L’ulcera è un disturbo comune, ma la buona notizia è che è possibile intervenire e conviverci
Stress e arrabbiature ne sono davvero una causa? E l’alimentazione c’entra? Sono false credenze, eppure fi no a non molto tempo fa era la medicina stessa a sostenerlo. Tutta la verità su un problema difficile da capire.

Quante volte lo avremo sentito dire: “Mi fai venire l’ulcera!” Come se essere stressati o arrabbiarsi spesso potesse davvero provocarla. Ne può aggravare i sintomi (a volte molto fastidiosi, con dolori e bruciori all’addome) - questo è vero - ma non la provoca. E lo stesso vale per il caffè o il cibo speziato: tutte false idee che però, come spesso succede, qualcosa di vero in fondo ce l’hanno. Era la stessa medicina, infatti, fino a non molti anni fa, a essere convinta che motivazioni di tipo psicologico e alimentazione fossero all’origine dell’ulcera. Poi è arrivata la scoperta delle due vere cause principali: un batterio e l’uso costante di certi medicinali. E questo ha permesso enormi passi avanti nella cura dell’ulcera, una malattia molto difficile da riconoscere dai sintomi. Ma andiamo con ordine.
Che cosa è l'ulcera
L’ulcera è una lesione: un’erosione - come un piccolo cratere di diametro 1-2 centimetri - che si forma nella mucosa che riveste lo stomaco o il duodeno, cioè la parte iniziale dell’intestino: si parla quindi di ulcera gastrica o duodenale (o, per indicarle entrambe, di ulcera peptica). La prima tende a manifestarsi di più in età avanzata, mentre la seconda anche prima.
A cosa è dovuta l'ulcera
Le mucose di stomaco e duodeno sono continuamente esposte ad agenti lesivi interni (come i succhi gastrici necessari alla digestione) o esterni (batteri, sostanze irritanti come i farmaci) ma, normalmente, se ne difendono producendo uno strato di muco e bicarbonato, che funziona da barriera.
Le lesioni alle mucose possono originarsi proprio quando questo equilibrio tra difesa e attacco non c’è più, ad esempio perché c’è un aumento degli acidi prodotti dallo stomaco o un’infiammazione della mucosa.
Quali sono i sintomi dell'ulcera
Purtroppo non è facile capire senza esami specifici quando c’è un’ulcera o meno. Intanto perché può anche non darne proprio, di sintomi, e manifestarsi solo quando ci sono delle complicazioni.
In ogni caso, in generale, non dà malesseri chiari e specifici propri dell’ulcera. In molti casi, infatti, provoca stati tipici della “cattiva digestione” comuni ad altri disturbi (come il reflusso gastroesofageo) o, nella maggioranza dei casi, non associati ad alcuna malattia: senso di pesantezza, pienezza e sazietà precoce, bruciore di stomaco, gonfiore, eruttazione, nausea e vomito, anche se un sintomo un po’ più indicativo c’è ed è un dolore (crampi o bruciore) nella parte alta dello stomaco, che può proiettarsi anche sul dorso, oppure un fastidio più lieve – sempre nello stesso punto – simile al senso di fame.
Nel caso di ulcera gastrica, di solito, i sintomi arrivano poco dopo aver mangiato, mentre nel caso della duodenale il dolore arriva qualche ora dopo il pasto, spesso di notte, ed è alleviabile mangiando qualcosa o prendendo un farmaco antiacido.
Piccolo batterio, grande storia
Pensate a un giovane medico che, negli anni ’80, mettendosi contro l’intera comunità scientifica, sostiene che l’ulcera è causata da un batterio che si annida nello stomaco e non da stress e alimentazione, come “fior di studi” allora sostenevano.
E immaginate la passione e la convinzione di questo specializzando che, non avendo il sostegno dei suoi “esperti colleghi” e non avendo la possibilità di sperimentare i suoi studi, decide di farlo sull’unica persona su cui poteva: se stesso, prelevando il batterio dalle feci di un paziente infetto, mescolandolo nel brodo e ingerendolo.
Risultato? Il coraggioso medico si ammala di gastrite, precursore dell’ulcera – tranquillamente curata poi con un antibiotico - e la strada per la dimostrazione scientifica della connessione tra il batterio e l’ulcera è aperta, contro tutto e tutti. È la storia dell’australiano Barry Marshall che, insieme al collega Robin Warren, si guadagnò così un premio Nobel per la medicina nel 2005: la scoperta dell’Helicobacter Pylori, il batterio che può infettare la mucosa gastrica alterandone le difese e la secrezione acida, è stata rivoluzionaria e ha permesso da allora di curare l’ulcera, eliminando quella che ne è la causa principale. Sono tante le persone che ce l’hanno e magari neanche lo sanno, ma niente paura: la maggior parte delle volte non provoca problemi di salute e non porta all’ulcera (il 50% della popolazione mondiale ha il batterio e, di questi, solo il 10-20% la sviluppa).
Ancora in molti meno casi è associato a un cancro dello stomaco, come in tanti temono e si chiedono. Se non ci sono sintomi, quindi, inutile ricercarlo e trattarlo. Ad oggi, infatti, non si sa se eliminare l’infezione in un soggetto senza sintomi comporti alcun tipo di beneficio. Anzi, è possibile che esponga solo agli effetti indesiderati di un’inutile terapia antibiotica (che è una delle cure, come spieghiamo più avanti). Ci si può, quindi, tranquillamente convivere.
Seconda causa dell'ulcera: troppi “fans”
Dopo il batterio Helicobacter Pylori, la seconda principale causa dell’ulcera è l’assunzione costante di farmaci antinfiammatori Fans (Farmaci antinfiammatori non steroidei), come l’ibuprofene, il diclofenac oppure la classica aspirina. Questi medicinali possono provocare effetti indesiderati, anche gravi e sono in grado di provocare dei cambiamenti nelle difese delle mucose, predisponendo così allo sviluppo di ulcere, principalmente di tipo gastrico. Il rischio è più basso, invece, se si assumono questi antinfiammatori occasionalmente.
Come prevenire l'ulcera
Evitare - per quanto possibile - l’assunzione prolungata di farmaci Fans è uno dei modi, dunque, per prevenire l’ulcera. In ogni caso, solitamente, a chi non può abbandonare queste terapie (ad esempio chi ha avuto un infarto o un ictus e prende la cardioaspirina o chi soffre di malattie alle articolazioni) viene prescritto un farmaco cosiddetto gastroprotettore, che ha proprio il compito di difendere lo stomaco dall’aggressione degli antinfiammatori. Per quanto riguarda l’Helicobacter Pylori, invece, il modo in cui si trasmette l’infezione non è ancora del tutto chiaro: ciò che si può fare è seguire le classiche norme igieniche - come ad esempio lavarsi bene le mani prima dei pasti - visto che il batterio si potrebbe trasmettere attraverso la bocca ed è stato trovato, ad esempio, in saliva, vomito e feci. Non è casuale, in effetti, che l’infezione sia più diffusa dove ci sono condizioni di scarsa igiene, tipiche dei paesi in via di sviluppo, dove la povertà, il sovraffollamento, il consumo di acqua contaminata favoriscono la diffusione del batterio, in particolare nei bambini (si tratta infatti di un’infezione che si trasmette tipicamente nei primi anni di vita).
Come si capisce se si ha l'ulcera?
Dai soli sintomi - troppo ambigui e molto diffusi tra persone sane - non si può capire se si ha un problema di ulcera oppure no. Lo si può sospettare, ma sarà necessario fare degli esami specifici che, nella maggior parte dei casi, porteranno probabilmente a risultati negativi. L’esame standard, comunque, è l’endoscopia di esofago, stomaco e duodeno, detta anche comunemente gastroscopia: si tratta dell’analisi, piuttosto fastidiosa, con cui il gastroenterologo può osservare questi organi tramite un tubicino, dotato di microcamera, da far passare dalla bocca. In contemporanea preleverà dei campioni di mucosa per valutarne lo stato infiammatorio, capire se c’è il batterio o meno, escludere eventuali tumori. Oltre a essere invasivo e non senza rischi, come infezioni o perforazioni, è anche un esame fastidioso: ecco perché frequentemente somministrano dei calmanti prima dell’esame.
La gastroscopia resta necessaria per pazienti di età più avanzata che hanno i sintomi di cui abbiamo parlato o per le persone che presentano alcuni campanelli d’allarme come vomito persistente, sangue nelle feci, forte dolore nella parte alta dello stomaco (che arriva anche alle spalle), perdita di peso inspiegabile, la presenza di casi di cancro gastrointestinale in famiglia.
Non è certo un esame che il medico dovrebbe prescrivere indiscriminatamente, ad esempio a pazienti con semplici sintomi da cattiva digestione, anche se presenti da qualche tempo. In questo caso sono più adatti esami non invasivi: il più specifico e attendibile è un test del respiro (Urea Breath Test), che si esegue appunto su campioni di aria espirata dal paziente dopo aver ingerito una soluzione liquida apposita per far emergere la presenza di questo batterio. Inoltre, è possibile ricercare l’Helicobacter anche con un prelievo delle feci o del sangue.
Come si cura l'ulcera
Ogni ulcera ha una storia a sè: in alcuni casi può anche guarire spontaneamente, anche se, in ogni caso, se non si elimina la causa principale il problema tenderà a ricomparire.
La soluzione è quindi combattere l’infezione da batterio, se c’è, o smettere di prendere antinfiammatori Fans, quando è possibile.
In generale, per guarire, impedire una ricaduta e ridurre i sintomi si usano due tipi di medicinali, la cui prescrizione viene modulata dal medico in base all’origine del problema: medicinali che riducono la secrezione gastrica dello stomaco (antisecretori) e antibiotici. Si usano entrambi, contemporaneamente, se l’ulcera è dovuta all’infezione da batterio, se invece l’Helicobacter Pylori non c’entra nulla o se la causa dell’ulcera è l’assunzione costante di antinfiammatori che non si possono sospendere, allora si usano solo gli antisecretori. E anche per parecchio tempo prima di guarire, circa 4-8 settimane. Per quanto riguarda, invece, i classici antiacidi (come i noti Maalox o Gaviscon), si tratta di medicinali che possono solo alleviare i sintomi e non curare: anzi, meglio non eccedere. L’operazione chirurgica, infine, è un’opzione che sarà necessaria solo in alcuni casi estremi, ormai rari: ad esempio, se non si tollera la terapia, se le medicine non sono efficaci e non si riesce a curare il problema; oppure se ci sono delle complicazioni gravi, come un sanguinamento ricorrente dell’ulcera o la perforazione delle pareti.
Auto test da evitare
Si trovano in vendita anche sui comuni siti di e-commerce: si tratta di piccoli strumenti con cui raccogliere un po’ di sangue pungendosi un dito per capire, al momento, se si ha un’infezione da Helicobacter Pylori.
Perché “no”
Intanto, c’è un buon rischio di risultati sbagliati (e questo vale per ogni tipo di esame del sangue: sono più affidabili altri test per cercare il batterio). Inoltre, si potrebbe fraintendere il senso dell’esame con allarmi ingiustificati: un risultato positivo non significa avere un’ulcera, visto che nella maggior parte dei casi il batterio non la comporta. Se non si hanno sintomi, fare il test non serve, se invece ci sono, meglio parlarne con il medico.