Guida all'acquisto dello shampoo
Trova lo shampoo che più si adatta alle tue necessità
La scelta dello shampoo dovrebbe basarsi sul tipo di capelli e su vari fattori come l'inquinamento, l'umidità, l'acconciatura, l'uso del phon, l'attività sportiva e lo stress. Ecco una guida sulle diverse tipologie di shampoo, la loro composizione e il loro impatto ambientale.
Capire le Proprie Esigenze
Quale shampoo scegliere? Di fronte a scaffali pieni di prodotti all’apparenza diversi, il principale criterio di scelta secondo la nostra inchiesta ACmakers è l’indicazione del tipo di capelli (normali, secchi, grassi, trattati, etc). Purtroppo, però, in generale questa dicitura non ha molto significato, perché non è univoca o standardizzata, ma a discrezione del produttore, non ci sono definizioni precise. E anche capire esattamente come siano i nostri capelli non è semplice, anche perché non sono sempre uguali, tanti fattori possono modificare l’aspetto della nostra chioma: l’inquinamento e l’umidità dell’aria, l’acconciature, il phon, l’attività sportiva, ma anche lo stress.
Gli shampoo devono principalmente lavare per rimuovere sporco e sebo e rendere la chioma morbida e pettinabile e tutti lo fanno, ma potenza lavante e ingredienti condizionanti possono variare leggermente tra i diversi prodotti e tra le diverse marche e formulazioni. Fanno eccezione gli shampoo antiforfora che contengono ingredienti specifici.
Le principali tipologie in commercio sono:
- Capelli normali: contengono una miscela equilibrata di diversi tensioattivi e condizionanti
- uso frequente: contengono tensioattivi meno aggressivi sul cuoio capelluto, per non rimuovere eccessivamente il sebo dai capelli
- capelli trattati o colorati: sono più delicati nel lavaggio e contengono coloranti e filtri solari
- capelli grassi: contengono tensioattivi adatti a rimuovere il sebo in eccesso e sostanze che ne regolano la produzione
- bambini: utilizzano tensioattivi meno schiumogeni e più delicati per ridurre il rischio di irritazione oculare
- shampoo e balsamo: hanno una maggiore quantità di condizionanti, col rischio che i capelli si appesantiscano
- capelli secchi: utilizzano tensioattivi meno aggressivi e più ingredienti condizionanti, spesso siliconi per rinforzare il capello
- anticaduta: per legge non possono vantare alcuna efficacia terapeutica, il tempo di contatto è troppo breve e ci sono molti dubbi sull’utilità degli ingredienti
Per la scelta meglio non farsi guidare da claim fantasiosi come “repair”, “nutritivo”, “rivitalizzante”, “anti-età” perché il capello in quanto “morto” non può essere ricostruito, nutrito o ringiovanito. E non dare credito alle pubblicità che vantano la presenza di vitamine, minerali o antiossidanti perché, come abbiamo detto, il capello è “morto” quindi non può “assimilare” niente e lo shampoo viene sciacquato via subito perché queste sostanze siano in qualche modo assorbite dalla cute. Nessuno shampoo può modificare radicalmente l’aspetto dei capelli o riparare quelli danneggiati, in questi casi il nostro consiglio è quello di tagliare i capelli e migliorare la routine della loro cura per ridurre o evitare quelle attività che concorrono a danneggiarli (esposizione ad elevate fonti di calore, trattamenti chimici, colorazioni e lavaggi eccessivi).
Le indicazioni “dermatologicamente testato” o “ipoallergenico” sono importanti criteri di scelta per molti ACmakers, principalmente perché considerano che i prodotti che li riportano siano più sicuri. Nei nostri test, penalizziamo chi li utilizza, pur essendo ammessi dalla legge, riteniamo che non siano un valore aggiunto, ma anzi creino un falso senso di sicurezza: è vero che è possibile ridurre il rischio di reazioni indesiderate (ad esempio evitando gli allergeni), ma non è possibile escludere qualunque reazione per qualunque persona in qualunque momento.
Composizione dello shampoo
Gli shampoo devono rispettare la normativa europea per i prodotti cosmetici e riportare in etichetta:
- i riferimenti del produttore e/o importatore responsabile dell’immissione in commercio del prodotto
- l’elenco completo degli ingredienti in ordine decrescente di concentrazione scitto in linguaggio internazionale INCI
- la durata dopo l’apertura (simbolo del barattolo aperto con il numero di mesi) se hanno durata superiore ai 30 mesi
- la data di scadenza (spesso indicata con EXP, expiration in inglese scadenza) se hanno durata inferiore ai 30 mesi
Ingredienti principali e loro funzione
Vediamo cosa contiene uno shampoo liquido, come riconoscere e capire a cosa servono gli ingredienti più diffusi:
- acqua: è la base di tutti gli shampoo in cui vengono sciolti tutti gli altri ingredienti, rappresenta circa il 90% della formulazione, infatti nella lista ingredienti è sempre il primo nome
- tensioattivi (sostanze lavanti) sono sempre al 2° posto dell’elenco, possono essere di varia tipologia a seconda della loro forza lavante e dell’origine sintetica o naturale (ad esempio sodium cocoate viene dal cocco), in genere vengono utilizzati in mix per bilanciare la forza lavante e la schiuma (i più usati sono i solfati, come il sodium laureth o lauryl sulfate e le betaine)
- condizionanti (quaternari e poliquaternari, siliconi, glicerina, proteine idrolizzate, oli): proteggono i capelli durante il lavaggio e li rendono più pettinabili, morbidi e gestibili
- viscosizzanti (solitamente sodium chloride) per dare una consistenza cremosa
- correttore di pH (il più comune è citric acid): i capelli hanno un pH acido, di conseguenza è bene che lo shampoo non abbia un pH superiore a 5.5
- profumo (parfum): per rendere il prodotto più piacevole da utilizzare e con un buon odore lasciato sui capelli; potrebbe contenere allergeni del profumo (limonene, linalool, citronellol, etc)
- conservanti (i più diffusi potassium sorbate, sodium benzoate, methylisothiazolinone, methylcholoisothiaozlinone) per mantenere lo shampoo in buono stato vista l’elevata presenza d’acqua
Le diciture più diffuse presenti sugli shampoo per quanto riguarda gli ingredienti sono legate agli aspetti naturali:
- CON INGREDIENTI NATURALI: anche se in generale hanno una migliore degradabilità, non sono né più efficaci né più sicuri e soprattutto non sono i responsabili dell’efficacia del prodotto, ma sono presenti in minime quantità, in genere ben dopo il profumo. In etichetta si riconoscono dal nome botanico in latino (ad esempio il miglio è Panicum millaceum, l’ulivo è olea europaea leaf extract, centaurium erythraea extract)
- CON INGREDIENTI DI ORIGINE NATURALE: sono sostanze che provengono dalla natura, trattate e lavorate chimicamente, non necessariamente hanno un minor impatto ambientale o una maggiore tollerabilità rispetto a quelli di origine sintetica. solitamente si riferiscono ai tensioattivi, si riconoscono perché nel nome riportano riferimenti “naturali” (ad esempio cocoate viene dal cocco, plamate dalla palma, etc). Nel conteggio della percentuale di ingredienti di origine naturale i produttori considerano anche l’acqua che è circa il 90% dello shampoo.
I tensioattivi: delicati vs aggressivi
I tensioattivi sono molecole chimiche che servono per rimuovere lo sporco e fare schiuma, sono alla base della formulazione degli shampoo, ma anche di altri cosmetici per la pulizia del corpo come i docciaschiuma e saponi, detergenti per la pulizia della casa e detersivi lavatrice.
Esistono diverse tipologie di tensioattivi:
- anionici (ad esempio sodium laureth sulfate, ammonium laureth sulphate): hanno un elevato potere lavante e schiumogeno, ma potrebbero risultare aggressivi se non ben bilanciati
- anfoteri: sono un buon compromesso tra potere lavante e schiumogeno e tollerabilità, possono essere utilizzati da soli e insieme agli anionici per mitigarne l’aggressività
- non ionici: sono i più delicati, hanno una maggiore tollerabilità, fanno poca schiuma e sono meno efficaci dei precedenti, possono essere utilizzati in miscela coi precedenti
Sodium laureth sulfate (SLES) e sodium lauryl sulfate (SLS) sono i due tensioattivi più discussi, sono stati accusati in passato di essere pericolosi e cancerogeni e anche periodicamente ritorna l’allarme, ma è privo di riscontro scientifico, come riporta anche uno dei maggiori esperti di cosmetici in Italia, Fabrizio Zago tra le bufale che girano via internet.
L’SLS è un tensioattivo che deriva principalmente dall’olio di cocco, che viene poi trattato chimicamente: non è pericoloso per la salute e non è particolarmente inquinante, l’unico possibile problema è di tollerabilità cutanea se non ben bilanciato perché fa parte dei tensioattivi più aggressivi. Viene utilizzato anche come stabilizzante ed emulsionante in cosmetici che non si risciacquano (non come gli shampoo) e quando rimane a lungo a contatto con la pelle, potrebbe provocare irritazione.
L’ SLES è simile al precedente, deriva anch’esso dall’acido laurilico (contenuto nel cocco), ma con l’aggiunta una molecola (ossido di etilene) di origine petrolifera, che ne peggiora l’impatto ambientale sia per la produzione delle fonti fossili sia per la biodegradabilità nell’ambiente.
Parabeni, siliconi e solfati: cosa sapere
L’assenza di ingredienti considerati pericolosi per la propria salute e/o per il pianeta è un importante criterio di scelta per gli ACmakers. Noi penalizziamo i claim “senza/free of/0%”, d’accordo con altre associazioni europee, perché in contrasto con l’allegato III delle linee guida in ambito di claim cosmetici: implicano un messaggio denigrante, in particolare quando si basano principalmente su una presunta percezione negativa sulla sicurezza dell'ingrediente (o gruppo di ingredienti). Le sostanze più citate nel caso degli shampoo sono siliconi e olii minerali: sono sostanze di origine sintetica scarsamente degradabili, ma dalle nostre analisi non sono le più impattanti. Per quanto riguarda la sicurezza degli olii minerali, noi li sconsigliamo nei burrocacao per il rischio di ingestione a causa di possibili impurezze, ma negli shampoo non c’è problema.
I parabeni, sostanze conservanti che possono essere pericolose per la salute, sono limitati dalla normativa europea e non si trovano più quasi in nessun prodotto.
Certificazioni e Sostenibilità
Cosmetici certificati (es. cruelty-free, biologici, vegani)
Non tutte le certificazioni sono utili e affidabili, vediamo insieme quelle più diffuse:
CRUELTY FREE/NON TESTATO SU ANIMALI
La denominazione cruetly free indica che un’azienda non commissiona più test su animali, ma nessun cosmetico è più testato sugli animali da oltre 20 anni. Per quanto riguarda i singoli ingredienti, quelli “vecchi” di cui si conoscono già i profili di sicurezza (che quindi sono stati in passato testati sugli animali), non devono più essere verificati come specifica l’agenzia europea per la sicurezza chimica ECHA e i nuovi ingredienti devono essere controllati principalmente con test alternativi, solo in assenza di protocolli validati è possibile ricorrere a test sugli animali. Noi non riteniamo nei nostri test che questo claim sia utile, anzi è fuorviante perché induce le persone a pensare che gli altri prodotti testino su animali, quando abbiamo invece visto che si tratta di una casistica remota e inoltre nessun cosmetico è totalmente cruelty free perché tutti gli ingredienti “vecchi” sono stati testati in passato su animali prima di essere autorizzati, quando ancora non c’erano i test alternativi..
VEGAN
Alcuni degli ingredienti ammessi nei cosmetici possono essere di origine animale, non sono molto frequenti, quelli più diffusi sono: miele (mel), latte (lactis) o proteine di origine animale come il collagene o la cheratina; mentre al contrario di qualche falsa notizia, butyrrospermum parkii non è lo sperma del maiale, ma il karitè, una sostanza vegetale estratta da un albero. La certificazione per i cosmetici è volontaria, potreste trovare molti prodotti vegani anche tra quelli che non riportano il logo. Nei nostri test non premiamo la presenza di questa denominazione, ma nemmeno la penalizziamo: il nostro consiglio è di verificare l’elenco completo degli ingredienti presente in etichetta.
BIOLOGICO
La certificazione per il biologico nei cosmetici, a differenza di quella per gli alimenti, non prevede uno standard normato per legge. Il logo è attribuito da alcuni enti terzi (ICEA, AIAB, ECOCERT, etc) sulla base di protocolli interni. E’ importante anche considerare che i cosmetici sono una miscela formulata con molti ingredienti e non tutti possono essere di origine biologica o al contrario l’acqua che è l’ingrediente più numeroso in tutti gli shampoo e nella maggior parte dei cosmetici è naturale di suo. In generale la presenza di un ingrediente di origine biologica è evidenziata con un asterisco dopo il nome nell’elenco completo degli ingredienti in etichetta. La posizione di questo ingrediente nell’elenco è utile per capire quanto ce n’è: la legge prevede che l’elenco sia in ordine decrescente di presenza, per cui un solo ingrediente con asterisco a fine della lista ci permette di capire che il contenuto di biologico è trascurabile.
Impatto ambientale degli shampoo liquidi
Non esiste nessuna norma specifica che imponga la biodegradabilità dello shampoo (mentre per tutti i detersivi la biodegradabilità deve essere superiore al 90 per cento), l'unico marchio affidabile che limita l'impatto ambientale è la certificazione europea Ecolabel , quella nordica Nordic Swan o tedesca Blue Angel, ma purtroppo in Italia sono ancora poco utilizzate nei cosmetici.
Altri marchi di certificazione sono privati, cioè - al contrario dei tre Ecolabel citati prima - non sono stati stabiliti a livello istituzionale, ma da aziende e/o associazioni che hanno determinato un proprio standard e offrono certificazioni alle aziende. In generale i marchi green privati non possono essere confrontati tra di loro, alcuni mettono più attenzione sugli aspetti ambientali, altri etici o di tollerabilità cutanea.
In generale gli shampoo non presentano grandi problematiche ambientali, le sostanze peggiori dai nostri test sono:
- allergeni del profumo (come il limonene, geraniol, citronellol...)
- conservanti (methylisothiazolinone e methylchloroisothiazolinone)
- alcuni tensioattivi scarsamente biodegradabili (sodium laureth sulfate, sodium pareth sulfate, sodium trideceth sulfate)
- sostanze che rilasciano microplastiche certe o sospette secondo la lista della Plastic Soup foundation (copolymer, peg, ppg, dimethicone)
- additivi (come il tetrasodium edta)
Ma più di tutto per ridurre l’impatto ambientale dello shampoo dobbiamo prestare attenzione al modo in cui ci laviamo i capelli. Ecco alcuni comportamenti virtuosi che si possono adottare:
- riduci la frequenza dei lavaggi e usa meno shampoo. Senza esserne consapevoli, come dimostrato da una prova d'uso in un nostro test, utilizziamo più del doppio dello shampoo utilizzato dai parrucchieri;
- chiudi il rubinetto della doccia mentre ti insaponi. Per evitare che l'acqua esca poi troppo fredda puoi installare un sistema a interruzione rapida che blocca l’erogazione senza perdere la regolazione della temperatura. Questo accorgimento ti farà risparmiare ben 10 litri di acqua.
E gli shampoo solidi? Si parla sempre più di "rivoluzione green" perché si presentano come una alternativa ecologica a quelli in formato liquido. In generale è vero, ma non conta molto la scelta dello shampoo sull’impatto ambientale complessivo di lavarsi i capelli.
Confezionamento sostenibile: come riconoscerlo
In generale l’imballaggio degli shampoo ha un basso peso sull’ambiente, non hanno sovraimballaggio, il flacone in plastica è facilmente riciclabile, anche se proviene da fonti fossili e le confezioni sono compatte e leggere.
Alcuni flaconi hanno introdotto la plastica riciclata nei flaconi, questo riduce l’impatto perché si evita il ricorso a fonti non rinnovabili e si rimettono in circolo i materiali di riciclo, favorendo l’economia circolare.
Pochissimi produttori propongono la ricarica (le buste in plastica morbida) per gli shampoo, mentre è invece diffusa per altri prodotti per lavarsi come il sapone per le mani o il docchiaschiuma. Dal punto di vista ambientale, secondo le nostre analisi, è una soluzione vantaggiosa (anche se come abbiamo visto nel totale dell’impatto ambientale lo shampoo conta poco): si producono meno rifiuti, perché l’imballaggio della ricarica è più leggero e in genere ha un contenuto maggiore.Test e Reazioni Allergiche
Lo shampoo è in genere un cosmetico a basso rischio di allergie, considerando la formulazione composta principalmente da acqua e tensioattivi e il fatto che il tempo di contatto col cuoio capelluto è molto breve e poi viene risciacquato. Inutile affidarsi alle diciture “DERMATOLOGICAMENTE TESTATO” o “IPOALLERGENICO” spesso presenti sui flaconi, non sono un valore aggiunto, ma anzi creano un falso senso di sicurezza: è vero che è possibile ridurre il rischio di reazioni indesiderate (ad esempio evitando gli allergeni), ma non è possibile escluderle del tutto. Nei nostri test penalizziamo chi utilizza questi claim, pur essendo ammessi dalla legge.
Come eseguire un test di tollerabilità cutanea
Non è necessario eseguire un test di tollerabilità cutanea per lo shampoo, mentre è estremamente importante per le tinte per capelli. Il test di tollerabilità cutanea va eseguito 48 ore prima dell’applicazione, applicando una piccola quantità di prodotto su una piccola area di pelle, solitamente dietro l'orecchio o sulla superficie interna dell'avambraccio, come descritto nel foglietto illustrativo del prodotto.
Cosa fare in caso di reazioni allergiche
Pur considerando gli shampoo a basso rischio di reazioni allergiche, non è possibile escludere qualunque reazione per qualunque persona in qualunque momento. In generale il rischio più diffuso è l’irritazione oculare se lo shampoo entra negli occhi mentre ci laviamo, raramente si verificano arrossamenti del cuoio capelluto, irritazioni cutanee o prurito; in ogni caso è necessario sciacquare abbondantemente con acqua e se persiste consultare il medico.
Domande frequenti
Rispondiamo alle domande più frequenti sugli shampoo
Quanto shampoo bisogna usare?
Non esiste una “dose” consigliata sulle etichette degli shampoo, nelle prove di laboratorio che abbiamo condotto per i nostri test, utilizziamo 4-6 ml a seconda della lunghezza dei capelli, indicativamente possiamo consigliare un cucchiaino da caffè per lavaggio per capelli medi (circa 5 ml). Non è necessario effettuare due shampoo, né usarne troppo, non migliora l’efficacia, ma inquina e spreca: bagna bene i capelli, metti poco shampoo nel palmo della mano e diluiscilo con un po’ di acqua, se invece si versa direttamente sui capelli è più difficile distribuirlo in modo omogeneo e non si vede quanto ne mettiamo.
Quante volte fare lo shampoo
Non esiste una regola precisa su quante volte fare lo shampoo, la pulizia dei capelli dipende da molti aspetti, ad esempio dove viviamo (in montagna con l’aria pulita i capelli si sporcano meno facilmente) e dalle abitudini (ad esempio il fumo, sudare facendo sport, applicare lacca e gel sporcano più i capelli). In media ci si lava i capelli tre volte alla settimana secondo la nostra inchiesta con acmakers, in genere lavarli una sola volta è poco per questioni igieniche, ma di contro lavarli tutti i giorni è sbagliato perché si rischia di indebolire il capello, oltre al consumo di acqua ed energia per il lavaggio.
Cosa succede se non si usa lo shampoo?
Senza shampoo, i capelli un po' si puliscono comunque perché l’acqua da sola, in particolare quella calda, ha comunque un effetto lavante, rimuove lo sporco superficiale che si è depositato sui capelli, ad esempio la polvere; ma l’acqua da sola non è chimicamente in grado di rimuovere lo sporco grasso e il sebo dai capelli, per questo servono sostanze lavanti specifiche (tensioattivi) presenti negli shampoo (ma anche nei saponi e nei detersivi).
Come capire se uno shampoo è aggressivo?
L’aggressività di uno shampoo dipende dalla concentrazione e tipologia di tensioattivi (le sostanze lavanti) e dal pH che dovrebbe essere il più simile possibile a quello del cuoio capelluto. In genere gli shampoo sono formulati con una miscela bilanciata di tensioattivi e contengono regolatori di pH. Verificate in etichetta, se contiene tensioattivi aggressivi come i solfati (sodium lauryl o laureth sulfate), dovrebbe averne anche altri (betaine) per mitigare la formulazione; per regolare il pH dovrebbe contenere un acido, si solito acido citrico.
A cosa serve lo shampoo antigiallo?
È uno shampoo a base di pigmenti viola che si basa sul principio dei colori complementari per neutralizzare i riflessi giallastri e mantenere le tonalità fredde per i capelli biondi, decolorati, bianchi o grigi. I tempi di posa dipendono dalla colorazione dei capelli, è importante rispettarli perché di contro si rischierebbe che i capelli virassero al viola o blu, stesso discorso vale per la frequenza di utilizzo, va usato con frequenza per mantenere l’effetto, ma non è uno shampoo da lavaggi frequenti da usare abitualmente, ma generalmente è consigliato una volta alla settimana.
Dove si vede il pH dello shampoo?
Gli shampoo non riportano generalmente l’indicazione precisa del pH, a volte si trovano informazioni generiche, come pH neutro. Se si vuole misurare, si possono usare le cartine di tornasole, facilmente acquistabili online o nei negozi di materiale per acquari. I capelli hanno pH acido, il cuoio capelluto leggermente acido più simile alla pelle, circa 5,5: gli shampoo dovrebbero avere un valore simile per non modificare quello del cuoio capelluto.
Come utilizzare shampoo scaduto?
Gli shampoo liquidi durano a lungo, in genere 12 mesi dopo l’apertura. Non si tratta solo di una possibile perdita di efficacia lavante e condizionante, ma ci potrebbe essere anche il rischio di contaminazione. La scadenza indica il tempo massimo in cui lo shampoo si mantiene efficace e sicuro. Sconsigliamo di utilizzarlo dopo la scadenza o, anche se non ancora scaduto, se ha un odore rancido o ha cambiato consistenza è comunque meglio non usarlo.
Dove buttare shampo?
Il flacone dello shampoo una volta finito si butta in genere nella raccolta della plastica: verificate l’indicazione in etichetta, obbligatoria in Italia dal 2023 secondo la normativa per lo smaltimento degli imballaggi. Prima di buttarlo, aggiungi un po' di acqua e agita la bottiglietta per usare quanto recuperato. Ricordati però di usarlo subito perché potrebbe deteriorarsi.