Cop29, per una transizione energetica equa e sostenibile

13 novembre 2024
Federico Cavallo
Federico Cavallo Responsabile Relazioni esterne di Altroconsumo

L’11 novembre 2024 si è aperta Cop29 cioè la ventinovesima Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) che si terrà a Baku, in Azerbaigian fino al 22 novembre 2024.

Federico Cavallo
Federico Cavallo Responsabile Relazioni esterne di Altroconsumo
bandiere COP 29
Si tratta di una conferenza annuale in cui i 195 Paesi aderenti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite si incontrano per affrontare temi importanti riguardanti appunto i cambiamenti climatici.

Quest’anno Cop29 continuerà sui principi dell’Accordo dell’anno scorso, in particolare si continuerà a discutere sull’abbandono delle fonti fossili e sulla necessità di triplicare l’installazione di quelle rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030. Ma si parlerà soprattutto di finanza, ben consapevoli che la transizione energetica è una trasformazione molto importante del sistema economico mondiale che ha bisogno di importanti risorse.

Si discuterà di NCQG il nuovo obiettivo di finanza per il clima; precedentemente l’obiettivo era stato fissato a 100 miliardi di dollari l’anno di fabbisogno. Ci si è resi conto che occorre arrivare a 1000 miliardi di dollari di fabbisogno con investimenti coraggiosi, con il supporto dei paesi più sviluppati verso i Paesi più poveri. Si tratta di investimenti importanti che hanno bisogno non solo di finanziamenti pubblici ma anche del supporto della finanza privata.

Di certo non sarà facile trovare un Accordo sulla cosiddetta “finanza climatica”, cioè agli aiuti economici con cui i paesi più ricchi e storicamente responsabili per le emissioni di gas serra si sono impegnati a sostenere quelli meno sviluppati dal punto di vista economico.

I paesi delle Nazioni Unite devono stabilire quanti soldi dovranno essere impegnati nei prossimi anni, e con quali tempistiche, ma non solo. Dovranno decidere in quale misura saranno resi disponibili dagli Stati e in che parte invece dalla Banca Mondiale o enti privati, in quale formato verranno concessi, se come donazioni a fondo perduto oppure, come si è fatto finora nella maggior parte dei casi, come prestiti con interessi, e in che modo potranno essere utilizzati. Quelli messi a disposizione finora sono stati usati prevalentemente per progetti di mitigazione, come la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, e in misura minore per iniziative di adattamento: non era stato stabilito come avrebbero dovuto essere distribuiti. Ora i paesi in via di sviluppo vorrebbero che una parte dei nuovi fondi fosse indirizzata anche per rimediare ai danni del cambiamento climatico, come quelli causati da alluvioni estreme e siccità. Ma i paesi più ricchi ritengono che i finanziamenti per “le perdite e i danni”, come si dice sempre nel gergo della diplomazia climatica, debbano essere gestiti in maniera separata. A Dubai Cop28 ha finalmente definito l’istituzione di un fondo per raccoglierli, dopo anni di discussioni. A Baku si cercherà anche di trovare un accordo su quali siano i paesi che, nel 2024, dovrebbero sostenere le iniziative per il clima nei paesi meno sviluppati economicamente.

Detto questo non possiamo che sperare che la Comunità internazionale sia, nonostante le difficoltà oggettive, avanzare verso un Accordo fondamentale per il futuro dell’intero pianeta. I recenti fatti di cronaca hanno dimostrato come l’impatto dei cambiamenti climatici, reso evidenti dai fenomeni meteorologici estremi, riguardi tutti ad ogni latitudine basti ricordare le alluvioni in Emilia-Romagna e la siccità prolungata in Sicilia o, da ultimo, le tragiche inondazioni di Valencia. Si tratta di eventi che hanno bisogno di risposte sistemiche e soprattutto condivise con tutti i Paesi. Ed è indubbio che la transizione ha bisogno di fondi, di investimenti senza i quali, sarà difficile sostenere a larga scala uno sviluppo sostenibile nei prossimi anni.

In questa prospettiva non possiamo che guardare  con interesse a quello che accade a Baku convinti che il percorso delle Cop non vada interrotto e che, anzi, l’approccio multilaterale vada rilanciato se vogliamo progredire verso  un nuovo modello economico sia possibile e necessario.