Speciali

Fibroma uterino: non ci si deve preoccupare ma meglio tenerlo sotto controllo

Il fibroma uterino è un tumore benigno dell’apparato genitale femminile, molto comune e non necessariamente preoccupante. Spesso è sufficiente tenerlo d'occhio.

  • contributo tecnico di
  • Sonia Mazzamurro
08 maggio 2023
  • contributo tecnico di
  • Sonia Mazzamurro
ombelico messo in evidenza

Il fibroma uterino è un problema generalmente non grave e piuttosto diffuso: il più comune tumore benigno tra le donne in età fertile. Si genera dallo strato muscolare dell'utero. Perché si sviluppi, non è chiaro. Si presenta come una pallina solida di pochi millimetri, ma può crescere fino ad acquisire dimensioni notevoli.

Perché si sviluppi, non è chiaro, anche se tra le ipotesi più accreditate ci sono la predisposizione genetica e la suscettibilità alla stimolazione ormonale. I fibromi uterini sono infatti ormone-dipendenti, per cui estrogeni e progesterone ne facilitano la crescita.

Quando è più frequente

È più frequente tra i 30 e i 50 anni: colpisce circa il 70% delle donne in questa fascia d’età. Nella maggior parte dei casi sono asintomatici e di piccole dimensioni. Alcune condizioni ne aumentano il rischio: familiarità (se ci sono casi in famiglia); prima mestruazione precoce (se il ciclo mestruale è comparso prima dei 10 anni); alcune malattie (obesità o ipertesione); alimentazione (consumo frequente di carne rossa o alcol); etnia (è più frequente tra le donne di origine africana). Al contrario, i fibromi sono meno frequenti tra chi ha avuto una gravidanza o è in menopausa, fase in cui tendono a ridursi spontaneamente. Un fattore protettivo è una dieta ricca di frutta e verdura.

Quali sono i sintomi

Tre donne su quattro non hanno alcun sintomo e scoprono la presenza del fibroma solo dopo una visita ginecologica di controllo. I sintomi che possono farne sospettare la presenza sono: soprattutto un flusso mestruale eccessivamente abbondante e prolungato, forte dolore mestruale, necessità di urinare di frequente, specie di notte, raramente stitichezza. Nelle donne fra i 30 e i 40 anni, comunque, il sintomo più comune è un flusso mestruale più abbondante, tanto da ostacolare a volte le normali attività quotidiane. Se i fibromi sono vicini alla vagina o al collo dell'utero possono provocare dolore anche durante i rapporti sessuali. Anche una prolungata difficoltà a rimanere incinta può segnalare la presenza di un fibroma, che, modificando la contrattilità dell'utero, può ostacolare l'annidamento dell'ovulo fecondato.

infografica utero 

Quando un fibroma si trasforma in tumore?

I fibromi uterini in linea di massima non sono pericolosi. La probabilità che questo tumore benigno si trasformi in maligno è bassissima, circa una su mille.

Che cosa si deve fare se si sospetta di averne uno

La prima cosa è farsi visitare da un ginecologo; dopo una visita accurata, la diagnosi sarà completata con un’ecografia pelvica transaddominale o transvaginale. Entrambe sono indolori. Nella transaddominale, l’ecografo preme delicatamente sulla pancia della paziente: un aspetto un po' fastidioso è che la vescica deve essere piena; mezz'ora prima della visita bisogna bere quindi circa un litro d’acqua e trattenere l’urina. L’ecografia transvaginale non richiede il riempimento della vescica e dà immagini più dettagliate, individuando anche fibromi molto piccoli.

Come tenerlo sotto controllo

Osservare e aspettare: per chi è incinta, o si avvicina alla menopausa, non ha dolore o comunque ha disturbi minimi, è inutile intervenire. È sufficiente sottoporsi a un controllo annuale o ai normali controlli della gravidanza.

Alcune semplici strategie possono aiutare nella gestione dei sintomi lievi:

  • Non bere la sera: se si urina spesso, si può segnare quanta acqua si beve ogni giorno e a che ora; meglio non bere la sera, per non alzarsi di notte.
  • Dolore durante i rapporti sessuali: il consiglio è provare posizioni diverse perché non tutte saranno dolorose.
  • Stitichezza: si può combatterla con una dieta ricca di fibre e molta acqua.

Nei casi in cui il fibroma è associato a una sintomatologia importante che compromette la qualità di vita della paziente, si può valutare, insieme al ginecologo, un trattamento di tipo farmacologico o chirurgico, che va personalizzato sulla base dei sintomi, della dimensione e posizione del fibroma, ma anche a seconda dell’età della paziente e del suo desiderio di avere figli. L’intervento chirurgico viene riservato a casi selezionati o laddove la cura farmacologica non risulti efficace.

Terapia farmacologica

Le opzioni farmacologiche in commercio non permettono di guarire dal fibroma ma di attenuarne i sintomi (ad es. il sanguinamento o il dolore) o ridurne la crescita. La terapia farmacologica è dunque indicata in caso di sintomi importanti (es sanguinamento abbondante) ma anche prima della chirurgia, con lo scopo di ridurre le dimensioni del fibroma e di facilitare l’intervento. Spesso, si tratta di farmaci usati nel trattamento di altre patologie (es neoplasie) e che hanno un’indicazione anche per il trattamento del fibroma uterino:

  • Pillola anticoncezionale (o contraccettivi estro-progestrinici): può aiutare a contrastare la crescita del fibroma, ridurre il flusso e il dolore mestruale.
  • Antiprogestinici (es mifepristone) farmaci utilizzati nell’interruzione della gravidanza e che, a dosi più basse, sono utilizzati nel trattamento del fibroma per ridurne le dimensioni.
  • Farmaci agonisti (o analoghi) dell'ormone di rilascio delle gonadotropine (es buserelina, goserelina, leuprorelina, triptorelina) agiscono come l’ormone naturale prodotto dal nostro corpo. Si tratta di farmaci utilizzati prima della chirurgia per ridurre le dimensioni e la vascolarizzazione del fibroma e facilitare l’intervento. A causa degli effetti collaterali e dei rischi connessi al loro uso prolungato, questa terapia deve essere limitata a brevi periodi di tempo.
  • Modulatori selettivi dei recettori estrogenici (es tamoxifene e il raloxifene): interagiscono con i recettori degli estrogeni prodotti dal nostro corpo e usati nel trattamento di alcune neoplasie. Nel trattamento del fibroma, contribuiscono a ridurre le dimensioni del fibroma.
  • Modulatori selettivi del recettore del progesterone (es ulipristal acetato): agiscono bloccando il recettore del progesterone prodotto dal nostro corpo, e sono indicati come trattamento pre-operativo del fibroma uterino. Possono ridurre le dimensioni del fibroma e il sanguinamento (e di conseguenza l’anemia che può derivarne).
  • Danazolo può bloccare la crescita del fibroma ma può causare diversi effetti collaterali (tra cui perdita di capelli e aumento di peso, sudorazione, secchezza vaginale).
  • Acido tranexamico usato per ridurre il sanguinamento uterino.
  • Antidolorifici: come antinfiammatori non steroidei o FANS (ad es ibuprofene) o paracetamolo usati invece all’occorrenza per alleviare il dolore.
  • Spirale progestinica: se il fibroma è di piccole dimensioni, la spirale medicata (normalmente usata come anticoncezionale) può ridurre il sanguinamento abbondante. Può essere utile per ritardare il più possibile l’intervento o in attesa che la menopausa riduca naturalmente i fibromi.
  • Ferro: in caso di anemia dovuta a sanguinamenti abbondanti è necessario assumere farmaci a base di ferro.

Terapia chirurgica: quando prenderla in considerazione

La chirurgia va considerata quando la terapia farmacologica non apporta miglioramenti e il paziente continua a manifestare sanguinamenti abbondanti o dolori che non riesce a tollerare oppure in caso di crescita rapida del fibroma. Nelle donne in età riproduttiva, che desiderano una gravidanza, l’intervento chirurgico va considerato in caso di aborti ricorrenti, se il fibroma interferisce con la gravidanza o se le sue dimensioni possono causare problemi in caso di gravidanza futura, dal momento che in gravidanza i fibromi tendono a crescere di dimensioni. Nelle donne prossime alla menopausa va considerato che i fibromi dopo la menopausa tendono lievemente a regredire.

Ci sono vari interventi chirurgici più o meno invasivi

  • L'asportazione dell’utero (isterectomia): è la soluzione più radicale e risolutiva del problema. Comporta la rimozione dell’utero per questo è indicata nelle donne che non vogliono più avere figli. Può essere eseguita incidendo l’addome o in laparoscopia (cioè introducendo un tubicino sottile nell'addome con un piccolo taglio)/ isteroscopia (introdotto nella vagina). Le soluzioni migliori sono quelle per via vaginale o in laparoscopia, perché danno meno complicazioni e i tempi di recupero sono più veloci. In particolare, la via vaginale è quella che dà meno sanguinamento e infezioni, inoltre rende l’intervento più breve.

  • Asportazione dei fibromi (miomectomia): è eseguita dal chirurgo in laparoscopia  e permette di rimuove solo i fibromi, salvando l’utero. È pertanto indicata per le donne che vogliono preservare la fertilità. È importante che la pazienta sia informata delle complicazioni a cui può andare incontro sottoponendosi a quest’intervento (ad es. sanguinamento, dolore, aderenze e rottura uterina durante le gravidanze successive e del rischio di recidiva (in alcune donne il fibroma si ripresenta a distanza di qualche anno).

  • L'embolizzazione dell’arteria uterina: con questo intervento s’impedisce al fibroma di “alimentarsi” e quindi questo si restringe. Il radiologo che interviene inietta nei vasi che portano il sangue al fibroma del materiale simile alla plastica, che chiude le arterie. La paziente è cosciente, anche se sedata, e resta in ospedale al massimo un paio di giorni. L’operazione ha successo in meno della metà dei casi, quindi c’è il rischio di ripetere l’intervento o di sottoporsi a un trattamento più risolutivo. Sebbene la donna si riprenda rapidamente dopo questo intervento, possono seguire alcune complicazioni (ad es. sanguinamento).

Negli anni sono emerse altre procedure meno invasive come ultrasuoni focalizzati ad alta intensità, crioterapia, ablazione con radiofrequenza, tuttavia non è chiara l’efficacia di queste tecniche nell’attenuazione dei sintomi.

Cosa comporta in caso di gravidanza e parto

La presenza di un fibroma non comporta alcun problema né per la mamma né per il bambino. Tuttavia, in alcuni casi i fibromi possono aumentare il rischio di travaglio precoce o parto podalico. Se la posizione del fibroma interferisce col parto si dovrà però rimuoverlo con un intervento chirurgico, praticabile anche durante la gravidanza, o ricorrere a un cesareo.

I farmaci contro i fibromi

Non ci sono farmaci in grado di eliminare i fibromi, al massimo riescono a rimpicciolirli temporaneamente, ma, una volta smessa la terapia, in generale ricrescono. In linea di massima, gli studi che supportano l'utilizzo di farmaci - comunque da riservare ai casi in cui i sintomi sono importanti e fastidiosi - sono pochi e poco rilevanti. Questo è un campo in cui la ricerca dovrebbe applicarsi molto maggiormente, perché un problema così frequente nelle donne meriterebbe un'attenzione maggiore. I farmaci disponibili hanno tutti un'azione volta a modificare gli equilibri ormonali che regolano la crescita delle strutture dell'utero. Non sono privi di effetti indesiderati, che devono spingere a valutare attentamente pro e contro: parlatene con il medico.