È paradossale che Amazon, da un lato, accetti i resi da me richiesti a fronte di prodotti guasti o non conformi — riconoscendo quindi la legittimità della contestazione — e, dall’altro lato, utilizzi proprio tali resi come pretesto per penalizzare il mio account, fino a limitarne le funzionalità.
Se l’azienda riteneva eccessive o infondate le mie richieste, avrebbe dovuto rifiutare i resi al momento della segnalazione, anziché accettarli e successivamente “punire” il cliente per aver esercitato i propri diritti. Un simile comportamento è incoerente, vessatorio e lesivo della buona fede contrattuale.
A ciò si aggiunge un ulteriore elemento: la presenza, ben nota, di numerose recensioni a 5 stelle false o manipolate, che falsano la percezione di qualità dei prodotti e ingannano i consumatori. È evidente che, in questo contesto, un utente che si fida di recensioni ingannevoli acquista in buona fede, salvo poi trovarsi costretto a rendere un prodotto che non corrisponde alle aspettative o è difettoso. Ritengo pertanto ingiustificato che tali resi, indotti da meccanismi fuorvianti interni alla piattaforma stessa, vengano imputati come colpa al consumatore.