reclamo la Corte d'Appello decide con ordinanza non oltre 40 giorni dal deposito del ricorso.
Cosa succede se la domanda è dichiarata ammissibile?
Con l'ordinanza che ammette l'azione il Tribunale fissa termini e modalità della pubblicità per l'adesione degli appartenenti alla classe; specifica i criteri in base ai quali i soggetti che chiedono di aderire sono inclusi o esclusi dalla classe e fissa un termine, non superiore a 120 giorni dalla scadenza di quello per l'esecuzione della pubblicità, entro il quale gli atti di adesione sono depositati in cancelleria.
E se invece la domanda è dichiarata inammissibile?
La domanda è dichiarata inammissibile quando è manifestamente infondata, quando sussiste un conflitto di interessi oppure quando per il giudice non c'è omogeneità dei diritti individuali tutelabili, infine quando il proponente non appare in grado di curare adeguatamente l'interesse della classe. Con l'ordinanza di inammissibilità, il giudice regola le spese e ordina la pubblicità a cura e spese del soccombente.
Cosa avviene se, nella fase di merito, la domanda viene accolta?
Il Tribunale pronuncia una sentenza di condanna con cui liquida le somme dovute a tutti quelli che hanno aderito all'azione oppure fissa il criterio di calcolo per la liquidazione di queste somme.