Casa "smart": l'esperienza degli utenti con i dispositivi intelligenti
Cresce il mercato degli oggetti connessi alla rete (Internet of Things) che, grazie a elettrodomestici, termostati e dispositivi connessi, ci può dare una mano a risparmiare energia. Tra gli apparecchi più presenti nelle case dei quasi 2 mila cittadini interpellati nella nostra inchiesta ci sono la tv smart (72%), gli assistenti vocali (29%) e le lampadine intelligenti (29%).
- contributo tecnico di
- Lorenzo Zucchi
- di
- Adelia Piva

La casa degli italiani è sempre più “intelligente”, dotata di elettrodomestici e altri oggetti “smart”, cioè connessi alla rete. Dalla tv all’aspirapolvere, dalla lavatrice alla telecamera di sicurezza e persino alla macchina per il caffè. È la rivoluzione dell’“Internet of Things (IoT)”, che nel nostro bell’italiano si traduce in “Internet delle cose”. I numeri parlano di un mercato in grande ascesa: quasi la metà degli italiani ha in casa almeno un oggetto connesso alla rete.
L’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano ha riportato una crescita a due cifre del settore nel 2021: un aumento del 29% rispetto al 2020. Anche se il mercato italiano IoT dal punto di vista del valore assoluto è ancora “giovane”: vale 650 milioni di euro, poco se confrontato con quello di altri Paesi europei. Basti pensare che il mercato britannico vale 4 miliardi di euro, quello tedesco 3,9, quello francese 1,3 miliardi di euro.
Cosa ne pensano gli italiani
Quali sono gli oggetti smart che popolano di più le case degli italiani? Secondo la nostra indagine, che ha coinvolto 1.817 cittadini, è la smart tv la più presente (72%), seguita dagli assistenti vocali con il 29%, dalla stampante smart e dalle lampadine intelligenti (20%).
Tra gli elettrodomestici connessi è la lavatrice intelligente la più presente, con il 17% degli intervistati che dichiarano di averla, contro il solo 13% del frigorifero e il 10% della lavastoviglie.
Quanti hanno acquistato questi elettrodomestici perché smart, cioè dotati di funzioni attivabili via app? Per sei intervistati su dieci la connessione alla rete non è la principale motivazione d’acquisto per gli elettrodomestici: anzi, per lavatrice, frigo e lavastoviglie è ritenuta utile solo da tre intervistati su dieci. Invece, le funzioni intelligenti sono la principale motivazione d’acquisto per gli assistenti vocali (ovviamente), ma anche per le lampadine e il termostato smart, che si comprano proprio per gestire da remoto illuminazione e riscaldamento (otto su dieci circa). La connessione è molto apprezzata soprattutto nelle telecamere di sicurezza (72%), probabilmente perché consente di controllare da remoto gli ambienti della casa
A volte non sono smart
Un terzo degli intervistati ha avuto problemi con le funzioni smart degli oggetti, in particolare con tv, stampante e asciugatrice.
I problemi più frequenti sono quelli di controllo del dispositivo tramite l’app (43% degli intervistati), ma anche la connessione wi-fi (36%), seguono quelli con l’app o il software (32%) e infine il malfunzionamento dell’applicazione dopo un aggiornamento (30%).
Bisogna dire che gli italiani hanno in casa spesso più apparecchi e dispositivi smart di marchi diversi, per cui devono scaricare applicazioni diverse per gestirli. Un’app per togliere l’allarme prima di entrare in casa, una per accendere la luce, una per avviare l’aria condizionata. Questo succede perché i grandi player di questo mercato - Samsung, Apple, Google e Amazon - hanno creato sistemi chiusi con sistema operativo, dispositivi, cloud, app e protocolli propri che non dialogano con quelli degli altri. Non solo. In questi sistemi chiusi hanno poi inserito gli assistenti vocali (Siri, Google Assistant, Alexa) per gestire i loro dispositivi.
Non stupisce che solo l’11% dei possessori di assistenti vocali li usi per gestire altri oggetti smart in casa. Spiega Giulio Salvadori dell’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano: «Non avere un’app unica per gestire tutti i device della casa è un problema della smart home per cui la fruibilità delle funzioni intelligenti diventa difficile se ci sono dieci app da gestire. Infatti, basta una che funziona poco e diventa un problema. La soluzione è un accordo tra grandi player del settore. Si sta lavorando alla creazione di Matter, consorzio dove ci sono Samsung, Amazon, Google, Apple per cui i dispositivi smart certificati Matter sarebbero compatibili con tutti gli altri. Alcuni dicono che Matter possa essere la possibile svolta di questo mercato. Speriamo sia così».
Insomma, gli oggetti connessi non comunicano tanto fra di loro, per ora, e quindi non sempre sono appetibili per gli utenti se non se ne rende evidente l’utilità, soprattutto quando si tratta di elettrodomestici.
La casa connessa può aiutarci a far calare la bolletta
Comprare un oggetto smart offre opportunità di risparmio sulla bolletta energetica. Ad esempio, sulla spesa per il riscaldamento, tra le più onerose per il bilancio familiare, in particolare oggi a causa della situazione internazionale. Uno dei dispositivi che ci aiuta a risparmiare è il termostato intelligente, che permette di ottimizzare l’uso del nostro impianto di riscaldamento e di ridurre gli sprechi. Come? Programmando il funzionamento dell’impianto solo in alcuni momenti della giornata, quando ce n’è realmente la necessità, gestendolo anche da remoto con lo smartphone e monitorando i consumi per capire come ridurre gli sprechi. Ci sono modelli capaci di identificare le nostre abitudini d’uso e di auto impostarsi per venire incontro alle varie esigenze personalizzando l’uso del nostro termostato. Non è difficile da installare e i costi non sono eccessivi, qualche centinaia di euro.
Se guardiamo alla bolletta elettrica, possiamo risparmiare se ci affidiamo alle lampadine intelligenti, che si attivano quando c’è qualcuno in casa perché integrate con un sensore di movimento e sono connesse alla rete e quindi gestibili da remoto e programmabili, per cui funzioneranno quando si vuole, inoltre sono di tipo led a basso consumo.
I nostri dati circolano… troppo
Come si può immaginare, quando si parla di oggetti connessi c’è un’enorme mole di dati che circola. Basti pensare a tutte le app che dobbiamo scaricare per attivare le funzioni smart e alle autorizzazioni che ci vengono richieste. Ad esempio, per usare una lavatrice con wifi, la prima cosa che bisogna fare è scaricare l’app del brand e installarla sul cellulare o tablet. La casa intelligente, con tanti oggetti costantemente connessi a internet, genera giusti timori di intrusioni truffaldine e di violazione della privacy.
Non a caso il 70% degli intervistati è preoccupato che i suoi dati personali diventino accessibili attraverso i dispositivi smart. Di sicuro spetta ai produttori adoperarsi per mettere sul mercato prodotti che garantiscano sicurezza informatica e tutela della privacy. Dal canto nostro possiamo adottare qualche accorgimento per:
- usare password complesse, sicure e diverse per ogni prodotto o app;
- modificare il nome della rete wi-fi al primo accesso: anche la password del router, perché il nome predefinito potrebbe avere informazioni che agevolano gli attacchi hacker;
- fare gli aggiornamenti dei prodotti e delle applicazioni per mantenere aggiornatala sicurezza;
- se possibile usare la verifica a due fattori, la doppia autenticazione, come quella dell’home banking, per cui un codice creato di volta in volta arriva via sms;
- spegnere i device quando non si usano per interrompere il flusso di dati verso il server che, se non criptati, possono essere violati.