Papilloma virus, ecco perché è importante vaccinarsi (anche per i maschi) per prevenire il tumore
L’infezione da parte di alcuni tipi di papilloma virus (Hpv) può nel tempo dare origine a tumori, tra cui il più diffuso è quello del collo dell’utero. Anche i maschi possono contrarre il virus che può causare lesioni tumorali come il cancro del pene, quello dell’ano e quello orofaringeo. Possiamo difenderci con il vaccino che protegge dalla gran parte dei tumori correlati all’Hpv ed è offerto dal Ssn dagli 11 anni di età.
- di
- Adelia Piva

L’Hpv (Human papilloma virus) è la causa di un’infezione molto diffusa e trasmessa prevalentemente per via sessuale. Esistono oltre 200 tipi diversi di Hpv e, tra questi, almeno 40 sono associati malattie dell’area genitale, benigne (condilomi) e maligne (come i tumori della cervice uterina, vagina, vulva, pene e ano).
Come si prende l'infezione da papilloma virus
L’Hpv si trasmette per via sessuale anche con rapporti non penetrativi, attraverso il contatto con cute e mucose. Infatti, il virus si può trovare sulle mucose genitali e orali oltreché sulla cute, quindi anche il sesso orale può essere causa di trasmissione se non vengono usate adeguate protezioni. L’uso del preservativo riduce di molto il rischio, ma non lo elimina del tutto. Studi recenti hanno mostrato come fino al 50% degli adolescenti riferisce di aver praticato sesso orale prima di qualunque altra modalità di rapporto sessuale. Purtroppo, spesso il sesso orale non viene ritenuto a rischio per la trasmissione di malattie e quindi non si adottano adeguate protezioni. Tra le malattie sessualmente trasmissibili, l’infezione da papilloma virus è la più diffusa: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità circa l’80% delle donne e il 50% degli uomini sessualmente attivi la contrae.
Quali sono i rischi
Il rischio di contrarre il virus è massimo negli anni successivi all’esordio dell’attività sessuale e si riduce poi nel tempo. Nella gran parte dei casi l’infezione è eliminata in modo spontaneo. Nei casi in cui persiste, l’infezione può dare lesioni che dipendono dal ceppo con cui si è entrati in contatto.
Se sono ceppi a basso rischio possono comparire verruche in sede genitale (dette condilomi) per lo più su vulva e vagina, ma anche perineo, ano e pene. Sono lesioni benigne che possono dare per lo più prurito o bruciore.
Se, invece, il ceppo con cui si è venuti a contatto è ad alto rischio oncologico si possono sviluppare lesioni precancerose che potrebbero progredire fino al tumore della cervice, ma anche regredire spontaneamente.
L’infezione da Hpv può provocare un tumore?
La maggior parte delle infezioni da Hpv è transitoria e il virus viene eliminato dal sistema immunitario prima di causare una malattia.
Il 60-90% delle infezioni da Hpv, incluse quelle da ceppi del virus ad alto rischio, regredisce spontaneamente entro 1-2 anni dal contagio. Se il virus persiste, però, si possono sviluppare lesioni benigne, precancerose e tumori. Il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza delle lesioni precancerose è di circa 5 anni, mentre la progressione a carcinoma cervicale è molto più lunga, possono passare anche decenni.
Come si può verificare se si è contratto l’Hpv e se ha provocato lesioni potenzialmente cancerose
Per le donne si può diagnosticare il contagio con l’Hpv test: un esame di screening che può essere proposto al posto del Pap test.
Essere positivi all’Hpv test non è sinonimo di lesione tumorale, né del fatto che si svilupperà un tumore: l’infezione è causa necessaria ma non sufficiente. Questo esame è consigliato a partire dai 30-35 anni, ogni 5 anni, per evitare il rischio di sovradiagnosi di infezioni che regrediscono spontaneamente, e identificare, invece, le infezioni persistenti che sono quelle che possono diventare pericolose.
L’Hpv test come screening primario deve essere affiancato al Pap test per chiarire i risultati positivi.
Il Pap test rimane, però, il metodo di screening primario nelle donne più giovani, a partire dal 25esimo anno e con cadenza triennale.
Infatti, è il Pap test che consente di individuare precocemente le lesioni davvero a rischio di diventare cancro. È offerto gratuitamente in tutte le Regioni.
Se l’Hpv test è negativo, significa che non c’è alcuna infezione e che nei successivi cinque anni il rischio che si sviluppi un tumore è quasi inesistente. Per questo, il test può essere rifatto dopo cinque anni.
Se, invece, l’Hpv test è positivo, ma il Pap test non identifica problemi, è previsto si ripeta l’esame un anno dopo.
Se al contrario anche il Pap test mostra qualche anomalia, si prosegue con un’indagine più approfondita, è prevista la colposcopia: un esame ravvicinato del collo dell’utero.
Hpv test e Pap test sono esami semplici, poco invasivi e molto efficaci, tanto da poter essere offerti come test di diagnosi precoce.
Per gli uomini, invece, non è previsto un programma di screening: anche se l’infezione è molto diffusa, le lesioni cancerose da Hpv sono molto più rare.
Come prevenire il contagio
Per i ceppi di Hpv ad alto rischio il mezzo di prevenzione più efficace è la vaccinazione che protegge dai tipi di Hpv che sono causa del 90% dei tumori correlati al papilloma virus. La vaccinazione in particolare quella che protegge da più ceppi (nonavalente), è efficace nella protezione dal carcinoma della cervice, di vari altri cancri genitali e dai condilomi. L’uso del preservativo durante il rapporto sessuale può ridurre il rischio di contagio, ma non lo elimina del tutto.
Quando è opportuno vaccinarsi contro l’Hpv
Visto che il virus Hpv è a trasmissione sessuale, anche con rapporti non penetrativi, il vaccino è consigliato all’inizio dell’adolescenza, ovvero prima che si abbiano rapporti sessuali di qualsiasi tipo risultando così più efficace. Infatti, la vaccinazione è offerta dal Ssn gratuitamente per ragazzi e ragazze dagli 11 anni compiuti, proprio per proteggerli prima che possano esporsi al rischio di contrarre l’Hpv.
Per chi non avesse fatto il vaccino intorno agli 11 anni è comunque consigliabile recuperare facendolo entro i 26 anni (in alcune Regioni è gratuito anche a questa età).
Gli studi hanno dimostrato che i vaccini sono efficaci, seppure in misura minore, anche dai 26 ai 45 anni. In questa fascia di età il vaccino non è a carico della sanità pubblica.
La vaccinazione non elimina un’eventuale infezione in corso, ma può prevenire quella da altri tipi di Hpv e sembra essere utile a prevenire una riattivazione o una reinfezione dovute agli stessi tipi di Hpv con cui si è già infettati. Questa è la logica per cui, in alcune Regioni, si sta iniziando la somministrazione “adiuvante” del vaccino, con costi a carico del Ssn, dopo il trattamento di alcune forme iniziali di cancro alla cervice uterina.
Il vaccino è efficace?
Esistono 200 tipi differenti di papilloma virus, la vaccinazione consente di proteggersi da quelli che sono più frequentemente causa di malattia, sia maligna, sia benigna.
L’efficacia della vaccinazione è riconosciuta ormai da vasti studi indipendenti. In particolare, un’ampia analisi svedese ha verificato che, dal 2006 al 2017, c’è stato un dimezzamento dell’incidenza di tumore della cervice tra le vaccinate. Sempre in questo studio, dall’analisi ristretta alle ragazze vaccinate prima dei 17 anni, si è evidenziato come l’incidenza di cancro alla cervice si sia ridotta di quasi il 90%, mentre si era abbattuta di poco più del 50% tra le donne vaccinate tra i 17 e i 30 anni, confermando l’efficacia e i migliori risultati della vaccinazione in età più precoce. C’è anche uno studio importante fatto sulla popolazione inglese, che mostra come il vaccino sia riuscito a eliminare quasi completamente il cancro alla cervice nelle donne nate dopo il settembre 1995, quindi tra le prime ad aver usufruito della vaccinazione.
Il vaccino è sicuro?
I vaccini che prevengono le infezioni, le malattie e il cancro causati dall’Hpv sono disponibili da oltre 15 anni. Non ci sono solo studi clinici su migliaia di partecipanti, ma anche l’esperienza e i dati osservazionali di centinaia di milioni di dosi di vaccino che sono state distribuite in tutto il mondo. Questi vaccini hanno dimostrato di prevenire non solo le infezioni da Hpv e le malattie pre-invasive, ma anche il carcinoma cervicale invasivo.
La sicurezza di questi vaccini è stata confermata dall’Organizzazione mondiale della sanità e nel 2020 dall’European centre for disease prevention e control che ne ha sancito il buon rapporto rischio-efficacia visto l’uso ormai molto vasto (già nel 2017 erano state fatte nel mondo più di 270 milioni di dosi) e il continuo monitoraggio, senza che si siano evidenziati motivi di preoccupazione.
La vaccinazione è controindicata in chi ha allergie a componenti del vaccino e in gravidanza. Infatti, la sicurezza non è stata adeguatamente studiata in gravidanza, quindi, per precauzione è meglio non vaccinare.
Come viene somministrato il vaccino
Il vaccino viene somministrato con due dosi, a distanza di 6 mesi, per i giovani di entrambi i sessi dai 9 ai 14 anni inclusi. Per chi ha, invece, 15 anni o di più al momento della prima dose sono necessarie tre dosi a distanza di due e sei mesi.
La vaccinazione contro l’Hpv a carico del Servizio sanitario nazionale viene offerta in maniera attiva in tutte le Regioni a maschi e femmine di 11 anni compiuti, salvo la possibilità di “recupero”, di solito fino a 18 anni per i maschi e fino ai 25 anni per le ragazze, ma in modi diversi a seconda della Regioni. Meglio verificare sul sito della Regione e del centro vaccinale di interesse come si declina la campagna vaccinale.
Il nuovo piano vaccinale prevede che, per il recupero delle giovani, si sfrutti anche la chiamata al primo screening con il Pap Test.
Ci sono persone per cui la vaccinazione Hpv è raccomandata, come le donne che sono state curate per lesioni tumorali del collo dell’utero. Infatti, i trattamenti chirurgici del cancro alla cervice possono lasciare aree residue con cellule tumorali e le recidive non sono rare. In questi casi, la vaccinazione anti-Hpv può dimezzare il rischio di avere una nuova lesione pretumorale. Il nuovo piano vaccinale raccomanda che tutte le Regioni attivino l’offerta gratuita della vaccinazione a scopo “adiuvante”. Ad oggi, è offerta solo in alcune Regioni: Lombardia, Veneto e Toscana. Prevede anche la raccomandazione alle Regioni di estendere la vaccinazione anti-Hpv gratuitamente, senza limiti di età, alle categorie a rischio cioè ai pazienti Hiv positivi (quindi immunodepressi) e agli omosessuali sessualmente attivi. Infatti questi ultimi e altri appartenenti alla comunità Lbgt (lesbiche, bisessuali, gay, transgender) sono a particolare rischio di infettarsi con Hpv e di sviluppare i tumori a esso correlati.
Perché è utile vaccinare anche i maschi
Anche i ragazzi possono contrarre il virus che può causare condilomi e lesioni tumorali come il cancro del pene, quello dell’ano e alcuni dei tumori di bocca e gola. Vaccinarsi quindi serve a proteggere se stessi, ma anche i futuri partner.
Chi ha già contratto l’Hpv deve vaccinarsi?
Il vaccino non cura le infezioni in corso, ma offre protezione verso altri Hpv ed è utile a evitare reinfezioni. Infatti, dopo essere entrati in contratto con il papilloma virus il corpo non sviluppa una forte immunità naturale ed è anche possibile reinfettarsi con lo stesso ceppo a distanza di tempo.
Serve più informazione
Oggi la copertura vaccinale contro l’Hpv è ferma al 70% per le ragazze e al 50% circa per i ragazzi. Eppure il vaccino è importante per la prevenzione dei tumori. Per questo, bisogna rafforzare le campagne di vaccinazione per informare sull’efficacia e la sicurezza del vaccino e sfatare i falsi miti che frenano i genitori chiamati a far vaccinare i figli a undici anni compiuti.
Sfatiamo alcuni falsi miti sull'efficacia e la sicurezza del vaccino contro l'Hpv
Purtroppo,circolano molti falsi miti sull’efficacia e la sicurezza del vaccino che frenano l’adesione dei genitori che dovrebbero farlo fare ai figli a 11 anni compiuti. Sfatiamone alcuni.
Falso mito: "La vaccinazione contro l’Hpv può causare insufficienza ovarica"
Non c’è nessuna connessione tra la vaccinazione contro l’Hpv e l’insufficienza ovarica come è stato dimostrato da un recente studio danese che ha coinvolto quasi un milione di donne. Al contrario, sembra esserci una relazione fra infezione da Hpv e una peggiore motilità degli spermatozoi, ma anche con l’aumento del rischio di aborto spontaneo. Relazione che si è evidenziata al termine di diverse indagini sul possibile ruolo dell’Hpv nella genesi dell’infertilità di coppia e nei risultati delle coppie che si sottopongono a tecniche di riproduzione assistita. Tanto che si pensa che la ricerca di Hpv nel liquido seminale e la successiva vaccinazione nel maschio potrebbe migliorare gli esiti delle tecniche di riproduzione assistita. Un ulteriore motivo per vaccinare maschi e femmine adolescenti.
Falso mito: "Pap test e controlli periodici sono efficaci, non c’è bisogno del vaccino"
Pap test e Hpv test servono alla diagnosi precoce delle lesioni precancerose. La prevenzione primaria del cancro del collo dell’utero, che è quella di evitare del tutto lo sviluppo di lesioni precancerose, si può realizzare solo con il vaccino che protegge dalla causa primaria: l’Hpv. La vaccinazione può anche prevenire altri tumori oltre a quello del collo dell’utero: vaginale, vulvare, anale, penieno e parte di quelli dell’orofaringe. Pap test e Hpv test devono essere fatti anche dalle vaccinate, perché nessun vaccino protegge completamente da tutti i tipi di Hpv responsabili per il cancro alla cervice.