Smart city: come l'intelligenza artificiale può cambiare le nostre città? La parola ai cittadini
Illuminazione, trasporti, raccolta dei rifiuti, sicurezza: l’85% delle persone da noi intervistate si aspetta che le nostre città possano migliorare grazie all’intelligenza artificiale. Ma non mancano i timori, come quelli sul taglio dei posti di lavoro e sulla protezione dei dati personali. La nostra indagine tra i cittadini.
- di
- Matteo Metta

Di città intelligenti, le cosiddette smart city, si parla da anni, eppure mai prima d’ora si era verificata una congiunzione così favorevole da accelerarne il compimento. Non più città del futuro. Il futuro è arrivato: è qui e ora. L’uso dell’intelligenza artificiale (IA), così come del Cloud e del 5G, una sempre più forte sensibilità ambientale, il cambiamento culturale impresso dalla pandemia, i fondi europei del Next Generation EU, tutti insieme questi fattori stanno esercitando una forte spinta verso la trasformazione delle città in chiave smart. Un balzo in avanti di almeno un decennio. I cittadini.
I vantaggi dell’intelligenza artificiale
Entusiasmo e paura si intrecciano, diventando inevitabilmente due facce della stessa medaglia. Questo emerge chiaramente dalla nostra indagine, per realizzare la quale abbiamo interrogato un campione di 1.035 persone rappresentativo della popolazione italiana.
A coloro che vivono e lavorano in città abbiamo chiesto quali aspettative hanno nei confronti dell’intelligenza artificiale in rapporto al contesto urbano, immaginando anche come quest’ultimo potrà cambiare quando il Covid sarà archiviato. La stragrande maggioranza di questi, cioè l’85%, guarda con favore ai vantaggi che i sistemi di intelligenza artificiale usati dalle smart city possono portare nei settori più disparati, ad esempio per migliorare la raccolta dei rifiuti, rendere più efficiente l’illuminazione urbana, ottimizzare il trasporto pubblico, monitorare i parcheggi e suggerire dove parcheggiare, garantire una maggiore sicurezza.
Il nodo della privacy
Accanto alle luci troviamo però le ombre. Il 25% di chi vive o lavora in città manifesta timore che un utilizzo più diffuso dell’intelligenza artificiale in ogni settore possa portare a tagli significativi di posti di lavoro e il 18% che possa favorire le discriminazioni sociali. E, quel che è peggio, il 55% non ha fiducia nella capacità delle istituzioni di riuscire a esercitare un controllo su organizzazioni e aziende che utilizzano l’IA, mentre il 58% è convinto che la legislazione vigente sia inadeguata a regolare queste attività.
Il nodo privacy resta centrale. Poiché siamo tutti consapevoli che l’intelligenza artificiale e le altre tecnologie emergenti funzionano meglio quanto maggiore è la massa di dati che hanno a disposizione, compresi i dati personali, il punto di attenzione resta lo stesso: non privarsi dei vantaggi che l’innovazione può portare, ma fare in modo che ciò avvenga nel pieno rispetto della privacy, in completa trasparenza e a beneficio di tutti. Il 46% degli intervistati lamenta di essere poco o per nulla informato sull’uso che viene fatto dei propri dati personali dai sistemi di IA, mentre il 54% non saprebbe quale procedura seguire per contestare pratiche scorrette.
Smart working e mobilità verde
Digitalizzazione e transizione ecologica sono i due pilastri del Piano per la ripresa dell’Europa dopo il Covid. La sfida maggiore sarà democratizzare questi vantaggi, portarli a tutti. Non è un caso che, tra gli aspetti che influenzano la scelta del luogo in cui vivere, quelli che hanno acquisito più rilevanza oggi rispetto al periodo pre-pandemico risultino l’accesso ai servizi sanitari e la disponibilità di connessioni veloci. Ciò spiega come la città rispetto a centri più piccoli o alle aree rurali non abbia perso attrattiva con il Covid, contrariamente a quanto era stato previsto. E questo nonostante lo smart working venga ormai dato per acquisito da molti intervistati. Il 27% di chi ha un lavoro che può essere svolto da remoto è infatti convinto che tra tre anni lo smart working sarà ancora una realtà nel proprio ambito aziendale. Prende piede, è il caso di dire, anche la mobilità verde: altro pilastro della smart city, dove tutto deve essere disponibile nell’arco di 15 minuti. Dopo la pandemia ben il 51% pensa che per spostarsi userà più di prima bici, monopattino o i propri piedi.